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Topics - doppio segreto

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quote author=MarioCX link=topic=16894.msg570338#msg570338 date=1588167830]
Non ho dato 5 stelle (che è il massimo) a questo numero, perché allora a numeri come questi:


https://inducks.org/issue.php?c=it%2FTL++789


https://inducks.org/issue.php?c=it%2FTL++800


Quante ne dovrei dare?
Così...pescandone due a caso degli "anni belli" senza troppa attenzione.

Io invece, pescando a caso nei numeri degli ultimi tre anni, non ne trovo per niente di così belli. Fare raffronti qualitativi con numeri di cinquant'anni fa credo abbia poco senso, perlomeno nell'ottica della recensione settimanale.


Se poi si allarga il discorso agli interi 70 anni di storia del settimanale, lì bisogna poi andare molto sul soggettivo (e inevitabilmente anche sull'aspetto nostalgico e dei gusti personali, che chiaramente incidono molto quando si tratta di gradire o meno una determinata cosa).
Per dire, per quel che mi riguarda i due numeri che tu hai citato per me sono dimenticabili: su 7 storie 5 sono brevi straniere abbastanza insulse (disegnate anche con un tratto che tutto è tranne che accattivante) e solo 2 su 7 sono storie degne di nota. Quindi io leggendo un numero così oggi non darei più di 3 stelle, se le storie principali fossero dei capolavori, altrimenti neanche quelle. Ed è esattamente quello che faccio quando incontro, ancora oggi numeri con la struttura portante su una o due storie e il resto riempitive più o meno dimenticabili.
Questo invece è un numero che mi ha lasciato pienamente soddisfatta. Se non do 5 stelle qui, allora davvero non saprei a chi darle.
Ah beh...se le uscite degli ultimi tre anni sono peggiori di questo numero, allora capisco il vostro entusiasmo.
Quantomeno nel topo di 50 anni fa, assurdità veramente brutte come quella del "trasformista" non era neppure pensabile ci potessero essere.


Poi se a questo 3361 dai 5 stelle e dai un tre stelle ad un topo (definito "dimenticabile") che ha un Martina/Scarpa in apertura e un Cimino/Cavazzano in chiusura (ed entrambe non di produzione minore) più qualche storiella americana quantomeno non assurda e pulitamente disegnata (migliore comunque dell'analoga storia "Miao" di questo numero), non so proprio più che dire.
Ma infatti non c'è molto da dire, basta ricordarsi che le opinioni e i gusti sono belli proprio perchè vari.
Se poi ti aspetti che le recensioni e le opinioni degli altri debbano per forza incontrare il tuo gusto personale, beh, lì non so proprio più che dire io.
Però se si inizia a teorizzare il relativismo spinto della serie "i gusti sono gusti e non si discutono" allora si possono anche chiudere i forum di discussione.
Se tra Mozart e Jovanotti è solo una questione di gusti, allora perché esiste la critica?
Se uno Schifano e un mio scarabocchio hanno la stessa valenza artistica cosa ne parliamo a fare?


In realtà, la percezione soggettiva va nutrita ed alimentata in un continuo processo di arricchimento degli strumenti di giudizio.
Se io pensassi di avere gli stessi strumenti di Sgarbi per giudicare un dipinto sarei un presuntuoso, perché quel tipo di percezione non l'ho mai alimentata e quindi non sono in grado di discettarne con quella "ragion veduta" che in tal campo mi manca.


Però, e questo non me lo toglie dalla testa nessuno, ho abbastanza letture alle spalle per potermi premettere di dire forte e chiaro che una storia come quella del "trasformista" è una sonora bruttura.
Darei un 3 al primo, giusto per Paperinik e Cimino (il resto è inguardabile e irricordabile, a partire dalla copertina!), e 2 al secondo (ed è pure generoso)!


Non esistono gli "anni belli", non sono mai esistiti! MAI!


Per inciso, a me i disegni di Casty piacciono tantissimo, ma dire che Mangiatordi e Faccini sono "brutture alla Lostaffa", francamente, va ben oltre il giudizio de gustibus: è una vaccata vera e propria!
Beh, anch'io ho abbastanza letture sulle spalle per potermi permettere di dire forte e chiaro che le storielle intermedie dei due topolini che hai citato sono delle sonore brutture.
Come la mettiamo, allora, in questo caso? 


Davvero, non capisco il voler per forza considerare oggettivi i gusti.
La mettiamo che, per quanto non siano memorabili quelle antiche storielle sicuramente puerili, hanno almeno il merito di non avere un disegno caotico e chiassoso come quelle attuali che proprio da fastidio alla vista.


Non esistono gli "anni belli", non sono mai esistiti! MAI!


Perbacco che affermazione col petto in fuori che si direbbe non ammettere repliche...
Certo che ci sono le "Golden Age", nella nona arte come in tutte le altre.
Forse vent'anni fa avrei scritto anch'io le stesse cose di MarioCX perché se c'è una cosa che abbiamo in comune è l'ammirazione per le sceneggiature e i disegni degli autori fra i '60 e i '70 (chiamati non a caso "Anni d'Argento" nel nostro volumone 'Topolino Tremila' che includeva il periodo 1963-1978). 
E anche riguardo le brevi americane, molte avevano una particolare ironia che poteva renderle delle piccole perle, non dimenticando che nei '60 e '70 hanno dato vita a tanti nuovi personaggi paperopolesi (e ambienti lavorativi come il Papersera) adottati subito o dopo un po' di tempo dagli autori italiani e che sono ancor oggi fra i protagonisti principali del fumetto Disney del nostro paese.
Io proporrei anche il voto: nessuna stellina - voto che, ne sono consapevole, utilizzerei solo io ;D - con la dicitura: Ma che fine avete fatto! :'( :alien1:
Sicuramente un Topo un po' sottotono, ma nessuna stella é un po' esagerato dal mio punto di vista :o :D
Ho riportato qui buona parte della discussione nata in seno alla critica del Topolino n. 3361, quello che ritengo utile ai fini di una elucubrazione che è maturata in me e che mi porta ad affermare che, se gli assi portanti di un confronto in una discussione che riguarda un prodotto dell'Arte, è confinato ai gusti personali o al gap generazionale che spacca di netto le opinioni, questo confronto è assolutamente inutile e non ha alcun senso continuarlo.


Chi scrive critica non può e non deve mai giustificare le sue opinioni e scelte in base a criteri legati ai propri gusti personali o di carattere nostalgico; al contrario chi decide di fare il critico deve cercare di avere una visione più larga possibile di ciò che fu, è stato ed è lo stato dell'Arte e, in base a tutto ciò, saper mettere a nudo quello che a suo avviso è migliore e ciò che è peggiore, motivandolo con dati di fatto, naturalmente assolutamente opinabili come tutto, ma non certamente in base a sentimenti propri.
Affermare poi che nell'ambito di un'Arte - qualunque essa sia - non ci siano dei periodi più belli e dei periodi più brutti è un'assoluta falsità, smentibile con una facilità impressionante.


L'Arte del fumetto è nata praticamente in contemporanea all'Arte del Cinema; il nostro fumetto in questione è invece è nato nel 1930 con le strisce giornaliere dedicate a Topolino. In Italia è arrivato nel 1932 e questo, penso, fa del fumetto Disney e di Topolino in particolare, il fumetto più longevo nella nostra nazione.
Nella sua lunga storia ha conosciuto vari alti e bassi ma, pur in quell'ambito della crisi generale del fumetto, sarebbe miope non riconoscere che grava su di lui da ormai quasi trent'anni, un declino che lo rende peculiare verso le altre testate.
Queste cose, per altro con ben più spessore rispetto a quello che posso fare io, furono già messe in luce in un libro che al Papersera dovrebbe essere ben conosciuto, visto che Andrea Tosti quando scrisse nel 2010 Topolino e il fumetto Disney italiano. Storia, fasti, declino e nuove prospettive fece molti riferimenti che lo riguardavano.
Il libro di Tosti si ferma, ovviamente, ai primi anni della gestione della De Poli che, rispetto ad ormai un lungo passato di decadimento di storie e contenuti redazionali, faceva ben sperare che forse le cose sarebbero potute cambiare e, non per nulla, nell'ambito di questo cambiamento egli metteva in luce la figura preponderante di Casty.
Oggi, noi sappiamo come è andata a finire quella speranza: un periodo di grande rimonta contenutistico e, poi, di nuovo il declino che coincide con la Disney italia che si disinteressa completamente del suo fumetto e lo cede alla Panini. Oggi siamo in era Bertani e lascio ad ognuno di voi il giudizio che crede meglio.


Cinque stelle ad un volume è il massimo dei voti che è concesso e la definizione recita: "da acquistare senza esitazioni!" Francamente non è una buona definizione finale anche perché già il quattro stelle esorta a comprarlo senza pentimento, dunque è sostanzialmente una ripetizione leggermente più incisiva della precedente.
Il massimo dei voti, in realtà, dovrebbe sancire il CAPOLAVORO e cioè quel qualcosa che fa sì che quel volumetto è, nei suoi contenuti, cosa assai rara e di altissimo livello e, questo, non tanto nel corso dell'anno o, tutt'al più degli ultimi 3 o 4 anni ma, viceversa, nell'intero arco della sua produzione editoriale.
Degli ormai 3362 numeri, quelli che meritano il massimo dei voti si potranno contare, forse, probabilmente ... entro i 100 volumi e, nessuno di questi 100, può essere annoverato negli ultimi tempi.
Sempre fra quei 3362 numeri ce ne sono molti di più a 4 stelle, cosa assai rara però anche quella, in questi ultimi anni. La maggioranza dei numeri viaggia sulle tre stelle ma, se questa maggioranza c'è lo deve soprattutto ai prodotti del passato più o meno remoto e più meno recente perché, oggi come oggi, il contenuto di Topolino viaggia in special modo sulle due stelle e spesso anche solo una.


Tutto sbagliato quello che ho scritto? Tutto legato ad un discorso di carattere nostalgico? Tutto legato ai miei gusti personali? SmBho2


Decidetelo voi! 8) [size=78%] [/size]


Ma mentre lo fate domandatevi anche perché alla stra-grandissima maggioranza dei bambini o ragazzi a cui Topolino è dedicato non frega assolutamente nulla di lui. (E non mi si risponda per favore che è tutto dovuto al fatto che leggono poco e niente).


E domandatevi però soprattutto, perché molti di quegli adulti più o meno giovani o più o meno vecchi che compravano e leggevano Topolino ora non lo fanno più o, nel migliore dei casi, lo comprano sempre di più saltuariamente.


Penso che a leggere Topolino fra gli adulti ormai, rimangano solo quelli a cui Topolino piace così - e qui è veramente solo una questione di gusti - e quelli come me che, nonostante le batoste che prendo quasi ogni volta che lo leggo, continuo a comprarlo testardamente perché mi lega a lui un affetto indicibile e mi piace tanto farmi del male.






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Le altre discussioni / I favolosi anni ....
« il: Martedì 16 Lug 2019, 12:55:03 »
I migliori Maestri non hanno sfornato i loro migliori Capolavori negli anni '60. Semmai, qualcuno di loro ne ha realizzati una parte, seppur minoritaria, in quel periodo. Barks era ancora attivo, ma è universalmente riconosciuto che ha dato il meglio nel periodo centrale della sua opera, cioè negli anni '50. Gottfredson era ancora attivo nei '50 con le sue storie di lungo respiro scritte da Bill Walsh, ma nei '60 realizzava solo strisce autoconclusive abbastanza poco elogiate dalla critica e dal pubblico. I Maestri italiani, quelli più universalmente riconosciuti come tali, parimenti non hanno dato il meglio nei '60. Scarpa ha realizzato la maggior parte delle sue storie da autore completo più riuscite e memorabili dal 1955 al 1961, salvo poi passare a disegnare perlopiù su testi altrui ed affinare il suo tratto verso il suo stile definitivo abbastanza più tardi. Martina proprio nei '60 ha smesso di collaborare a lungo per la Mondadori. Bottaro sempre nei '60 cominciò a dedicare sempre meno tempo, condizionando quantità e qualità, ai fumetti Disney perché impegnato maggiormente con i suoi personaggi. Carpi ha lavorato da autore completo, e raggiunto la maturità nel suo stile di disegno, solo a partire dai '70. De Vita e Cavazzano nei '60 erano ad inizio carriera ed ancora alla ricerca di uno stile personale, Rota lo stesso. Ecco quindi che decisamente non si possono considerare, a parte qualche eccezione, gli anni '60 un'età d'oro per il fumetto Disney. Semmai, può esserlo il periodo precedente, dai '30 ai '50. Comunque, è da considerare che, come già accennato, diversi Maestri della seconda generazione raggiunsero la maturità nei '70 e '80, e questo ha portato indubbiamente ad una sorta di rinascita in quei decenni. Per i '90 e la prima metà dei 2000 il giudizio è perlopiù tiepido, e non posso non riconoscerlo anch'io, con le dovute ovvie eccezioni, salvo poi, con la gestione De Poli e Casty, Celoni, Mottura e ancora Cavazzano in particolare, abbiamo avuto numerosi altri veri capolavori. Sono proprio queste, a mio parere, le storie che andrebbero ristampate su questi nuovi Classici perché siano veramente affini a quelli della prima gloriosa serie.

Così scrive Max, da altra parte.


Ma è stato proprio così?

Io su alcune cose sono d'accordo ma su altre no.

Sono stati così scadenti gli anni 60?

Romano Scarpa, come autore ha dato il meglio di sé stesso solo fino al 1961 o è assai importante anche quello che ha scritto dopo?

Martina, a fronte di un periodo di lontananza dalla Disney, non si è riscattato nella seconda metà degli anni 60?

E' giusto mettere sullo stesso piano, al fine di una corretta valutazione delle opere, gli autori con i disegnatori o, comunque chi prevalentemente si è dedicato ad un ramo piuttosto che all'altro?

Queste ed altre domande mi sovvengono nel leggere quanto scritto da Max.


Mi propongo di fare alcune considerazioni appena posso in merito. Nel frattempo chi vuole può già farlo!

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Topolino / Topolino 3301
« il: Venerdì 1 Mar 2019, 18:32:07 »
Topolino 3301



Topolino e la mala... parata (Nigro/Perina)
Il conte di Anatrham - Quinto episodio (Bosco/Picone)
Zio Paperone prende l'autobus (Zemelo/Rigano)
Wizards of Gamba - Un villoso imprevisto (Panini/D'Ippolito)
La storia dell'arte di Topolino - Pico di Bisanzio e il mosaico barbaro (Gagnor/Soldati)
Zio Paperone bianco papero (Kinney/Strobl)




Va bé, io non sono in grado di mettere la copertina e tutto il resto e se qualcuno lo vuol fare ... prego, è il benvenuto, ma questo è un grande numero di Topolino e non posso non parlarne.
Lo è per tre storie:


Topolino e la mala ... parata: storia carnevalesca ma dietro cui si nasconde un buon giallo, con un cattivo veramente cattivo.


La fine de Il Conte di Anatrham che mi conferma - tutta la storia nel suo insieme - quello che ho sempre pensato: i Paperi sono assai più adatti per le storie in costume , rispetto ai Topi.


La ristampa di Zio Paperone bianco papero, ovvero la prima storia del Papersera, la serie più bella in assoluto, partorita dai Disney studios.


Le tre storie, nel loro insieme per "la loro profonda sincerità e pathos" mi hanno rammentato "di ricordare che avevo dimenticato che" ... "per capire e perdonare non è mai troppo tardi". O0 SmMickey


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Commenti sulle storie / Topolino e la valle dei fantasmi
« il: Martedì 17 Lug 2018, 17:49:46 »
Cari ragazzi miei,
è con grande soddisfazione e felicità che annuncio che finalmente ho fra le mani Topolino nella valle dei fantasmi nella sua unica ristampa su Albi della Rosa, risalente al 1959.
Il prezzo che ho pagato fra costo dell'albo (10 euro) e spedizione (5 euro) equivale a poco più del prezzo che avrei pagato comprando 3 nuovi Grandi Classici ma, visto che ormai ho perso ogni speranza che certe storie vengano ristampate, con i soldi risparmiati nel non comprarli, ho deciso di orientarmi verso questo tipo di acquisti.
La storia in questione è disegnata da Perego, Artista che so non essere amato dalle nuove generazioni dei lettori ma che, per un vegliardo come me, rappresenta, se non altro per le sue innumerevoli copertine, un punto di riferimento imprescindibile.
La trama, velocemente riepilogata, vede Topolino e Pippo investigare in un maniero pieno di fantasmi con lo scopo di comprendere cosa realmente si celi dietro al mistero.
Nel leggerla si nota - come accade in altre innumerevoli storie - quanto sia stata importane e abbia fatto scuola, Topolino e il mistero di Macchia Nera ma anche Topolino e Orazio nel castello incantato e Topolino nella casa dei fantasmi.
Se si vuole contestualizzarla, basta dire che segue di pochissimo tempo Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera ed è dunque inseribile in un periodo, dove non ci si faceva certo scrupoli nel parlare di morti ammazzati. Altre scene poi oggi assolutamente impensabili e improponibili nel contesto bigotto in cui la produzione italiana della Disney è costretta, mi fanno comprendere il perché non sia stata più riproposta da allora.
Questa mia affermazione mi fa meditare sul fatto di come la censura su Topolino sia assolutamente inversamente proporzionale a quella che la RAI TV, ha avuto nel corso del tempo e ... anche questa la dice lunga su quello che in questi decenni è accaduto, in casa Disney italiana.
Si può dire, a giusta ragione dal mio punto di vista, che mentre la società in generale ha conosciuto in questi ultimi 60 anni un processo di emancipazione, la testata di Topolino è andata incontro a innumerevoli restrizioni, alcune certamente giustificate ma tante altre veramente insopportabili al punto che non si può che definirle vere e proprie censure, con i risultati che tutti vediamo e leggiamo settimanalmente.

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Le altre discussioni / Come dovrebbe essere fatto un buon Topolino?
« il: Mercoledì 7 Feb 2018, 13:17:06 »
"Mi piacerebbe davvero capire dai lettori più ostili come dovrebbe essere fatto un buon Topolino - e per buono intendo un giornale che la gente compra e legge".

E' la domanda che Artibani pone nel topic delle anteprime di Topolino, nell'ambito dell'ennesimo scontro su questo argomento.
Io penso che questa domanda meriti una risposta o, più esattamente, delle risposte perché come mi pare molto ovvio, il fronte degli "ostili" è assai variegato a differenza di quello, sicuramente maggioritario dei forumisti che sostanzialmente, magari con qualche distinguo, sono contenti di come è l'attuale Topolino.

Per affrontare un discorso di questo genere, sarebbe necessario, quanto meno, avere dei dati certi, relativi alle vendite reali di Topolino oggi, rispetto, non al 1974, tanto per dire un anno remoto, ma rispetto a due anni fa  o qualche anno fa tuttalpiù.
Una volta appurato - se naturalmente così fosse - che Topolino nella sua storia recente, ha raggiunto un determinato picco in un certo periodo e poi, da quel momento ha cominciato a scendere nelle vendite, la discussione potrebbe avere un senso veramente reale e basarsi sul concreto.
Non avendo questi dati io non posso che affrontare l'argomento basandolo solo su mie sensazioni. Sensazioni che vengono dettate sostanzialmente da due punti.

Il primo che avendo due figli adolescenti e dunque usciti dall'infanzia da poco tempo, ho riscontrato in loro, nonostante che si siano trovati immersi in una casa piena di Topolini, una, non totale, ma però abbastanza sostanziale indifferenza verso il tipo di fumetto. O meglio direi, un po' di interesse per il Topolino originario e molto più relativo per quello attuale. Se allargo lo sguardo verso i loro coetanei vedo che, a differenza delle generazioni passate, di Topolino non frega praticamente quasi nulla.

Il secondo, assolutamente parziale naturalmente, è la possibilità che ho di verificare un punto vendita e di potermi rendere conto che i resi - mi riferisco al settimanale - sono quasi la totalità. Ce ne saranno altri, sicuramente, che andranno meglio, ma quello che io posso monitorare così dice.

Dunque ... io penso che il problema Topolino, al netto di certi fattori contingenti che riguardano tutto il mondo dei fumetti, sia reale e non una paranoia di qualche lettore "ostile".

Come dovrebbe essere il Topolino per vendere di più? Ognuno di noi "ostili" ha sicuramente una sua ricetta in mente ma penso che siamo tutti consapevoli di quanto questa, comunque sia, è assolutamente relativa e dettata dai nostri gusti personali.

Posso dunque parlare per me stesso e ... per quello che vale!

Io penso che un Topolino, innanzi tutto, non possa essere senza Topolino. Perché se è assolutamente vero che i paperi sono più amati del Topo - poi bisognerebbe chiedersi come questo è avvenuto - è altrettanto vero che quelli che amano più il Topo poi si stancano di comprare Topolino che è, sostanzialmente un Paperino camuffato! E quando dico Topolino intendo Topolino, non un Indiana Pipps o chi per lui che lo sostituisce.

La redazione, l'editore devono impegnarsi ad assicurare questa cosa e devono rinvestire sul personaggio Topolino perché ha ancora tantissime possibilità, questo però a patto se non lo si svilisce ed emargina come spesso accade a tutt'oggi.

Da troppo tempo, Topolino viene percepito dai lettori, come un perfettino, un rompiscatole, un insopportabile so tutto io. Ma se Topolino è diventato così, cari autori di oggi e anche di ieri, la colpa non è la sua ... ma la vostra!

Topolino e un  personaggio generoso, onesto, disponibile, buono, coraggioso, spericolato, avventuroso e sempre pronto a partire e a farsi carico per sanare là dove il male attacca ed è anche simpatico in verità!  Vogliamo parlare di attualità, come Gagnor esorta? Bene quanto di più attuale e importante ci potrebbe essere oggi, in un mondo dove i furbi e i disonesti, dove tanti pericoli e fobie antiche risorgono, di un personaggio positivo e attivo come Topolino?

Ma bisogna essere capaci di valorizzarlo: valorizzare lui e le sue controparti che non possono apparire assolutamente addomesticate come da tempo immemorabile si cerca di fare. Il mondo del 2018, purtroppo, è sempre quello di Abele e Caino e di Romolo e Remo e non si può pensare di addolcirlo per far credere, agli innocenti puerperi che le cose così non sono. Tanto poi ci pensa il resto, reale o virtuale, a fargli vedere come sono veramente.

Dunque restituite ai personaggi le loro reali potenzialità, le loro personalità originarie che avevano tutte un loro perché che è assolutamente attuale oggi come 50, 80 o 90 anni fa.

Altro argomento è il discorso dei servizi che intercalano le storie a fumetti. Topolino una volta parlava  tanto di musica  ma lo si faceva affrontando tutta la musica compresa quella d'arte. Si parlava in modo semplice di grandi problemi, di scoperte scientifiche, di cultura ... oggi questo è mooolto soffuso fra un racconto e un piccolo servizio dove a dominare sono sempre le immagini e non i testi.
La realtà è che fino agli anni 70 erano molto più i contenuti che importavano e non le apparenze come accade poco dopo e, a tutt'oggi.


Attualizziamo i paperi a cominciare da Zio Paperone che oggi, non rappresenta certo più il "capitalista" del XXI secolo, ma continua ad essere ancorato ad un tipo di capitalismo ormai completamente defunto da tempo.


Liberiamoci dagli orpelli che legano i nostri personaggi a "cliché" completamente inattuali e questo a cominciare dalla vita di coppia.

Io Topolino lo vorrei così ... poi non so se così venderebbe di più o meno, ovviamente, ma penso che sia necessario per rilanciarlo che sia un prodotto in cui potersi e riconoscersi come un tempo accadeva.

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Le altre discussioni / Muci e De Poli! Ovvero come fare meglio Topolino
« il: Giovedì 30 Nov 2017, 12:51:11 »

Citazione da: brigo - Lunedì 27 Nov 2017, 18:18:02
Citazione da: Hero of Sky - Lunedì 27 Nov 2017, 18:10:35
Durerà ancora a lungo?


Mi auguro di sì!


Al di là di alcune scelte (temo più obbligate che altro) che possono aver fatto storcere il naso ai lettori più romp... esigenti (  ), la sua direzione la reputo di altissima qualità.
E ci scommetto che i difetti dell'era De Poli li ritroveremmo con chiunque altro alla direzione, se non di più.
Le auguro vivamente di superare la durata dell'era Capelli (con cui trovo diverse attinenze).
Citazione da: Tapirlongo fiutatore - Lunedì 27 Nov 2017, 19:01:29
Aggiungo una cosa: a mio avviso, la Nuova Storia e Gloria era l'occasione per riportare, in via del tutto eccezionale, un po' di umorismo martiniano sul Topo. Io sono tra i primi a dire che è meglio che non ci sia più l'umorismo alla Martina su Topolino, perchè permette a giovani autori di sviluppare un proprio stile e perchè, diciamocelo, forse il lettore medio lo troverebbe anacronistico. La saga era invece l'occasione perfetta per una piacevole eccezione...


Citazione da: Hero of Sky - Lunedì 27 Nov 2017, 18:10:35
Forse vado un pò OT, ma secondo voi la De Poli quando finirà di fare il direttore? Durerà ancora a lungo?


Spero vivamente di sì!
Siamo d'accordo. Quello odierno, nonostante alcuni "incidenti" comunque lontani dall'età muciana, è il miglior Topolino possibile!


Citazione da doppio segreto
Io penso che si potrebbe fare qualcosa di molto meglio. ma ... se è così! Che dire? Ogni tempo ha il Topolino che si merita
Sicuramente, e sono il primo a criticare l'attuale gestione quando c'è n'è motivo, però rispetto alla Muci siamo lontani anni luce. Anche se io per esempio abolirei i Toporeporter...
Premetto sono uno di quei lettori rompi...esigenti, e come tale non mi sflilerò da questo mio ruolo!


1)  Il difetto che maggiormente si rimprovera alla Muci, se non vado errato, è di aver  reso molto più infantile il Topolino e, questo nonostante nella sua epoca, rispetto alla direzione precedente, furono rintrodotte le armi, abbia aperto le porte ai maggiori autori e disegnatori degli ultimi vent'anni, abbia inaugurato sagre che poi sono diventate molto celebri.
In realtà, il processo di infantilizzazione inizia e viene da molto più lontano, esattamente dagli ultimi anni della guida di Mario Gentilini e procede con alti e bassi nei vari anni fino arrivare al massimo con la Muci, sempre però coi paradossi che dicevo.


2) Con l'avvento della De Poli si è assistito ad un certo riequilibrio fra infantilismo e necessità più adulte e si è raggiunto dei picchi veramente molto notevoli ma mi e vi domando: sarebbe stato poi così scontato tutto questo se prima non ci fossero state delle scelte fatte dalla Muci, con tutte le sue grosse contraddizioni, naturalmente?


3) Con l'avvento della Panini, ri-inizia il processo di infantilizzazione che in questo anno ha raggiunto, di nuovo un massimo storico.
Si sta sistematicamente distruggendo  tutti i passi fatti in avanti dalla De Poli, senza però che la De Poli batti ciglio!




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Topolino / Le storie di Topolino sul Topolino
« il: Giovedì 10 Set 2015, 16:17:45 »
  In questo numero non c'è traccia di Mickey, che pure è il titolare della testata...
Topolino manca in questo numero come mancava nel numero precedente e, purtroppo, questa è una costante da sempre nonostante l'impegno della De Poli di far sì che non ci fossero più Topolini senza Topolino, come da intervista del 2009 su questo sito.
Sono perfettamente consapevole che Paperino è più amato di Topolino, come convengo con Andy circa la maggiore difficoltà nel studiare nuove storie con protagonista il Topo ma pretendere una storia settimanale del titolare del giornalino mi sembra, non solo legittimo, ma doveroso e corretto.
Vedo poi che nelle recensioni varie e - ancor più preoccupante - di chi scrive per conto del Papersera questo particolare non riveste alcuna importanza nella valutazione del numero di turno. Ho già preso atto anche di questo ma, mi sembra una lacuna di chi si accolla l'onere e l'onore di recensire.


8
Commenti sulle storie / Topolino e le antenne raso terra
« il: Venerdì 6 Feb 2015, 21:59:16 »
 :D :D :D :D
Gaudium magnum!
Ragazzi questo lo devo scrivere: finalmente dopo tanto tempo e tante ricerche sono riuscito a trovare l'almanacco n. 5 del maggio 1966 che ha questo racconto: http://coa.inducks.org/issue.php?c=it%2FAT++113
Mai riproposta da quel lontano 1966, anno in cui mio zio aveva già smesso di comprare i fumetti Disney ed io non avevo ancora cominciato o, se lo facevo, lo facevo in modo discontinuo.
Io mi domando come mai racconti così siano  nel dimenticatoio, come mai non vengano riproposti.
Per chi ama particolarmente Macchia Nera come il sottoscritto è un gioiello. Chierchini era eccezionale a disegnare Phantom e non per niente, dobbiamo a lui il rilancio di questo personaggio nel 1960 con Topolino e il re dei mendicanti - storia proprio rimossa fino a circa due anni fa - dopo la riproposta di Scarpa del 1955.

9
I disegni di Chierchini negli anni '50 li trovo un po' troppo simili a quelli di Carpi, lo preferisco nei decenni seguenti in cui si è distaccato decisamente.
Per quanto riguarda le storie da voi citate spero di leggerle presto sui Grandi Classici, in particolare il re dei mendicanti.


Riprendo questo discorso che si è sviluppato nell'ambito dell'ultimo Grande Classico per non incorrere negli strali del fuori-tema topic.

Io penso che sia sbagliato affermare che i disegni di Chierchini negli ani 50 siano simili a quelli di Carpi perché in realtà, fino ad un certo punto i due lavoravano in coppia: in linea di massima Carpi come disegnatore e Chierchini come inchiostratore ma, considerando il dopo, è del tutto evidente che fra i due ci fosse una sorta di- come definirlo? - "accordo" sul come disegnare i vari personaggi e l'ambito in cui essi operavano e diventa difficile stabilire dove iniziave e finiva l'uno e l'atro.
Ora io mi limiterò a parlare dell'ambiente Topolinia perché è quello a cui mi interesso ma è evidente questo anche nell'ambito paperolese.
Fino a Topolino e i regali a valanga https://inducks.org/story.php?c=I+TL++104-AP le storie di Topolino furono disegnate in coppia, poi con Topolino e il topazio dello zio in ozio https://inducks.org/story.php?c=I+TL++121-AP, Carpi disegna da solo per la prima volta la banda di Topolinia  e già in quel racconto si notano differenze rispetto a quanto fatto in precedenza, soprattutto nella caratterizzazione di Topolino. In seguito con Topolino e l’oro del faro https://inducks.org/story.php?c=I+AO+56006-A, i due ritornano in coppia e si nota ancora quella differenza nei confronti delle precedenti storie disegnate a favore del nuovo stile che si sta sviluppando presso Carpi e che verrà ulteriormente confermato nella storia che segue Topolino e la grande impresa di “Lascia o t’accoppo” https://inducks.org/story.php?c=I+TL++140-BP, dove Carpi lavora di nuovo da solo.
A questo punto le storie creative dei due disegnatori si separano per sempre e io faccio molta fatica a riconoscere delle gran similitudini fra i loro stili, questo al netto di atmosfere e modi di intendere l'ambientazione che, sostanzialmente, accomunavano tutti i disegnatori del tempo perché, molto banalmente e ovviamente, legate a quel ... tempo.
La prima storia che Chierchini disegna in perfetta solitudine è Topolino e la freccia rossa https://inducks.org/story.php?c=I+TL++145-B, dove lo stile del disegno chierchiniano, ricalca le storie del passato con Carpi, ma qui ci sarebbe dunque da domandarsi, se questo suo richiamarsi fosse dovuto ad un influenza di Carpi  o, viceversa, visto che Carpi, come ho già detto, nel rendersi autonomo, va in tutt'altra direzione.
E tutto questo viene confermato nelle storie che seguiranno dove i tratti grafici dei due si rendono ben riconoscibili fin dal primo momento. Come ben si sa, nel Topolino di allora, il lettore non sapeva assolutamente chi ci fosse dietro la storia a disegnare ma, per chi le osservava, erano già ben chiare e indistinguibili le varie matite, aldilà dei nomi nascosti e sconosciuti.

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Le altre discussioni / La redazione ci legge?
« il: Martedì 13 Dic 2016, 22:31:37 »
Doppio segreto:

Ciao Dominatore, leggo sempre con molto interesse le tue recensioni che mi trovano sostanzialmente d'accordo.

Quello su cui io richiamo la tua attenzione e su cui ti chiedo di essere il portavoce -ovviamente se tu sei d'accordo con me  - ponendo questa domanda a chi decide i palinsesti di questa collana: "Ci sono ancora racconti di disegnatori italiani Perego, Capitanio ... e tante importanti di Murry (non alludo alle innumerevoli brevi) che non hanno mai trovato posto sui Grandi Classici e - ancor peggio - a volte in nessuna ristampa. Sto parlando di storie dal valore medio a volte più alto e a volte più basso ma che se paragonate a tante altre già ristampate - e a volte ri-ristampate - sono sicuramente degne di esserlo e di potere essere conosciute dai più. Come mai questo è avvenuto e avviene?

Ad esempio per essere chiaro: nell'ultimo Grande Classico perché ristampare https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL++354-B che è già stata ospitata e non https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL++393-B che in epoca "moderna", inspiegabilmente è andata completamente dimenticata?

Ma poi, in realtà, quello che mi preoccupa di più sono queste: https://coa.inducks.org/story.php?c=I+AO+55009-A, https://coa.inducks.org/story.php?c=I+AO+55025-A, https://coa.inducks.org/story.php?c=I+AO+55051-A ... Mi domando: ci sarà mai speranza di rileggerle e averle ora che il bianco e nero - scelta deplorevole - è stato abolito dai Grandi Classici?[/quote]

Dominatore delle nuvole:

Anzitutto BENTORNATO, Daniele! ;) Davvero bentornato!

Per quanto riguarda le domande, ho spesso sostenuto che l'Inducks è pieno di storie irristampate da cui è legittimo attendersi alta qualità (dico "legittimo" perché ovviamente, essendo irristampate, non le conosco, ma se non avessi letto "Topolino e il colosso di Rodi" avrei comunque gioco facile nell'"interpolarne" la qualità, per dire :P), e ti molto sono grato per aver fornito degli esempi, visto che spesso mi manca la voglia di ritrovarli.
Ciò detto, dubito fortemente (per non dire che sono sicuro del contrario) che qualcuno in redazione ci legga (e se ci legge non legge di sicuro quello che scrivo io :P, e come dargli torto), per cui la domanda resta retorica e già espressa molte molte volte (almeno dal sottoscritto negli anni passati).

Ciò non toglie che se c'è da dare un giudizio la domanda sorge piuttosto spontanea e non posso che continuare a farla anch'io. Che si tratti di reperibilità degli impianti? Può essere, di certo piacerebbe saperlo.

Sempre sulla linea, ho appena sfogliato (e leggiucchiato - Siegel) il numero arrivatomi oggi a casa, e così a naso mi verrebbe da dargli due stelle, vista pure la versione delle Tigri e la storia di Barks ristampata praticamente ovunque. :P

 
Ciao Guglielmo! :) ;)

Io penso che sarebbe interesse della redazione leggerci. Non dico che dovrebbero leggere tutto nel forum. ma .... Sarebbe già molto importante per loro leggere almeno le recensioni ufficiali e comprendere se gli utenti del forum sono o non sono sostanzialmente in linea. E questo perché?

Perché è interesse e felicità di una redazione e dell'editore che ad esso sta dietro vendere il più possibile i suoi prodotti e se quei prodotti vengono vendut,i vuol dire che anche gli utenti sono felici.

Insomma siamo dunque tutti più felici ;D

Sono anni che mi chiedo come vengono fatti i palinsesti delle varie testate e per quanto io cerchi di dare una risposta logica, non comprendo che senso abbiano il più delle volte. Storie ri-ristampate, storielle insignificanti stampate, storie che a distanza di pochi mesi trovano spazio su testate sorelle e, a fronte di questo, tante altre completamente dimenticate.

Che interesse c'è a fare così mi domando e lo domando - semmai legge - ad uno della redazione, ad un esponente dell'editore. Così facendo si vende meno e su questo, direi, non c'è alcun dubbio.

E non mi riferisco ai soli Grandi Classici ma a tutte le testate Disney che ristampano storie del passato.

Prendiamo i Classici: quante sono le storie che dal 2000 in avanti non hanno visto una ristampa? Tantissime!!!!

Eppure, troppo spesso si ristampano storie che da ben poco tempo sono apparse su "Topolino" - e dunque che i più già possiedono - oppure altre già stampate su BIg, SD, TD, DT ...

Perché questo, perché vengono fatte scelte così miopi?

Guglielmo tu avanzi, per quanto riguarda le storie più vecchie, l'ipotesi della perdita degli impianti

Lavoro in una casa editrice che appartiene a quella famiglia Panini che prima di fare l'attuale -quella in cui lavoro io -, ha fondato la "Panini figurine": quella che che ora stampa le testate Disney e ti dico ... non ci credo.

E comunque sia anche la perdita degli impianti non preclude la possibilità di ristampare le storie: non lo precludeva 40 anni fa, figuriamoci poi oggi.




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Sto in questi giorni spulciando nell'induks le storie con Macchia Nera e con grande dispiacere, noto come innumerevoli storie, francesi, brasiliane e di altri paesi non siano mai state pubblicate qui da noi e, fra queste ce ne sono anche di consistenza non infima.  Mi domando il perché? Spero che non sia solo per una presunta o reale convinzione che le storie italiane siano superiori a prescindere, cosa che può essere anche vera ma non è sempre vara.
Spero che sia presa in considerazione la possibilità che, almeno le più consistenti e importanti di queste storie, vengano pubblicate anche qui da noi.

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