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Storia del 1967 della sempre affiatata coppia Martina/Carpi:
http://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL++620-BP
In seguito ad un incidente domestico, Pippo comincia a divorare libri (letteralmente!), memorizzandone il contenuto.
Questa singolare capacità si rivelerà utile quando insieme a Topolino dovrà vedersela con fatti apparentementi soprannaturali in un castello presso Topolinia, in realtà covo di un falsario.
La storia è notevole sia per la trama e i dialoghi (che come spesso in Martina pongono l'accento sulle stranezze di Pippo) che per i disegni di un Carpi particolarmente a suo agio nella raffigurazione di scenari "gotici".

Mai letta

Aggiungo che odio le descrizioni italiane dell'inducks

E' una storia bellissima
Da piccolo l'ho letta e riletta mille volte, e gli ho dato anche un bel po' di punti qui sul TopoOscar  

Una storia molto avvincente, sia per le ambientazioni, sia per la suspence, sia per la caratterizzazione che fa Martina di Pippo.

pur possedendo il classico "Topolino Ciak", non me la ricordo...Però ha proprio l'aria di una bella storia...Andrò a rileggerla..  

E' una bellissima storia, un giallo di Martina molto tipico del periodo di fine anni sessanta.
Purtroppo, a differenza degli altri gialli analoghi, l'ho letta tardi senza il "sense of wonder" di quando ero ragazzino.
Peccato, il "fantasma" mi avrebbe sicuramente fatto rabbrividire!

Alare gli Alari e puntare sul 7!
I fantasmi non esistono, ma neppure io esisto, quindi io sono un fantasma.
Palle di fucile, palle di cannone, pallini e palloni
Una storia memorabile da sapere a memoria.
Erano le prime settimane che compravo Topolino, con questa mi appassionai definitivamente.

Martina al suo meglio con Pippo, Carpi assolutamente spaziale, storia appassionante e battute memorabili. Da 9.

Osservando la prima tavola, ero convinto di trovarmi di fronte a un'opera di Pierlorenzo De Vita.

Molto bella e con un notevole uso di Topolino e Pippo.
Il primo cerca di riportare alla ragione e il secondo e, non riuscendoci, gli fa compagnia non sapendo in quali guai potrebbe cacciarsi l'amico.
Pippo, invece, arriva addirittura a concepire la negazione di quella che per Cartesio era l'unica verità assolutamente indubitabile: la propria esistenza.

Buoni i disegni, anche se non li ho trovati per nulla gotici (così come i colori).

Va segnalata la particolarità della nomina dei genitori di Pippo, il cui padre era un De Peppis; ma allora mi chiedo: il cognome De Pippis, oggi attribuito al personaggio, quando gli è stato affibbiato?

Una seconda curiosità consiste nel finale in cui non si ritorna allo status quo: