Questa stupenda storia del grande Carl Barks è importantissima, ancor più che per la (pur sempre altissima) qualità intrinseca, perché ci spiega una volta per tutte CHI E’ Paperon de’ Paperoni: ovvero una figura complessa e meravigliosa, dalla personalità completa e sfaccettata, che va oltre la semplice definizione di “taccagno”. Il Paperone di Barks è quasi un filosofo, è uno che, nel corso di tante avventure, ha capito tutto dalla vita. Non è un pidocchioso. È uno che ama il suo denaro perché per lui rappresenta qualcosa di più che la ricchezza materiale: per lui il denaro rappresenta una ragione di vita, l’essenza stessa di una vita piena ed avventurosa, qualcosa che appaga di tutti i successi, qualcosa che simboleggi un’esistenza gloriosa, qualcosa in cui, per ristorarsi dagli affanni della vita, ci si può tuffare come un pesce baleno. Questo è il vero Paperone: uno che ama il suo denaro perché questo è un monumento a sé stesso, tutto denaro pulito, guadagnato essendo “il più furbo dei furbi e il più duro dei duri”. E niente è più appagante che vedere Paperone, tenero e felice come un bambino, che si bea tuffandosi nel suo denaro come un pesce baleno, scavarci le gallerie come una talpa e gettarlo in aria per sentirselo ricadere sulla testa. E l’ultima tavola è di una bellezza unica, e con il lungo monologo dello Zione è assai più esauriente, sulla filosofia di Paperone, di quanto non lo siano le 200 pagine della Saga di Don Rosa. Venendo alla vicenda in sé, si tratta di una memorabile sfida all’ultimo trucco tra Paperone, deciso a difendere il suo adorato patrimonio, e una Banda Bassotti più agguerrita che mai: notevole come i Bassotti siano veramente temibili, dei veri avversari degni di PdP, al contrario dei quattro idioti che sono diventati nel corso degli anni; per sconfiggerli Paperone si dimostrerà nuovamente il più furbo dei furbi eccetera eccetera. Una storia perfetta sotto ogni aspetti, che chiunque ami questo meraviglioso personaggio dovrebbe sempre tenere in considerazione.