Batman: Preda (Doug Moench, Paul Gulacy)
Continuo la mia esplorazione delle storie più celebrate, celebri e famose dell’Uomo Pipistrello. E lo faccio tornando indietro nel tempo rispetto a
Un anno dopo stavolta, mi calo infatti in due storie ambientate nei primi anni di attività di Batman.
La Planeta ha raccolto un paio d’anni fa in un unico volume le avventure
Batman: Preda e
Batman: Terrore, naturale seguito della prima (per la cronaca, il volume si intitola come la prima storia presentata all’interno). E di queste parlo ora.
Preda, del 1990, segue il filone dettato da Frank Miller con la sua
Anno Uno: stessa atmosfera opprimente, stessa Gotham inquietante e disperata, stesso metodo delle didascalie che ci fanno leggere i pensieri di Batman e di Jim Gordon. Il che non può che farmi enormemente piacere, dato che questi elementi sono tra quelli che mi hanno fatto adorare
Year One, e qui sono utilizzati non per mera emulazione ma in modo del tutto funzionale alla storia da raccontare.
In Preda esordisce il professor Hugo Strange, psichiatra folle ossessionato dalla figura di Batman, e che riesce a far apparire come uno squilibrato pericoloso il nostro Pipistrello, in una Gotham City che ancora deve imparare ad accettare un vigilante mascherato, e in cui solo Gordon gli dà fiducia, pur dovendo farlo in segreto.
Batman è così braccato dalla polizia, che lo considera alla stregua dei criminali a cui l’eroe dà al caccia. La situazione peggiora sempre più grazie a Strange, che diventato consulente di una squadra speciale della polizia per dare la caccia a Batman, riesce a screditarlo sempre di più, a intuire chi possa nascondersi sotto la maschera e soprattutto a ingaggiare una battaglia con lui tutta a livello psicologico, dato che fino alla fine i due non si incontreranno mai faccia a faccia. Ma la potenza delle analisi e degli stratagemmi psicologici del dottor Strange è tale da far vacillare la già fragile mente di Bruce, da farlo dubitare, da ridurlo tremante nella Bat-Caverna.
Tutta l’avventura (divisa in 5 parti) diviene quindi, oltre che una storia appassionante, una riflessione sulla figura tormentata di Batman che, alle prima armi, che si sta ancora costruendo la Bat-Mobile, che è malvisto dalle forze dell’ordine, è da poco in attività deve ancora ben capire se le motivazioni che lo spingono a fare quello che fa sono quelle vere, e se sono abbastanza forti, e soprattutto se giustificano le sue azioni. Di certo è agghiacciante l’analisi che fa in TV Strange, fa pensare.
La figura del dottor Hugo Strange è follia allo stato puro: tutto nei suoi atteggiamenti denota pazzia, solitudine congenita, paura di essere sottovalutato, invidia per Batman… tutto questo si rispecchia nei suoi piani deliranti e nelle sue azioni (parlare con un manichino dalle sembianze di donna, ad esempio).
In tutto questo, una misteriosa ladra con un costume da gatta si aggira per la città, rubando preziosi e gioielli da molte case… chi sarà mai?
La storia scritta da Moench è incisiva, dura, perfetta nel suo meccanismo narrativo e nello scandagliare la mente di Bruce. Il contesto dei primi tempi di attività del vigilante è quello giusto per mostrare un Batman ancora inesperto e che si rende conto che solo il buio gli è amico nella lotta contro il crimine.
I disegni di Gulacy sono molto classici, e tenendo conto dell’anno della storia è più che naturale che lo siano. Ciò non toglie che siano molto gradevoli, l’unica cosa che non mi è piaciuta è come è stata disegnata Catwoman.
Terrore è il naturale seguito della precedente avventura, ed è scritta nel 2001. La storia inizia proprio con il redivivo Strange, che cerca di far incolpare Batman di un omicidio. In realtà, come si scoprirà presto, il piano è ben più complicato e prevede l’arruolamento di Jonathan Crane, vale a dire lo Spaventapasseri. Egli era rinchiuso ad Arkham Asylum, dopo che il primo scontro con Batman lo aveva convinto di non poter essere lui il signore della paura. Ma attraverso l’ipnosi Strange riesce a convincerlo a tornare più forte di prima (e ci dà l’occasione di scoprire in qualche vignetta-flashback le origini dello Spaventapasseri) e a farne la sua pedina. Pedina che moltew presto sfuggirà al suo controllo.
Batman indaga, cade in un paio di pericolose trappole e approfondisce i suoi scontri e il suo rapporto con Catwoman, che nella prima storia era in fondo solo accennato. Qui si va molto più a fondo dell’attrazione che entrambi provano l’uno per l’altra, e la gatta avrà modo di mostrare il suo lato più sensuale in più di un’occasione, oltre che di diventare alleata di Batman per configgere lo Spaventapasseri (una tregua che finirà con la conclusione di questa storia, conclusione che porta con sé una battuta magnifica!)
A mio parere meno psicologica e più d’azione di
Preda,
Terrore si concentra molto meno su Strange per dedicarsi alla rinascita dello Spaventapasseri, si concentra di più su Catwoman e meno sulla figura di Batman braccato dai poliziotti. Non condivido quindi quello che ho letto in Rete, dove si diceva che le sue storie hanno un andamento simile. Questo lo temevo nelle prime tavole di
Terrore, ma poi la storia secondo me è virata su altri binari. Moench si conferma uno che ci sa fare con l’intreccio e con le parole, mentre non si può notare un’evoluzione dello stile di disegno di Gulacy che ho molto gradito, fedele a quello mostrato nell’avventura precedente ma con tocchi moderni molto apprezzabili, e una dovizia di particolari che fanno la gioia degli occhi. Anche Catwoman ne guadagna, acquisendo tutta quell’eleganza e quella sensualità che a mio parere mancavano in
Preda.
Si tratta insomma di due storie affascinanti, e che di certo mi farà piacere rileggere, e questo è un sintomo positivo. Non so se sono davvero tra le storie più belle dell’Uomo Pipistrello (non ho letto abbastanza materiale per essere d’accordo con questa affermazione), ma di certo sono le metto subito sotto al magnifico terzetto costituito da
Anno Uno,
Il ritorno del Cavaliere Oscuro e
The Killing Joke.