Ripeto l'invito ai moderatori a spostare gli ultimi interventi di questa discussione (magari in qualcosa tipo "materie scolastiche" o simili). Non rispondo privatamente perche' qualche altro utente potrebbe essere curioso sull'argomento, ma cio' che scrivo non e' di nessun interesse per chi voglia parlare di fumetti.
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Se capisco bene, la base del tuo intervento, quello che ti ha spinto a commentare quanto io e feidhelm dicevamo, e' una certa insoddisfazione per i programmi di matematica delle superiori. Non era cio' di cui parlavo io (e credo nemmeno feidhelm) e questo mi aveva alquanto disturbato: non riuscendo a capire come interpretare il tuo discorso (che, appunto, mi sembrava - e mi sembra tuttora - non avere quasi nessuna attinenza con lo spunto di avvio), avevo formulato ipotesi anche poco gradevoli (tipo il discorso della competenza: me ne scuso, ma quella lista di sottodiscipline, senza legame - ai miei occhi- con le righe precedenti, mi aveva davvero lasciato il dubbio di uno che parlasse senza cognizione; il senso di offesa veniva anche dall'ipotesi che un incompetente volesse impartirmi una lezione).
Procedo basandomi su quanto appunto mi sembra di aver capito: cio' di cui vuoi parlare sono i programmi dei corsi di matematica pre-universita'. Argomento interessante e meritevole di attenzione.
se le notizie che ho sono corrette, quella che da noi la matematica di quarta e quinta superiore in america si chiama "precalculus", non a caso.
Ed in effetti il "calculus" e' la base per i corsi di fisica. Il senso delle tue parole diventa piu' chiaro.
Sulla correttezza di quanto scrivi: direi sostanzialmente di si', per quanto ne so (non sono sicuro di essere davvero meglio informato di te).
Ho una pessima opinione del cosiddetto "calculus": la mia impressione generale e' che si tratti di un complotto per convincere la gente che la matematica sia del tutto incomprensibile e non andrebbe mai studiata. In termini un po' piu' neutrali: mi sembra che con "calculus" si intenda l'analisi dei primi due anni dei nostri corsi universitari, ma fatta alla carlona, nascondendo le idee (le definizioni, le dimostrazioni, i controesempi e tutte le altre cose che ci permettono davvero di ragionare e comprendere) sotto il tappeto. Avevo sperimentato qualcosa di simile nell'ultimo anno di liceo: non ho mai capito quanto dipendesse dai programmi e quanto dall'insegnante, ma per fortuna ero gia' stato convertito alla matematica qualche anno prima e cosi' non ne fui troppo danneggiato (semplicemente, smisi di studiare per quell'anno e suppongo che l'esperienza contribui' a farmi decidere piu' avanti che non volevo diventare un analista). Ma se non avessi gia' avuto una chiara nozione di cosa sia la matematica o se mi fossi trovato corsi del genere all'universita', forse sarei finito a far altro.
la matematica-delle-superiori è focalizzata su un campo della matematica, a scapito di un sacco di altri e più in generale del fare matematica in astratto.
Ni. Non sono sicuro di come sia la situazione attuale, o di quando le hai fatte tu (una quindicina di anni dopo di me, supporrei dall'eta' indicata nel tuo profilo). Parlo in base alla mia esperienza (liceo scientifico, seconda meta' degli anni '80): i primi due anni delle superiori sono stati la scoperta di quella meraviglia chiamata "geometria euclidea" (in una versione moderna, utilizzando in certa misura il linguaggio della teoria ingenua degli insiemi - tipo " la "direzione" e' definita come una classe di equivalenza per la relazione di parallelismo"). E' quello e' fare matematica. Aggiungici un minimo di introduzione all'algebra ed al linguaggio insiemistico (definizioni di gruppo, anello e campo, che restavano vuote in quanto senza veri esempi; ma anche classi di equivalenza con l'esempio delle congruenze modulo n, o concetti per me all'epoca sorprendenti come quello di composto di due funzioni); ed anche un'introduzione alla teoria cantoriana delle cardinalita' (non ho mai capito se fosse nei programmi o se avessi solo avuto la fortuna di un'insegnante intelligente e ben preparata).
"
Fare matematica": ripeto, nel primo biennio delle superiori mi hanno fatto fare matematica senza differenze qualitative con quanto sperimentato in seguito all'universita'. E dal quel punto in poi, non ho mai avuto dubbi sul fatto che volessi diventare un matematico.
Se la-fisica-delle-superiori assomiglia a la-matematica-delle-superiori non c'è dunque di che meravigliarsi
Ma questo - la presunta somiglianza tra fisica-delle-superiori e matematica-delle-superiori - e' quasi l'esatto contrario di quello che dicevamo sia io che feidhelm (mi sembra). Parlando solo per me stesso: e' vero che scrissi "anche la matematica che mi mostravano nel triennio lasciava molto a desiderare", ma se mi rendevo conto di quanto lasciasse a desiderare era proprio perche' la vedevo cosi' inferiore a quella che mi fu mostrata nel biennio precedente. E per la matematica ero abbastanza sicuro che il problema fosse in gran parte dovuto all'insegnante. Per la fisica, mi aspettavo che la radice del problema invece fosse il non poter ancora utilizzare il calcolo infinitesimale; all'universita' mi sono ricreduto e ho finito per decidere che i fisici sono una genia di irredimibili nemici del ragionamento (spero sia chiaro il tono semischerzoso delle ultime parole).
- è perchè la-matematica-delle-superiori non è, per così dire, un campione rappresentativo di tutte le matematiche. Se alle superiori si studiasse teoria dei grafi o logica matematica o teoria dei numeri, la somiglianza sarebbe molto più difficile da trovare.
Nulla da obiettare su questo. Pero' sarebbe desiderabile studiare queste discipline alle superiori? E se si', in quale misura? (La mia risposta e' un "Si', indubbiamente! "per la prima domanda, ma sono pieno di dubbi sulla seconda - vedi sotto.)
Non di meno, è pieno di Discrete Mathematics 101 negli atenei del mondo e libri di testo similmente intitolati
Questo indica solo che "Discrete Mathematics" esiste come unita' didattica, non come branca a se' stante della matematica.
Negli ultimi anni sono stato costretto ad insegnare un corso con
questo come libro di testo ufficiale: il disgusto risultatone era tra le cause della mia forte reazione emotiva al tuo intervento. Non ce l'ho con il libro in questione: ce l'ho con il corso, "Matematical reasoning, logic and problem-solving". Per cominciare, non ho mai capito cosa significhi "problem-solving", mi sento sicuro che l'unico metodo per apprendere il "ragionamento matematico" sia quello di seguire un po' di corsi seri su qualche branca piu' o meno "elementare" della matematica (ergo, non qualcosa chiamato "mathematical reasoning" in astratto) e ho enormi dubbi sull'utilita' di studiare logica in un corso per principianti. (Altri problemi - molto piu' seri - mi venivano dal fatto che quel corso sembrava molto fuori posto nel programma in cui era inserito; ma discuterne sarebbe troppo lungo.)
Per quanto ne capisco, questi "Discrete Mathematics 101" sono corsi il cui obiettivo e' riempire un po' di buchi ed insegnare un po' di trucchi del mestiere ai principianti: a quanto posso giudicare, una buona meta' dei contenuti tipici di un corso del genere li avevo visti qua e la' al liceo (e quindi sono piu' che d'accordo che queste cose vadano insegnate alle superiori, come mi sembra sia la tua opinione) e gran parte del resto l'ho imparato per strada in so quali occasioni. Sempre in base alla mia esperienza di discente, sono molto scettico sull'utilita' di avere corsi di questo tipo in un programma universitario di studi in matematica (ma si giustificano in altri contesti: non so se hai presente, ma a quanto ne so in Nordamerica i corsi di laurea sono molto piu' elastici che da noi e quindi c'e' anche bisogno -ad esempio - di offire corsi piu' o meno annacquati per studenti che vogliano fare un "major" in qualche disciplina umanistica e un "minor" in matematica).
(che spesso comprendono una infarinatura di teoria dei numeri per non sapere dove altro metterla).
Cosi' come contengono un'infarinatura di molte altre discipline, piu' o meno per lo stesso motivo. (Essendo il mio campo, sono molto piu' reattivo alla teoria dei numeri: mi disgusta profondamente che le congruenze siano discusse in un corso di matematica discreta e non in uno di algebra. Ma sono felice che si parli di congeruenze nelle ore di matematica alle superiori; solo, non chiamatela "matematica discreta".)
Questione forse di lana caprina, ma non mi pare irragionevole, per quanto non tutta la logica sia teoria degli insiemi (e si sia cercato di superare la teoria degli insiemi come fondazione della matematica, es. teoria dei tipi o delle categorie).
Nemmeno a me pare irragionevole mettere logica e teoria degli insiemi vicine, ho solo qualche dubbio (da profano) sulla profondita' del rapporto tra le due. La logica sembrerebbe anche molto vicina a certe aree dell'algebra (in quest'ultima sono ferrato), ma di nuovo non so quanto.
Sul ruolo fondativo della teoria degli insiemi: da un punto di vista "psicologico" (o forse dovrei dire "linguistico"; intendo, come cornice e guida per la metodologia del pensiero), credo che chiunque lavori in aree piu' o meno "algebriche" (probabilmente dovrei aggiungere "e/o topologiche/geometriche") la abbia sostituita da anni con le categorie; e immagino sia solo una questione di qualche decennio prima che il punto di vista categorico diventi quello dominante in tutta la matematica pura. La mia impressione e' che si possa parlare di un cambio di paradigma come quello che, nei decenni tra Cantor ed il primo Bourbaki, hanno portato la teoria (piu' o meno ingenua) degli insiemi ad essere il linguaggio della matematica,
Sotto altri aspetti, il ruolo fondativo degli insiemi sembra piu' difficile da scalzare: non sono per nulla un esperto, ma giusto qualche settimana fa mi ero trovato a sfogliare quest'interessante articolo:
" Maddy, Penelope
Set-theoretic foundations.
In: Foundations of mathematics, 289–322,
Contemp. Math., 690, Amer. Math. Soc., Providence, RI, 2017." (niente link perche' non e' accessibile gratuitamente; se interessa, immagino che se ne possa trovare una copia sulla pagina dell'autrice o sull'arXiv.)
Della teoria dei tipi, ammetto che non so nulla.
tantissime matematiche
Piccola correzione: preferisco il singolare, e' sempre un'unica disciplina. Una delle cose piu' affascinanti e' proprio la continua scoperta di rapporti inaspettati tra parti che sembravano lontanissime.
Per concludere: a quanto capisco (e spero di non attribuirti intenzioni che non hai), quello che ti ha spinto ad intervenire era il sostenere la tesi che gli argomenti coperti da corsi tipo "Discrete mathematics 101" andrebbero studiati alle superiori. Sono in gran parte d'accordo, anche perche' questa e' stata proprio la mia esperienza. Non mi e' chiaro quanto sia stato eccezionale il mio caso, ma so che non ero lo studente tipico e le lezioni scolastiche erano solo una delle fonti da cui apprendevo. D'altra parte, molte di queste cose le ho imparate semplicemente perche' le trovavo nei libri di testo delle medie e del liceo che mi capitava di sfogliare, quindi sono sicuro che fossero gia' almeno in parte incluse nei programmi scolastici in vigore in Italia negli anni '80.
E se quando scrivi "se alle superiori si studiasse teoria dei grafi o logica matematica o teoria dei numeri" hai in mente il livello di profondita' che appare in un "Discrete mathematics 101", di primo acchito mi sembra che possa essere adeguato.