17
« il: Martedì 12 Giu 2018, 00:20:52 »
"Da questo linguaggio si evidenzia il declino della testata".
Vabbè.
Argomentazioni un po' più solide ne abbiamo?
[/quote]
Ho letto solo ora questa parte.
Sì, ne abbiamo a bizzeffe, e vorrei, appena ne avrò il tempo, aprire uno spazio apposito dove parlarne.
Brevemente, e non esaurientemente, si può riassumere tutto in: carta indecente, sceneggiature e umorismo destinato agli adulti e non ai bambini (ironia dappertutto, per dire), politicamente corretto che imperversa senza freni, storie dalla sceneggiatura complicatissima (non adatte a bambini), inesausta presenza di storie a puntate, lingua sempre più sempliciotta e sciatta, attenzione spasmodica alle nuove tecnologie (come se non fosse possibile scrivere storie senza citare un cellulare), manicheizzazione o tipizzazione dei personaggi, sempre meno spessi e divertenti, serie e saghe noiose e solo per iniziati. Ci sarebbe ancora altro da aggiungere (l'ultima storia breve/ciak che è stata tolta per far spazio alla fessa intervista politicamente corretta e moralmente discutibile al bambino di turno, il carattere pro-dislessia brutto e difficile da leggere, gli editoriali della De Poli sciocchi, politicamente schierati e sempre affannosamente alla ricerca del consenso di un pubblico adulto, gli approfondimenti sempre meno approfonditi, la presenza sempre più marginale di Topolino e tanto, tanto altro), ma spero di poterlo fare a parte. Una cosa è certa: da quando è in sella la De Poli, le tirature di Topolino (che lei chiama, volgarmente, Topo) sono crollate senza mai riprendersi. Dopo più di due lustri, forse sarebbe il caso di fare una riflessione.
(Guardi Paperinika, per quanto riguarda la parola "rosicare", bisogna avere l'umiltà di ragionare e la cognizione della lingua. Il fatto che la Treccani non lo riporti, come lei si affretta a evidenziare, come un termine scurrile, in nessun modo mette in discussione la questione essenziale: è un verbo romanesco prima che italiano, e che perciò è sempre stato scoraggiato, in sede di insegnamento dell'italiano, giacché, come lei sicuramente sa, il romanesco, lingua storicamente plebea e volgare, tende alla scurrilità e alla volgarità. Qualunque maestro, ripeto, qualunque professore riprende la parola e la sottolinea con la matita rossa, invitando a usarne di meno volgari e meno connotate.
Questo vale anche per altre parole non romanesche, come "schifo", che è volgare usare, in qualunque contesto.
Poi, se lei vuole appigliarsi e cavillare e fingere che la parola non sia volgare, è libera di farlo, ma così non capisce granché, del discorso che qui si tenta di fare (né capisce del perché, a scuola, se ne sconsigli l'uso).)