O magari proprio sulla storia antica, visto che attribuisce ai Galli elementi religiosi e culturali dei Germani.
Vi e' sicuramente una sovrapposizione di piani, e proprio da questi vostri spunti mi e' nata l'urgenza di indagare ulteriormente intorno alle fonti di una delle opere che più amo.
Fra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII, prende piede in Francia un fenomeno artistico-letterario di riscoperta delle radici galliche della nazione, numerose opere romanzesche e teatrali prendono le mosse da questo passato mitizzato come per esempio 'Il Faramondo" di Soumet o "La Gaule Poétique" di Marchangy. Gia' in questa fase emerge una serie di sovrapposizioni di nozioni etnografiche in qualche modo debitrici degli scrittori latini, da Cesare ad Ammiano Marcellino, che riportando una notizia di Timagene, sosteneva che solo una parte della popolazione gallica fosse indigena, mentre un'altra parte sarebbe provenuta dall'altra riva del Reno (posto a spartiacque fra Galli e Germani proprio da Cesare).
Gia questa stratificazione e' in qualche modo osservabile nella onomastica scelta per la Norma: se da un lato Oroveso e' nome gallico, Adalgisa e' sicuramente nome tedesco (medesima radice di Adelchi); d'altra parte se si usa associare Irminsul al norreno Yggdrasil, c'e' anche chi vi legge una derivazione da Irmin o Armin, ovvero Hermann,
il signore della guerra, nome originale del generale Caio Giulio Arminio che tanta parte ebbe nelle vicende della battaglia di Teutoburgo.
Ma quindi come e' arrivata la credenza intorno a una quercia sassone (“
Truncum quoque ligni non parvae magnitudinis in altum erectum sub divo colebant, patria eum lingua Irminsul appellantes, quod Latine dicitur universalis columna, quasi sustinens omnia”, Rodolfo di Fulda), resa celebre nel medioevo perché sradicata per volere di Carlo Magno, in una foresta francese di duemila anni fa, puro errore di una “celtomania” d’antan (culmine di questa “confusione” riguardo ai costumi non romani potrebbe essere una frase di Théophile-Malo de La Tour d’Auvergne-Corret: “
Plusieurs des hymnes gauloises [...] sont renfermées dans un poème erse, nommé l’Edda [...] Ce monument runique [...] serait propre à nous éclairer sur les Celtes”) ?
Se la Norma di Romani riprende il dramma di Soumet, a sua volta quest'ultimo attinge ampiamente dai Martyrs di Chateaubriand, in particolare dai libri IX e X, incentrati sulla figura della sacerdotessa Velleda “vierge, prophétesse, devineresse et demi-sorcière”, sicuramente archetipo di Norma; e proprio a Chateaubriand dobbiamo l’inserimento di Irminsul in uno scenario culturale alieno, nei suoi Remarques sur les martyrs l’autore ammette di aver “
transporté l’Irminsul des Saxons dans la Gaule”, aggiungendo che “
les Gaulois rendaient un culte aux arbres, qu’ils honoraient tantôt comme Teutatès, tantôt comme Dieu de la guerre ; et c’est ce que signifie Irmin ou Hermann”.
Indi per cui il nostro Romani si fa latore di un’ambientazione ripresa dal dramma di Soumet, che basava i propri scenari sull’opera di Chateaubriand, che trovava le proprie fonti in un ramo degli studi storici ancora all’inizio del proprio cammino evolutivo dove tutte le popolazioni a nord dei confini romani apparivano in qualche modo ampiamente sovrapponibili in termini di costumi e tradizioni.