Salve a tutti, forse i frequentatori di più lunga data del forum si ricorderanno di me, ero molto attivo su queste pagine fino a 7-8 anni fa, poi il mio abbandono del Papersera ha coinciso con un triste allontanamento dal mondo del fumetto Disney durato fino a qualche mese fa, quando, a seguito di uno dei molti ritorni di fiamma che mi hanno inevitabilmente colpito in questi anni, ho deciso di tornare ad acquistare le testate disneyane per colmare alcune lacune nella mia collezione. In particolare, mi sono man mano procurato tutti i numeri del nuovo corso dei Grandi Classici, che ho ricominciato ad acquistare con regolarità poiché trovo propongano selezioni interessantissime che finalmente pescano da tutte le testate disneyane storiche (Almanacchi, Mega, Paperino Mese, Zio Paperone ecc) e non più dal solito Topolino libretto, quindi riescono a regalare un sacco di belle chicche anche a chi, come me, dispone di una vasta collezione di fumetti Disney pur ferma a qualche anno fa.
In attesa di tornare a commentare sul sito con regolarità, ho voluto scrivere qua per regalarvi una piccola curiosità su una storia che finora non conoscevo e che il numero attualmente in edicola dei GC mi ha fatto leggere per la prima volta: non ho potuto fare a meno di notare come la curiosissima
Le conferenze del prof. Pico de Paperis: L'abito fa il monaco di Boschi e Panarese altro non sia che un fedelissimo remake nientemeno che di... un episodio della serie classica dei Looney Tunes della Warner con protagonisti Bugs Bunny ed Elmer Fudd (o Taddeo) nei ruoli che Boschi ha riassegnato rispettivamente a Sgrizzo e Andy Ascott (personaggio boschiano che non ricordavo). L'esilarante cortometraggio,
Bugs' Bonnets, si può vedere qua:
https://dai.ly/x5jibco, notando che non solo è identica la trama e il demenzialissimo presupposto di partenza (personaggi che cambiano continuamente personalità se sottoposti a una serie di casuali e rocamboleschi cambi di vestiario), ma anche alcune gag sono state prese di peso e riproposte tali e quali dal buon Boschi, ad esempio la sequenza iniziale dove la casalinga viene trasformata in fattucchiera è identica a quella iniziale del corto in cui un compassato borghese viene mutato in un feroce pirata, o quella in cui i due protagonisti credono di essere rispettivamente una vecchietta e lo scout che la aiuta ad attraversare la strada. Siamo ai limiti del plagio, ma ci sta che Boschi, come suo solito, si permetta di giocare con la sue enciclopedica conoscenza del fumetto e dell'animazione per divertire anche noi, e, chissà, magari strizzare l'occhio a chi - come me, cresciuto a pane, Disney e Looney Tunes - può cogliere il riferimento.
Tra parentesi, non credo di essere stato l'unico a notare come quel furbacchione di Boschi stia approfittando di questo nuovo corso dei Grandi Classici, di cui cura personalmente i volumi, per riproporre a cadenza quasi regolare tutte le sue storie realizzate da sceneggiatore. E va detto che a leggerle tutte di fila non si può non notare quanto siano sempre esilaranti e spumeggianti, con un peculiarissimo gusto dello slapstick: quasi dei corti animati che prendono vita su carta.
Quanto al resto del numero, un plauso alla riproposizione delle
Trombe di Eustachio, ciminiana rara che mi mancava, e del
Conte di Montecristo finalmente con la reintegrazione dello stacco tra prima e seconda puntata (ci si guadagna una tavola in più, mai vista nelle ristampe, anzi ben due a detta di Boschi nell'editoriale introduttivo della sezione Superstar, ma qual è la seconda? Non sono riuscito a identificarla). Peccato per la bellissima
Topolino e il boscaiolo presentata nella pessima versione degli
Albi della Rosa (che peraltro avevo già, in un Grande Classico del vecchio corso), con vignette malamente rimontate, riprodotte in bassa qualità e tradotte un po' alla buona; sarebbe stato molto meglio recuperare la versione filologica degli
Anni d'oro di Topolino, come fatto per altre gottfredsoniane riproposte nei volumi precedenti (come
Il mistero di Macchia Nera e
Topolino contro Topolino). Un'occasione persa per trattare meglio una storia così importante. Viceversa, non mi sarebbe dispiaciuto leggere la breve di Barks nella versione originaria uscita su
Topolino nel '60, anziché in quella canonica tratta da
Zio Paperone e poi rilanciata dalle varie omnie (
Grande dinastia dei paperi,
Uack ecc) degli ultimi anni: quella sarebbe stata una chicca.