Forse rimarrete un po' stupiti nel vedere una recensione di questa storia, che non è fra le più ricordate disegnate da Scarpa. Se si pensa all'autore veneziano, subito vengono alla mente altre avventure, con Topi e Paperi, ma difficilmente si pensa a questa corrente, diretta derivazione dai Classici dell'animazione. Nemmeno io, in realtà, sono una grande appassionata del filone, ma questa storia mi è rimasta nel cuore. Scoprii "I Sette Nani e la fata incatenata" sui Maestri Disney n.19, scovato per puro caso in biblioteca nel periodo in cui, più che leggere, assorbivo per osmosi qualunque storia Disney, senza badare troppo ad autori, disegnatori e periodi di pubblicazione. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/12_01.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/12_02.jpg) | Biancaneve, pur essendo il personaggio più famoso, questa volta risulta essere solo una comprimaria. I veri protagonisti della vicenda sono i Sette Nani e la Matrigna, che in questa storia credo raggiunga i picchi assoluti della sua crudeltà. La trama inizia in modo classico: Grimilde, gelosa della felicità di Biancaneve, cerca di ucciderla lanciandole contro un fulmine. Per salvarla interviene la Fata Cerbiatto, che riesce a fare in modo che la ragazza cada in un sonno profondo (e te pareva...), ma di conseguenza rimane incatenata e prigioniera. A questo punto intervengono i Sette Nani, che accettano di superare una serie di prove per poterla liberare. E qui comincia una sequenza a metà fra la fiaba e l'onirico, con prove e contrappassi sempre più strani e sempre più crudeli, dove le magie della matrigna e della fata s'intrecciano in un groviglio in cui diventa difficile, quasi impossibile, sia per i nani che per i lettori, capire al volo la vera natura di quello che ci viene presentato. Uno dopo l'altro tutti i nani soccombono alla magia della Matrigna: Dotto diventa una statua dopo aver sparato con un "fucile a pietra"; Brontolo viene trasformato in uno spaventapasseri dopo essere stato accecato; Pisolo si addormenta in un campo di papaveri per non risvegliarsi mai più: la scena m'impressionò a tal punto che da allora se passo vicino a un campo di grano dove ci siano più di cinque papaveri mi allontano velocemente! |
Eolo che con un suo stesso starnuto precipita da un ponte sospeso; Mammolo bruciato vivo dalla fiamma di un drago; Gongolo che si sacrifica accettando di essere trasformato in una fontana (mi è rimasto vivido in mente il ricordo della prima volta in cui lessi la storia, ero così presa dalla trama che quando scelse lo scrigno del Pianto quasi gridai: "No, non farlo! Prendi quello del Bene, è sempre il Bene che vince nelle fiabe!"). A Cucciolo, l'ultimo, rimane il peso di una responsabilità enorme: portare avanti la volontà dei fratelli e compiere da solo l'impresa di salvare la Fata e Biancaneve. Il suo tragitto finale è durissimo, un vero e proprio viaggio di crescita interiore attraverso mille prove e tormenti, probabilmente, anche se mai dichiarati, con un grande senso di colpa nei confronti degli altri nani che si sono sacrificati poco alla volta per permettergli di arrivare alla fine, là, in una fonte, dove rovesciare le sette fiasche che ha faticosamente portato con sé. E qua, l'ultima crudeltà: dover morire lui per salvare tutti gli altri. Ad ogni nano che tornava ero così felice, che alla fine, quando gli dissero che per salvare la Fata e Biancaneve doveva sacrificarsi lui, ero quasi in lacrime. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/12_03.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/12_04.jpg) | Biancaneve che riesce a riportarlo in vita è stata una vera e propria catarsi, un momento di liberazione finale in cui altro che sospirone di sollievo! Si sa, nelle storie Disney c'è sempre il lieto fine, ma questa volta, davvero, avevo creduto per ben più di un momento che non ci fosse speranza. La morale, seppur evidente e messa in gran bella vista, non è tediosa, ma è presentata come naturale conseguenza degli avvenimenti. I disegni, poi, che accompagnano questa vicenda al cardiopalma sono meravigliosi: il volto bello e crudele di Grimilde che compare nelle forme più inaspettate, letteralmente diavolo tentatore per ogni personaggio, presenza occulta che insegue i personaggi incombendo su di loro in modo così sentito che anche al lettore viene la tentazione di girarsi, per controllare che sia sempre lì, sulla carta stampata, e non alle sue spalle. Scene che raccontate per iscritto sarebbero state cruenti diventano leggere, sopportabili alla vista senza perdere neanche una virgola della loro drammaticità. |
senza contare i papaveri... blu! :o
In questo blog, ricco di recensioni di fumetti disneyani anche italiani, un'analisi della storia:
http://duckcomicsrevue.blogspot.it/2016/02/the-seven-dwarfs-and-enchanted-faerie.html
Letta nell'opera omnia di Scarpa, questa è in assoluto la sua storia più bella IMHO. Martina si supera in un intreccio particolarmente denso di eventi ma mai incomprensibile. Terrificanti sono le morti di tutti i nani, uno per uno, che muoiono per salvare la fata. Straordinaria!Concordo con te,un vero capolavoro!
La storia, stupenda, contiene fra gli altri, elementi che almeno personalmente, mi fanno pensare al racconto evangelico delle tentazioni subite da Gesù nel deserto ad opera di Satana. In questo intreccio la diabolica Grimilde ci fa un figurone come ha già detto Paperotto, giacchè certe sue apparizioni, perfettamente centrate dall'autore, sono davvero splendidi camei incastonati in questo quadro grondante di sacrificio salvifico dalla prima all'ultima pagina. Alla fine Grimilde e Cucciolo periscono a breve distanza l'una dall'altro; toccherà a Biancaneve, novella epigona del Bene Supremo, tornare a far soffiare in Cucciolo l'alito della vita nell'ultima contrapposizione fra morte e resurrezione. E quale miglior conclusione che quella di incoronarla, dopo il già assunto titolo di Principessa, col più alto fra tutti gli appellativi del creato, quello di Mamma...Chissà che l'intenzione di Martina non fosse proprio rievocare quel racconto...
. E quale miglior conclusione che quella di incoronarla, dopo il già assunto titolo di Principessa, col più alto fra tutti gli appellativi del creato, quello di Mamma...Una delle frasi più belle che abbia mai letto. :'(. Veramente commovente! Grandissimi (tu e Martina) ;)
Grazie, troppo buono ma, per la verità l'ho buttata li come l'avevo pensata.Sono stati invece altri utenti nei precedenti post a sottolineare nel tempo i veri spunti interessanti di questa storia, come Dominatore delle Nuvole quando tempo fa asseriva giustamente come Martina abbia dimostrato anche lui di saper toccare le corde della commozione, concetto rafforzato (e non contraddetto come superficialmente si potrebbe credere) da Luxor che a seguire parlò di storia adulta senza melensi e superflui buonismi, perchè, questi si, non erano tratti caratteristici di Martina; in ultimo trovo interessante e utile alla causa, nel recentissimo post di Paperotto, il confronto fra la storia di cui stiamo parlando e la più antica Biancaneve e il mago Basilisco, ricca di vignette ancor più impressionanti.Ma, in generale, penso che la qualità più importante di Martina sia la poliedricità, perché riesce a cambiare, anche all'interno di una storia, la natura dei suoi personaggi. Semplicemente immenso :D
Per curiosità, nella storia viene spiegato come mai Grimilde è ancora viva? O semplicemente la storia si svolge in una realtà alternativa a quella del film in cui non è mai morta?