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Post - Simone McD

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1
Topolino / Topolino 3537
« il: Sabato 9 Set 2023, 18:57:28 »
Recensione Topolino 3537


Con il numero di Topolino di questa settimana giunge a conclusione, con la sua quarta puntata, Operazione Zeus. Nelle scorse settimane questa storia si era già fatta notare per varie particolarità non così frequenti tra le pagine del settimanale e per il modo in cui Marco Gervasio era riuscito a integrarle con successo nella trama.

 Da un lato si distingue infatti per la sua natura di storia corale, e per il modo naturale con cui il microcosmo di Topolinia e quello di Paperopoli vengono portati in contatto, ma forse ancora più notevole è come il concorso associato alla storia sia stato inserito nella trama in un modo non invasivo che, anzi, l’ha arricchita donando ai lettori piccoli enigmi da risolvere per arrivare al colpevole.

 Purtroppo, quest’ultimo episodio non si dimostra veramente all’altezza dei precedenti e, nonostante alcune belle trovate e qualche inaspettato (e piacevole) ritorno, probabilmente anche a causa del limitato numero di pagine appare un po’ affrettato e presenta alcuni difetti che finiscono per andare a scapito dell’esperienza di lettura. 

 I nodi vengono al pettine e i misteri ci vengono svelati. Scopriamo che l’enigmatico personaggio in cappotto del primo episodio altri non era che Musone, che il professor Enigm era stato reclutato dal Capitano Setter per indagare su alcune misteriose sparizioni nel triangolo delle Bermuda e che, venuto a conoscenza della misteriosa organizzazione Zeus, era stato rapito.

 Scopriamo che, come il rebus della settimana scorsa indicava, dietro l’identità di Zeus si nasconde Orango, assettato di potere più che mai e intenzionato ad assoggettare lo stesso magnetismo terrestre. La situazione viene salvata da un doppio arrivo della cavalleria: prima Paperinik e poi Minni, quest’ultima con i rinforzi della polizia topolinese.

 Il problema dell’episodio è che, nel tentativo di mettere al loro posto tutti i tasselli del puzzle, si trova ad essere un unico, lungo “spiegone” da parte sia dei protagonisti che degli antagonisti, risultando a tratti pesante e un poco artificiale nella prosa.

 Non aiuta neanche la presenza di alcuni elementi funzionali all’esposizione ma che appaiono innaturali nella trama, come Musone che inspiegabilmente attende due giorni di prigionia nella stessa cella di Topolino e Pippo prima di togliersi il travestimento e spiegare nel dettaglio gli eventi accaduti a lui e al Professor Enigm.

 
Una comunicazione non proprio tempestiva[/size][/i]

 Altrettanto innaturale appare il modo in cui Paperinik riesce a individuare la base di Orango: è sufficiente un triangolo sulle uniformi degli scagnozzi di Zeus e un’idea approssimativa della distanza per farlo andare con sicurezza nel triangolo delle Bermuda.

 Non mancano comunque anche aspetti positivi: il ritorno di tanti personaggi di gottfredsoniana memoria farà piacere ai lettori di lunga data e, nonostante le poche tavole a loro disposizione, tutti risultano senza dubbio ben caratterizzati, inserendosi così in un cast non limitato di attori e mostrando un alto potenziale. inseriti. Speriamo di ritrovarli presto in nuove, interessanti avventure sul settimanale: una riapparizione di Orango sembra essere promessa dalle ultime tavole di Operazione Zeus, ma sarebbe piacevole ritrovare più di frequente anche Setter, Musone ed Enigm.

 Infine, è necessario spendere qualche parola di lode per gli ottimi disegni di Emmanuele Baccinelli, il cui Pirata Orango, in particolare, risulta particolarmente convincente.

 La storia che troviamo a seguire, Newton Pitagorico e il questionabile Que, segna l’esordio di Andrea Malgeri come autore completo. Il concetto di partenza dell’avventura è la famosa (o famigerata) vignetta con un quarto nipotino in Le GM e i microcanotti, cui viene data, in qualche modo, una giustificazione canonica all’interno della storia.

 
Gli incubi, gli incubi!

È un’idea sicuramente polarizzante e lascerà sicuramente molti lettori divertiti, mentre magari farà storcere il naso ad altrettanti che non apprezzeranno questo tentativo di creare ponti e continuity con dettagli minori di storie di un passato ormai remoto. Quello su cui però tutti dovrebbero concordare è la grande abilità ed originalità con cui lo spunto viene elaborato da Malgeri, che riesce a coniugare con sapienza comicità, tensione e persino horror in poche pagine.

 Ottima anche la recitazione dei personaggi e in particolare di Newton, che viene recuperato nella sua caratterizzazione originale del reboot di Nucci un po’ smarrita dopo la serie con Pico de Paperis. Un esordio quindi più che convincente e originale, che ci fa attendere con interesse le nuove prove dell’autore nella speranza che diventi una presenza frequente tra le pagine di Topolino.

 Sicuramente più anonime sono le due storie brevi che seguono. Due miliardari, un gatto e un tucano (Massimiliano Valentini/Ottavio Panaro) riprende ancora una volta Malachia come protagonista e fa interagire il mondo animale con quello dei paperi con risultati non particolarmente convincenti.

 Paperino in: Dollari di famiglia (Danilo Deninotti/Federico Maria Cugliari) risulta un po’ più originale nel suo seguire le avventure di una banconota mentre passa, di mano in mano, attraverso gran parte del cast paperopolese, ma non abbastanza da spiccare particolarmente tra le brevi cui il settimanale ci ha abituato nel corso dei decenni.

 A concludere il numero abbiamo la storia a cui è dedicata la copertina: Topolino e Orazio in: Il primo volo non si scorda mai (Sergio Cabella/Fabrizio Petrossi), che dovrebbe aprire una serie sui pionieri dell’aviazione.

 Il primo volo di Topolino e Orazio di cui leggiamo appare però particolarmente diverso da quello mostrato in copertina, dal momento che quella che ci viene raccontata è la storia della costruzione dei primi alianti e dell’Esposizione Universale di Milano del 1906. La storia è piacevole, con una bella atmosfera di inizio secolo, un tema interessante e un inatteso finale. Peccato per l’assenza di redazionali ad affiancarla, l’argomento li avrebbe meritati, e per una caratterizzazione un poco supponente e presuntuosa dei protagonisti.

 
Un Topolino più presuntuoso del solito[/size][/i]

 Un numero nel complesso di media qualità. Il finale di Operazione Zeus è pieno di promesse per il futuro ma, di per sé, lascia un po’ delusi, mentre sicuramente la migliore sorpresa dell’albo è l’esordio di Malgeri.

 Grande attesa infine per l’uscita della prossima settimana: non solo ritorna con la sua seconda stagione l’apprezzatissima serie di Bruno Enna e Davide Cesarello, Gli Evaporati, ma Corrado Mastantuono ci promette un “ricomincio” (sic.) tra le pagine del settimanale anche di un certo Imbianchino Mascherato.



Voto del recensore: 2/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/09/09/topolino-3537/


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2
Topolino / Topolino 3530
« il: Sabato 29 Lug 2023, 16:29:44 »
Recensione Topolino 3530


Il giornalismo è un tema particolarmente comune nel fumetto. Nello scenario franco-belga troviamo il giornalista d’inchiesta Tintin, tra i supereroi DC c’è Clark Kent, tra i Marvel Peter Parker. Concentrandoci invece al solo ambito Disney, anche in questo caso gli esempi sono numerosi: Topolino stesso ha ricoperto questo ruolo fin dai suoi esordi, e in tempi più recenti abbiamo avuto intere serie dedicate all’argomento come Pippo reporter e Topolinia 20802, mentre in Sud America hanno avuto un notevole successo la storie ambientate nella redazione del Papersera, negli ultimi anni raccolte anche in Italia in una apposita testata.

 Le ragioni della diffusione di questa scelta sono chiare: rendendo il protagonista un giornalista si ha una giustificazione per gettarlo in maniera naturale immediatamente al centro dell’azione, con la possibilità di lasciargli poi facilmente le redini della storia nel ruolo, a seconda dei casi, di investigatore non ufficiale o di supereroe con il suo alter ego segreto.

 Gli anni recenti di Topolino hanno presentato un “ritorno di fiamma” per questa tematica, che si trova sempre più spesso tra le pagine del libretto.

 Il 3530, in particolare, è esemplificativo da questo punto di vista, con più di metà delle pagine dell’albo albo dedicate a storie appartenenti a cicli “giornalistici”: prima Orizzonti infiniti, storia in due parti che costituisce un nuovo episodio di Topolino giramondo e a cui è riservato anche l’onore della copertina, e in seguito Un falegname, secondo episodio di Blue Peaks Valley, la serie di Corrado Mastantuono dedicata a raccontare le origini del Papersera tra le valli dello Yukon.

 Come vedremo, però, in entrambi i casi il risultato è parzialmente deludente, e in particolare non viene sfruttato il grosso vantaggio dato dall’argomento: invece di essere gettati al centro dell’azione, infatti, i protagonisti si trovano a essere semplici spettatori delle vicende.

 
Topolino e la vita da nomade

Iniziamo con la storia di apertura. Topolino giramondo ha esordito su Topolino 3340 dalla fantasia di Giuseppe Zironi. L’idea era quella di portare Topolino a esplorare luoghi esotici con il fine di scrivere un reportage di viaggio, costellato da imprevisti e incontri inaspettati.

 Nella storia di questa settimana, in cui il testimone della sceneggiatura passa a Francesco Vacca, l’obiettivo passa visibilmente in secondo piano e, a parte una sua rapida citazione in un paio di vignette, ci troviamo invece a seguire le vicende del nomade delle steppe Zhanabil e della sua famiglia, che cerca di trovare il modo di coniugare il loro stile di vita tradizionale con il progresso e il mondo d’oggi.

 La vicenda è tuttavia prevalentemente priva di reali tensioni, a parte le difficoltà a trovare buoni posti per gli accampamenti e a lievi incomprensioni tra padri e figli, nelle quali Topolino si trova quasi a condividere con il lettore un mero ruolo di astante. Il punto di forza del racconto si trova invece nel modo in cui ci presenta un realtà quotidiana e ambientazioni molto lontane da quella a cui siamo abituati, queste ultime anche grazie agli evocativi disegni di Roberto Vian.

 Queste ragioni da sole però faticano a giustificare una storia lunga in due parti, lasciando una sensazione finale di occasione sprecata.

 Un problema simile è quello di cui soffre la storia successiva, il secondo episodio della già menzionata Blue Peaks Valley. La vicenda è in questo caso ricca di azione e narra la discesa nella criminalità del figlio del carpentiere locale e la sua storia di pentimento e riscatto; al suo interno tuttavia il giovane Paperone è molto sprecato nel suo ruolo inedito di giornalista in quanto, in questo episodio, si trova a coprire poco più del ruolo di voce narrante, quasi una Nonna Papera alle prese con un racconto intorno al fuoco.

 Di contro, è molto interessante osservare il lavoro che Mastantuono sta portando avanti nel costruire un microcosmo coerente, con i suoi ambienti e personaggi ricorrenti paralleli a quelli che siamo abituati a vedere. La scelta di anticipare la fondazione del Papersera agli anni del Klondike può far storcere il naso ad alcuni lettori dal gusto più tradizionale, ma offre sicuramente ottimi spunti e l’occasione per rileggere in maniera originale gli anni della corsa all’oro.

 
Da protagonista a semplice narratore[/size][/i]

 Questo potenziale rimane un po’ inutilizzato nel racconto di questa settimana, pur rimanendo una storia di per sé molto buona: le ottime prove da sceneggiatore di Mastantuono negli ultimi anni comunque, compresa quella del numero precedente, ci lasciano comunque più che ottimisti nei confronti del futuro di questa saga, al cui interno è senza dubbio benvenuta anche una storia un po’ più sperimentale come quella di questa settimana.

 La breve che continua il numero, Ciccio e l’interpretazione dei sogni, é una riempitiva firmata da Rudy Salvagnini che risulta piuttosto anonima non riuscendo né a sfruttare veramente la dimensione onirica in cui si inseriva né ad avere una vera e propria punchline finale.

 Come siamo ormai abituati, ad aspettarci “sottosopra” nella parte finale dell’albo abbiamo una nuova storia celebrativa dei 100 anni della Disney: Costruttori spaziali, soggetto di Francesco Artibani e sceneggiatura di Alessandro Sisti ispirata al corto classico Boat Builders.

 Come nelle altre storie di questa serie, il corto serve da spunto di partenza e viene poi rielaborato in chiave fantascientifica. La nave da costruire diventa in questo caso una nave spaziale e alcune delle sequenze più celebri dell’originale vengono riportate e adattate, mantenendo tutta la forza slapstick dell’originale: Pippo ha di nuovo problemi a inchiodare lo scafo e Paperino si trova ad avere troppi incontri ravvicinati con il timone della nave. Una delle modifiche più evidenti è il ruolo di Minni, che da semplice comparsa nell’originale si trova in primo piano.

 
Certe disavventure non cambiano mai…[/size][/i]

 I disegni di Claudio Sciarrone, sempre a suo agio nella fantascienza, sono molto buoni ma meno sperimentali di altri che abbiamo visto in questa serie. Il giudizio su questo progetto resta molto positivo, sia nell’idea che, soprattutto, nell’esecuzione. Le storie non sono blandi remake ma si sviluppano indipendentemente riuscendo comunque a mantenere lo spirito dell’originale, con strizzate d’occhio che è divertente cercare nei vari easter egg.

 Svolgono perfettamente, insomma, il loro ruolo celebrativo mostrando come anche storie di ormai quasi un secolo riescono ad avere qualcosa da dire a distanza di tanti anni.

 Nel complesso, il Topolino di questa settimana non riesce a distinguersi particolarmente nello scenario degli ultimi mesi. Le storie a tema giornalistico si trovano a mettere i personaggi Disney sullo sfondo e lasciano nel lettore un certo retrogusto di potenziale inespresso, e per quanto sia molto buona la storia celebrativa non riesce comunque da sola a risollevare a sufficienza il numero.



Voto del recensore: 2/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/07/29/topolino-3530/


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3
Topolino / Topolino 3524
« il: Giovedì 15 Giu 2023, 14:11:42 »
Recensione Topolino 3524


 Questo mese in edicola troviamo a aspettarci un numero dei Classici Disney dedicato a Detective Donald, un’incarnazione di Paperino come investigatore anni Quaranta ideata da Vito Stabile nel 2016, che ha portato sulle pagine di Topolino le atmosfere dei gialli hard boiled rilette in chiave Disney.

 In maniera simile a quanto avvenuto in occasione del numero dedicato a Vito Doppioscherzo, anche in questo caso questa uscita è accompagnata da un nuovo episodio sul settimanale. Ed è così che ad accoglierci in apertura di Topolino 3524 abbiamo Detective Donald: Cercansi guai disperatamente.

 Il tema di Paperino investigatore non è nuovo: non solo di fatto costituisce uno dei lati del suo alter ego supereroistico Paperinik, ma il cappello da agente segreto ha già preso il posto di quello da marinaio sul capo di Paperino nella serie di storie della PIA e nelle più recenti avventure di DoubleDuck.

 Detective Donald si è però discostato significativamente da questi esempi precedenti: in primo luogo le atmosfere noir prendono il posto di quelle di spionaggio, secondariamente i racconti si presentano fin dal principio come storie in costume, ambientate in un passato in cui i personaggi a cui siamo abituati hanno la possibilità di ricoprire ruoli alternativi e inediti, dando maggiore libertà allo sceneggiatore e evitando la creazione di un ennesimo alter ego del Paperino contemporaneo, da far convivere con una rosa di identità alternative forse fin troppo nutrita.

 Come le altre storie del ciclo, anche questo episodio non risulta particolarmente memorabile di per sé, ma comunque una lettura piacevole e non scontata. Questa settimana seguiamo un Donald che, ferito nell’orgoglio dall’assistente Oletta (Paperetta Yè-Yè) si mette alla prova cercando un “vero caso” dopo mesi di (per quanto remunerative) indagini carenti di sfida e pericolo su furti minori ai danni dei miliardari di Duckburg.

 Trova pane per i suoi denti quando il locale malfamato del suo amico Scoops viene completamente devastato da ignoti, e le indagini proseguono frenetiche fino a un’inaspettata soluzione. Una nota negativa in questa storia è a mio parere la scelta di riscrivere la vicenda di Paperone e Doretta, che pare sia un po’ slegata dalla vicenda principale sia una specie di versione un po’ troppo addolcita e romanticizzata dell’originale scritta da Barks e rielaborata da Rosa.

 
Me lo ricordavo diverso…[/size][/i]

 È persino presente una lettera da parte di Doretta che richiama quella di Cuori dello Yukon, che, pur differenziandosi nel contenuto, porta a simili conseguenze. Il rapporto tra Paperone e Doretta, un tempo tema originale e inedito, sta diventando sempre più un presente tra le pagine di Topolino, spesso declinato in semplice storia romantica che banalizza il mordente della versione originale, forse in effetti non più proponibile al giorno d’oggi. Proprio per questo però, è forse meglio lasciarla alle storie passato, evitando di inflazionarla in una sua versione indebolita.

 Nonostante questa (minore) critica, la stessa storia è in definitiva riuscita, e accogliamo con piacere e sorpresa il ritorno della saga di detective Donald tra le pagine del settimanale, augurandoci che non sia un caso isolato.

 A seguire abbiamo l’ultimo (?) episodio di Newton e Pico in viaggio nel sapere. La puntata di questa settimana si discosta in maniera significativa da quello a cui ci aveva abituato la serie: piuttosto che una lezione con un tema specifico ci troviamo infatti davanti a un contenuto più narrativo, che ci descrive la fine dell’anno scolastico, la consegna delle pagelle e, soprattutto, ci mostra come Newton e Pico affrontano un’estate priva di lezioni di ripetizione.

 Quest’ultimo episodio potrebbe essere l’occasione per tirare le somme della serie, ma in realtà c’è poco da aggiungere a quanto è già stato detto in recensioni precedenti: si tratta di un’idea partita come uno spunto originale che sfruttava il rilancio del personaggio di Newton Pitagorico per riportare su Topolino storie dal formato didattico, basandosi su un’inedita interazione tra il giovane e pratico Newton e l’enciclopedia vivente che è Pico de Paperis.

 
Newton sta dimenticando i suoi amici coetanei[/size][/i]

 Dopo un’ottimo inizio, però, il concept si è arenato, diventando presto ripetitivo e didascalico. Con l’episodio di questa settimana vediamo cosa maestro e allievo hanno imparato l’uno dall’altro e, in particolare, il forte rapporto di amicizia sorto tra i due. Complice dell’appiattimento della serie è forse proprio il rapporto tra i due e come ha cambiato Newton: il “genietto” che vediamo in queste pagine ha poco di quello che era nelle prime storie del rilancio operato da Nucci.

 Mancano la sua caotica esuberanza e, soprattutto, il rapporto con i coetanei, verso i quali ha un certo atteggiamento di sufficienza e da cui mai è stato così isolato come nella storia di questa settimana. Questo lo rende un personaggio complessivamente meno interessante rispetto a quello che avevamo trovato al suo ritorno tra le pagine di Topolino, e speriamo che in futuro venga riportato più vicino alle sue “nuove radici”.

 Con il Topolino e il fattore Gamma: Il ponte spaziotemporale continuano le avventure di Topolino e Atomino, nonché la prova di Alessandro Pastrovicchio come autore completo. Dopo un primo episodio con numerosi echi scarpiani riletti in chiave moderna, l’episodio di questa settimana vira decisamente sul fantascientifico e il richiamo pare piuttosto a PK, con navicelle spaziali, costumi, supercattivi e un atomino sempre più supereroe.

 La difficoltà maggiore che si troverà ad affrontare la storia sarà probabilmente la stessa già vista in occasione dell’arrivo di PK su Topolino: quella di adattare atmosfere e tematiche lontane da quelle del libretto in un formato che non finisca per snaturare né contenuto, né contenitore. Si tratta di un esperimento interessante, di cui aspettiamo la conclusione prima di poter dare un giudizio più completo.

 
Atomino New Adventures[/size][/i]

 Dopo alcune pagine iniziali di spiegazione, in cui veniamo a conoscere più nel dettaglio l’inedito villain della vicenda e il suo assistente robotico Ghimel, l’azione riprende frenetica portandoci nello spazio, dove Pastrovicchio ha modo di sbizzarirsi come disegnatore nel rendere le affascinanti atmosfere cosmiche, tra quasar, galassie e wormhole, con la complicità di una colorazione digitale particolarmente ricercata e riuscita. La conclusione è un drammatico cliffhanger che ci proietta verso l’ultimo episodio, in uscita settimana prossima.

 La conclusione del numero “ordinario” è lasciato a un nuovo episodio di Le pensatone di Fiuto Joe, come gli altri della serie basato su una gag allungata che lascia poco al lettore, e mostra forse ancora una volta come non tutti i personaggi secondari hanno il carisma per poter fare il salto da protagonisti.

 Ma il numero non finisce davvero qui: anche questa settimana ci aspetta, “a testa in giù”, la riproposizione in chiave futuristica di uno dei corti classici di Topolino. Questa volta tocca alla Roulotte di Topolino, che diventa una astroroulotte per una vacanza sul suolo di Marte. Come gli altri episodi di questo ciclo, si tratta di un’occasione per sperimentare sia per lo sceneggiatore Francesco Artibani che per il disegnatore di turno, in questo caso Lorenzo Pastrovicchio.

 Quest’ultimo ci dona personaggi con un design che unisce classico e moderno, in tavole con una colorazione molto particolare che contribuisce non poco alla resa eterea dell’ambientazione con una palette limitata di colori pastello. La narrazione segue a grandi linee l’avventura classica, con chiari richiami e easter egg disseminati tra le tavole, ma se ne discosta anche significativamente diventando molto più che un semplice remake.

 Un numero complessivamente nella media, insomma, che unisce la sperimentazione di Alessandro Pastrovicchio e della rilettura fantascientifica di un corto classico a nuovi episodi di serie più collaudate, sebbene in questo caso tra alti e bassi.



Voto del recensore: 3.5/5
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4
Topolino / Topolino 3519
« il: Giovedì 11 Mag 2023, 14:26:40 »
Recensione Topolino 3519


 Negli ultimi anni ci siamo abituati a copertine di Topolino che cercano immediatamente di portare il lettore nelle atmosfere della storia di punta del numero o, in casi più rari, che celebrano un qualche evento o festività.

 Quella di Topolino 3519 appare quindi, in questo contesto, un po’ sottotono e particolarmente anomala nel suo essere generalista con una semplice “foto di gruppo” di parte del cast. Come diremo, risulta però una buona rappresentazione di un numero composto da una collezione di tante piccole riempitive che, per motivi diversi, falliscono nel riuscire a fare più del loro compito e spiccare in in qualche modo.

 Un’ovvia eccezione a questa riflessione iniziale è ovviamente costituita dalla storia di apertura, il secondo episodio de Le isole della Cometa, che tutto è tranne che una riempitiva (ma che non poteva ambire alla copertina che aveva già ottenuto la scorsa settimana). Continuano le avventure di Mick nell’arcipelago Rodent, in questa curiosa storia storia in costume ambientata ai giorni nostri sceneggiata da Alex Bertani e Pietro Zemelo. Per ora siamo ancora nella fase iniziale, in un’introduzione che ci porta a conoscere meglio gli attori principali della vicenda, le loro motivazioni e i misteri che li circondano.

 Questa settimana, in particolare, veniamo a intuire come il motore principale dei segreti dei vari attori sia costituito dalla bussola solo apparentemente inutilizzabile già mostrata tra le mani di Topolino nel primo episodio: non solo Salud ne possedeva una identica, ma Babou, il particolare villain di questa vicenda, la sta cercando disperatamente. Le isole della Cometa si trova a essere particolarmente interessante nel panorama attuale in quanto, pur condividendo le atmosfere delle storie di viaggio a cui la gestione Bertani ci ha abituato, se ne discosta in modo significativo.

 
Una gabbia rivoluzionata

Laddove queste ultime avevano infatti un soggetto minimale e trovavano proprio nell’ambientazione il loro punto di forza principale, la storia che ci sta accompagnando queste settimane ha una forte trama, per quanto per adesso lenta a dispiegarsi. Questo non solo dona una reinterpretazione di atmosfere ormai diventate familiari, ma riesce probabilmente, grazie ai misteri ed enigmi, a catturare più efficacemente l’attenzione di una fascia maggiore di lettori.

 Zio Paperone e l’appiattificatore 2D è una storia dal sapore tradizionale, che presenta una reiterazione di un canovaccio classico: Archimede mette a punto una nuova invenzione, Paperone si affretta a metterla in commercio per massimizzare i guadagni prima dei test necessari, i Bassotti ne scoprono una debolezza gettando Paperopoli nel caos.

 Giovanni De Feo non sembra avere molto da aggiungere a questo stilema e quello che porta sicuramente di più la storia a spiccare sono i sempre ispirati disegni di Francesco Guerrini, seppure questa volta appaino con minore preponderanza gli animali antropomorfizzati “esotici” a cui ci ha abituato.

 A seguire troviamo un nuovo episodio di Newton e Pico in viaggio nel sapere, Che numero!, come suggerisce il titolo dedicato alla matematica. Abbiamo avuto già modo di commentare più volte come questa serie, nonostante le promesse e le innovazioni dei suoi inizi, sia finita per essere poco più di un reboot delle Pillole di Pico, con questo episodio che si trova a essere un esempio molto significativo di questo andamento, essendo uno dei meno riusciti.

 È infatti particolarmente didascalico, con pochi sforzi di nascondere il suo intento didattico, limitandosi invece a presentarci curiosità matematiche una dopo l’altra, in maniera un po’ pesante e con un entusiasmo da parte dei protagonisti riguardo la bellezza dei numeri che pare un po’ artefatto. A far da cornice è un’intervista all’ingegnere aeronautico Amalia Ercole Finzi, forse ancora più educativa della storia stessa in quanto mostra anche ai giovanissimi come le materie STEM non siano esclusivamente cose “da maschi”, pregiudizio purtroppo ben ancorato nella società e che si sta oggi cercando di smascherare.

 
Pico nel mondo della matemagica[/size][/i]

 Le pensatone di Fiuto Joe continuano con un nuovo episodio, Fuga andata & ritorno. Questa nuova serie è una variazione sul tema della già non particolarmente riuscita serie con Malachia protagonista, rispetto alla quale appare però meno ispirata. Si tratta infatti di un debole collegamento di gag non particolarmente riuscite, tenute insieme da un protagonista che, forse, si trovava più a suo agio come personaggio terziario.

 Ben più efficace l’umorismo in Gambadilegno e la settimana da cittadino modello, in cui il vecchio furfante si trova, dietro le pressioni di una superstiziosa Trudy, a seguire alla lettera i consigli di un dolcetto portafortuna di un ristorante orientale, e quindi a comportarsi in maniera perfettamente onesta per una settimana in preparazione di un colpo leggendario al museo. La circostanza offre l’occasione per una serie di gag molto riuscite, che portano a un colpo di scena finale piuttosto inatteso. Il risultato è una breve e piacevole riempitiva, e Davide Fortuna riesce a strappare più di un sorriso.

 
L’occasione non fa più l’uomo ladro[/size][/i]

 A concludere il numero Time Machine (mis)adventures: Destinazione antico Egitto. Quella della macchina del tempo di Archimede è una serie che si sta presentando con una qualità altalenante, con alcuni buoni spunti non sempre sfruttati pienamente. Quello di questa settimana non è una delle prove migliori.

 Uno dei punti di forza di queste storie è infatti l’idea che un’azione minimale nel passato possa causare imprevedibili (e divertenti) conseguenze nel presente, con i tentativi dei paperi di porvi rimedio. Questo episodio però, forse nel tentativo di fornire una variazione sul tema, rende questi passaggi molto meno riusciti. La modifica nel passato è particolarmente marcata, le conseguenze nel presente non vengono neanche mostrate in quanto troppo terribili, la soluzione del problema piuttosto banalizzata. La storia si trova a mancare di mordente, e non basta l’aggiunta di Pico al cast per risollevarla.

 Complessivamente dunque, un numero di Topolino con tante storie dall’aspetto familiare ma che, tranne piccole eccezioni, non riescono a distinguersi particolarmente dalla fitta produzione disneyana, anche solo recente. Proprio come la sua copertina, con tanti personaggi sorridenti e amichevoli, la cui debolezza sta proprio nel generalismo e mancanza di particolare originalità.



Voto del recensore: 2/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/05/11/topolino-3519/


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5
Topolino / Topolino 3514
« il: Martedì 4 Apr 2023, 17:19:54 »
Recensione Topolino 3514


 Questa settimana in edicola troviamo ad attenderci una copertina di Topolino molto diversa da quelle cui ci siamo abituati negli ultimi anni: caotica e piena di strilli, che pare richiamare una delle tante riviste di gossip e programmazione televisiva che occupano (nella maggioranza dei casi) una diversa sezione dell’espositore.

 Non si tratta però una marcia indietro di qualche decennio nello stile grafico quanto un tentativo (forse non particolarmente riuscito…) di portare il lettore nell’atmosfera della storia di apertura.

 Torna infatti dopo un’anno e mezzo di assenza Siamo serie! di Sergio Badino e Silvia Ziche. La definizione di “serie” poche volte è così azzeccata: il parallelismo con certe produzioni televisive si spinge, giustamente visto il contesto, un passo oltre il solito e la storia di questa settimana ci viene presentato come il primo episodio della seconda stagione. Torniamo così a seguire le avventure di Paperina e Chiquita, improbabili showrunner di Un Posto a Paperopoli, un prodotto (ovviamente al risparmio) della TV di Paperone.

 Il team creativo è indeciso su che taglio dare alla nuova stagione, lanciando idee sui generi più disparati: giallo, film di spionaggio, noir e horror. Per sciogliere il dubbio si decide di lasciar scegliere al pubblico, producendo quattro diversi pilot, uno per genere (e per episodio), proseguendo alla fine con quello che avrà avuto il riscontro più positivo, iniziando questa settimana con il giallo.

 L’idea di base di questa storia è interessante e lo stratagemma dei quattro pilot consentirà agli autori di parodiare stili diversi donando varietà agli episodi. Quella che per ora non è risultata particolarmente brillante è l’esecuzione: questa prima puntata è infatti una piccola carrellata di gag basata su citazioni, e parodie tramite deboli giochi di parole, delle serie TV di maggiore successo e dei romanzi gialli più celebri.

 
Una delle (forse un po’ troppo) onnipresenti parodie[/size][/i]

 Si tratta di un tipo di comicità che può avere un suo potenziale quando usata per brevissimi sketch e con moderazione, come per esempio nelle finte pubblicità che popolavano X-Mickey, ma che diventa rapidamente pesante quando è la colonna portante di un racconto. Vedremo se si assisterà a un cambio di marcia a partire dal prossimo episodio, dedicato ai film di spionaggio.

 Marco Gervasio non ha mai nascosto l’amore per la sua città, mostrandolo ancora una volta con Paperugantino, commedia un due atti, cui è anche dedicata la cover variant rilasciata in occasione del Romics primaverile. Si tratta di un esperimento particolarmente interessante, in quanto ai Paperi vengono fatti vestire i ruoli delle maschere romane della commedia dell’arte, permettendo così di portare in scena vicende e situazioni da un sapore quasi martiniano, autore che Gervasio non ha mai nascosto di apprezzare molto e che è celebre per aver trattato i personaggi Disney proprio come maschere – e le storie come commedie.

 Ci troviamo così a leggere una vicenda ambientata nel 1830 le cui caratteristiche classiche sono reinterpretate con sensibilità moderna. In particolare, l’arrogante sbruffoneria dei due cugini Gastone e Paperino, e le macchinazioni di quest’ultimo, sembrano provenire da una storia di altri tempi, ma sono perfettamente giustificate e contestualizzate dal loro ruolo nella commedia dell’arte.

 
Un Paperino insolitamente sbruffone[/size][/i]

 La struttura teatrale è recuperata anche nella gestione dei tempi e persino nell’inchino degli attori nel finale. Da questo punto di vista la memoria non può non andare, ovviamente, al riuscitissimo ciclo del Teatro dell’Alambrah, altra possibile ispirazione per questo interessante esperimento.

 Nonostante queste ottime premesse, tuttavia, il racconto non riesce a distinguersi particolarmente al di là dell’ambientazione, lasciando un po’ l’impressione di potenziale non del tutto utilizzato. Speriamo comunque che questa incursione tra le pagine di Topolino della commedia dell’arte non rimanga un unico divertissement, ma abbia l’occasione di sbocciare completamente dopo questa prima prova.

 Paperino e l’amica amaca è una riempitiva di poche pretese di Carlo Panaro e Valerio Held. Una breve che ci offre alcuni flashback sulla vita studentesca di Paperino che però portano a un finale forse un po’ troppo zuccheroso.

 A concludere il numero troviamo invece quello che, a mio parere, ne è il vero pezzo forte e che da solo giustifica l’acquisto dell’albo: l’ultima puntata de Gli Evaporati. Rispetto agli altri episodi, analizzato di per sé, forse risulta un po’ sottotono visto che, giustamente, si trova a dover tirare le fila del discorso ed è quindi ricco di fasi di pura esposizione: gli “spiegoni” si trovano così a prendere il posto dell’azione.

 
Arrivederci alla seconda stagione!

 È però soddisfacente vedere i nodi venire al pettine: i misteri sono svelati e tutte le pedine si posizionano sulla scacchiera al loro posto, pronte per il secondo atto. Veniamo infatti a scoprire che questa non era altro che la prima parte di una lunga avventura e la storia si conclude dandoci appuntamento a Gli Evaporati 2.

 Nessuna domanda resta aperta, se non quelle sul futuro della vicenda e, per quanto curiosi del proseguimento, siamo ora in grado di dare un giudizio complessivo di quest’opera, che si distingue senza dubbio come una delle più mature e coraggiose degli ultimi anni.

 Bruno Enna è riuscito a confezionare un racconto incredibilmente coinvolgente e con un’atmosfera che mai ci saremmo aspettati di poter gustare tra le pagine di Topolino, con richiami a blockbuster post-apocalittici come Mad Max e a classici fantascientifici come L’Eternauta.

 Certo, ora che conosciamo la natura della temibile nebbia parte del fascino del mistero è svanita, tutto risulta meno inquietante e la soluzione trovata non è forse la più originale, ma era inevitabile e sicuramente non intacca il valore e il fascino dell’ambientazione.

 I vari personaggi sono stati messi in un contesto molto lontano da quello in cui siamo abituati a vederli muoversi, ma reagiscono in un modo incredibilmente disneyano e fedele alle loro caratteristiche. Topolino, Gambadilegno, Macchia Nera, Pippo e gli altri sono sempre sé stessi anche in questa Topolinia distopica… anzi, forse ancor di più rispetto a tante altre storie pubblicate sul settimanale.

 Parte del merito deve anche essere dato a Davide Cesarello, che in queste settimane è riuscito a dare vita a questa inquietante ambientazione con tavole particolarmente evocative, sia per gli ambienti che per il look “alternativo” del cast. Arriva quasi come un colpo di scena il finale “non finale”, che se da un lato lascia delusi per un’”assenza di conclusione”, dall’altra ci rallegra per la promessa di portarci di nuovo, in un prossimo futuro, nella Topolinia degli Evaporati.



Voto del recensore: 3/5
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6
Topolino / Topolino 3507
« il: Mercoledì 15 Feb 2023, 15:35:19 »
Recensione Topolino 3507


Topolino, negli ultimi anni, ci ha abituato a veder tornare tra le pagine del settimanale saghe e personaggi che credevamo dimenticati: Reginella, Le Tops Stories, I mercoledì di Pippo, Paperino il paladino sono tutti riapparsi a sorpresa, chi con maggiore e chi con minore successo. A volte, come per Reginella, si trattava della semplice volontà di dare una chiusura a una saga lasciata aperta; altre volte, pensiamo alle Tops Stories, si è trattato di un rilancio vero e proprio.

 Questa settimana tocca a Ok Quack, il papero alieno bloccato a Paperopoli ormai da quarant’anni, quando in Paperino e il turista spaziale ha perso tra le monete del deposito la sua astronave miniaturizzata. In questo caso la volontà di Francesco Artibani è quella di dare una conclusione alla saga e far tornare a casa l’alieno in esilio, con un soggetto che scopriamo essere stato già discusso con il papà del personaggio, Carlo Chendi, la cui scomparsa avvenuta nel 2021 rende questa storia ancora più speciale.

 In Ok Quack e l’eterno ritorno facciamo conoscenza con Tsk Tsk Quack, sorella del protagonista, che giunge sulla Terra per recuperare il “disperso”, da troppo tempo assente dal natio pianeta Duck. Veniamo a scoprire che la società di Duck è tanto tecnologicamente avanzata quanto rigida: ognuno ha un ruolo assegnatogli e precisi doveri da assolvere, da cui Ok Quack, spirito libero per natura, è sfuggito bighellonando per anni nell’universo. Ma ormai la vacanza è finita: Tsk Tsk Quack si occuperà di ritrovare il disco volante del fratello grazie alle avanzate tecnologie del loro pianeta, mentre a Ok Quack resteranno solo quarantott’ore per sbrigare le sue ultime faccende sulla Terra.

 Inizia così una caccia al souvenir perfetto, che porta l’alieno sognatore ai quattro angoli del globo per ottenere, con l’aiuto di Paperino, il profumo di un fiore tropicale, il suono del canto delle balene, l’impronta di un leone. È proprio quando la raccolta di ricordi è perfetta (o quasi, a causa di qualche pasticcio finale…) che Tsk Tsk Quack torna con la sconvolgente verità sull’astronave del fratello. Scopriamo infatti che Ok Quack aveva ritrovato la sua astronave da tempo, decidendo tuttavia di nasconderla per poter rimandare il ritorno, ormai affezionatosi alla sua nuova casa.

 La storia si conclude con alcune poetiche pagine in cui Ok Quack dice addio alla Terra e ai suoi amici, incluso il commovente abbraccio a un passante in rappresentanza di tutti i paperopolesi, che noi riconosciamo non essere effettivamente originario del Calisota.

 
Abbracciando un vecchio amico[/size][/i]

 L’impresa era tutto fuorché semplice, ma Artibani si destreggia con rara maestria, riuscendo far emozionare e divertire con una storia intrinsecamente malinconica nella quale Ok Quack (almeno apparentemente) dice di fatto addio anche ai lettori. La citazione a Chendi è perfetta e non si limita al cameo ma tocca anche alla sceneggiatura, che in parte cerca di riprendere lo stile dell’autore rapallese. Ottimi anche i disegni di Giuseppe Facciotto, che ci regalano un Ok Quack particolarmente dinamico.

 Nell’intervista inserita nel volume al termine della storia, Artibani tiene aperta la possibilità che questa non sia l’ultima volta che sentiamo parlare del papero alieno, visto che “nei fumetti la parola ‘fine’ è fortunatamente spesso provvisoria”. Da un lato saremmo curiosi di vedere lo sceneggiatore di nuovo alle prese con il personaggio, ma dobbiamo anche ammettere che difficilmente si riuscirebbe a scrivere un epilogo migliore di Ok Quack e l’eterno ritorno. Quest’ultima forse uscirebbe addirittura indebolita da un eventuale prossimo rilancio del personaggio, visto che trae parte della sua forza proprio nell’essere una conclusione.

 A seguire troviamo il primo episodio di Topolino e il ragazzo venuto dal freddo, storia di Alessio Coppola che si cimenta con un racconto giallo nelle vesti di autore completo. Per la natura stessa di una storia investigativa, è difficile esprimere un giudizio prima della sua conclusione, ma sorgono al momento un po’ di perplessità sulla trama che, speriamo, verranno risolte nella sua continuazione.

 
Memorie dal passato[/size][/i]

 Alcuni passaggi sembrano infatti un po’ forzati e inutilmente convoluti: particolarmente barocca è, per esempio, la strategia utilizzata dal giovane Sonny per entrare in contatto con Topolino ed è forse un po’ troppo creativo il modo in cui viene perso un numero di telefono potenzialmente utile per le indagini. Interessante invece la scelta di introdurre un nuovo amico di infanzia di Topolino dando un contesto al personaggio con svariati flashback. Aspettiamo dunque la conclusione nel prossimo numero, auspicando che tutto si concluda in maniera pienamente soddisfacente.

 La parte centrale del numero è costituita da brevi storie riempitive che, purtroppo, non riescono a cogliere nel segno. Paperina ha una storia travagliata in termini di gradimento del pubblico, a causa di una sua tipica caratterizzazione come fidanzata superficiale e volubile, contraltare di un esuberante e iroso Paperino che sembra trovare ultimamente poco spazio sul settimanale.

 Giorgio Fontana, negli ultimi due episodi di Love Quack, cerca con difficoltà la quadra per una lettura alternativa del rapporto tra i due innamorati presentando però una versione annacquata della gelosia e della superficialità che caratterizzava il papero nel passato, non abbastanza forte per fare satira ma abbastanza per alienare la simpatia del lettore.

 
Geloso di un botolo[/size][/i]

 Con La Banda Bassotti e il difettoso regalo Davide Aicardi usa il pretesto di un regalo per Nonno Bassotto per sceneggiare una serie di piccole gag che coinvolgono i suoi nipoti nel tentare una serie di furti con scarso successo. La storia si rende così complice della continua perdita di credibilità di questi villain: dopo averli visti fallire a rubare una vecchia bicicletta, è veramente difficile considerare i Bassotti come una seria minaccia per il deposito del papero più ricco del mondo.

 Conclude il numero Tutta colpa di uno zero, una nuova storia del ciclo Time Machine (Mis)Adventures. Lo schema di queste storie è ormai noto: i personaggi di turno viaggiano indietro nel tempo per poter migliorare un certo status, ma modificano inavvertitamente qualcosa nel passato e il racconto riparte cercando una soluzione alle tragicomiche conseguenze sul mutato presente. L’idea è di per sé buona, ma inizia a mostrare i suoi limiti nella ripetitività, in particolare in un caso come quello di questa settimana in cui risulta più debole la descrizione delle conseguenze.

 L’effetto di non aver fatto entrare Fibonacci in contatto con il numero zero non è infatti, come potrebbe venire più logico pensare, un presente in cui si usa ancora una notazione con i numeri romani o un altro sistema alternativo all’assai più comodo ed efficiente sistema arabo (con la sola assenza dei numeri negativi), ma un mondo in cui, letteralmente, i numeri vanno da 1 a 9 poi ripetendosi all’infinito. Una scelta che non solo risulta poco coerente, ma finisce per far passare il messaggio sbagliato su quale sia stato il reale (e importantissmo) impatto dello zero nella matematica.

 
Sicuri funzioni così?[/size][/i]

 Da segnalare all’interno del numero alcuni ciak con coprotagonista Gianduck Gazzosa, paperizzazione di Gianluca Gazzoli. Queste brevi gag di una pagina non risultano particolarmente interessanti, ma sono senza dubbio il modo migliore per gestire la presenza di VIP su Topolino: una soluzione discreta e poco invasiva che non scontenta i fan della celebrità né quelli della testata.

 La qualità complessiva di Topolino 3507 non spicca molto, essendo di fatto principalmente composto di riempitive non particolarmente riuscite. Tuttavia, la sola storia di apertura è sufficiente per suggerire l’acquisto: è, allo stesso tempo, un delicato omaggio alla storia originale e ai suoi autori e un racconto perfettamente godibile a sé, mostrando la formula ideale per andare a ripescare (e concludere) una saga del passato.



Voto del recensore: 3/5
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7
Topolino / Topino 3502
« il: Martedì 10 Gen 2023, 17:04:34 »
Recensione Topolino 3502


 Topolino inizia il 2023 con un numero di ottimo livello che ha anche il compito di aprire le danze per la celebrazione del centesimo anniversario della Walt Disney Company fondata nel 1923 come The Disney Brothers Cartoon Studios. All’evento sono dedicate alcune pagine di approfondimento al termine dell’albo e una quarta di copertina realizzata per l’occasione.

 Al centenario della Disney è dedicato anche il ciclo Once Upon a Mouse… in the Future, la cui prima storia apre Topolino 3502. L’idea alla base di questa serie di racconti è prendere ispirazione dai cartoni classici di Topolino e reinterpretarli in chiave fantascientifica, ambientandoli nel nostro futuro tra un altro secolo. Il primo a cimentarsi in questa impresa è Francesco Artibani, con Fantasmi del futuro, liberamente ispirato a Lonesome Ghosts, corto del 1937 noto in Italia come Gli scacciafantasmi.

 Della trama originaria resta poco: Topolino, Paperino e Pippo si lanciano nella professione di acchiappafantasmi. L’impresa fatica a decollare per mancanza di lavoro fino a quando, improvvisamente, un cliente contatta il trio per disinfestare una vecchia villa. In entrambi i casi questa introduzione prepara il terreno a svariate gag slapstick che coinvolgono i protagonisti, rese nel fumetto con grande dinamismo da Giovanni Rigano. Mentre nel cortometraggio originario sono i fantasmi stessi a prendere il controllo della situazione con un creativo bullismo verso Topolino, Paperino e Pippo, in Fantasmi del futuro i pasticci sono causati piuttosto dal panico dei tre e durano poche pagine.

 La storia diventa infatti rapidamente una breve indagine e si scopre che l’origine dei fenomeni sovrannaturali è umana, distanziandosi così dal cartone animato e strizzando piuttosto l’occhio a Topolino nella casa dei fantasmi, storia di Floyd Gottfredson uscita nella forma di strisce giornaliere nel 1936.

 
Who You Gonna Call?

 Il collegamento con Lonesome Ghosts torna invece nel finale, in cui si scopre che il cliente ad aver assoldato i tre investigatori del soprannaturale è a sua volta uno spirito. Mentre nel cortometraggio il motore dell’azione era dato dalla noia degli spettri, intenzionati a divertirsi alle spalle dei protagonisti, nel racconto di Artibani i fantasmi che infestano la villa vogliono liberarsi davvero di un invasore in carne e ossa.

 L’idea alla base di questo ciclo di storie è molto interessante e originale e lo sceneggiatore riesce a produrre un’ottima prima prova in cui l’omaggio alla storia classica diventa il pretesto per raccontare qualcosa di nuovo senza fare un semplice e potenzialmente insipido remake, iniziativa tentata in tempi piuttosto recenti con risultati non particolarmente riusciti.

 L’ambientazione futuristica non si sente particolarmente nella trama ma riesce a emergere negli ottimi disegni di Rigano, in particolare in un interessante restyling dei protagonisti. Attendiamo dunque con curiosità nuovi episodi di questo ciclo, sperando che riescano a mantenere le ottime aspettative suscitate da Fantasmi del futuro.

 Zio Paperone e la torre di Papele è il penultimo episodio del sequel di Paperino e le lenticchie di Babilonia, Il destino di Paperone, scritto e disegnato da Fabio Celoni. Come nelle puntate precedenti, anche in questo caso l’autore riesce a rielaborare spunti e atmosfere barksiane e ciminiane in maniera completamente personale, allo stesso tempo catturando alla perfezione, con attenzione e cura, il carattere dei vari personaggi coinvolti.

 Anche questa settimana Zio Paperone si imbarca con i nipoti in una caccia al tesoro che lo porta a incontrare un curioso popolo, in questo caso una tribù di equini del deserto evolutisi in maniera piuttosto etimologica dagli antichi mesopopotami che abitavano la regione nel passato.

 
L’antica città dei mesopopotami nel suo sabbioso splendore

 Il mistero da risolvere per arrivare al “tesoro” offre a Celoni l’occasione per approfondire la sua caratterizzazione di Paperone: sentimentale, ma non in maniera troppo diretta come accaduto negli ultimi anni; determinato, ma non privo di suoi personali dubbi e insicurezze. Il tutto come sempre arricchito dalla meravigliosa resa grafica delle tavole: particolarmente riusciti sono gli ambienti sotterranei e i divertenti mesopopotami, sia nella loro versione moderna che antica.

 Non si può tuttavia fare a meno di osservare che il tema della riconquista da parte di Paperone del suo capitale, per quanto presente, risulti piuttosto in secondo piano. È chiaramente difficile trarre conclusioni in questa direzione prima di leggere il finale su Topolino 3503, che potrebbe mettere tutto sotto una luce differente, ma per ora Il destino di Paperone sembra essere scritto come una serie di (ottime) avventure autoconclusive dello Zione.

 Se questo è un limite della lunga trama orizzontale che Celoni ha voluto raccontarci nel corso dell’ultimo mese lo sapremo solo la settimana prossima. L’autore ha dimostrato però di saper scrivere storie avventurose dei paperi di una qualità e creatività che raramente si è vista negli ultimi anni (e che speriamo non rimanga qui confinata).

 A seguire troviamo due brevi riempitive. Minni e l’appuntamento imperdibile, dell’esordiente Valentina Venegoni con i disegni di Pietro Zemelo, riesce a strappare un piccolo sorriso nella surreale ed esagerata rappresentazione della fuga allo spoiler con cui ormai tutti noi siamo entrati in contatto, ma si perde in una conclusione che lascia piuttosto perplessi.

 Alziamo l’asticella, di Danilo Deninotti e Simona Capovilla, è un altro episodio della serie Newton e Pico in viaggio nel sapere di cui tanto è già stato detto positivamente in altre recensioni. Dopo l’iniziale effetto novità, però, la serie inizia a mostrare una certa stanchezza e gli autori coinvolti non stanno più sfruttando efficacemente le differenze tra il giovane genio e l’anziano tuttologo ricadendo di fatto nel vecchio schema delle Pillole di Pico, con storie che, tolto l’evidente fine educativo-didascalico, hanno poco da offrire.

 
Salubri dimostrazioni d’affetto[/size][/i]

 In chiusura troviamo Paperoga e l’effetto raggelante. Gaja Arrighini confeziona una buona storia che approfondisce il rapporto dell’esuberante Paperoga con i suoi parenti e amici mostrando come, seppure in un modo non molto ortodosso, abbiano bisogno l’uno degli altri. Nella sua semplicità si tratta di una vicenda piacevole, valorizzata dai personali disegni di Stefano Intini.

 Quello di inizio 2023, nel complesso, è un ottimo numero, il cui acquisto è già giustificato dalle prime due storie che aprono l’albo. La prossima settimana, oltre alla conclusione de Il destino di Paperone, avremo una nuova storia di Artibani ambientata in Basilicata, Topolino e la notte della civetta.



Voto del recensore: 4.5/5
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8
Topolino / Topolino 3496
« il: Martedì 29 Nov 2022, 12:04:10 »
Recensione Topolino 3496


 In attesa del grande ritorno della Spada di Ghiaccio, che ci accompagnerà fino a Natale, ad avere gli onori di prima pagina (e di copertina) tocca ancora all’avventura del Calisota ai mondiali di calcio giovanili, con il secondo episodio di Fridonia’s World Cup 2022.

 Abbiamo già avuto modo di discutere in svariate occasioni di come questa formula per le storie sportive iniziata da Marco Nucci sia particolarmente riuscita: si discosta da quello che era l’approccio standard nel passato, mettendo l’azione calcistica veramente in primo piano piuttosto che usarla come pretesto e riuscendo, di volta in volta, a trovare qualche nuovo elemento di interesse per mantenere le storie fresche e godibili, di solito indagando il passato dei personaggi adulti e rendendo gli stadi e le ambientazioni originali e divertenti.

 Si tratta anche di un ciclo in cui la suddivisione a puntate risulta meno frustrante e più “naturale” del solito, in quanto ci troviamo anche noi lettori a semplicemente aspettare un’altra giornata di campionato. La storia di questa settimana non fa eccezione, e seguiamo il Calisota in una durissima rimonta per guadagnarsi la classificazione contro due avversari molto eccentrici: i supponenti Trakotakistani e gli scacchistici Acrimoniesi. In questo episodio a essere approfondito è principalmente il mondo dei giovani giocatori e, in particolare, del difensore Black, costretto momentaneamente alla panchina dalla nuova e aggressiva strategia della squadra.

 La storia è molto buona, come siamo stati abituati da tutte le altre del ciclo, ed è valorizzata dagli ottimi disegni di Donald Soffritti. Tuttavia, forse si inizia a accusare la lunghezza della serie, dal momento che gli episodi stanno iniziando a apparire prevedibili e simili gli uni agli altri, privi di un qualcosa che li renda memorabili nella loro esperienza di singola lettura. Confidiamo che il nostro desiderio di essere presi in contropiede verrà esaudito nel gran finale, a cui ci stiamo lentamente avvicinando.

 A seguire abbiamo una storia di Francesco Vacca e Massimo Fecchi che va a scavare nel passato di Paperone: Zio Paperone e l’albero della neve. In questa avventura il magante paperopolese torna nel Klondike con Paperino, nipotini e un più inusuale Pico de Paperis inseguendo un sogno ricorrente che non gli da tregua e che ricollega a qualche questione lasciata in sospeso negli anni della corsa all’oro. Scopriremo che si tratta di un ciondolo perso da una bambina salvata da Paperone durante una tormenta di neve, che aveva promesso di ritrovare per lei in quanto suo unico ricordo della sua terra d’origine, l’Irlanda. Gli anni sono passati, e Paperone aveva dimenticato la promessa… fino ad oggi.

 
Nostalgia canagliona

 Tra flashback, re-incontri e citazioni barksiane si assiste così a una caccia al tesoro sui generis, fino alla sua felice e sentimentale risoluzione. Si tratta di una buona storia ma, come del resto nel caso precedente, priva di quel guizzo che potrebbe renderla memorabile. Le citazioni a Barks e alla Saga di Rosa strappano un sorriso di complicità e contribuiscono all’idea bertaniana di worldbuilding, ma tolte quelle e l’ambientazione (a tratti anche un po’ abusata) del Klondike, resta una buona riempitiva come tante arrivano tra le pagine del settimanale. L’imminente settantacinquesimo anniversario di Paperone poteva far sperare in una maggiore celebrazione.

 A metà volume troviamo due brevi: Pippo e le candele automobilistiche, di Rudy Salvagnini e Giulia La Torre, e Clarabella e il pronostico gastronomic-ostico, di Blasco Pisapia come autore completo. Salvagnini struttura la storia quasi interamente come un dialogo tra un negoziante di ricambi per auto e Pippo: nel confuso caos delle spiegazioni e racconti di quest’ultimo riesce a catturare bene la sua razionale follia, presentandoci nel contempo un suo ennesimo bis-bis.

 Pisapia presenta invece una, al giorno d’oggi rara, Clarabella protagonista, che seguiamo in improbabili avventure gastronomiche. Il maggiore punto di forza sono senza dubbio i disegni: il tratto è piuttosto originale rispetto a quello che è l’attuale standard del settimanale ed è piacevole trovare i personaggi indossare abiti diversi nelle varie scene, particolare che dona freschezza e naturalezza alla storia.

 
Un diverso destino per Leonardo da Vinci

Infine, Vito Stabile e Paolo De Lorenzi ci accompagnano di nuovo in viaggio nel tempo con la famiglia dei Paperi con una nuova storia della serie Time Machine (Mis)Adventures dove, questa volta, andiamo a incontrare un giovane Leonardo da Vinci. Il tema del viaggio del tempo non è certo una novità tra le pagine di Topolino, ma questa nuova serie rompe il monopolio di Zapotec e Marlin (le cui storie sono, purtroppo, assenti da tempo) a favore di un approccio molto diverso.

 Le storie sono più semplici, rapide, e giocano molto più con i rischi delle modifiche al presente a causa delle azioni dei protagonisti nel passato: il rischio, questa settimana, è avere un Leonardo da Vinci passato alla storia come allevatore di rane. Si farebbe dunque un disservizio a paragonare queste due serie in modo più approfondito, in quanto nascono con scopi e impianti profondamente diversi. Presi singolarmente gli episodi di Time Machine (Mis)Adventures affrontano il tema in modo moderno e divertente, risultando buone storie brevi che meritano il loro spazio nel settimanale.

 Nel complesso il numero di questa settimana non presenta nessuna storia poco riuscita, ma allo stesso tempo nessuna riesce ad avere quel quid che le permetterebbe di spiccare nei confronti delle altre che leggiamo ogni settimana, rendendo Topolino 3496 un numero difficile da criticare ma anche arduo da consigliare in modo particolare al lettore. Altissime le aspettative per settimana prossima invece, quando Marco Nucci e Cristian Canfailla ci accompagneranno di nuovo nelle terre dell’Agraar.



Voto del recensore: 2/5
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9
Topolino / Topolino 3490
« il: Lunedì 17 Ott 2022, 10:21:42 »
Recensione Topolino 3490


 Il numero di Topolino in edicola questa settimana presenta una particolarità. La storia evento, come definita dal direttore nell’editoriale, che apre il numero e a cui è dedicata la copertina, Topo Principe, non è infatti una storia inedita, essendo già uscita l’anno scorso in un volume edito da Giunti. Si tratta quindi di un’occasione per riscoprirla per tutti quelli, come lo scrivente, che l’avessero persa nella sua prima pubblicazione.

 La differenza stilistica con quello a cui ci ha abituato il settimanale è evidente sia nella sceneggiatura che, in particolare, nel reparto grafico. I disegni di Giada Perissinotto sono ottimi e ispirati, a tratti paiono provenire da un libro illustrato, anche complice un uso molto libero e sfumato della gabbia e l’ottima colorazione, che contribuisce a dare un tono più onirico e poetico alla narrazione. Sono senza dubbio il punto di forza della storia, permettendole di spiccare in modo particolare rispetto alla tipica produzione di Topolino.

 Mi trovo invece personalmente ad avere qualche riserva maggiore sulla sceneggiatura. Come facilmente intuibile dal titolo, la storia è una parodia, o forse dovremmo dire rivisitazione, de Il Piccolo Principe, celebre racconto di Antoine de Saint-Exupéry. Devo ammettere di non conoscere l’opera originale, cosa che senza dubbio costituisce un limite che potrebbe portarmi ad apprezzare meno la lettura, ma Topo Principe non è riuscito a coinvolgermi.

 In primo luogo la scelta di tagliare il racconto in due parti risulta più penalizzante del solito quando applicato, come in questo caso, a una storia che non era pensata per questo formato, e si arriva alla fine dell’episodio con un profondo senso di incompiutezza. Alcune scelte degli interpreti dei vari ruoli sembrano inoltre poco azzeccate: Topolino come poetico bambino sognatore sembra rubare un ruolo cucito alla perfezione su Pippo, ed è quasi disorientante trovare invece quest’ultimo a essere la parte razionale del duo.

 
Topolino e Pippo un po’ out of character

 Infine, la storia vorrebbe essere poetica, ma sembra quasi più di vedere una serie di aforismi concatenati, con anche l’immancabile presenza dell’uso eccessivo della tecnologia da parte dei giovani, che finisce per dare un tono un po’ pretenzioso all’opera. La storia risuonerà probabilmente maggiormente con il suo vero target, ovvero i fan de Il Piccolo Principe. Non è invece per ora riuscita a convincere un neofita come me: attenderò la sua conclusione la prossima settimana per formarmi un’opinione compiuta.

 Per una “storia evento” che parte, un’altra giunge a conclusione. In chiusura del numero abbiamo infatti l’ultimo episodio di Scacco matto a Topolino, la storia che promuove la scacchiera allegata alla rivista nelle ultime settimane.

 Lo spunto iniziale, la partita a scacchi con un criminale che ad ogni pedina mangiata fa corrispondere un colpo in città, era interessante, ma lo sviluppo ha lasciato a desiderare sia nel corso della storia che nel suo epilogo. La risoluzione finale della vicenda, infatti, ha ben poco collegamento con il tema portante scacchistico del resto della storia, risultando piuttosto simile a molti dei classici gialli senza troppi guizzi a cui ci ha abituato il settimanale negli scorsi decenni e facendo apparire il gadget allegato come un mero pretesto non ben integrato nella trama.

 Anche i disegni di Ottavio Panaro non riescono a veicolare efficacemente l’atmosfera che ci si aspetterebbe da un giallo. Alcuni punti non sono poi particolarmente chiariti: anche accettando i deboli collegamenti che avrebbero portato Topolino all’intuizione di come fermare lo scacchista al suo ultimo colpo, è difficile immaginare come la strategia di gioco “confusa” di Pippo avrebbe potuto rallentare, piuttosto che accelerare, il piano del criminale. Nel complesso quindi, una storia che non riesce a rispecchiare le aspettative e che forse accusa un po’ l’eccessiva lunghezza e un tema che appare imposto sulla trama.

 Le migliori sorprese nel numero arrivano invece dalle “riempitive”. Troviamo infatti un doppio Faccini alle matite, a illustrare prima una sceneggiatura di Tito Faraci, Corri, corriere…, e poi una di Marco Nucci, Paperoga e il diabolico Dottor Puff Puff.

 Corri, corriere… vuole essere la prima storia di un nuovo ciclo, Gli allegri mestieri di Paperino, in cui si rivitalizza il topos barksiano di Paperino alle prese con svariati lavori temporanei, un tempo molto presente anche sulle pagine di Topolino ma che è andato sempre più a sparire nel corso degli anni. Si tratta di un pretesto, in questo caso, di una serie di gag e sventure ai danni di Paperino, neo-fattorino presso la PdP Express.

 
Paperoga è facilmente suggestionabile…

 La storia di Nucci è invece una muta con Paperoga protagonista, che vaga spaventato per Paperopoli autosuggestionato da un film appena visto al cinema, con alcuni spunti inquietanti che paiono riprendere il ciclo di Hatequack. Faccini è particolarmente a suo agio in entrambe le circostanze: umorismo e atmosfere surreali e inquietanti sono del resto gli ambiti in cui l’artista ligure riesce a dare il suo meglio. Le storie non saranno indimenticabili, ma servono perfettamente il loro scopo di essere una lettura rilassante, che possa divertire nel loro limitato numero di pagine a disposizione.

 Alessandro Sisti e Vitale Mangiatordi ci propongono infine un nuovo episodio di Zio Paperone e l’alta finanza, la serie che cerca di trasmettere insegnamenti finanziari all’interno di una tipica storia con protagonisti i miliardari di Paperopoli. Zio Paperone e il pioniere del risparmio si colloca in maniera un po’ bizzarra in questo contesto: sembra più un racconto della Premiata ditta, in cui seguiamo Filo Sganga in uno dei suoi strani e inventivi progetti, e la lezione contro il consumismo sfrenato sembra essere più un consiglio per i consumatori che uno spaccato del mondo economico.

 Topolino 3490 non spicca particolarmente tra gli ultimi numeri. Le grandi storie a puntate faticano a coinvolgere, mentre colgono nel segno le brevi, anche se rappresentando più uno semplice standard. Sul prossimo numero, oltre alla conclusione di Topo Principe, ci sarà il ritorno di Francesco Artibani con una storia archeologica scritta in collaborazione con l’Università del Salento e un nuovo episodio della saga calcistica di Marco Nucci.



Voto del recensore: 2.5/5
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10
Topolino / Topolino 3484
« il: Domenica 4 Set 2022, 15:43:42 »
Recensione Topolino 3484


 Come il numero della settimana precedente, Topolino 3484 appare diviso nettamente in due parti: la prima dedicata al grande kolossal che ci sta facendo compagnia da svariate settimane, il ciclo del Pianeta Ramingo, e la seconda dedicata a un racconto di ambientazione storica in due puntate, con uno spartiacque costituito da una produzione Egmont. Come vedremo, tuttavia, il risultato non riesce a essere all’altezza dell’ottimo livello mostrato da Topolino 3483. Ma andiamo con ordine.

 In apertura troviamo il terzo episodio di Minaccia dallo spazio, che ci porta infine nel vivo dell’azione. Sono ben tre infatti le missioni spaziali in partenza: quella di Topolino, che si attiene al piano iniziale del Professor Enigm e Archimede di distruggere il pianeta; quella egoistica di Cuordipietra, con il solo obiettivo di salvarsi la pelle senza alcun riguardo per la sua immagine pubblica; infine, quella organizzata con interessato altruismo da Paperone in questo episodio come exit strategy nel caso il piano “scientifico” dovesse fallire. Molti sono però gli imprevisti: Topolino troverà un’accoglienza inaspettata sul pianeta ramingo e la spedizione di Paperone subirà un dirottamento dell’ultimo minuto. Ottima la resa delle atmosfere nei disegni di Casty, anche se si dimostra ancora un po’ acerbo nella rappresentazione dei Paperi.

 L’iniziativa di spalmare una storia evento su così tanti numeri, e su diversi racconti, è particolarmente ambiziosa, ma sta portando i suoi frutti. La trama è coinvolgente, con una tensione che raramente si osserva nella produzione recente del settimanale, e i numerosi crossover tra universi narrativi che siamo abituati a percepire come diversi, nonostante siano stati accolti con un po’ di iniziale scetticismo, si integrano tra loro in maniera naturale e riescono a dare un’idea di coesione interna completamente inedita. Questa settimana tocca a Macchia Nera-Darkenblot entrare in scena, e una particolare affermazione di Paperino ci lascia facilmente immaginare a chi toccherà nel prossimo episodio.

 
Darkenblot scende in pista

La seconda storia, Newton Pitagorico e il rigeneratore soporifero, come l’avventura delle Giovani Marmotte delle settimane precedenti, è un piccolo spin-off in stretta continuità con Minaccia dello spazio, che lo completa mostrandoci gli eventi dal punto di vista dei nipotini. In questa storia viene sviluppato nel dettaglio quello che nell’avventura principale è solo un piccolo cameo di Newton, seguendo la sua vena creativa nel tentativo di inventare un “rigeneratore” richiesto da Edi per le esauste streghe vulcaniche.

 Si tratta di una breve un po’ sottotono rispetto ad altre cui ci ha abituato il settimanale rispetto a questo personaggio, con dei buoni guizzi ma, allo stesso tempo, con alcune caratteristiche del piccolo genietto un po’ troppo esasperate. Il punto più debole della storia, tuttavia, è la resa delle atmosfere. Mentre nel caso de Le Giovani Marmotte e il bislacco coacervo faunistico delle scorse settimane la tensione dei protagonisti era palpabile, soprattutto nel finale, stavolta troviamo una storia simile a qualunque altra del settimanale, solare e senza pensieri, che ritrae la popolazione impegnata a portare avanti la propria vita senza preoccupazioni, in forte contrasto con quanto mostrato nella storia di apertura con cui si voleva creare un universo coeso.

 A metà albo troviamo l’ormai abituale appuntamento con Finestra sul mondo, che questa settimana ci porta in Norvegia con Paperino, Qui, Quo, Qua e il tesoro del Nord. Nordberg confeziona una simpatica caccia al tesoro basta sugli equivoci, in cui è interessante osservare una rappresentazione di un Paperino molto più naive e credulone del pigro ma astuto supereroe in borghese a cui ci ha abituato la tradizione italiana. A spiccare sono gli ottimi disegni di Midthun, che riesce a affiancare in maniera naturale dettagliate rappresentazioni realistiche degli uccelli che costituiscono la fauna locale ai nostri cartuneschi e dinamici uccelli antropomorfi preferiti.

 
Paperi e Papere

A chiudere il numero troviamo infine Paperino e i pirati di Tangheria, un nuovo episodio del rilancio del Ciclo Paperingio. Molti sono però i punti di debolezza di questa storia, che fatica a rendere omaggio ai grandi classici di Chendi e Bottaro. Laddove le avventure del paladino Paperino erano ambientate in una versione, per quanto disneyana e fantastica, del Medioevo, in Paperino e i pirati di Tangheria troviamo un minestrone di epoche diverse: in poche pagine i disegni di Marco Palazzi mescolano paladini e sovrani medievali, castelli fiabeschi dalle sembianze orientali, corti francesi(?) e pirati sei-settecenteschi, in un modo che stona ancora di più messo così a breve distanza dall’ottimo rigore storico mostrato da Sisti in L’Esilio dei Van Coot.

 Il nutrito cast concorre inoltre a rendere la trama piuttosto confusa. Tutti i personaggi della serie sono presenti ma alcuni, come Archimede e lo scudiero Ciccio, non riescono a ritagliarsi un ruolo all’interno della storia che giustifichi veramente la loro presenza; le numerose new entry, come il nostromo Salmastro e il capitano dei pirati Pepita, non ricevono invece l’approfondimento che meriterebbero per renderle in qualche modo memorabili.

 Anche il numero di pagine risulta troppo basso per la densità di avvenimenti prevista da Carlo Panaro, così che molti passaggi appaiono affrettati se non, addirittura, semplicemente raccontati da una didascalia. È il caso, per esempio, della battaglia navale con i pirati, in cui un gigantesco mostro evocato da Archimede viene misteriosamente sconfitto off screen nella didascalia della vignetta successiva, e dell’immediato e difficilmente giustificabile ravvedimento dei pirati di Tangheria nel finale.

 Topolino 3484 risulta un numero piuttosto deludente, soprattutto messo a confronto con il precedente, che mostrava tematiche simili ma con una resa migliore: Il bislacco coacervo faunistico ha mostrato come gli spin-off di una grande saga principale possano funzionare dando un’idea di coerenza, mentre invece con Il rigeneratore soporifero avvertiamo un forte stacco nelle atmosfere; L’Esilio dei Van Coot ha mostrato come anche oggi sia possibile creare storie in costume avvincenti, mentre I pirati di Tangheria non restituisce una rappresentazione chiara di un’epoca senza neanche costruire un vero e proprio Medioevo cavalleresco.

 Risulta invece sempre ottima e coinvolgente la continuazione Minaccia dallo spazio, e questa settimana è molto azzeccata la scelta della storia di produzione straniera. La prossima settimana seguiremo ovviamente ancora le pericolose peregrinazioni del Pianeta Ramingo e avremo un inatteso ritorno: quello delle Cronache degli Antichi Regni.



Voto del recensore: 2/5
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Topolino / Topolino 3478
« il: Domenica 24 Lug 2022, 20:32:06 »
Recensione Topolino 3478


 Macchia Nera è un personaggio decisamente particolare all’interno dello scenario disneyano. Nato nel 1939 sulle strisce giornaliere disegnate da Floyd Gottfredson come avversario one shot di Topolino, Macchia Nera riesce rapidamente a trovare un posto ricorrente sulle storie prodotte in Italia, diventando una versione più malvagia, fredda e razionale del solito Pietro Gambadilegno.

 Nonostante questo, anche lui ha subito, negli ultimi anni, il destino di tanti altri cattivi Disney, che sulle pagine di Topolino si sono trovati a diventare a mano a mano meno spietati e pronti a tutto e sempre più personaggi verso cui provare empatia piuttosto che timore. Il caso più eclatante resta senza dubbio Gambadilegno, che da nemesi di Topolino ne è diventato quasi un amico con cui condividere anche weekend di relax, ma anche Macchia Nera, a parte l’opera di isolati autori come Casty, si è trovato a diventare una versione più “innocua” di se stesso.

 Questo è un problema che caratterizza tutto il fumetto Disney nostrano degli ultimi anni, in cui è diventato sempre più difficile trovare un villain vero e proprio. Nell’ultimo periodo la redazione di Topolino ha realizzato il vuoto lasciato dalla lenta deriva dei cattivi, e ha cercato di porvi riparo. Ed è così che a Paperopoli ha fatto il suo ritorno (a tratti in maniera anche troppo invasiva) Cuordipietra Famedoro ed è spuntato fuori Red Duckan, mentre a Topolinia è arrivato Mister Vertigo che, nonostante il successo di pubblico, ha comunque generato qualche perplessità.

 È in questo contesto che si inserisce il rilancio di Macchia Nera avvenuto nell’ultimo anno, che cerca di riportare il personaggio ai fasti delle origini: iniziato con Io sono Macchia Nera e continuato con Il Bianco e Il Nero, questa settimana possiamo assistere all’avvio del terzo atto con Topolino e l’incubo dell’Isola di Corallo, ancora una volta per la sceneggiatura di Marco Nucci e i disegni di Casty.

 
Macchia Nera è tornato

 Dopo un breve flashback riprendiamo tutto da dove avevamo lasciato, con Macchia Nera a scontare la sua pena presso l’inespugnabile penitenziario dell’Isola di Corallo a seguito degli avvenimenti de Il Bianco e il Nero. Senza grande sorpresa del lettore, il suo primario interesse è ora organizzare la propria evasione: ben più imprevedibile ne è l’esecuzione, resa possibile dall’incontro, tempo addietro, con l’enigmatico e inquietante Dottor Puma, antiquario che sembra quasi una versione malvagia del Toppersby conosciuto tra le pagine di X-Mickey.

 In tale occasione Macchia Nera aveva ottenuto uno speciale mantello e, soprattutto, una busta dagli incredibili poteri: inviatala a qualcuno, permette al mittente scambiare completamente ruolo con il destinatario. Gli basta così spedirla a Topolino dal carcere per ritrovarsi a vivere nei panni del suo acerrimo nemico, godendo della sua casa e dei suoi affetti in attesa di ricominciare a dedicarsi al crimine, questa volta partendo da un’ottima fama di cittadino modello. Topolino, d’altro canto, si trova a dover affrontare la vita del carcere e a cercare di risolvere un problema così grande che persino l’esperto Macchia Nera aveva rinunciato: l’evasione (tradizionale!) dall’Isola di Corallo.

 
Una situazione surreale per Topolino…

 Questa prima parte di Topolino e l’incubo dell’Isola di Corallo conferma con successo il nuovo ruolo di Macchia Nera come temibile nemesi di Topolino. Lo spunto di partenza richiama la gottfredsoniana Topolino contro Topolino, altra circostanza in cui al protagonista veniva rubata la vita intera, in questo caso però da parte di un sosia.

 Il tocco più soprannaturale della vicenda questa settimana in edicola è un’interessante variazione sul tema, che raddoppia lo scambio ponendo anche Topolino in galera. La storia riesce anche a generare un maggiore senso di straniamento nel lettore dal momento che, insieme a Topolino, vediamo con chiarezza l’assurdità della situazione, mentre tutti i comprimari si comportano con la massima naturalezza, come se niente fosse.

 Sono ottime le atmosfere generate da Casty, soprattutto nelle tavole iniziali, ed è avvincente la narrazione di Marco Nucci, sempre più a suo agio nello scrivere Macchia Nera. Si devono ora attendere sette giorni per vederne la continuazione, dopo delle premesse che hanno sicuramente messo alte aspettative e che ci fanno sperare che l’appuntamento con il genio del crimine diventi sempre più frequente tra le pagine di Topolino, se continua a essere fatto con questa cura.

 A seguire, troviamo la conclusione della storia a puntate di Enna e Perina che ci ha tenuto compagnia durante le scorse settimane, con ben due episodi di Una poltrona per tre. Giunge così al termine il reality organizzato dal programma televisivo Megaricchi con la nomina del nuovo presidente del Club dei Miliardari a seguito di un voto popolare, il cui esito stupisce tutti i concorrenti (ma di certo non gran parte dei lettori).

 Se il colpo di scena dell’ultimo episodio ha difficoltà a cogliere di sorpresa, ben più efficace è quello al termine della penultima puntata, dove si scopre l’assenza di responsabilità di Red Duckan nel mettere “fuori gioco” i suoi avversari, sospetto insinuato invece da una macchina dello spettacolo solo interessata allo share televisivo, più disonesta e senza scrupoli del previsto.

 
The show must go on

 Giunti al suo termine, siamo ora in grado di tirare le somme di Una poltrona per tre. Sebbene la storia non riesca a distinguersi per via dell’azione o degli eventi nella trama, in generale piuttosto “vuota”, risulta una lettura particolarmente piacevole e divertente. Questo è reso possibile dai brillanti dialoghi e, soprattutto, da un ottimo umorismo da parte della sceneggiatura di Enna, che riesce a costellare la trama di battute che non risultano mai invadenti e che fanno buon uso dei personaggi del cast.

 L’idea di base è simile a tante già viste, dove si mette in primo piano una sfida tra magnati e le sue conseguenze per i cittadini di Paperopoli, ma viene affrontata in maniera fresca e moderna. A fronte di un’ottima caratterizzazione di Paperone, Rockerduck, degli assistenti di entrambi e persino della new entry Bob Tycoon, forse l’unico neo della storia è l’utilizzo di Red Duckan, che pare ancora faticare un poco a trovare il proprio ruolo all’interno del cast e viene così utilizzato in maniera un po’ anonima.

 Purtroppo, dopo una brillante prima metà del numero, le storie in chiusura non riescono a mantenere lo stesso livello. 

 
Un Van Horn non al massimo della forma

 Viene introdotta l’iniziativa “Finestra sul Mondo”, che ci farà compagnia per tutta l’estate proponendo, ogni settimana, una storia inedita Disney internazionale. L’idea è di per sé ottima offrendo ai lettori la possibilità do farsi un’idea più vasta di cosa sia il fumetto disneyano oggi; l’esecuzione tuttavia, almeno in questa prima prova, lascia a desiderare. Questa settimana troviamo infatti Paperino e il deserto da disertare di William Van Horn.

 L’abilità e l’importanza dell’autore sono fuori discussione, ed è più che positivo che venga offerta l’occasione di farlo conoscere a un pubblico più ampio: la scelta fatta non risulta tuttavia particolarmente indicata come un primo incontro. Si tratta infatti di un Van Horn recente, con uno stile sia di trama che di disegni che con difficoltà si sposa al resto della linea editoriale di Topolino: una storia magari anche non inedita del suo periodo più classico sarebbe stata probabilmente più facile da apprezzare da parte di un pubblico moderno, e avrebbe potuto generare più curiosità nell’approfondire le pubblicazioni estere.

 A concludere abbiamo infine un nuovo episodio di Comics and Science: Brigitta e l’impresa 3D, sceneggiata dal prolifico Marco Bosco e disegnata da Giampaolo Soldati. Questa serie aveva avuto origine con l’intenzione di costruire storie attorno a concetti scientifici non banali che potevano così fare capolino tra le pagine di Topolino, cercando di essere educativi senza essere pesanti. Con il passare del tempo tuttavia, la scienza è sempre più uscita di scena tanto che, come nella storia in questione, ci troviamo di fronte ad avventure “riempitive” in cui viene aggiunto, in maniera più o meno posticcia, un particolare di attualità scientifica che permette l’inserimento di un (interessante) articolo a corredo.

 
La Premiata ditta di nuovo all’opera

 Questa settimana l’argomento è la stampa 3D dei cibi, che offre lo spunto per una classica storia della Premiata ditta Filo e Brigitta dove i nostri due affaristi in erba aprono un nuovo ristorante in cui i piatti vengono “stampati”. Il racconto non spicca particolarmente rispetto ad altri della stessa serie ed è inoltre difficile non notare che il pretesto scientifico offre ben poco di originale alla trama.

 Il numero di Topolino di questa settimana, nonostante un finale un po’ deludente, risulta comunque di ottimo livello. La conclusione di Una poltrona per tre è particolarmente soddisfacente (grazie anche al piacere di poterne leggere due episodi uno di fila all’altro!) e l’inizio di Topolino e l’incubo dell’Isola di Corallo è particolarmente promettente. La prossima settimana potremo vedere come Topolino affronterà il problema dell’evasione di prigione e avremo ben due appuntamenti con Marco Gervasio: una nuova storie a puntate di Paperinik e un’inattesa prova della sceneggiatore romano sul rapporto di Zio Paperone con il Klondike.



Voto del recensore: 4/5
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Topolino / Topolino 3471
« il: Lunedì 6 Giu 2022, 11:52:30 »
Recensione Topolino 3471


 Negli ultimi anni, è stato dato un grande risalto ai protagonisti più giovani all’interno di Topolino, quei ragazzi che dovrebbero(!) essere più vicini al target ideale del giornalino.

 La maggior parte dell’attenzione, tuttavia, è stata finora data a Qui, Quo e Qua e alla creazione di un microcosmo che ruota intorno a loro, con svariate saghe attive dedicate ai loro diversi interessi: dagli ormai annuali tornei (uno dei quali in corso) dedicati ai loro interessi sportivi alle avventure musicali dei Bumpers, per arrivare alle sempre più ricorrenti storie di Area 15 per quanto riguarda il loro lato “nerd”, senza dimenticare le Giovani Marmotte e i mai dimenticati interessi naturalistici.

 Poco spazio è invece per ora stato dedicato ai nipotini di Topolino, Tip e Tap, che fatta eccezione per l’interessante esperimento di Sciarrone con Foglie rosse mancano complessivamente dal settimanale. È dunque interessante trovarli protagonisti di Topolino e il ritorno dell’uomo falena, storia di apertura di Topolino 3471.

 Grazie ai testi di Sergio Badino, questa settimana veniamo a conoscenza di un loro nuovo interesse: i misteri sovrannaturali, analizzati e risolti razionalmente tramite il metodo scientifico dal loro nuovo idolo, Max Topidoro, “topizzazione” del giornalista e co-fondatore del CICAP Massimo Polidoro.

 Dopo aver assistito all’ultimo episodio de Il ficcanaso scettico, il programma di Topidoro, dedicato a un misterioso uomo falena apparentemente avvistato nella vicina località di Topoint Pesant, Topolino e i nipotini decidono di rendere quella la meta del campeggio già programmato per il weekend. Nonostante la promessa di non indagare sull’uomo falena e di non disturbare Topidoro al lavoro, con poca sorpresa dei lettori questo è proprio quello che si troveranno a fare Tip e Tap dopo appena un giorno a Topoint Pesant.

 
Un vip perfettamente funzionale alla trama

Questo primo episodio ci mostra una buona panoramica sugli abitanti del villaggio e sul mistero dell’uomo falena, oltre che sull’inizio delle indagini bruscamente interrotte dal termine del primo episodio, che lascia il lettore con il fiato sospeso grazie a un riuscito cliffhanger.

 È prematuro dare un giudizio sulla storia dopo solo un episodio, ma è sicuramente già possibile applaudire l’interessante idea di base. I misteri e il sovrannaturale sono argomenti affascinanti, e far affrontare a Tip e Tap leggende legate al mondo reale in modo razionale ha tutte le carte in regola per diventare un format ricorrente tra le pagine di Topolino, oltre a essere un argomento potenzialmente di attualità e educativo. Anche la presenza della disneyanizzazione di un VIP risulta in questo caso molto meno pesante e fuori luogo del solito, complice il minore impatto mediatico di Massimo Polidoro.

 Ottimi anche i disegni di Andrea Malgeri, che ci presentano Tip e Tap nello stesso look più moderno e vicino ai giovani di oggi inaugurato proprio da Sciarrone, mettendo via nell’armadio le tipiche coroncine e le salopette a favore di meno anacronistiche felpe e magliette. Aspettiamo dunque con ottimismo la conclusione di questa storia settimana prossima, nella speranza che un suo buon successo possa offrire a Tip e Tap più spazio nel settimanale, magari proprio in veste di “investigatori dell’insolito”.

 A seguire abbiamo un nuovo episodio di Papersera News: Zio Paperone e il ritorno dei Wakasnort. Corrado Mastantuono è sempre più a suo agio come autore completo e in questo caso riporta il lettore sull’isola di Moai, nella tribù dei Wakasnort già creati da lui per La filantropia contagiosa, altra storia nello stesso ciclo pubblicata su Topolino 3351.

 In questo caso è una strabiliante scoperta numismatica a convincere la redazione del Papersera, e soprattutto Paperone, a ritornare sull’isola, nella speranza di ottenere una rarissima moneta che potrebbe consentire al magnate di superare in importanza la collezione di monete antiche del rivale Rockerduck.

 
Le insospettabili capacità di Paperoga

 Quest’ultimo ha ovviamente la stessa idea, e questo offre a Mastantuono l’occasione di cucire una trama che, nella prima parte, ha un sapore molto classico, con una gara tra Paperone e Rockerduck che purtroppo non si vede più così spesso sul settimanale, arricchita dalle gag legate ai Wakasnort e a Paperoga, perfettamente in grado di decifrare il loro linguaggio grazie al loro preciso gesticolare.

 La parte finale si discosta però dal formato più classico e Mastantuono riesce a preparare una serie di efficaci colpi di scena, mostrandoci un Paperone con un cuore in un modo più riflessivo e meno buonista di tante simili prove recenti.

 Questa settimana è anche un’altra serie a tornare tra le pagine di Topolino: I misteri di Paperopoli, storie scollegate tra loro ma che, tutte insieme, si propongono di dipingere un quadro della città dei Paperi esplorando un diverso edificio in ciascun episodio. In questo caso tocca al Cinema Paperopoli, vecchio locale che ha forgiato l’adolescenza di Paperino e Archimede ma che, con grande delusione del proprietario Joe, sta lentamente cadendo in disuso ai giorni nostri, come purtroppo tante sale nel mondo reale.

 
Cinema e nostalgia

Grazie dall’impegno e all’entusiasmo di Paperino e Archimede però gli verrà offerta una nuova possibilità, e il locale riesce a attirare molti nuovi clienti e a riunire la comunità. Quella di Bruno Sarda è una vera e propria lettera d’amore alla sala cinematografica, e lo sceneggiatore riesce a imbastire una trama allo stesso tempo coinvolgente e retorica al punto giusto, ottima nuova aggiunta a una serie che per ora si sta dimostrando piuttosto ben riuscita.

 Concludono il numero due storie brevi. Paperina e la voce vegetale è sceneggiata da Giorgio Salati con i disegni di Giulia Lomurno. Si tratta di una divertente classica avventura cittadina in cui un’invenzione di Archimede sconvolge, in questo caso, la vita di Paperina, mostrandole come una pianta parlante, a lungo andare, possa diventare una presenza pesante.

 Infine, Marco Nucci si mette alla prova con una breve su Malachia, Malachia e la zampata esponenziale. Le altre storie di questo ciclo avevano iniziato a mostrare la stanchezza del tema, ma Nucci riesce, in questo caso, a darci un’interessante svolta surreale e inaspettata, con un (doppio) finale molto riuscito, catturando l’attenzione del lettore.

 Topolino 3471 è un ottimo numero che riesce a convincere anche nelle storie brevi. Le storie appartenenti a cicli già esistenti si mostrano valide aggiunte, nella media se non sopra delle rispettive saghe, e la storia di apertura getta le basi per una avventura interessante e che, auspicabilmente, può diventare a sua volta un appuntamento ricorrente.

 Appuntamento settimana prossima con la seconda parte di Topolino e l’uomo falena, per vedere se riuscirà a soddisfare le aspettative date dal primo episodio, e con un esordio in Disney di Emiliano e Matteo Mammucari, con Gastone lo sfortunato, cui è dedicata un’intervista in chiusura del numero.



Voto del recensore: 4/5
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Topolino / Topolino 3459
« il: Domenica 13 Mar 2022, 13:21:12 »
Recensione Topolino 3459


 Quello del giallo è uno dei sottogeneri più tipici per le avventure di Topolino. Se le origini di Topolino-detective si possono far risalire addirittura già alle strisce di Floyd Gottfredson, il topos è stato poi affrontato da gran parte degli sceneggiatori della scuola italiana, tanto da rendere quello dell’investigatore dilettante il ruolo più emblematico ricoperto da Mickey Mouse nella cultura popolare.

 Si tratta di un genere di grande successo presso il pubblico, e sul quale anche l’attuale corso di Topolino sta puntando molto: basti pensare alla grande saga-evento di Vertigo, che ci ha tenuto compagnia a lungo tra le pagine del settimanale, o al rilancio di Macchia Nera. Nonostante questo, scrivere un buon giallo di Topolino non è affatto impresa semplice, e se molti dei grandi maestri sono riusciti a scrivere thriller mozzafiato e intrecci affascinanti, in questo genere ormai saturo è facile ritrovarsi con brevi storielle insipide, che sapranno di già visto al lettore di lunga data.

 Marco Bosco si è inserito in questo filone già da qualche anno, con la serie Topolino in giallo di cui troviamo un nuovo episodio proprio nel numero in edicola questa settimana, con i disegni di Mattia Surroz: Misteri in campagna.

 La scelta, sicuramente riuscita, di Bosco per questa serie è quella di trasportare Topolino fuori da Topolinia, con il duplice obiettivo di allontanarlo tanto dai soliti alleati quanto dai soliti nemici. Non solo infatti il caso da risolvere non è più un aiuto all’amico Commissario Basettoni, donando alla vicenda una certa freschezza, ma soprattutto ci si trova ogni volta di fronte a un cast completamente nuovo di personaggi tra i quali dover individuare un colpevole, senza avere il ben noto ambiente della malavita topolinese con i soliti indiziati e i soliti responsabili.

 Questa volta Topolino va con Minni in visita nella contea di Greenfield, dove vanno a trovare la loro amica Jody, trasferitasi dalla città nella campagna per iniziare una nuova attività agricola. Purtroppo la vita di fattoria non è rilassante come ci si potrebbe immaginare e misteriosi sabotaggi si susseguono finché, una mattina, Jody stessa sparisce, vittima di un rapimento.

 
Alla faccia degli incidenti

 Tra braccianti scontenti e vicini di podere con possibili secondi fini, non mancano certo gli indiziati e il caso si presenta fin da subito come di non facile risoluzione: nonostante ciò, Topolino e Minni riusciranno a venirne a capo, con anche un interessante colpo di scena che mostrerà come i nostri protagonisti si siano trovati, senza accorgersene, a indagare su due casi distinti.

 Misteri in campagna non si distingue certo in maniera tale da diventare uno dei grandi gialli di Topolino, di cui ci si ricorda a distanza di anni, ma rappresenta una lettura piacevole, che intrattiene il lettore con una struttura classica ma non prevedibile. Molto buoni i disegni di Surroz, il cui stile solare però a tratti cozza con la tensione della vicenda.

 Bosco monopolizza la prima metà dell’albo andando a firmare anche la breve successiva: Pillole di Pico: Il Pi greco. In occasione del Pi Day, il 14 marzo, Pico de Paperis ci fa una breve carrellata sull’importanza di questa costante, che presto diventa una semplice occasione per discutere l’importanza della matematica nella nostra vita quotidiana. Ancora una volta, per queste storie didascaliche con il nostro plurilaureato preferito, è difficile non sentire la mancanza di Newton, dopo aver scoperto nelle storie recenti del ciclo Newton e Pico in viaggio nel sapere.

 Con Gatti e nuvole torna Malachia, in una breve sceneggiata e disegnata da Enrico Faccini. Mentre le prime storie del rilancio del gatto di Paperino si incentravano, con dubbi risultati, nelle sue avventure con altri animali, l’autore ligure ha cercato di dare una sua personale lettura al ciclo, trasformandolo in una onirica piccola epopea sui felini.

 
L’esimio Malachiardo

 Il risultato è ancora poco convincente, gli stereotipi sui gatti vengono affrontati in una dimensione fiabesca e portano ancora una volta a riflettere su quali personaggi del mondo Disney meritino effettivamente ruoli da protagonisti. Il talento di Faccini si mostra comunque nelle sequenze più surreali, in cui si mostra naturalmente a suo agio: l’apparizione di Malachiardo da Mici, il gatto esploratore, riesce da sola a giustificare la presenza della storia nel numero.

 A seguire troviamo Paperino e i sapori in trasferta, per la sceneggiatura di Alessandro Sisti e i disegni di Massimo Fecchi. Sisti confeziona una storia che ricorda la classica struttura in cui Paperino si trova a diventare esperto in un qualche mestiere piuttosto improbabile… finché qualcosa non va particolarmente storto a causa della sua hybris, ritrovandosi così a dover ricominciare da zero.

 Il topos viene però reinterpretato in ottica compatibile con la visione più moderna di Paperino. In questo caso infatti a peccare di hybris è Zio Paperone, che a seguito del successo del nipote come cuoco in una sua spedizione artica, lo obbliga a diventare chef a rotazione per tutti i suoi dipendenti distribuiti ai quattro angoli del globo, spostandosi e cucinando a bordo di un “aerocargo con uso di cucina”, di cui costituisce l’intero equipaggio.

 
Un aereo attrezzatissimo

 Nonostante le migliori intenzioni di Paperino, il mestiere di cuoco aereo, pur dopo un breve inizio promettente, è come da copione destinato a finire rovinosamente. Nonostante ciò, il lieto fine arriva sia per Paperino che per Paperone in quanto entrambi hanno imparato dalla cattiva esperienza e riescono a trovare una soluzione… ideale per tutti.

 A chiudere il numero, troviamo il prologo a Road to world Cup, la saga calcistica scritta da Marco Nucci e illustrata da Stefano Intini che ci farà compagnia a partire da maggio. La scelta di anticipare così tanto il prologo rispetto alla serie vera e propria è piuttosto curiosa, ma riesce comunque a stuzzicare non poco la curiosità del lettore. Continuano le avventure del Calisota F.C., che dopo il Torneo delle Cento Porte e la Calisota Summer Cup è ora pronto a partecipare ai gironi di qualificazione per i mondiali giovanili.

 Il prologo è dedicato alla spiegazione delle regole del torneo e all’estrazione delle squadre che parteciperanno al girone, oltre alla presentazione di una di esse, la squadra di Salsedonia. Quest’ultima ci viene presentata tramite un flashback di Paperino, risalente ai tempi in cui serviva in marina e arricchita da gag legate al particolare campo di gioco, di natura molto… marittima.

 Le due lunghe storie precedenti a tema calcistico hanno già mostrato come questa formula sia un modello vincente, con i gironi che offrono naturalmente una scansione a episodi e portano il lettore a attendere con interesse lo svolgersi della vicenda. Attendiamo quindi con entusiasmo maggio, pronti a salire sugli spalti e a tifare per il Calisota F.C.!



Voto del recensore: 2.5/5
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Topolino / Topolino 3454
« il: Sabato 5 Feb 2022, 15:06:55 »
Recensione Topolino 3454


 Con Topolino 3454 tornano tra le pagine del settimanale le Giovani Marmotte, con un nuovo episodio della saga inaugurata nel 2020 con Operazione Alaska e che le ha riportate al pubblico di oggi in una veste aggiornata e rinnovata, con nuovi comprimari e nuove avventure.

 L’idea di usare le Giovani Marmotte come protagoniste assolute è di per sé ottima, facendo una sorta di reboot della testata dedicata al gruppo scoutistico negli anni Novanta, che presentava storie inedite anche in quel caso con un proprio cast fisso di Giovani Marmotte oltre ai noti nipotini.

 Ciò permette di toccare temi di attualità come quelli ecologici, di portare i protagonisti in luoghi esotici mostrando affascinanti angoli del pianeta poco noti, di mettere i ragazzi stessi al centro dell’azione e di caratterizzarli maggiormente, come già tante altre saghe su Topolino stanno facendo. Il risultato però, purtroppo, è stato fino ad ora altalenante, e anche Le Giovani Marmotte in La terra delle nuvole non riesce a spiccare particolarmente.

 Questa settimana Francesco Vacca porta i paperotti a visitare un luogo particolarmente affascinante, che grazie ai disegni di Mario Ferracina possiamo parzialmente vivere anche noi: il salar de Uyuni, un gigantesco deserto di sale in Bolivia, abitato da fenicotteri e treni in disuso. La storia si mette in stretta continuity con le precedenti: vediamo maturare Qua nel suo ruolo di capo, mentre continua a ricevere dal Gran Mogol lezioni di leadership, Jamal tornare in possesso di una macchina fotografica dopo il disastro dell’episodio precedente e Newton continuare a cercare la sua strada come genio del gruppo, purtroppo spesso incompreso.

 Anche il villain di questo episodio costituisce un ritorno: si tratta nuovamente del malvagio Mike Perry, in questo caso però alle dipendenze di un misterioso superiore, apparentemente interessato a mettere le mani sul prezioso Manuale delle Giovani Marmotte. L’episodio sembra solo propedeutico a nuovi sviluppi che matureranno completamente solo nelle prossime avventure, e da questo punto di vista lascia il lettore con un po’ di amaro in bocca: nonostante le 46 tavole a disposizione, sono pochi gli effettivi avvenimenti nella storia e la conclusione avviene comunque in maniera affrettata lasciando più domande che risposte.

 
Genio incompreso

 Se da una parte è avvincente scoprire che un misterioso villain che conosceremo in episodi futuri è interessato al Manuale, che Mike Perry è riuscito a rubare, dall’altro è frustrante non scoprire cosa abbia fatto al manuale Newton per renderlo inservibile (e come facesse a sapere che era quello il vero obiettivo dei loro inseguitori…), lasciando più l’impressione di un finale incompleto che di un cliffhanger o di un finale aperto. La speranza è che questo episodio sia di fatto solo una lunga introduzione, che trova il suo posto all’interno di una saga che si dipanerà nei prossimi mesi e che potrà sviluppare pienamente il potenziale di questi personaggi.

 A seguire troviamo Topolino e le scomposizioni artistiche, per i testi del prolifico Carlo Panaro e con i disegni di Marco Palazzi. Si tratta di un classico giallo con Topolino protagonista, con un ricattatore senza scrupoli pronto a rovinare tutte le opere d’arte della città grazie a un misterioso ritrovato tecnologico. La storia segue uno schema molto classico, che a molti lettori più “navigati” saprà di già visto ma che può sempre trovare un posto tra le pagine del settimanale. Rispetto ad altre storie di questo tipo, la risoluzione del caso può apparire un po’ affrettata, mancando una vera e propria spiegazione di come le opere d’arte venissero modificate, e si può accusare una certa faciloneria nel come viene trattato il mondo dell’arte e della critica.

 
Follie faccinesche

Al centro dell’albo troviamo due storie brevi: L’allegra pernacchia, di Enrico Faccini autore completo, e Sopravvivi con Indiana: Acqua e cibo, di Marco Bosco e Giulia La Torre.

 Faccini torna a proporre storie mute con protagonista Paperoga, riuscendo come al solito a ottenere grandi effetti comici con una gag minimale ma incredibilmente valorizzata dalla recitazione dei personaggi e dal surrealismo della situazione.

 La breve di Bosco si inserisce invece nel filone delle storie educative ma, dopo il rinnovamento portato a questo formato dalle storie con protagonisti Pico e Newton, mostra come l’approccio sia nel complesso invecchiato male, risultando decisamente più artificioso e pesante rispetto al dinamismo dato dal confronto dialettico tra le due generazioni di “geni”.

 A chiudere il numero troviamo infine Amelia e Archimede e la deriva dimensionale. Dopo essersi recentemente coalizzata con Brigitta, per la fattucchiera è il momento di una nuova alleanza improbabile, questa volta con Archimede. L’inventore è infatti riuscito a costruire un macchinario che annulla l’effetto della magia e, tentando di distruggerlo, Amelia lo manda in tilt, creando una bolla di puro caos intorno al laboratorio, nella quale sono rimasti intrappolati Edi e Gennarino.

 Seguiremo così sia la missione di salvataggio da parte di Amelia e Archimede in contemporanea al tentativo di fuga dei loro aiutanti, fino alla, decisamente non lineare, soluzione del problema. La vicenda, scritta da Federico Rossi Edrighi, permette a Stefano Intini di sbizzarrirsi nella creazione di ambientazioni surreali, illustrando esilaranti versioni “variant” dei protagonisti e affascinanti dimensioni alternative con una fauna e flora molto… peculiari.

 
Inaspettate versioni alternative

 Topolino 3454 non riesce nel complesso a distinguersi particolarmente, tanto più dopo l’alta media qualitativa cui gli ultimi mesi del 2021 ci avevano abituato. La storia di apertura con le Giovani Marmotte, cui la copertina stessa è dedicata, delude un po’ le aspettative e la parte migliore del numero è costituita da due storie “minori”: la breve di Faccini e l’avventura in chiusura.

 Il numero della settimana prossima segna alcuni ritorni: sia le lunghe storie a puntate, con il primo episodio di Topolino e l’anomalia concentrica, sia del ciclo Comics & Science, con una storia scritta in gemellaggio con la rivista scientifica Nature.



Voto del recensore: 2/5
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Topolino / Topolino 3448
« il: Domenica 26 Dic 2021, 19:29:11 »
Recensione Topolino 3448


 Il periodo di Natale è molto importante per Topolino: le atmosfere di questa festa sono un ambiente naturale per i personaggi del cast disneyano e, inoltre, riescono a attirare con facilità anche i lettori occasionali.

 Quest’anno a catturare l’attenzione contribuisce anche una meravigliosa copertina disegnata da Andrea Freccero, che omaggia il celebre dipinto di Carl Barks Gifts for Shacktown, a sua volta riproposizione della copertina dell’albo one shot dove ha fatto il suo debutto Paperino, Zio Paperone e il ventino fatale.

 La copertina, con i suoi giochi di luce dovuti all’effetto olografico, ci immerge immediatamente in un clima di festa e il candore che la ricopre è perfetto per affrontare il terzo numero consecutivo in cui la tempesta di neve scatenata (?) da Macchia Nera spadroneggia nel Calisota (e in tutte le storie presenti).

 È proprio all’ultimo episodio de Il bianco e il nero che viene affidato il compito di aprire il numero. Marco Nucci usa l’espediente dell’articolo di un giornalista per fare un breve e leggero riassunto delle puntate precedenti, accogliendo così anche i nuovi (o occasionali) lettori, per poi gettarci immediatamente nell’azione e guidarci verso la risoluzione della minaccia di Macchia Nera.

 Al termine dell’avventura, naturalmente, il Natale viene salvato dall’acume di Topolino e il malvagio progetto di Macchia Nera è sventato, con un interessante plot twist: questo diabolico piano altro non era che… un bluff. Non c’era nessun “attrattore nembico”, nessun reale pericolo e nessuna reale arma, se non la paura dei cittadini stessi.

 
Un cattivo imponente e inquietante

 Il lettore non può che reagire in maniera polarizzata a questa scelta di sceneggiatura: con grande delusione o con entusiasmo, con poco spazio per posizioni intermedie. Una lettura più negativa potrebbe vedere in questa scelta una via d’uscita pigra, un inutile capovolgimento delle aspettative verso un piano convoluto da parte di un Macchia Nera genio del crimine, riducendolo invece a un Mister Vertigo qualsiasi che riesce a mettere una città intera in ginocchio a colpi di bugie e disinformazione.

 È facile tuttavia riconoscere come questi siano in realtà i punti di forza della storia. Le aspettative del lettore sono sovvertite in quanto anche lui, come i protagonisti e i cittadini di Topolinia, è caduto nel tranello di Macchia Nera: come loro, ha creduto alle sue parole e alle sue capacità. E proprio per questo, Macchia Nera ne esce come un personaggio potenziato, non indebolito, portando a un successo l’operazione di “reboot“: è il vero re del terrore ora, la città lo teme e lo rispetta, ed è pronta a versare un cospicuo riscatto solo basandosi sulla rassegnata fiducia in sue capacità quasi senza limiti.

 Questi elementi di originalità, la capacità di Nucci di ingannare il lettore e le atmosfere illustrate da un Casty in ottima forma, concorrono a formare quella che, senza dubbio, è una delle migliori storie di Macchia Nera degli ultimi anni.

 A seguire, Francesco Vacca e Valerio Held regalano una classica storia di buoni sentimenti natalizi con Paperino, Battista e Miss Paperett in: L’anniversario misterioso. Torniamo in una innevata Paperopoli dove seguiamo i dipendenti di Paperone (incluso il nipote, dato il suo ruolo non ufficiale di lucidatore di monete) in un pedinamento del loro principale con l’obiettivo di scoprire la vera origine di un suo annuale e misterioso impegno.

 La storia è interessante per svariate strizzate d’occhio alla Saga di Don Rosa che citano eventi del passato di Paperone, risultando però un po’ asciutte e al limite del fanservice collocate come sono in una cornice in cui l’esplicita morale e i buoni sentimenti, per quanto richiesti dal periodo, arrivano a essere quasi stucchevoli e fini a sé stessi.

 
Nightmare Before Christmas

 Una gestione assolutamente riuscita della retorica del periodo natalizio è invece quella di Nucci con A Christmas Coot. Si tratta di una ennesima reinterpretazione del celeberrimo Canto di Natale con Nonna Papera a interpretare il ruolo di Scrooge, visitata dagli spettri del Natale passato, presente e futuro. Nonostante ciò, la storia riesce a distinguersi per originalità dagli innumerevoli tentativi di adattamento del classico di Dickens che abbiamo avuto occasione di leggere in passato.

 La ben nota tempesta di neve che per settimane ci ha fatto compagnia tra le pagine di Topolino ha causato non pochi disagi al collegamento tra Paperopoli e la campagna, spingendo la famiglia dei paperi a rinunciare all’annuale festa alla fattoria della nonna. Elvira, pur accusando il colpo, si arrende alla causa di forza maggiore e si prepara a celebrare il Natale da sola con Ciccio.

 A ridarle la grinta necessaria per prendere la situazione in mano e mantenere viva la tradizione che, impariamo dalle prime pagine, va avanti da quattro generazioni di Coot, sarà proprio la visita dei fantasmi, che mostreranno alla nonna da un lato quanto siano sempre stati importanti per l’unità della famiglia dei paperi questi momenti di raccolta e di condivisione di gioia, dall’altro quanto gli impegni di una famiglia moderna, sempre presa da ritmi frenetici, possano portare rapidamente a dimenticarsi delle consuetudini quando queste vengono a interrompersi per breve tempo.

 Questo riesce a darle la motivazione per combattere e salvare il Natale in fattoria, obiettivo che riuscirà a raggiungere anche grazie a un inaspettato aiuto… dal passato. Paolo Mottura illustra magnificamente la storia, donando in particolare una riuscita atmosfera onirica alla sequenza centrale della visita dei fantasmi. Un’ottima vicenda natalizia, insomma, con tutte le carte in regola per diventare uno dei classici per la stagione delle feste, da rileggere di anno in anno.

 
Paperinik salva il bianco Natale

 La chiusura del numero è affidata a Paperinik in Missione Natale. Nucci, in A Christmas Coot, aveva mostrato come Paperino fosse arrivato in ritardo e visibilmente stanco al cenone in fattoria; Marco Gervasio ci spiega ora perché: nei panni di Paperinik era infatti impegnato a portare in salvo la slitta di Babbo Natale, per permettere a quest’ultimo di fare il suo giro in tempo per consegnare i doni.

 Lo gnomo Zimpy ha infatti il desiderio di vivere le emozioni del volo, ma il suo prestito non autorizzato della slitta lo porterà a subire un incidente a Paperopoli, dove la vettura sarà rubata da Rockerduck con lo scopo di sponsorizzare i suoi grandi magazzini. Tocca a Paperinik sistemare le cose e salvare la festa per i bambini di tutto il mondo. Si tratta di una storia godibile, arricchita dai disegni di un ispirato Ivan Bigarella e da collegamenti, non pesanti, alle altre storie apparse in questo albo e in quelli precedenti.

 Topolino 3448 è un ottimo numero, che può essere facilmente apprezzato da fan vecchi e nuovi e da quei lettori attirati verso i fumetti Disney anche dal solo clima festivo. La storia più debole, quella del duo Vacca/Held, è comunque una lettura piacevole; le altre si attestano su livelli molto alti, in particolare le due di Nucci, impreziosite in entrambi i casi da disegnatori fuoriclasse.

 Con questa lettura, ci uniamo ai personaggi della Banda Disney nei festeggiamenti del Natale appena trascorso e ci prepariamo, per la prossima settimana, a celebrare il Capodanno con una storia a tema di Topolino giramondo.



Voto del recensore: 5/5
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