In merito a 'Zio Paperone e le Sette Sabbie di Cibola'.
Innanzitutto vorrei richiamare l' originale, 'The Seven Cities of Cibola' (Uncle Scrooge # 7, 1954).
La vicenda è ridotta all' osso (-I polished and polished on the scripts and drawings until I had done the best I could in the time available-, dirà Barks successivamente). Ventotto tavole complessive su quattro strisce per un' avventura che molti lettori ricorderanno probabilmente come ben più lunga, tanto è serrato l' intreccio.
L' Artista dell' Oregon ha scritto pagine e pagine sulle più svariate cacce al tesoro, senza mai ripetersi. Il nous, l' essenza, è sempre un sincero spirito d' avventura. Qui ben rappresentato da uno Zione che non esita ad offrire "a million dollars" per una nuova invenzione, salvo poco dopo appassionarsi alla ricerca di punte di freccia per "Fifty cents apiece! Wow!".
Una sofferta ricerca nel deserto, con la minaccia incombente della Banda Bassotti, un galeone spagnolo (introdotto perché, diceva Barks, "I felt I had only enough for a ten-page story") ed uno spiegone, introducono i Paperi nel mondo delle Sette Città di Cibola.
Il plot funziona come un orologio svizzero. I characters sono ottimamente definiti. Da una parte, gli avidi Bassotti, responsabili dell' affrettato epilogo della vicenda. Dall' altra parte, i Paperi, meri spettatori del precipitare degli eventi grazie alla trovata barksiana di essere stati murati vivi...
Un capolavoro.
Negli ultimi anni abbiamo avuto il remake (riscrittura attualizzata, diciamo così) di 'Topolino e la Banda dei Piombatori' e di 'Paperino e il Ventino Fatale'.
Più che due omaggi, direi due insulti agli Autori delle opere originali. Merrill De Maris, Floyd Gottfredson e Carl Barks sono stati a mio avviso accuratamente svillaneggiati.
'Zio Paperone e le Sette Sabbie di Cibola' faceva presagire il peggio.
Ma così non è stato.
I disegni di Nicola Tosolini non sono male ma non incontrano il mio gusto personale. Espressività un po' stereotipata, con quegli occhioni che strabuzzano in ogni circostanza, vignette poco leggibili.
Per carità, tavole tutto sommato dignitose. Ma distanti anni luce dalla capacità poetica, evocativa, suggestiva dello straordinario tratto barksiano!
Vito Stabile, alle prese con un moloch della letteratura per immagini, direi che è riuscito a salvare il portapiume...
Il remake, eccezionalmente fedele all' originale, ripercorre situazioni e soluzioni già note non per carenza di idee, ma in segno di umile devozione verso Carl Barks.
I concetti cardine dell' opera primitiva ci sono tutti, così come l' atmosfera magica e un po' nostalgica, pur se parzialmente sfumata.
Le novità introdotte da Stabile sembrano funzionare.
Alla combriccola dei lestofanti si aggiunge ora Rockerduck, all' epoca non ancora concepito.
L' idea delle sette sabbie mi piace molto. Abbastanza convincente l' intervento riparatore della rossa. E bene ha fatto Stabile ad evitare di dilungarsi in ulteriori spiegazioni.
Le ultime tavole, che chiariscono come questo remake sia anche un sequel, si concludono con un finale aperto davvero suggestivo...
Insomma, tutto sommato il risultato mi sembra molto gradevole.
Soprattutto, mi sembra di avere percepito l' apprezzabile umiltà con cui i nostri due Autori si sono accostati al capolavoro di Barks. Rinunciando a scimmiottarlo da vicino e riverendolo da lontano.
Bravi.
Concordo pienamente tranne che su Tosolini, il quale in realtà non dispiace affatto in quanto capace di interpretare i personaggi con un tratto fluido e moderno, nonostante non rientri tra i miei autori preferiti.
Sicuramente il capolavoro di Barks, che per me, come per Vito e per molti altri, è la migliore storia Disney mai realizzata, è ineguagliabile, tuttavia ho apprezzato il remake-sequel e l'idea delle sabbie mi pare perfettamente coerente con la vicenda, che acquisisce così anche un sapore magico. Da fan di Barks e Rosa, tendo a giudicare negativamente le storie nostrane di ZP, ma credo che Vito stia svolgendo un ottimo lavoro nel riportare lo spirito Barksiano nelle storie del settimanale, la cui qualità purtroppo mi è parsa in calo durante gli ultimi mesi; la responsabilità di questo calo la attribuisco alla scarsa attenzione nello sviluppare sceneggiature che non ricalchino clichè già visti e lo stesso Paperone, all'inizio della storia, sembra riflettere questa triste realtà, rimpiangendo di aver ormai già trovato tutti i tesori esistenti. Al contrario Barks, che avrebbe realizzato una moltitudine di storie basate su leggende e tesori del mondo reale, non essendoci all'epoca avventure a fumetti a cui rifarsi, si dovette inventare egli stesso intrecci narrativi inediti e così Paperone, nella storia originale, non si reca alla ricerca di qualche tesoro che non abbia ancora rinvenuto, bensì tenta di trovare una qualche maniera innovativa di fare soldi. Barks ci ha lasciato perciò in eredità un Paperone che ha già fatto della sua vita una caccia al tesoro in un mondo simile al nostro, un Paperone la cui epopea pare tuttavia non essere proseguita oggi da alcuno all'interno del contesto mitologico-realistico introdotto da Barks, un contesto che è intrinsecamente una delle caratteristiche fondamentali del personaggio. Don Rosa ce l'ha fatta con successo a partire dagli anni '90, mentre in Italia i soli Cimino e Scarpa hanno tentato un'operazione del genere, pur condizionati dalla versione 'travisata' di Scrooge introdotta da Guido Martina (il quale ritengo ugualmente un autore prestigioso e degno di rispetto). Vitaliano è sembrato avere i propri piani in proposito, ma è su Vito in questo momento che io punto affinché le storie del nostro Zione possano tornare a splendere e raggiungere nuovi picchi di magnificenza.