Il
3220 è un numero nel complesso meno entusiasmante dei precedenti due, ma si difende tutto sommato bene.
Partendo... dalla fine,
La regine fuori tempo si conclude bene. Personalmente non sono soddisfatto al 100%, un po' perché da un fuoriclasse come
Bruno Enna ci si aspetta sempre qualcosina di più (ci ha abituato bene
), un po' perché la storia aveva un pesante onere da mantenere, e a mio avviso non ci è riuscita del tutto. Reginella viene trattata con i guanti dello sceneggiatore sardo, ma forse anche troppo, avendo un ruolo attivo solo quando ormai l'avventura è agli sgoccioli e non riuscendo a incidere quanto invece accadeva nei racconti
ciminiani. Togliendo questo pesante fardello dall'equazione, ecco che abbiamo però una robusta storia d'azione che non rinuncia a sentimenti ed emozioni, gestita molto bene e con un ritmo quasi sempre buono, con una piccola frenata nel secondo tempo. Al netto del mio scarso entusiasmo, tutto personale, verso il setting dell'età della pietra, la trama funziona e affabula. Ma se dovessi valutare il tutto secondo l'ottica del "grande ritorno di Reginella" sono decisamente meno entusiasta.
Mi spertico ancora in lodi per i disegni di
Giada Perissinotto, infine, che ha mantenuto un alto livello qualitativo per tutte le tre puntate ed è stata una vera gioia per gli occhi.
Il "giallo dell'estate" è affidato a
Marco Bosco, come l'anno scorso: peccato che
Mystery Boat sia piuttosto lontana come risultato dall'ottima
Le vacanze in fuga del 2016. Poco male, questa detective story sarà meno avvincente ma riesce nell'intento di costruire un intreccio solido, lontano dalla prevedibilità della risoluzione e con un buon team-up tra Topolino e Minni. L'ambientazione croceristica è funzionale e fa il suo dovere, il doppio caso che si intreccia è un sistema rodato che non fallisce e Mickey ne esce lontano dalla figura dell'investigatore perfetto e antipatico. L'unica pecca è quella che già rilevavo da tempo nelle sceneggiature dell'autore, specialmente nelle sue prove con DoubleDuck: un eccessiva serietà, un'impostazione da un lato lodevole ma dall'altro responsabile di una scrittura a volte troppo piatta e priva di leggerezza, che ogni tanto sarebbe invece utile per spezzare il ritmo.
Ettore Gula fa un gran bel lavoro alle matite, anche se era decisamente più in forma nella storia di Zemelo di settimana scorsa. L'abito "d'ordinanza" con papillon ha rovinato secondo me buona parte dell'estetica, al netto del tratto plastico e morbido che il disegnatore sfoggia con piacevolezza anche stavolta.
La seconda puntata della storia-fiume di
Sio è brevissima, e c'è quindi poco da aggiungere a quanto osservato in precedenza: le battute demenziali abbondano, con ancor meno freni che nelle precedenti incursioni
disneyane del fumettista, e il ritmo è sempre folle e sostenuto. Vedremo lo svolgimento. Intanto il cambio di disegnatore non giova, con un
Nico Picone dal tratto un po' troppo rigido e netto che, per quanto non inadatto al tipo di storia, non mi convince del tutto.
Simpatica la storia di
Tito Faraci su Pippo dal gelataio, migliore di altre recenti brevi di questo tipo con cui lo sceneggiatore si è cimentato recentemente, e sempre buona la
Castellani alle matite.
Il segreto del mare di foglie, invece, come le altre storie della serie non mi ha detto granché, nonostante il concept potenzialmente intrigante mi è parsa procedere in maniera fin troppo collaudata e già vista, con una risoluzione dotata di poco mordente.