Se hai un comparto grafico simile la sceneggiatura può anche passare in secondo piano.
Non sono d'accordo su questo punto: la forza della rappresentazione, in un fumetto, è compenetrata da una "sintesi" di sceneggiatura e disegni. Dopo Celoni, Mottura è la matita barocca per eccellenza sulle pagine del Topolino, tuttavia, se la storia non è all'altezza, tutto ciò che resta è l'impatto visivo, che può certamente spingere ad una rilettura, ma solo ed esclusivamente per apprezzarne ancora di più i disegni.
Nel caso di
Paperino e l'Eroica sfacchinata, ci si trova davanti ad una storia indubbiamente personale in cui l'autore vorrebbe davvero mettere qualcosa di suo, e questo si percepisce soprattutto dai disegni - tolto l'errore di pagina 21 già segnalato - tuttavia quello che manca è la verve, una sceneggiatura, cioè, che sia all'altezza e che celebri degnamente la corsa che avviene: l'insieme degli eventi è spoglio, i personaggi sono marginali e senza identità precisa, e il salvataggio finale di Paperino è voluto per esigenze di trama piuttosto che per un motivo spontaneo.
Rimanendo affascinati dai disegni, si può certamente passare in un primo momento sopra quello che si sta raccontando, tuttavia, ad un ripensamento di quanto si è letto, cosa resta? La celebrazione dell'evento, certamente, però, per quello che si è raccontato, com'è che viene celebrato? Dicendo, ad esempio, in due vignette orizzontali che i personaggi "riscoprono poco a poco lo spirito di gruppo e il contatto con la natura", ovverosia ricorrendo alle parole per far parlare qualcosa di visivo, che avrebbe meritato di essere rappresentato in maniera suggestiva da Mottura.
Non è una storia malvagia, ci tengo a precisarlo, però per il numero di tavole che le sono state dedicate è un riassunto di piccoli banali episodi.
Infine, vorrei sottolineare due piccole note stonate: in primo luogo, non riesco a sopportare il fatto che ogni personaggio famoso, evento reale o citazione, nel mondo dei paperi sia composto da Paper+Sostantivo, in particolare perché molto infantile e poco originale, in secondo luogo, nelle recenti storie si sta davvero esagerando con questa immagine del Paperino eccessivamente premuroso nei riguardi dei nipoti: davvero non si poteva omettere quella scena, concentrandosi magari su qualcos'altro? In un sacco di storie è sottinteso che i nipotini sappiano dove si trova lo zio, o comunque che qualcuno glielo abbia detto, perché fare di Paperino quello zio affettuoso all'inverosimile? La bellezza del loro rapporto stava soprattutto nei motivi di contrasto e nei litigi, e questo non implica necessariamente fare ritorno a certe pratiche di martiniana memoria che avevano una loro funzione nel periodo in cui sono state pensate, bensì trattare in modo più credibile la loro relazione, con i giusti momenti di avversità.
Potrebbe sembrare una puntualizzazione esagerata, dal momento che è una vignetta, però sono dettagli che tradiscono un certo modo di guardare ai rapporti tra i vari personaggi, e per quanto riguarda Paperino e i nipoti c'è stata una vera e propria involuzione: per fortuna che tra Paperino e Paperone ci possono essere ancora dei diverbi, nonostante certi momenti in cui si è calcata la mano sull'affetto che quest'ultimo nutre nei confronti del primo, come ad esempio nell'ultima storia di Panaro.
Insomma, bisognerebbe prestare attenzione anche a come si stanno modificando tutte queste relazioni, perché non sono proprio da prendere alla leggera: già il target di riferimento si è abbassato, e anche sotto una nuova redazione, qualora ci fosse l'intento di rialzarlo, ci vorrebbe parecchio tempo prima che questo accada, se poi si iniziassero anche a banalizzare i vari rapporti, non vedo perché dovremmo ancora chiamare l'uno Paperino, l'altro Paperone, quell'altro ancora Gastone, e quello là in fondo Rockerduck, per intenderci...