Wizards of Mickey - Arena avrà anche dei disegni stupendi, però la sua bellezza nasce e muore in quello, è una lettura piacevolmente visiva ma non lo è dal punto di vista della sceneggiatura, giacché si parla di un capitolo aggiuntivo, totalmente scollegato dai precedenti, di una serie che aveva praticamente detto tutto ciò che voleva dire nelle prime due saghe, da quel punto in poi è stato tutto un allungare e architettare modi per portare avanti una storia senza mai curarla davvero nei minimi dettagli.
Eppure al pubblico piace, questa è la triste realtà: i Wizards of Mickey hanno debuttato almeno una dozzina di anni fa, e alla prima saga (2654/2663) è seguita dopo pochi mesi la seconda (2680/2689), e da lì si è andati oltre, sicché sono stati in tutto questo tempo una presenza comunque viva tra le pagine del Topolino, talché si sono presi cover, articoli, editoriali e via dicendo. Per quanto molti qui sul forum siano avversi alla saga in questione, bisogna scontrarsi col fatto che, a quanto pare, se gli editoriali preferiscono enfatizzare il ritorno dei Wizards of Mickey anziché dare credito a Casty per il capolavoro che ci ha regalato la scorsa settimana, tale giudizio è formulato sulla base di quello che dovrebbe essere il meglio che Topolino ha da offrire, e questo viene anche stabilito dal gusto del pubblico a cui la rivista si rivolge: Casty è bello ma impegnativo a confronto coi Wizards of Mickey, i quali, puntando sull'ambientazione fantasy e su quel presunto sapore di epicità che si dovrebbe percepire di storia in storia, tra scontri magici e luoghi variopinti, riescono a quanto pare a catturare nell'immediato istante in cui la storia viene letta.
Tuttavia, si tratta di un fascino piuttosto mediocre, a mio modo di vedere, poiché alla fine si punta a qualcosa di talmente scialbo e scevro di ulteriori piani di lettura, che volendo ad una lettura passiva, finalizzata ad un diletto puramente incondizionato, potrebbe addirittura piacere perché mancano di impegno per essere comprese in ulteriore misura, volendo più grande ed interessante del solito.
Dico questo perché mi pare che riflettano alla perfezione cosa voglia il pubblico medio di Topolino - di cui noi siamo solo una frazione infinitesima - altrimenti non mi spiegherei la loro continua riproposizione, dal momento che ci sono stati solo tre sceneggiatori ad occuparsene (Ambrosio, Venerus, Muzzolini), motivo per cui non sono utilizzati da tanti sceneggiatori per produrre storie col minimo sforzo. E affermo ciò con tristezza, poiché non mi sono mai piaciuti e non l'ho mai nascosto: non sono spazzatura come potrebbe essere Ultraheroes, volutamente demenziale e parodistico su certi punti, però almeno le prime due saghe avevano motivo di esistere, quantomeno per una vera e propria formazione spirituale in Topolino, da quel momento in poi non c'è stata più una necessità narrativa che avesse come diretta conseguenza la produzione di altri capitoli, dacché si deduce che sia stata una richiesta voluta da un pubblico assai vasto: prendete i numeri in cui sono apparsi, misuratene le distanze e le date di pubblicazione tra uno e l'altro, e noterete, infatti, come siano stati una presenza sì saltuaria ma incisiva, un po' come lo è Casty.
Come spiegarselo? Penso che dietro ci sia un'evidente questione di maggior consumo. L'episodio del numero in questione è narrativamente inconsistente, è pieno di duelli con incantesimi improbabili ed è tutto quello che potremmo dirvi a riguardo, poiché la trama che vi sta dietro non è neanche degna di essere chiamata tale, è più che altro un pretesto per vedere Topolino Paperino e Pippo lanciare magie contro nemici a caso. Insomma: è qualcosa che si consuma più facilmente di un Casty, e questo non lo affermo affatto con gioia, anzi, ritengo che la soddisfazione nella lettura sia anche in questo, nella complessiva di un lavoro artistico, altrimenti tutto potrebbe tranquillamente spacciarsi per arte senza un minimo di giudizio critico che ne giustifichi l'esistenza.
Insomma, credo che i Wizards of Mickey abbiano il loro ben nutrito numero di sostenitori, e da questo non si scappa: aspettiamoci in un futuro, dopo magari altri due o tre episodi (visto che il prossimo numero è doverosamente dedicato a Topolino) in cui non succede niente - ma in fondo i disegni sono belli, quale grosso valore aggiunto ammirare una bellissima opera muta nei suoi significati! - una nuova saga che farà aumentare le fila degli appassionati.
Paperino e Filo Sganga a scuola di buone maniere mi ha sorpreso, ma non tanto per l'intreccio, quanto piuttosto per aver rivisto sulle pagine del Topolino un Filo Sganga così subdolo e approfittatore, il che, in mezzo a tanti personaggi resi forzatamente buoni e gentili, è un fatto alquanto insolito, ma assolutamente positivo. Non è una storia tanto dinamica, e i disegni di Mazzarello non aiutano certamente, però c'è stato un rispetto per il personaggio e le sue indubbie qualità negative, e questo fatto merita di essere menzionato.
Le due brevi sono dimenticabili: quella di Qui Quo Qua ha di interessante solo i disegni di Lavoradori, che tratteggia bene Ciccio e il "Buione", per il resto non è nelle mie corde; quella di Paperino, invece, è una breve dal soggetto riciclato.
Infine,
Zio Paperone e l'Ecotecnologia si inserisce nell'ampia collezione di storie di stampo ecologico, ed è riuscita a metà poiché nella parte finale, pur dando un insegnamento importante, si è preferito sacrificare la credibilità della trama per perseguire la solita mania di buonismo che ogni tanto prende ai vari personaggi, con Paperone che accetta di collaborare coi nipotini per battere Rockerduck senza guadagnarci nulla: è vero che Paperone non è come quest'ultimo, però rimane comunque un affarista i cui principi sono anche e soprattutto regolati dall'estrema cupidigia e dall'amore per il denaro, quindi la collaborazione ci azzecca fino ad un certo punto. Ah, e menomale che c'era Rockerduck, altrimenti sarebbe stata una storia noiosa e piena di paperi sorridenti per la loro attitudine ecologica, e invece grazie al suo zampino ci sono state un po' di gag che l'hanno resa piacevole.
Queste storie mi lasciano contrariato, alle volte: partono bene ma poi sembrano quasi scadere nell'utopia, giacché laddove si arriva a toccare il tema ecologico tutti diventano improvvisamente entusiasti fautori dell'iniziativa, quando dubito che in realtà sia veramente così, e proprio perché i paperi più dei topi incarnano bene quelle maschere che rappresentano anche i nostri vizi e difetti si dovrebbe evitare di sacrificare questo aspetto per comunicare il messaggio, altrimenti è ovvio che questo arrivi in maniera meno incisiva.
Permettimi però di dissentire perché la critica,nell'ambito dell'Arte è quella che la rende viva e immortale.
Non posso che condividere, però, se posso intromettermi, ritengo che sia il voto in sé ad essere problematico, ma più che altro per una ragione puramente psicologica. Sembrerebbe una contraddizione, se detta da me, tuttavia un numero non riesce ad esprimere se non una stima inesatta di un giudizio estetico, motivo per cui eviterei proprio di valutare le storie in tale maniera, poiché le giustificazioni su tale motivazione potrebbero poi non essere mai abbastanza per gli altri, motivo per cui si instillerebbero tutta una serie di polemiche che non contribuirebbero a rendere fertile il dialogo.
Le motivazioni date da Lucandrea sono piene di rispetto verso coloro che stanno dietro alle pagine del Topolino, tuttavia, per quanto nobili, non è detto che rechino davvero beneficio in tutte le circostanze, giacché è bene ricordare che la critica è tanto positiva quanto negativa, e in generale è un'unione delle due cose. Però, ritengo che lo faccia principalmente per quella ragione psicologica che andavo sopra esponendo - anche se ho notato che ha assegnato senza alcun problema un 4,5 ad una recente danese - e secondo me è un peccato perché, finché si parla con rispetto e cognizione di causa, si possono fare discussioni anche intorno ai difetti di ciò che ci sta intorno: in fondo, nessuno penso che qua dentro si metta a criticare i Wizards of Mickey perché non tiene nulla da fare, quanto, piuttosto, perché esprime il proprio giudizio su un prodotto che consuma e spera di essere in qualche modo ascoltato.
Lo so, sembra contraddittorio che proprio io mi schiero contro i giudizi numerici su prodotti artistici (già non mi piace assegnare le stelline ai libri che leggo, però ho bisogno di riferimenti che mi aiutino a capire quali testi meritino una rilettura, e magari su che grado di approfondimento, ma non basta, e quindi devo andare a recuperare quello che ho scritto a proposito), però già solo liberarsene contribuirebbe ad un dialogo più leggero e spontaneo, senza alcun vincolo personale che impedisca di dire pienamente ciò che si pensa.