Tesori International 2: La saga continua

27 GIU 2016
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (35 voti) Esegui il login per votare!

Il secondo numero della neonata Tesori International completa la Saga di Paperon de’ Paperoni con i cosidetti “Capitoli aggiuntivi”, in numero di sei, l’ultimo dei quali (2006) era l’unico a non aver ancora visto la luce su raccolta in Italia, essendo stato pubblicato solo su Zio Paperone pochi anni prima della sua chiusura. Valore aggiunto al numero è una recentissima intervista realizzata da Alberto Becattini a Don Rosa in occasione della sua calata in Italia, a Napoli per la precisione, della fine di Aprile 2016.

Ecco, partendo proprio dall’ultimo episodio scritto, La prigioniera del fosso dell’Agonia Bianca, possiamo dire che contiene gli elementi per cui l’Autore è stato più (giustamente forse) criticato: la spinta dell’acceleratore sul rapporto fra Paperone e Doretta, e la successiva elaborazione del ricordo da parte dell’anziano Paperone, trattata forse in maniera eccessivamente nostalgica. I disegni, inoltre, benché sempre validi, non sono sicuramente ai livelli degli altri capitoli, perdendo in alcuni punti quella precisione che ne è una cifra distintiva. Compensa il tutto, però, il sempre solido umorismo donrosiano, che si serve di ben cinque Leggende del West (riunitesi un po’ bizzarramente tutte a Dawson) per metter su una divertente commedia del tempismo: da una parte il già visto Wyatt Earp con Bat Masterson e il famigerato (quanto comico) Giudice Bean e dall’altra nientemeno che Butch Cassidy e Sundance Kid (che alla fine decideranno di emigrare in Sudamerica, come la Storia riporta…).

Fra gli altri episodi risulta in certo senso eterogeneo Decini e Destini, con una breve ma non insignificante parte nel presente e con Amelia come protagonista: oltre a gettare qualche luce in più sul celebre episodio dello scavafossi, l’episodio è soprattutto una serie di splendide gag con Amelia, un formidabile Fergus de’ Paperoni e uno sventurato Howard Rockerduck.

Gli altri episodi sono ormai dei classici integrati nel mainstream della Saga. Il mirabolante “Capitano-cowboy del Cutty Sark“, che si fregia di disegni semplicemente impressionanti (dal maestoso veliero alla terrificante esplosione del Krakatoa, alla insidiosa giungla di Giava) e amalgama strettamente comicità e avventura a livelli memorabili (celebre il tormentone della “macchina fotografica”); il prezioso “Vigilante di Pizen Bluff“, ricolmo di riferimenti alla storia del West il meno appariscente dei quali è forse quello al “tedesco”, Jacob Waltz, e alla sua miniera perduta; e poi naturalmente i Dalton, Buffalo Bill, Annie Oakley, P. T. Barnum e… Goklayeh, tutti insieme per una delle più comiche avventure donrosiane, fra lassos lanciati con precisione incredibile e spettacolari entrate in scena a cavallo di Ortensia. E ancora: “Cuori nello Yukon“, dove al motivo di Doretta, culminante nella maestosa scena dell’incendio, si affianca l’ineffabile colonnello Steele, protagonista con il celebre Jack London del nutrito e riuscitissimo lato comico della vicenda. E infine: “L’astuto papero del Varco di Culebra“, in cui Paperone non è più l'”esperto scavezzacollo” che gira il mondo con divina nonchalance, ma un maturo affarista già oltre l’età di formazione, e disposto a misurarsi con il Presidente degli Stati Uniti in un serrato incontro di boxe nel cavo di una statua che slitta giù per una collina; una storia decisamente non convenzionale, che vede finalmente la partecipazione attiva di Matilda e Ortensia, che qui escono per un attimo dall’ombra mostrando di essere -almeno potenzialmente- fra i migliori personaggi femminili dell’universo Disney.

Completano il quadro due storie in più: Zio Paperone e l’ultima slitta per Dawson, fra le prime prove di Don Rosa e simpatico punto di partenza dell’universo di memorie di Paperone, e dalla struttura decisamente più simile alle storie più “standard” del Maestro del Kentucky, e Il sogno di una vita. Quest’ultima è una vera perla, inserimento assolutamente azzeccato e fra i punti di forza del numero, che della sequela di lacrimucce paventate nel titolo ce ne riserva una sola, finale, riuscendo per il resto a mettere insieme una quantità di gag difficilmente superabile a spasso per i sogni di Paperone, in una dinamica onirica con sue regole precise (e per questo tanto più comica). Se i cattivi sono i soliti Bassotti, protagonista assoluto è, per una volta, Paperino, che conferma il suo insuperabile potenziale umoristico pienamente sfruttato da Rosa specie nelle sue prime prove.

Insomma un altro bell’albo, mondo -ci sembra- delle evitabili sviste del precedente (al netto di una ricolorazione un po’ ballerina), e una migliore impressione sulla cura dei redazionali, comprese le copertine estere – greche, norvegesi, etc.. Possiamo più convintamente sperare in un prodotto completo e artisticamente valido per la prossima decisiva uscita – quella dedicata a Floyd Gottfredson – che farà un po’ da banco di prova per la testata, a partire dalla versione (a strisce/rimontata, in bianco e nero/a colori) che si deciderà di ristampare; sperando sempre nella invocata aderenza alle versioni originali.

Autore dell'articolo: Valentina Corsi

Ho imparato a leggere a 4 anni con Topolino e non l'ho più abbandonato. È stata anzi la molla che mi ha portato a scoprire l'amore per la lettura, in tutte le sue declinazioni. Dalle strip dei Peanuts ai Bonelli (sono una texiana incallita), ad Asterix, ai romanzi e a molte altre declinazioni, la lettura è sempre stata una mia compagna fissa. Sono sul Papersera dal 2006, oltre che alla moderazione del forum collaboro alla gestione della pagina Facebook, mi occupo delle recensioni settimanali di Topolino e, tempo permettendo, contribuisco a supportare le varie iniziative dell'Associazione, sia attraverso lo schermo, sia dal vivo in occasione di fiere e raduni.