I Grandi Classici Disney 20

25 AGO 2017
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Numero altalenante, quello di settembre. Partiamo dai pezzi forti, una volta tanto; anzi, forse il pezzo forte in assoluto, inserito nel cuore del numero, Zio Paperone e le sabbiature a domicilio: storia della ineffabile coppia Pezzin/Cavazzano, è una di quelle vicende il cui spunto, negli anni Duemila, è comparso in miriadi di forme, e sempre con risultato imparagonabile. Già, perché è la scrittura, in queste storie che vogliono essere anzitutto comiche, a tenere la barra dell'attenzione del lettore. E va detto che Pezzin, nella sua epoca cavazzanica, è sicuramente uno dei maestri assoluto in questo senso.
Menzione per una coppia abbastanza asimmetrica di barossiane: leggera la prima, Paperino e l'esperto del bosco, non particolarmente all'altezza del nome immortale dei suoi autori; decisamente più sorprendente la seconda, Paperino e la difesa personale
, di quelle che fanno la storia del settimanale. Paperoga che, alla mezzanotte, balza sul letto di Paperino con una mannaia gridando “Addossoooo!” nei disegni stralunati di Giuseppe Perego è decisamente qualcosa destinata a restare negli annali.
Non molto piacevole, questo mese, il comparto statunitense d'annata, in parte dedicato a tre storie introdotte dalle tipiche “foto d'album” sfogliate da Paperino e nipotini. Peccato decisamente, però, che il grosso della sezione Superstar sia sempre dedicato a storie che, se talvolta sfiorano un buon giudizio (è il caso del miglior Fallberg) spesso nuotano in acque assai peggiori.
Cosa resta? Anzitutto Zio Paperone e la notizia sensazionale. Fondamentale la presenza di Ottoperotto, che dà ad un canovaccio “classico” una svolta decisamente originale. Personaggio, fra l'altro, inconsuetamente astuto e malvagio, a differenza di ciò che sarà, decenni dopo, sotto la penna di Francesco Artibani; un'altra invenzione dell'ombroso Pier Carpi, la riproposizione assidua delle cui storie rappresenta a mio parere il primo vero punto di forza a livello editoriale del nuovo corso della testata.
Ecco poi le storie di apertura e chiusura, due storie opposte. Ambiziosa, celebrativa, articolata la prima, Chi ha rubato Topolino 2000?, assolutamente anonima, breve, dimenticata la seconda, Topolino e la piscina indispensabile, opera ancora dei fratelli Barosso (ormai benemerita ossatura della testata, va notato), non delle migliori, ma ancora una volta dotata di quella fluidità, quell'accanimento di situazioni accumulative che – miracolo – non stancano, conducono la lettura dritta in fondo come un treno e lasciano non un sorrisetto benevolo, ma una vitalità grata. Che dire invece dell'altra? Non so bene: una storia “storica”, su cui si è imperniato un passaggio di testimone importante, quello fra la direzione Capelli e la direzione Cavaglione, che in fondo rappresenta bene l'attenzione ai personaggi, alle ricorrenze, al rapporto con i lettori, tutti elementi di quegli anni, e che restituisce una panoramica di tutti i personaggi principali della Banda Disney (coté femminile escluso, almeno per quanto riguarda i “buoni”) disponendo al suo centro, come risolutore finale, l'inossidato (benché vicino in questa storia al collasso mentale) Topolino. Eppure devo ammettere che, nonostante la pazienza e la sapienza anche con cui lo sceneggiatore, in uno dei suoi periodi migliori, si dispone a ordinare i personaggi nelle loro separate avventure, temo di respirare l'atmosfera di questa storia come l'inizio della maniera. Non me ne vogliano gli appassionati né soprattutto l'Autore stesso, ma ammetto che è come se le situazioni e i caratteri, da Paperinik a Macchia Nera, da Archimede a Topolino, venissero fissati una volta per tutte in dei cristalli immutabili, della stessa solidità dei disegni di Scarpa, per essere riutilizzati inseguito al minimo delle loro possibilità, canonizzate sino all'inverosimile Per dire, in questa storia c'è un Macchia Nera diabolico, assassino, quasi folle (sempre un po' esagerato il tardo Scarpa, secondo me, in queste sue rappresentazioni al limite con il clinico), il cui piano tuttavia non ha mai avuto davvero un senso ai miei occhi (né interviene a riscattarlo una qualsivoglia componente umoristica che ne avrebbe giustificato ampiamente la bizzarria), e che ad ogni modo viene neutralizzato… da un ciondolo appuntito. Sono quelle piccole delusioni, quella strana e – da allora in poi sempre crescente – repressione dell'inusitato, dell'audace e pure del cervellotico (io, con Pirandello, prendo l'intellettualismo come un complimento) che autori meno valenti di Carlo Panaro porteranno a norma totale e imperante nelle storie brevi, medie e – quando si arriverà alla frutta – pure lunghe.
Passando invece però alle toccate che ricordo ben volentieri della storia (non si creda ora che la svaluti ingiustamente! E poi ce ne sono di ben peggiori; per sua sfortuna, per il suo ruolo più o meno dichiarato, ormai l'ho assunta a simbolo…), voglio menzionare “Nerone er campione” e il “Si parlava del più e del meno”.
Insomma un numero non certo piatto, che come lettura di transito per l'autunno può andare, a patto di rialzarsi nel numero successivo. E infatti… Ma non anticipiamo; in via eccezionale, a fra pochissimo per la prossima “puntata”!

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.