I Grandi Classici Disney 31

25 LUG 2018
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Voto al coraggio per questo numero estivo, che presenta storie di pubblicazione non frequentissima e, per una volta tanto, non per questo dimenticabili. Come dimenticare, ad esempio, Topolino contro il Gatto Nipp? Ineffabile sequenza di torti e vendette, uno più comico dell'altro, e presentati con quel ritmo tipico delle strisce di quel periodo, un po' fulminante e un po' scazonte, che ha fatto del primo Gottfredson l'icona che è. Un Topolino aperto alla sfida, curioso come una scimmia e battagliero fino all'ossessione, e soprattutto giovane e spensierato come non mai. Storie come queste fanno bene all'umore, al senso della storia (del fumetto) e alla percezione del personaggio. Topolino è invecchiato, cresciuto, maturato, e questo è un valore su cui troppi nostalgici sorvolano; ma è quell'energia vitale, quell'ortogonalità al mondo ostile in generale e all'ingiustizia in ispecie, se vogliamo, che può rendere tale maturazione rivoluzionaria.
Ma riprendiamo l'ordine: si apre con Zio Paperone e le rapine ecologiche, dei migliori Pezzin e Cavazzano. Tanto grandi qui quanto meno esotica la vicenda, sorta di “cura parallela” per Nonno Bassotto e Zio Paperone, con contorno di imprevisti, disastri e melodramma spinto.
Segue Pippo e il cappello magico, vale a dire Pippo contro Nocciola. L'ineffabile Carlo Chendi costruisce un prologo geniale alla costruzione dell'oggetto del contendere di turno (un cappello magico appunto) che se ce ne fosse bisogno paga da sé il prezzo della storia. Molto bella anche Zio Paperone e il raggio anticiclone, almeno fino a tre quarti (poi il finale si rivela non particolarmente originale), specie per i disegni e quella piccola perla di personaggio che è l'ingegnoso e tenero Acciuga.
Poco originale nell'ispirazione Paperino e i pensieri di grandezza, privilegiata da disegni di un certo interesse (l'olandese Piet Wijn) e da una brevissima quanto godibile micro-trama
Ezechiele Lupo pendolo con sveglia.
Torna Jerry Siegel (vi mancava, nevvero?) in Zio Paperone e il gatto nero, contorta vicenda in cui, in fondo, tutto si spiega con le bizzarrie di Archimede; Guido Scala come sempre contribuisce a rendere iperboliche e distorte le reazioni dei personaggi, facendo inerpicare su se stessa una vicenda che di per sé non avrebbe molto da dire. E questo è in fondo il merito di Siegel, dopodiché lo si veneri o lo si detesti.
Trattandosi di una delle (normalmente soporifere) trasposizioni a fumetti di Classici Disney Gli Aristogatti stupisce positivamente: tutto sommato stavolta la vicenda vira sul catastrofico più che sul serio, e possiamo dircene decisamente soddisfatti.
Prima della “sospresa”, soffermiamoci su Zio Paperone in Chicchi di riso e monete d'oro: non certo una vetta di Romano Scarpa che, forse per qualche motivo appiattito dalla destinazione S-code o semplicemente in calo d'ispirazione, muove però i personaggi con la consueta maestria e soprattutto realizza dei disegni di raffinatissima e rifinitissima fattura. Ci si perdoni se cogliamo l'occasione per rimarcare quale livello di levigatezza, dinamismo e leggerezza abbiano raggiunto i disegni di questo pilastro del fumetto nell'ultima fase della sua carriera (qui siamo nel 1984); si sarà persa l'incantata immediatezza dello stile e del tratto con cui aveva realizzato i suoi capolavori, è probabilmente vero, ma si tratta di una stagione che, quanto a perfezionamento tecnico, armonia dei pesi e dei contorni, e profondità espressiva (forse talvolta sprecata nei moltissimi “folli” che iniziano a punteggiare le tavole scarpiane dalla fine degli anni Ottanta), trova eguali solo nell'opera matura di Giovan Battista Carpi, a parere di chi scrive, e in alcune punte di Massimo De Vita.
Ed ecco, infine, la sorpresa: Pippo Ulisse. Opera assurda, che parte in sordina, appannata proditoriamente da disegni piuttosto contorti e non per questo tuttavia, forse, davvero interessanti, e rivela progressivamente una coscienza paradossale di fondo che emerge platealmente nel “battello dei marinai licenziati” e in tutto ciò che segue. Una storia del genere, affidata ad Enrico Faccini, avrebbe avuto miglior esito ed anche maggiori margini di delirio. Lettura tuttavia consigliata a chi sia fastidiosamente frastornato dai bagnanti e vacanzieri in genere continuamente vocianti nelle cavità dell'etere a danno dell'equilibrio cosmico.
Ed infine, una nota di notevole interesse: a leggere i credits, i Grandi Classici possono contare su una nuova leva, Costanza Bettani, che a giudicare dal mutato stile affianca Luca Boschi nella stesura dei due redazionali. Si mette in campo uno stile ricercato, specie nel lessico (il mantenimento di una struttura sintattica piuttosto piana rende talvolta lo scorrere della prosa un poco claudicante sotto il peso del lessico, ma personalmente confido in assestamenti e mi dichiaro davvero grato per una impostazione simile), e sul versante dei contenuti si registra attenzione alle storie e all'origine di certi dettagli (anche in sede di traduzione). Benvenuta!

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.