Topolino 3288

28 NOV 2018
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Il numero si apre con Topolino e la leggenda filatelica, una storia avventurosa nella quale Topolino è affiancato dal professor Zapotec sulle tracce dei lavori perduti di un pittore topolinese. Massimo Marconi scrive una sceneggiatura dal gusto classico che dai dipinti passa in modo naturale e coerente al tema dei francobolli. E anche se il primo mistero alla base della trama è facilmente intuibile, la seconda svolta narrativa, più prettamente legata al tema del titolo, può riservare un piccolo colpo di scena anche al lettore più smaliziato. Massimo De Vita presta il suo tratto guizzante e dinamico all’avventura di Marconi, e a beneficiarne sono in particolare il suo Zapotec e gli splendidi panorami montani raffigurati durante la ricerca dei due protagonisti. Meno interessante il character design dei personaggi secondari e poco ispirata la sua Minni, mentre Mickey è caratterizzato dal tratto nervoso e veloce delle ultime prove del disegnatore.

Alla ricerca di Topolino, arrivata al suo quarto episodio, ha ormai assunto una struttura solida e ciclica che, in ogni caso, funziona e non stufa. Il merito è della sceneggiatura di Francesco Artibani, movimentata e ricca di dialoghi freschi e veloci, e del partner diverso ad ogni puntata: in Gli eroi del monte Rattmore tocca a Paperino fare compagnia al protagonista, mentre i due sono impegnati in una bislacca attività di pulitura monumenti, richiamando così il leit-motiv dei lavori di gruppo spesso presente nei cortometraggi animati dei tardi anni Trenta. Marco Mazzarello si attesta nella sua media, con lo stile un po’ legnoso che gli è tipico e con espressioni fisse e poco azzeccate dei personaggi. Ha dalla sua però una buona gestione delle scene più movimentate e la colorazione di Vinci Cardona che valorizza l’atmosfera della location.

Per quanto riguarda PK, invece, la seconda parte di Droidi migliora il giudizio rispetto alla settimana scorsa: Alessandro Sisti mantiene l’atmosfera presa di peso da Blade Runner ma introduce finalmente tracce di una trama più corposa e più intrinsecamente pikappica. La presenza a sorpresa di un (anzi, uno e mezzo a dirla tutta) personaggio di PKNA prelude a sviluppi interessanti e di conseguenza a una storia che nel suo complesso potrebbe avere maggior sostanza rispetto a quanto lasciava presagire l’introduzione. Anche Tyrrel Duckard, che sembrava una presenza un po’ forzata nella prima puntata, trova ora maggior senso e spessore.

Claudio Sciarrone si sbizzarrisce, e nelle tavole presenti in questo numero non si evidenziano i piccoli nei rilevati in precedenza: l’unica splash-page presente è pienamente giustificata e offre un effetto mozzafiato, così come le numerose doppie e quadruple presenti, mentre il suo Pikappa e gli altri personaggi appaiono vivi e dinamici (anche se qualche riserva esiste ancora per il suo Tyrrel).

L’unico difetto è che Paperinik fa davvero poco, in questo episodio di mezzo. Si tratta probabilmente di un problema fisiologico dovuto alla divisione in tre tempi e ai personaggi da dover introdurre a questo punto della trama, problema che scomparirà una volta che la storia sarà completa, ma ora come ora dispiace di vedere il protagonista relegato ai margini della vicenda.

Paperino, Paperoga e il mobile caotico di Fausto Vitaliano brilla per sconclusionatezza, certamente voluta dall’autore che non a caso ribadisce a piè sospinto il concetto di caos come possibile spiegazione dell’esistenza, ma che inficia la struttura della storia. Il nonsense in alcuni punti è veramente eccessivo, e rende la trama poco coerente e di difficile fruizione, di certo non aiutata dai disegni di Umberto Fizialetti, che con il suo segno caotico e a tratti quasi caricaturale inficia ulteriormente il godimento di una storia già minata da altri fattori, come situazioni che ricorrono “perché sì” e un'idea presa in prestito da Paperino e il colosso del Nilo di Romano Scarpa che in questo caso non funziona altrettanto bene a causa del suo essere presentata senza una reale spiegazione narrativa.

La danese Paperino verso i giochi invernali presenta di contro una trama fin troppo lineare, dove il protagonista compare per altro solo per poche tavole lasciando maggiore spazio ai nipotini. Un’avventura simile a tante altre tra quelle prodotte per il Nord Europa, che si fa notare più che altro per il tratto classico ma curato di Massimo Fecchi.

Più interessanti sono l’intervista all’astronauta Chris Adfield e l’articolo su due ragazzine che realizzano quadretti di perline per beneficenza.

Autore dell'articolo: Andrea Bramini

Andrea Bramini, detto Bramo, nasce a Codogno nel 1988. Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su Watchmen. Ha avuto esperienze professionali nell'ambito delle pubbliche relazioni e come segretario. Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, le graphic novel autoriali e alcune serie Bonelli e affini. Scrive di queste passioni su alcuni forum tematici e principalmente per il sito di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, nel quale ricopre la carica di caporedattore.