Topolino 3298

11 FEB 2019
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Faraci promette e non mantiene in una storia che, se gestita diversamente, avrebbe potuto invece regalare un futuro classico. L'amico non ritrovato comincia con una tipica situazione “impossibile”, la sparizione di un personaggio noto a tutti, lettori compresi, e prosegue tra sequenze enigmatiche e atmosfere oniriche, ben supportata dai disegni di Vian, che contribuiscono al senso di straniamento che permea tutta la vicenda. Ma arriva il punto in cui l'incantesimo si spezza: gli echi hitchcockiani si dissolvono nel momento in cui entra in gioco la Macchina del tempo. Tutto viene ricondotto ad una anomalia temporale, soluzione interessante ma non originalissima, e che soprattutto distrugge la tensione accumulata fino a quel momento. Con una storia indirizzata verso un finale a quel punto già scritto, lo sceneggiatore tenta un colpo di scena in extremis per riportare la storia negli ambiti da cui era stata trascinata via a viva forza, ottenendo il solo risultato di mandare tutto in malora definitivamente. Peccato, una occasione sprecata.

Una cosa si deve dire de Il conte di Anatrham: si lascia leggere con grande piacere. Bosco introduce nuovi personaggi ben delineandoli e continua a sviluppare la trama in maniera estremamente scorrevole e avvincente. Era parecchio che non aspettavo con curiosità la puntata successiva di una storia.

Paperino e la stella andina è una avventura molto classica, a suo modo un evergreen: se sono ben scritte, ed è questo il caso, raramente annoiano.

Buona anche la storia che chiude l'albo, Paperetta, Paperoga e l'improponibile Grumby: nata dalla collaborazione con l'attrice Isabella Ragonese, accreditata come co-soggettista, e sceneggiata da Giulio D'Antona (disegni di Vitale Mangiatordi), vede come protagonista una Paperetta con le sue principali e originali caratteristiche, affiancata da Paperoga. La coppia è ben assortita e regala diversi momenti divertenti, anche se tutta la seconda parte si regge su un pretesto alquanto esile. Nell'editoriale che precede il fumetto si dice che l'attrice ha in mente decine di idee con la giovane papera: chissà se questa prova avrà un seguito.

Quella del presente albo sembra una formula promettente: quattro storie tutto sommato allo stesso livello e della stessa lunghezza (pagina più, pagina meno), con una sola riempitiva. Considerando che tutte e quattro sono al di sotto delle 30 tavole, si potrebbe anche sacrificarne una, trasformandola in una seconda breve e “donare” le tavole in più a una o due delle storie rimanenti così da permettere agli autori un minimo di possibilità di sviluppo in più. Quale che sarà la formula definitiva, comunque, speriamo che la qualità continui ad accompagnare il giusto numero di storie e di tavole.

Per i contenuti giornalistici, solite pagine dedicate al calcio e un promemoria sulla mostra di Desenzano, Mickey 90, prorogata fino al 3 marzo a beneficio di chi riuscirà a raggiungere la cittadina sul lago di Garda.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"