Papersera 1

06 MAR 2019
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L’8 ottobre 2013 nelle edicole italiane usciva il numero 3019 di Topolino, destinato ad essere testimone di un avvenimento storico: dopo 25 anni i diritti della pubblicazione dei fumetti disneyani erano passati da Disney Italia alla Panini Comics, segnando un grande cambiamento. A partire da quell'autunno, infatti, iniziarono a fiorire diverse testate, create con il preciso obiettivo di tamponare il buco che si era creato negli anni, le quali diversificarono notevolmente l’offerta per gli appassionati con lussuose ristampe delle migliori storie apparse sul settimanale (De Luxe e Super De Luxe Edition), delle migliori saghe (Definitive Collection) e con serie che ripubblicavano i migliori autori italiani e stranieri (Uack!, Tesori International e Tesori Made in Italy). Cambiò anche la concezione delle fiere del fumetto, Lucca Comics in primis: laddove negli anni precedenti lo stand disneyano era stato principalmente un luogo di gioco, a partire dall’acquisizione della casa editrice modenese le kermesse cominciano a essere viste come un’occasione per lanciare pubblicazioni e volumi speciali appositi, come le celebri variant di Topolino. Iniziative assolutamente lodevoli, che segnavano un netto distacco con il passato e denotavano una mentalità già tipica di Panini Comics, condotte tuttavia in maniera poco chiara, fra ristampe incomplete, errori, censure e discutibili rapporti qualità-prezzo, che hanno alla fine prodotto l’effetto contrario, allontanando via via i collezionisti dal fumetto Disney.
È per questo che una minicollana come quella del Papersera, il cui primo albo è uscito a marzo, risulta essere una vera e propria boccata d’aria: quattro volumetti dall’impostazione sobria e pulita, che ristampano le storie americane e brasiliane dedicate al quotidiano paperopolese; ad arricchire ogni tomo troviamo poi due storie inedite, appositamente tradotte e adattate per l’occasione. A far la parte del leone, in questo numero, è la coppia Kinney/Strobl, creatrice del Papersera con l’avventura Zio Paperone bianco papero, apparsa in Italia per la prima volta nel gennaio del 1970. Kinney è stato uno dei più brillanti sceneggiatori americani, autore di brevi esilaranti e inventore di personaggi celebri quali Paperoga e Dinamite Bla e qui troviamo un gruppo di sue avventure sempre divertenti che nel corso degli anni sono riuscite a mantenere la propria carica umoristica. In particolare segnaliamo Paperoga e il paperongorilla, scatenata commedia degli equivoci dalla sceneggiatura veloce e dal ritmo sincopato in cui il bislacco cugino di Paperino scambia un gorilla per il ricco zio, e Paperoga e l’arte di troppo, classica satira sull’arte moderna e sulla sua eccessiva mercificazione, forse intrisa di qualche cliché di troppo ma che l’autore sa gestire con abilità.
Si passa poi alle storie brasiliane, dove l’umorismo è molto più rilassato e forse meno di qualità rispetto alle sceneggiature di Kinney, ma comunque godibile. Si eleva su tutte Zio Paperone e l’ipnosi di Paperoga, in cui seguiamo i comicissimi tentativi di risvegliare un Paperoga in apparente stato catalettico. Il volume si conclude con le due inedite, Paperoga e le previsioni prevedibili e L’ingorgo del secolo. Se la seconda è sul livello delle precedenti, la prima invece risulta essere l’unica nota dolente, con un Paperone molto ingenuo e clamorosamente fuori dal personaggio. Nonostante questo passo falso, l’albo risulta davvero piacevole, proponendo una tipologia di umorismo differente da quello italiano che siamo abituati a leggere (consigliata pertanto una lettura diluita) ed è un’ottima occasione per rivedere alcune storie poco ristampate. Nelle inedite, invece, è riposta la speranza di un successo che possa portare ad una futura pubblicazione di nuove avventure straniere, sulla scia dei vecchi Almanacchi Topolino e Mega, per un futuro che ci auguriamo possa essere più roseo.

Autore dell'articolo: Alberto Brenna