Le interviste del Papersera – Andrea Freccero

05 MAG 2004

Che fa? Allude?

La seguente intervista è stata realizzata da Giacomo “Giak” Morello, uno dei giornalisti più attivi della redazione del Papersera, al giovane autore genovese Andrea Freccero, il quale, in occasione dell’intervista ce vi apprestate a leggere, ha anche dedicato un disegno inedito ai suoi ammiratori! Potete osservarlo cliccando qui!

Giacomo: Ciao Andrea! Per iniziare parlaci un po’ di te, dove sei nato, dove vivi,dove lavori etc. etc. Andrea Freccero: Ciao a tutti, vi ringrazio per il tempo che “virtualmente” passeremo insieme, e che mi dedicherete leggendo queste righe.

La prima storia di Freccero con Topolino.

Sono nato a Genova trentasei anni fa, ed è qui che vivo e lavoro. Ogni mattina cerco di recuperare un minimo di attività cerebrale aggrappandomi disperatamente alla mia tazzona preferita ricolma di caffè e mi trascino nel mio studio di Sturla (frazione nel levante di Genova), sono appena le sette di mattina ma già so che sarà una giornata durissima, ieri ho perso il torneo di calciobalilla contro Faccini e Bruzzo (è la prima volta in due anni), Enrico sono sicuro, lo conoscete, Giovanni Bruzzo è un collega “Bonelliano”.
Le mie giornate trascorrono liete ed intense grazie alla presenza di tanti colleghi con i quali divido il mio “spazio lavorativo”, per fortuna abbondante; Paolo De Lorenzi, Francesco D’Ippolito, e Vitale Mangiatordi, ne riempiono gli anfratti più reconditi, ma non fatevi ingannare dall’effetto “scolaresca in vacanza”, in studio si lavora duro!

G.: (domanda forse poco originale!) Quando hai notato per la prima volta la tua abilità nel disegno, insomma quando hai deciso di dedicarti anima e corpo ai fumetti?
Stavolta Paperino l’ha fatta davvero grossa…A.F.: Disegnare è sempre stato un divertimento, quasi una necessità, e la possibilità di regalare la parola a un disegno tramite un baloon credo di averla apprezzata sin dalla tenera età. Il fumetto permette di descrivere, raccontare e articolare situazioni complesse sia dal punto di vista grafico che della narrazione, e, cosa più importante, permette di entrare in “contatto” con il lettore. La sottile alchimia che lega un lettore a un disegnatore o ad una particolare storia a fumetti è forse il motivo che mi ha spinto a intraprendere questa professione.

Stavolta Paperino deve averla fatta davvero grossa!

G.: C’è stata una persona in particolare che ti ha “scoperto” o che ti ha invogliato nel percorrere questa carriera?
A.F.: Una mattina di tanti, tantissimi anni fa, ero in spiaggia tra palette e secchielli, le ragazze ancora neanche mi incuriosivano, di topless neanche se ne parlava, per cui mi dilettavo a copiare una copertina del mio amato “Topolino“. Una persona che neanche conoscevo e di cui oggi neanche ricordo il volto, mi disse di essere una grafica pubblicitaria, e che secondo lei ero bravissimo, da grande insomma avrei potuto disegnare fumetti… oggi penso proprio di doverla ringraziare. E’ curioso pensare che a volte, una frase, magari sparata sull’onda del cazzeggio, possa determinare le scelte di vita di una persona che magari neanche conosciamo… (Faccini, se stai leggendo prendi nota, questo è un buon soggetto per una sceneggiatura!).

G.: La tua prima storia su Topolino (secondo i dati I.N.D.U.C.K.S.) è stata “Topolino e il grosso caso” del 1989, ti ricordi che effetto fece vedere il proprio primo lavoro pubblicato? E cosa pensi dei tuoi “vecchi” disegni quando li rivedi dopo 15 anni?
A.F.: A dire la verità la mia prima pubblicazione è stata su Paperino mese n°111 del Settembre 1989, il titolo era “Zio Paperone e il biribidio verde“, su testo di Giorgio Pezzin. Tutto ebbe inizio quando il mio grande maestro (ne voglio riparlare nelle prossime righe) G.B. Carpi mi telefonò e disse: “Andrea, puoi smetterla di fare volantinaggio, ho portato giù da Milano la tua prima sceneggiatura…“, a ripensarci oggi mi viene la pelle d’oca.

I paperi nella prima storia firmata da Frecero

Era una storia su quattro strisce, e per me era un impegno a dir poco fuori portata, per cui, con grande generosità GB mi offrì una spalla (diciamo due) sulla quale appoggiarmi, il suo intervento fu così consistente che la storia venne intestata a lui, non so se volutamente o per errore; la cosa lo fece incavolare non poco, visto che la qualità del lavoro non era proprio Carpesca!!! La lavorazione durò sei mesi, e dopo breve tempo, arrivò la pubblicazione, un’emozione incredibile, passai ore ed ore a sfogliarla e a cercare di capire dove avrei potuto migliorare in futuro. Ancora oggi, risfogliandola, ricordo con precisione le emozioni che provavo in quei giorni, erano i primi passi di una strada che ancora sto percorrendo, ma di cui allora, non ne conoscevo che il punto di partenza. Rivedere un mio lavoro vecchio di un anno già mi crea qualche imbarazzo, sono pochissime le storie che dal punto di vista tecnico “reggono” il passare del tempo. Volete provare sulla vostra pelle l’emozione di un disegnatore al cospetto di un lavoro da lui realizzato quindici anni prima? Immaginate di avere tra le mani un vostro vecchio quadernone delle scuole elementari, e di osservare con un misto di tenerezza e nostalgia un compito in classe dai caratteri scalcinati e traballanti, e di cui, magari, andavate pure orgogliosi!

G.: Cosa ne pensi della “vecchia guardia” dei maestri Disney Italiani? C’è qualcuno in particolare da cui ti senti “ispirato”, o uno che ammiri particolarmente per ciò che ha fatto?
A.F.: Non esagero se dico che gli ho amati tutti, dal primo all’ultimo. Per quanto mi riguarda i punti cardine sono Carpi, Scarpa, Cavazzano e De Vita. Credo che quasi tutta la generazione di disegnatori alla quale appartengo sia “approdata” al Disney perché innamorata delle loro opere.

L’evidente influenza di G. B. Carpi.

G.B. Carpi per quanto mi riguarda è il primo della lista, come non rimanere affascinati dall’eleganza del tratto e dall’espressività e l’umorismo impresso ai personaggi? Cavazzano mi ha insegnato, che ogni vignetta mal concepita o disegnata è una grande occasione persa, non male eh? Ho avuto la fortuna di stargli vicino per qualche tempo e tante cose per lui scontate, per me erano vere e proprie illuminazioni; rarissimamente ci incontriamo o ci sentiamo, e io lo saluto chiamandolo maestro, chissà se ha capito che non scherzo affatto. Osservo e seguo sempre con grande interesse il lavoro di Massimo De vita, un’impostazione di tavola micidiale, un tratto sempre moderno e una capacità di sintesi inimitabile. Per quanto riguarda il mitico Romano Scarpa, nei primi anni novanta abbiamo lavorato in parallelo (purtroppo senza mai entrare in contatto diretto) ad una serie di storie pubblicate dalla Disney America, beh! Per farla breve, mi capitò di avere tra le mani delle sue tavole a matita, rimasi molto colpito dal dinamismo dei personaggi e dall’inconfondibile freschezza dello stile, il tratto a matita conservava quell’energia che inevitabilmente la china e poi il colore avrebbero attenuato. Raccontare quello che i grandi maestri Disney Italiani ci insegnano tutti i giorni è impossibile, posso solo dire che ogni volta che osservo un loro lavoro, anche se di qualche anno fa, non posso fare a meno di pensare che certi “segreti” del mestiere io inizio ad intravederli solo oggi, e chissà di quanti altri devo ancora arrivare a comprenderne le meccaniche, loro sono sempre un passo avanti.

Un intenso primo piano di Bum-Bum Ghigno.

G.: Genova (e provincia) è ed è stata una fucina di grandi autori passati e presenti, ricordiamo Bottaro, Scala, Chierchini, Chendi, Faccini e Ferraris; conosci o hai particolari rapporti di stima o amicizia con qualcuno di loro?
A.F.: Direi che ci conosciamo tutti, ma con quelli della mia “leva” ho stretto un legame di amicizia che dura oramai da diversi anni, Andrea Ferraris e Enrico Faccini sono una presenza costante nella mia vita professionale e non solo, nutro per loro grande stima e affetto. Come dici tu, Genova non è mai stata avara di autori (non solo Disneyani), e di recente diversi nuovi disegnatori hanno mosso i loro primi passi, ci terrei a ri-nominare D’Ippolito, De Lorenzi e Mangiatordi, veri talenti, dategli il tempo necessario e vedrete.

G: Entrando nei dettagli “fumettistici”, c’è uno sceneggiatore con il quale senti di avere un certo feeling?
A.F.: Ho sempre amato le storie di Giorgio Pezzin, anche se raramente ho avuto la fortuna di lavorare sui suoi testi. Negli ultimi tempi ho lavorato su sceneggiature di Mastantuono e Faccini, sono due autori che io amo particolarmente, e il feeling credo sia scaturito naturalmente, sono state esperienze veramente gratificanti.

G: (domanda inevitabile) Preferisci “interagire” con Paperopoli o con Topolinia?
A.F.: Paperopoli senza ombra di dubbio, mi piace descrivere situazioni comiche, personaggi un pochino sopra le righe oppure oggetti improbabili che siano in grado di far sorridere chi legge. A Paperopoli, ogni cosa ha sempre una velatura di umorismo, e, per un disegnatore in un periodo di particolare buon umore, credo sia il posto ideale per lasciar galoppare la matita.

Un’espressiva vignetta da “Paperleon, dai scorcia!”

G: Prima o poi tutti devono rispondere a questa domanda: qual è (o quali sono) il tuo personaggio Disney preferito? E come mai?
A.F.: Prima o poi tocca di rispondere: “Paperino, scusate la banalità!“, ma come resistergli, c’è un Paperino in ognuno di noi!

G: Qual è la storia che reputi come tuo miglior lavoro? insomma a cui sei maggiormente legato?
A.F.: Francamente è una domanda a cui non so rispondere, mi sento emotivamente legato a quasi tutte le storie che ho disegnato. L’essere maggiormente legati ad un lavoro in particolare può non andare di pari passo con il fatto che lo si consideri il migliore in assoluto, per cui se proprio dovessi scegliere una storia a cui voglio bene, direi la serie di “Paperleon dai Scorcia“, quella che invece considero tecnicamente più “matura” potrei dirvi …la prossima.

Gorthan alle prese con PK.

G.: Tu sei stato uno dei disegnatori del primo PKNA (ricordiamo la stupenda “Mekkano”, una delle storie più belle degli ultimi anni), cosa ne pensi della sua chiusura e dell’apertura di PK? Credi che fosse veramente necessaria?
A.F.: Come potrete facilmente immaginare noi disegnatori siamo del tutto ignari delle meccaniche che regolano le scelte reda-editoriali, per cui, immagino che se sono state prese determinate decisioni, siano state profondamente ponderate, e perché no, magari pure sofferte. A volte, se posso dire la mia, ho la sensazione che ci sia la tendenza a rimpiangere il “vecchio” e a criticare tutto ciò che cerca di rinnovare o aprire nuove prospettive; credo che andrebbe maggiormente apprezzato lo sforzo di un editore in questo senso, vediamola in questo modo… quanto sarebbe stato facile adagiarsi sugli allori e vivere di rendita? Punti di vista insomma, ah!…grazie davvero per i complimenti su Mekkano, ma secondo me Ogre era decisamente (dal punto di vista grafico) qualche passo avanti.

G: Oltre al mondo Disney, ti interessi a qualche altro tipo di fumetto? Insomma, ti piacciono in generale i fumetti?
A.F.: Direi che tenersi aggiornati è fondamentale, anche se devo ammettere che non ne divoro quantità industriali, sono molto selettivo, cerco comunque di avere sempre un’idea abbastanza precisa di quello che combinano i colleghi sparsi per il mondo, spesso anche con l’aiuto del Web. Negli ultimi anni il fumetto in generale credo si stia risollevando da un lungo periodo di crisi e di stagnazione, si intuisce un certo fermento, sono emersi nuovi grandi talenti, e il livello qualitativo sta raggiungendo mediamente livelli decisamente ragguardevoli. Credo inoltre che gli autori italiani siano oggi maggiormente consapevoli delle loro qualità, e, cosa molto importante, abbiano imparato a proporsi a livello internazionale. Il mio fumetto preferito in assoluto? BONE di Jeff Smith, non l’avete mai letto? Cosa ci fate ancora davanti al monitor?

G.: Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi lavori futuri?

Già nel 1993 Freccero aveva citato la “Storia & Gloria”.

A.F.: Ho appena iniziato a lavorare al seguito di “Storia e gloria della dinastia di Paperi“, su sceneggiatura di Alberto Savini, si tratta di sessantasei tavole che si ricollegano direttamente al terzo episodio dal titolo “Petronius Paperonius e i sesterzi Di Pippus Augustus“, e disegnata nientepopodimeno che dal grande G.B. Carpi, e, devo dire, sento molto il peso della responsabilità, riprendere a distanza di anni il lavoro iniziato dal mio Maestro mi emoziona moltissimo, non vi nascondo che mi crea anche qualche difficoltà, questo comunque sarà un lavoro che voglio dedicare al mitico G.B. (redazione permettendo), magari scoprirete come (tenete d’occhio le prime dieci pagine). Ho anche nel cassetto una nuova serie a fumetti ideata e “costruita” insieme a due colleghi genovesi, Marco Forcelloni e Massimo Sardi, la Disney ha in questi giorni presentato (a porte chiuse, non sforzate le meningi) il progetto alla fiera del libro di Bologna, speriamo che il tutto possa avere buoni sviluppi. E infine, tra altre piccole cose, una nuova storia sceneggiata da Enrico Faccini, ho già letto il soggetto e mi sono divertito molto, spero sarà così anche per voi, noi ce la metteremo tutta!

G.: Grazie mille Andrea, è stato un vero piacere!
A.F.: Piacere mio, alla prossima.

Autore dell'articolo: Warren