Le interviste del Papersera – Alberto Savini

10 GEN 2005

Il solerte Giacomo Morello ha riadattato le discussioni del forum fatte da tutti noi con Alberto Savini, per ricrearle a mò di un’interessante intervista, utile per conoscere meglio uno degli autori più promettenti degli ultimi anni, acclamato recentemente per storie quali “Macchia Nera e il buon vicinato” e scrittore dell’attesissimo nuovo capitolo di “Storia e Gloria della Dinastia Dei Paperi“.

FRANCESCO: “Alberto, come hai iniziato a scrivere fumetti per Topolino?”
ALBERTO SAVINI: “Per il Topo? Già collaboravo con altri editori ma volevo fare Disney. Così ho mandato dei soggetti a Bono che li ha passati a Chendi (all’epoca Chendi lavorava per lui, in un piccolo ufficio adiacente a quello di Castelli).

La prima storia “firmata” da Savini.

Chendi mi ha chiamato in una ridente giornata di luglio… e io non c’ero, ero al mare a folleggiare. Ricevuto il messaggio, mi sono fatto 330 chilometri di autostrada e sono arrivato perfettamente puntuale (ma decisamente rinco per il sonno e i bagordi) all’appuntamento. Ho cominciato a sceneggiare e a risceneggiare cercando di seguire tutti i suggerimenti di Chendi (grande fortuna averlo avuto come maestro!), fino a che lui, mesi dopo, ha deciso che ero pronto. A quel punto, dopo avere piazzato due storie come Staff di If (una scomparsa, mai uscita – era anche la prima in assoluto mai disegnata da Camboni – dell’altra invece non svelerò mai il titolo nemmeno sotto tortura), ho conosciuto Marconi e sono passato direttamente in Disney.”

MICHELE: “Cosa scriveva prima delle storie Disney?”
A.S.: “Di tutto. Ma amo ricordare il Corriere dei Piccoli (Fantozzi, Giovane Indiana Jones, Carlotta, James Bond Junior, Storie Warner varie, ecc), Tiramolla prima che la redazione si spostasse a Roma e lo sfortunato Star Dance della Disney (non scrivevo ancora per il Topo ma i fotoromanzi e i racconti di Carlotta erano miei. Tranne una o due, mi pare).”

Da “Macchia Nera e il buon vicinato”, storia rivelazione del 2004.

MICHELE: “Domanda classica: i suoi artisti Disney preferiti, e i suoi artisti preferiti in generale…”
A.S.: “Risposta classica: per quanto riguarda Disney, amo in toto tutta la “vecchia guardia” (sceneggiatori e disegnatori) che mi ha regalato anni e anni di emozioni straordinarie.
Tra i “giovani” sceneggiatori, tra gli altri, mi piacciono sempre e comunque Faraci, Bruno Enna, Macchetto (Mago Ciccio compreso!), Secchi, Faccini, Arrighini e il “neonato” Badino.
Per i “giovani” disegnatori non faccio nomi, per il semplice fatto che, non sapendo io tenere una matita in mano, il loro lavoro mi sembra ogni volta opera di Alta Magia. Come non rimanere incantati?
Uscendo da Disney, per non fare che i primi nomi che mi vengono in mente, mi piacciono parecchi Bonelliani (Bonelli padre, Nolitta, Castelli, Sclavi, Berardi, Boselli, Medda), amo Alan Moore, Goscinny, Bonvi, Abuli, Trillo, Mordillo, Cothias, Aragones, Max Bunker e, naturalmente, l’insuperabile, immarcescibile e ineguagliabile Leo Ortolani.
Per i disegnatori vale il medesimo discorso di prima.”

FRANCESCO : “A chi ti ispiravi/ispiri per scrivere storie per Topolino?”
A.S.: “All’inizio a Chendi, a Martina e a Gottfredson. Non si può prescindere dai mostri sacri. Oggi come oggi, invece, a tutti tranne che agli artisti Disney. Sembra assurdo ma una ragione c’è: secondo me scrivere per il Topo leggendo solo il Topo stesso o nutrendosi di tonnellate di Cartoni Disney, alla lunga porterebbe a un impoverimento. Si finirebbe per scrivere sempre la stessa storia o a rimestare sempre la stessa zuppa senza l’aggiunta di nuovi ingredienti.

Il grande Buster Keaton.

Quindi cerco di portare in Disney altri sapori e mi nutro (per mia libidine ma anche a fini di ricarica neuronale) con dosi massicce di cinema muto (Buster Keaton in primis); di serie televisive (da Ai Confini della Realtà fino al recente Joey ce ne sono parecchie davvero splendide); di cinema sonoro (ultimi visti memorabili in questi giorni – non recenti, ma ripesco spesso pellicole che mi sono sfuggite – Memento, Big Fish, Lost in Translation); di fumetti (a parte Rat-Man, capolavoro del millennio, sono un Bonelliano convinto con un amore sviscerato per l’opera omnia di GLBonelli, Nolitta, Berardi, Sclavi, Castelli e Boselli. Al momento sto anche ricominciando con Marvel e DC, che avevo apprezzato in diretta con la Corno negli anni ’70…); di libri fotografici (Berenice Abbott e tutta la fotografia b/n fino al cinquanta dovrebbero essere materia di studio alle scuole dell’obbligo); di musica (rock a nastro, dagli Stones ai Deep Purple, con infatuazioni periodiche e ricorrenti per il rock progressivo, il Jazz freddo, l’Acid Jazz, SRV, il Gospel, Prince, il funky, Ella Fitzgerald, ecc); di libri (inutile fare nomi, sono onnivoro)… e potrei continuare all’infinito.
Comunque, per quanto mi riguarda, non si tratta di ispirarsi alle trame altrui (non vedrete mai uscire una mia parodia Disney dell’ultimo successo del momento) quanto essere ricaricati da emozioni, sensazioni ed energie che sono poi rielaborate a livello inconscio e portate in Disney.”

SAMUELE: “Quali sono le tue storie a fumetti preferite? Con quale artista vorresti realizzare una storia?”

Una copertina del Corriere dei Ragazzi con Gli Aristocratici.

A.S.: “Di storie preferite ce ne sono parecchie, anche perché vado a periodi. Di base sono quelle appartenenti alla mia infanzia (i Tex fino ad “Arizona“, specialmente quelli con Mefisto, ma anche “Gilas“, “Quando Tuona il Cannone” e i vari numeri con gli scontri con i cinesi, ecc; gli “Altai & Johnson” e “Gli Aristocratici” che apparivano sul Corriere dei Ragazzi; parecchi Zagor tra cui “Voodoo“, “Alba Tragica“, “I 6 della Blue Star” – vado a memoria, eh, magari erano 5; i Topolini dal 700 al 1000; eccetera).
A volte leggo e rileggo determinate avventure fino alla nausea per poi non poterle vedere più per qualche tempo. Poi, come per magia, quegli albi mi ritornano tra le mani e mi accalappiano nuovamente. Forse sarebbe meglio parlare di serie preferite, ma è un argomento che abbiamo già toccato. Però c’è una storia molto più recente che resiste da anni e che porterei con me sulla classica isola deserta: “L’Immutabile Destino“, con Rat-Man, che mi fa sbellicare anche dopo la millesima lettura. E, grazie a Leo, sono il fortunato possessore del ritratto di un certo Yak dallo “straziante Muggito”…
Con quale artista vorrei lavorare? Principalmente con tutti coloro con i quali non ho ancora avuto la fortuna di collaborare (adoro sperimentare), ma un One Shot qualsiasi in collaborazione con Leo Ortolani; un’avventura di Tex con Mefisto disegnata da Villa; l’ennesimo ritorno di Rakosi per i disegni di Ferri; un western crepuscolare disegnato da Milazzo; un’avventura di Torpedo con Bernet o, tornando a Disney, 60 tavole di Topolino disegnate da Scarpa credo che mi porterebbero al settimo cielo!”

GOLEADOR : “Quante storie Disney hai disegnato e/o sceneggiato?”
A.S.: “Sceneggiate e già consegnate – non contando le autoconclusive e le storie per Star Dance – al momento me ne risultano 79. L’ottantesima è in dirittura d’arrivo. Come vedi sono ad anni luce di distanza da Panaro e da molti altri, sia perché negli anni ho continuato a portare avanti – amo sperimentare – anche altre collaborazioni (tra cui, fumetti a parte, una valanga di album di figurine sia per la Merlin – ora Topps – sia per la Panini), sia perché, purtroppo o forse per fortuna, sono di una pignoleria esasperante e consegno una sceneggiatura solo quando ogni singola tavola mi convince al 101%.”

PICCOLOBUSH: “Se l’I.N.D.U.C.K.S. non mente, la tua prima storia (a parte quelle come Staff Di If) dovrebbe essere “Pippo e la casa da musica” del 1994, che mi sono andato prontamente a rileggere. Visto che questa storia è molto “alla Chendi” (Pippo & Nocciola, i fantasmi, etc….) quanto è opera tua e quanto di Chendi? E se invece è tutta farina del tuo sacco, hai deciso di omaggiare il tuo maestro? (lo so che sono passati dieci anni e uno non può ricordare tutte le storie, però essendo la prima magari….).”

Da “Nocciola agente X-Spray”.

A.S.: “L’omaggio c’è indubbiamente stato. Prima di preparare quel soggetto mi sono riletto parecchie sue storie con Nocciola (se riprendo personaggi già apparsi, ancora oggi do un’occhiata a come sono stati trattati – cerco di essere filologicamente corretto – da me o da altri autori nelle storie precedenti) e sicuramente devo avergli fatto leggere il soggetto prima di consegnarlo a Marconi (con conseguenti consigli di Chendi su come muovere Nocciola). Tieni anche presente che, nonostante già sceneggiassi, l’avventura in Disney è cominciata solo dopo mesi e mesi di consigli e correzioni da parte del mio paziente maestro. E’ inevitabile che io abbia assorbito un certo suo modo di “vedere e fare” Disney. Ma già in “Nocciola Agente X-Spray“, di qualche anno posteriore (vado a memoria, anche per il titolo, non ho tempo di rileggermela), mi sembra che l’imprinting cominciasse a essere molto meno evidente.”

PICCOLOBUSH : “Alla luce di tutto ciò… dove lo trovi il tempo per vivere? E tua moglie come la prende? Scherzo ovviamente, non volevo essere irriverente!”
A.S.: “Vivere? Questa è vita!…mia moglie? Santa Donna! Medito da tempo di risparmiare e farle un monumento, peccato che, ogni volta che il salvadanaio comincia a pesare un po’, esca un nuovo libro, o un fumetto, o un dvd, o un cd, o un pezzo per il computer, o qualcosa di altrettanto imperdibile e mi vedo costretto a rimandare…
…Anch’io naturalmente scherz… TUM! Scherzavo, cara! TUM! SPACK! CRASH! Scherzavooo!”

MAURIZIO: “C’è in Disney un disegnatore a cui ti piacerebbe affidare la realizzazione di una tua storia ma che, per un qualsiasi motivo (se si può sapere, tanto meglio), …ancora nisba?”
A.S.: “Non ho mai lavorato con Scarpa, e per me sarebbe un vero onore!”

MAURIZIO : “Ti è mai capitato che qualche disegnatore abbia preso delle “decisioni grafiche” da te non condivise (tipo Pezzin/De Vita)…se si non ti chiedo di fare nomi (il cognome è più che sufficiente!).”
A.S.: “No. Lascio la massima libertà ai disegnatori (sono un convinto assertore del fatto che un fumetto lo si realizza in due e che entrambi siamo qui per dare il meglio), quindi anche eventuali cambiamenti effettuati di loro sponte dai suddetti disegnatori li ho sempre tranquillamente accettati come migliorativi.”

Moby Duck e Paper Hoog da “Le storie della baia”.

VALERIO: “Savini, il numero di disney parade dedicato a Moby Duck parlerà del Moby antico o dell’antenato delle storie della baia?”
A.S.: “Disney Parade? Non ne ho idea, mi spiace. Penso che parlerà del Moby antico… per quello moderno c’è in ballo un’altra cosetta!”

VALERIO: “cosa? una rivista propria? comunque se ti può interessare se ne occupa Sisti…”
A.S.: “Nessuna rivista propria… una cosetta più semplice! Un mesetto e vedrai. Sisti si occupa di Disney Parade? Pensa che non ne ho mai preso nemmeno un numero anche se qualche statuina mi avrebbe fatto gola.”

FRANCESCO: “Puoi parlarci della tua collaborazione alla rivista Prezzemolo?”
A.S.: “Come si sarà forse notato – per Prezzemolo non scrivo più da tempo per principio, a causa del ridicolo compenso offerto agli autori da un gigante dell’intrattenimento come Gardaland. Aumenta il prezzo dei biglietti d’ingresso, aumenta il costo della vita, ma morire se il compenso delle tavole aumenta anche solo di 10 centesimi! Puah!”

COLLWYN: “Domande classiche e forse anche un po’ banalotte: qual è, tra quelle pubblicate, la tua storia a cui sei più affezionato e che giudichi il tuo “capolavoro”? E, poi, l’altra faccia della medaglia, qual è la storia che ritieni, non più brutta, ma meno riuscita? Grazie e continua a stupirci…”

Paperoga animal-sitter

A.S.: “La mia storia migliore è ogni volta… quella che devo ancora finire e consegnare.
Di pubblicate continuano ancora oggi a piacermi – le prime che mi vengono in mente – le Storie della Baia, “Macchia e il Buon Vicinato“, “Paperone e il Telecomando Perduto” e la breve “Paperoga Animal Sitter“. Di non ancora pubblicate sono letteralmente entusiasta dell’extra di Storia e Gloria (che dovreste poter leggere entro febbraio).
La storia che reputo meno riuscita e che, se potessi, riscriverei in maniera del tutto differente? Probabilmente la Saga dei Cristalli. Ma so che a parecchia gente è piaciuta così (strano ma vero), quindi non sbatto più di tanto la testa sul muro. In fondo, l’avrò già detto mille volte, “It’s Only Rock’n’Roll”!

GIACOMO: “Puoi illuminarmi sulle tue letture Marvel/DC, sia passate che presenti? che personaggi e autori preferisci?”
A.S.: “In epoca Corno collezionavo Fantastici 4, Uomo Ragno, Devil, Thor, Capitan America, Shang-Chi e Corriere della Paura. Quindi sono le testate alle quali sono rimasto più affezionato. Per assurdo, però, la serie che a un certo punto mi piaceva di più era quella degli X-Men (in appendice a Cap).
Tex alle prese con Mefisto. C’era poi una bellissima serie di Batman (chi se lo ricorda l’editore, forse Williams, boh) di cui non perdevo un numero. Crescendo, come sempre succede, subentrano altri interessi e per un certo periodo avevo abbandonato il fumetto liberandomi di tutte le collezioni. Recentemente le ho recuperate tutte (con una vera e propria marea di altro materiale), tutte in lingua originale, e non vedo l’ora di avere il tempo di rileggermele con calma.
Gli autori? Affettivamente quelli della mia epoca, da Stan Lee a Kirby, Buscema, ecc anche se fremo per l’impazienza di rileggermi tutto il malloppone per riassaporare certe emozioni e scoprire tutti gli autori che sono venuti dopo. Avendo abbandonato ai tempi (ed essendo la memoria quel che è), ho quindi delle lacune enormi (a parte i vari Dark Knight e poca altra roba). Sono molto più ferrato in Tex et similia.
Ma adesso che il problema più grosso (reperimento del materiale) è stato risolto, conto di rimettermi alla pari! Piano piano, numero dopo numero, serie dopo serie.”

Tex alle prese con Mefisto.

MICHELE (2): “Per la mia prima domanda esco per un attimo dall’ambito Disney… Hai detto che ti piacerebbe realizzare un’avventura di Tex contro Mefisto, magari disegnata da Villa… è solo un sogno, o si tratta di un progetto, che in fututo più o meno prossimo potrebbe realizzarsi? E hai già un’idea dell’eventuale trama (non ti chiedo certo di rivelarmela!)?
Per quanto riguarda la Disney invece, c’è una storia (indipendentemente dal disegnatore) che ti piacerebbe un giorno realizzare?”

A.S.: “Purtroppo per ora si tratta solo di un sogno. Niente in cantiere, nessun contatto lavorativo con la Bonelli (lento e perfezionista come sono, già mi trovo perennemente in ritardo con Disney, ci mancherebbe!) e solo pochi appunti sparsi qui e là a mo’ di promemoria. C’è anche da dire che, per quel che ne so, prima di arrivare a scrivere un Tex, un autore deve aver dato prova di ottime capacità su altre testate di quella stupenda casa editrice o, in ogni caso, deve essere un grande dalle indiscutibili qualità, magari anche a livello internazionale. Ne ho ancora di pappa da mangiare prima di poter aspirare a tanto… Il mio è solo un bellissimo sogno da fan. Per quel che riguarda la Disney, sono anni che mi spremo il cervello per cercare di riproporre degnamente Paperetta Yè-Yè e Dinamite Bla, ma ancora non ho deciso come. Idem per Topolino Kid & Pippo 6 colpi e per una lunga saga in Klondike. Inoltre, mannaggia se ce l’ho qui quella storia, ho un soggetto ancora inedito della Baia che a causa di una baleniera di mezzo (nonostante non ci sia alcuna traccia di violenza) non riesce a ottenere l’okay. E dire che verrebbe fuori davvero bene!
Bah, se son rose…”

FRANCESCO : “Quale storia del passato Disney avresti voluto sceneggiare e a quale progetto del passato avresti voluto dare il tuo personale contributo? E, ancora, che personaggio avresti voluto inventare e come l’avresti strutturato sia fisicamente che psicologicamente?
E perché non hai mai scritto storie per PKNA, visto che da lì sono passati tutti i migliori autori della nuova generazione?
E infine, che cosa pensi del mondo di PK (tutte le serie indistintamente), di X-Mickey e di Mickey Mouse Mistery Magazine? Secondo te sono utili o no ai personaggi Disney lì impiegati?
Come avresti evoluto le saghe, ti fosse stata data la possibilità di farlo?”

A.S.: “Storie del passato che avrei voluto scrivere? Uno qualsiasi dei capolavori di Scarpa. A caso, tanto si pesca sempre bene. Ho avuto la fortuna di poter contribuire a una grande saga : Storia & Gloria!
Mi sarebbe piaciuto inventare Zio Paperone. E lo trovo perfetto così com’è, sia fisicamente sia – quando è ben sceneggiato – psicologicamente.
Riguardo a PKNA, a parte il RomPk, di cui con Andrea Denegri ho ideato tutti i giochi divertendomi immensamente (“Unisci il Puntino” me lo rinfacciano ancora oggi), per le varie serie di PK ho scritto solo una storia breve. Non mi ha mai affascinato più di tanto, probabilmente è una questione generazionale.

Pluto in un’innovativa storia quasi muta di Savini.

È anche una mia scelta ben precisa: sono fermamente convinto che prima di tutto si debba pensare al Topo, la vera colonna portante di tutta la baracca. Fenomeni come PK, Witch e compagnia bella – ai quali, ovviamente, auguro lunghissima vita – penso siano legati a una generazione (esattamente come fu con “Il Paninaro” vent’anni fa). Quando la generazione cresce, il fenomeno si indebolisce. Il Topo, invece, è senza tempo, dura da più di cinquant’anni e sarebbe un enorme sbaglio sottovalutarlo o farlo scivolare in secondo piano.
Di PK ho già detto che mi lascia indifferente (se proprio devo scegliere preferivo la prima serie); X-Mickey mi piaceva parecchio. E mi spiace che, nonostante io abbia partecipato a tutte le riunioni creative preliminari, non ho mai avuto il tempo di scrivervi (maledetta la mia lentezza: quando finalmente ho presentato un soggetto era già in chiusura!). MMMM, essendo io un cultore dell’Hard Boiled, di Chandler, Hammet, Chase e compagnia bella non poteva non piacermi.
C’è di buono che, in ognuna delle tre riviste, ci troviamo/trovavamo di fronte a un universo completamente differente, ove paperi e Topi – che non sono i paperi e i Topi di Topolino settimanale – trovano incarnazioni differenti e sfaccettature psicologiche complementari. L’ennesima dimostrazione che si tratta di personaggi con i quali si può fare tutto e il contrario di tutto.
Comunque, per gusto personale, Pk l’avrei reso molto più dark (più Batman per intenderci), senza extraterrestri e con più notti di nebbia. X Mickey l’avrei reso più inquietante (“Il Cuore di Grimold” o come si chiamava quella storia è un esempio di come avrei trattato tutta la serie); MMMM l’avrei lasciato com’era. Peccato che ci sia sempre di mezzo il discorso vendite…”

MICHELE (2): “A proposito della saga sul Klondike che vorresti un giorno fare, mi viene da chiederti: come ti poni rispetto alla visione personalissima e in qualche modo “rivoluzionaria” (almeno in ambito Disney) di Don Rosa?”
A.S.: “Mi pongo… che me la devo rileggere. Ho già detto altrove che, per mia fortuna, leggo esulto e rimuovo in tempi strettissimi. La saga me la sono letta tutta, ma non mi ricordo un accidente di quello che Don vi ha scritto.
Comunque l’universo Disney italiano è ben diverso da quello di Don Rosa e quando andrò a rileggere qualcosa per documentarmi ed essere come al solito il più filologico possibile, pescherò tra le opere di Martina, Cimino, Chendi e compagnia. Don Rosa porta avanti un suo discorso, noi italiani il nostro. Poi il lettore è libero di scegliere se leggere entrambe le versioni o una sola a suo piacere.”

I due irresistibili mariachi “El Lungo y el Curto”.

SNITZ: “È capitato che ti abbiano rifiutato una storia perchè non rientrava nei “parametri” Disney? Quali sono questi limiti (ad esempio, ‘sta storia che i paperi non possono più mangiare il tacchino è vera)? Quale personaggio preferisci muovere (compresi anche i cattivi, ovviamente)?”
A.S.: “Certo, è capitato e capita ancora oggi. Mannaggia…
Quella del tacchino è una vecchia storia che non vale più. Per fortuna Claretta ha fatto piazza pulita di un sacco di stupidi paletti che erano stati messi lì nel corso degli anni per le motivazioni più disparate. Oggi come oggi Paperino è tornato carnivoro, Topolino può di nuovo tranquillamente raccogliere la pistola caduta a un rapinatore (ma non gli sparerà) e la polizia può intervenire ad armi spianate. Le vere limitazioni sono quelle imposte da oltreoceano (politically correct): minoranze etniche, morte, malattia et similia.
Per quel che riguarda i personaggi vado a periodi. Al momento, pur adorando i paperi (che, per inciso, sono anche più semplici da “scrivere”), sto faticosamente imponendomi già da un po’ di riuscire a far rispuntare fuori l’antica simpatia di Topolino… quindi mi piace usare il topastro tentando di metterlo in difficoltà (secondo l’antica ma sempre valida lezione di zio Alfred, secondo cui non è l’eroe che va a caccia di guai, ma sono i guai che cercano l’eroe).”

ANDREA: “Ed un Paperinik vecchio stile tenebroso ed inquietante? magari con adeguati riferimenti a Fantomius Villa Rosa etc…Che ne dici?”
A.S.: “Un invito a nozze! Anche per me il vero Paperinik era solo quello delle prime, mitiche storie! Prima o poi ci riproverò, parola!”

GIACOMO: “Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di due tipologie di storie: Le storie inquietanti di Giulio Chierchini, secondo me un geniale autore completo, parlo di racconti come “il dottor Talos”, “le ombre vaganti”, “il terrore corre su quattro ruote”… forse 20 anni fa sarebbe stato un perfetto autore per l’ X-Mickey che intendi tu? Le storie impegnate socialmente, come le storie ecologiste di inizio anni 90, oppure quelle sul telefono azzurro. Le trovi stucchevoli o pensi che ogni tanto farebbero bene anche oggi?”
A.S.: “1) Assolutamente sì! 2) Penso che l’Ecologia vada trattata – e seriamente – nelle scuole e nei parlamenti. Penso che non basti qualche storia a cambiare il mondo, quando ci sono quintalate di bastardi che lo distruggono allegramente e impunemente giorno dopo giorno. Penso, quindi, che quelle storie fossero solo inutili ma furbi tentativi di cavalcare l’onda. E quindi non le sopporto. Per quanto riguarda le storie sul telefono azzurro, andiamo già meglio. Trattavano problematiche mai risolte e informavano direttamente i bambini senza passare per il filtro dei genitori. Peccato che fossero, vado a memoria, tutte così maledettamente deprimenti…”

SAMUELE: “Don Rosa, con le sue scelte, ha creato un particolare universo di paperi nei quali si muovono (oltre ai soliti Paperone, Paperino, Qui, Quo, Qua) anche personaggi prima privi di personalità (vedi Matilda, Ortensia…)
La Disney italiana cosa pensa di una eventuale storia con Matilda de’ Paperoni su Topolino, ad esempio? Sarebbe improponibile in quanto poco conosciuta se non che dai lettori di “Zio Paperone”? E se qualche sceneggiatore proponesse una storia sulla vita\parenti di Paperone da proporre su “Zio Paperone” sarebbe messa da parte o, magari, presa in considerazione? I personaggi “pseudo-creati” da Don Rosa (tutti i parenti dei Paperi, per esempio) rientrano nei suoi diritti d’autore o, siccome ispirati all’immaginario di Barks, sono accessibili a tutti? (Ovvero: chiunque potrebbe, potenzialmente, fare una storia con loro come protagonisti?)
Domanda forse “cattiva” (puoi anche non rispondere) : la saga di Don come è stata presa dai tuoi colleghi Italiani? Qualcuno non è stato fosse contento del fatto che è stato creato un passato a Paperone?”

Nuovi personaggi dalla serie “Le storie della baia”.

A.S.: “Risposta cumulativa: io non sono la Disney Italiana, quindi non ne ho la minima idea. Comunque suppongo che se la storia fosse una bella storia, non ci sarebbero problemi (magari spiegando anche ai lettori di Topolino qualche cosuccia su Matilda a livello di flashback). In fondo sono tutti personaggi Disney.
Riguardo ai personaggi di Don, a meno che lui non abbia un contratto particolare (e non penso), credo proprio che chiunque possa utilizzarli. Per esempio: io ho creato Azimuth, Nina e compagnia per le Storie della Baia, e i personaggi sono diventati automaticamente della Disney e qualsiasi autore potrebbe usarli.
Non so come i colleghi abbiano preso la saga di PdP, bisognerebbe chiedere caso per caso. Ma sarebbe come domandare a Don Rosa se è stato contento dell’ideazione di Paperino Paperotto. Suppongo non gliene possa fregare di meno.
Può o meno avere apprezzato le storie (ammesso e non concesso che le abbia lette), ma il fatto di sapere che esistono non cambia di certo la sua linea lavorativa. Lui continua per la sua strada, noi per la nostra.”

FRANCESCO : “Come mai, tranne in rarissimi casi e rarissimi autori (mi viene in mente Don Rosa), i personaggi Disney – soprattutto i maschi – ma da trenta (o più) anni a questa parte o anche le donne – non piangono mai? Piuttosto si fanno venire crisi isteriche, ma piangere no, neanche una goccia! È una legge obbligatoria da seguire oppure gli autori non hanno mai voluto rendere i paperi troppo umani? E se ci fosse da far piangere, in una qualsiasi storia, un qualsiasi personaggio maschile (poniamo Paperino), tu come ti regoleresti?”
A.S.: “Non mi risulta che ci sia nessun paletto al riguardo.
Forse le nostre storie sono meno sentimentali di quelle di Don Rosa, o forse più semplicemente sono trent’anni che ai personaggi Disney non capita di commuoversi…
Scherzi a parte credo che se ci fosse la necessità di farli piangere seriamente (e non buffamente alla Zio Paperone, disperato per qualche magagna riguardante i suoi amati pargoli), potremmo tranquillamente farglielo fare. Se la storia lo richiedesse, credo che andrei tranquillamente su una sequenza di Paperino con la lacrima che scende lenta, si stacca dalla gota e si spiaccica per terra. Ma dipenderebbe dalle esigenze narrative. Magari lo farei intuire senza mostrarlo. Boh…”

JARMUSH: “Hai o hai avuto in passato altre esperienze di scrittura, diverse dal fumetto (per esempio romanzi, sceneggiature per il cinema, televisione, etc.)?”

DIDASCALIA

A.S.: “Di romanzi, come tutti gli Italiani (si sa, siamo un popolo di scrittori), ne ho almeno un paio già iniziati nel cassetto che non ho mai tempo di continuare e che probabilmente non vedranno mai la luce. Poco male, niente di memorabile.
Se vuoi annoverarli nella categoria romanzi, ho alle spalle (roba di parecchi anni fa) cinque libri di Imparo a leggere per la Disney Libri e due libri di parascolastica per la Elemond (“Quel Tunnel Sotto la Scuola” e “Il Ritorno dello Stregone Nero“).
Ho in mente da anni un manuale di sceneggiatura, ma il settore è fin troppo inflazionato per i miei gusti quindi, quando troverò il tempo di realizzarlo, mi sa che lo metterò in rete o troverò un modo alternativo per proporlo.
Per il cinema non ho mai scritto una sola riga (devo lasciare qualcosa anche agli altri, no?)
Per la televisione ho collaborato qualche anno fa con Disney Channel alla realizzazione di storie ideate dagli spettatori. Mi inventavo gli incipit e tra tutte le proposte di continuazione sceglievo quelle più Disneyane cercando di dare un senso al soggetto che via via si veniva a creare. “Paperino e il furto della fontana” (quella degli stuzzicadenti) è un esempio del risultato ottenuto: dal soggetto finale ho cercato di ottenere una sceneggiatura decente.
Infine, le decine di album di figurine che ho ideato per la Merlin, la Topps e la Panini. Anche quello non è fumetto e scommetto che qualcuna tra quelle collezioni le avete fatte anche voi.”

GIONA: “Mi domando se gli autori italiani fossero più liberi quando Topolino recava ancora il logo “Arnoldo Mondadori Editore”…”
A.S.: “Per quel che ne so io – informazioni di seconda mano, dato che ai tempi ancora non vi lavoravo – decisamente sì. Mondadori era licenziataria, assicurava un tot annuale a mamma Disney negli Usa, garantiva la fedeltà dei characters e stop. Per il resto c’era molta più libertà.
Una per tutte, la piaga del politically correct era ancora ben lontana.
Ah, essere nati vent’anni prima…”


Notizie Biografiche

Nato a Milano il 5 giugno 1965, cresciuto fin da piccolo a “pane e fumetti”, esordisce nel 1985 vincendo un concorso mensile per il miglior racconto dell’orrore indetto da Creepy (edizione italiana).
Collabora con Edifumetto e Renzo Barbieri Editore con una serie di racconti gialli e dell’orrore. Poi impara il mestiere del fumettista sul campo e comincia a dedicarsi alle sceneggiature di fumetti.
Nel 1989 conosce Carlo Chendi (il maggiore sceneggiatore Disney Italiano, in pista fin dagli anni ’50) e, abbandonato il fumetto erotico, dietro suo consiglio comincia sia a collaborare assiduamente a Tiramolla (Vallardi Editore) sia a muovere i primi passi nell’Universo Disney.
Nel 1990 scrive alcuni cartonati de ‘Le Avventure di Walter Bonatti‘ per Massimo Baldini Editore; nel 1991, assieme a Lucio Filippucci (Martin Mystere) due libri-game di parascolastica editi dalla Juvenilia (Elemond) che fruttano il diploma del premio Lunigiana per la letteratura infantile.
Nel 1992, per la Walt Disney Italia, si occupa delle sceneggiature dei fotoromanzi e dei racconti del mensile Star Dance. Contemporaneamente progetta e pubblica i primi cinque volumi della collana Imparo a Leggere, per la divisione libri della Disney e inizia a scrivere per il settimanale Topolino.
Nel 1993 comincia un’intensa collaborazione al Corriere dei Piccoli, poi divenuto Corrierino (crea la serie “Fantozzi” – con le avventure dell’omonimo ragioniere – e la serie “Carlotta”. Sceneggia anche parecchi episodi delle serie “James Bond Junior” e “Il Giovane Indiana Jones”, nonché dozzine di storie per i characters – Bugs Bunny, Daffy Duck e compagnia – della Warner Bros). 
Parallelamente, inizia a collaborare anche alla progettazione di innumerevoli collezioni di figurine per la Topps Italia e per la Panini Modena. Nel 1995 entra nella redazione di Corrierino occupandosi, fino alla chiusura della testata, del coordinamento redazionale e scrive decine di storie anche pubblicitarie con personaggi Warner Bros per la Egmont Publishing.
Dal 1996 continua a progettare e a realizzare album di figurine per la Topps Italia e per la Panini Modena, e sceneggia per Disney, per il mensile Prezzemolo (Gardaland), e per Egmont Italia (storie Warner). Intanto, dal 1997, comincia anche a insegnare sceneggiatura alla Scuola del Fumetto di Milano.
Per la Egmont, inoltre, crea moltissimi giochi enigmistici apparsi su Bunny Quiz fino alla chiusura della testata. Sempre nel campo enigmistico, ma stavolta con la Disney, collabora al periodico RomPK ideando tutti i giochi in collaborazione con Andrea Denegri. Ancora per Disney, oltre alle usuali storie “classiche”, nel 2000 idea e sceneggia la complicatissima storia-game “Zio Paperone e l’Incredibile Avventura di Capodanno” e, nel 2001, crea una nuova, fortunata serie: “Le Storie della Baia”.
Attualmente, dopo il fortunato album per la Panini “Mickey & Donald”, continua a occuparsi di album di figurine sia per la Panini Modena che per la Topps Italia; di progetti speciali per la Walt Disney Italia e sceneggia quasi in esclusiva per il settimanale Topolino, per il quale si è appena occupato del ritorno in pompa magna di Macchia Nera. 

Autore dell'articolo: Warren