I Classici Disney 444
I Classici Disney è una testata che, con alti e bassi, mantiene quello che promette, ovvero pubblicare una panoramica di storie uscite su Topolino tra gli 8 e i 20 anni fa, senza un particolare criterio qualitativo. Non c’è la scelta, purtroppo, di avere sempre una storia lunga per numero, piuttosto che seguire vari altri filoni. Si tratta sempre di brevi, fino ad un massimo di 30 tavole circa, con tutta la banda disney in giro, spesso alla loro prima ristampa. Per cui capita sovente che i numeri non siano mai all’altezza della situazione perché, a fronte di una storia bella, le altre sei o sette saranno piuttosto modeste. Inoltre, il tempo di riferimento è quello in cui su ogni Topolino erano pubblicate tante storie, molte brevi, e questo ha un po’ inficiato la qualità delle stesse.
Questo numero non fa eccezione, e tutta la Banda Disney è al completo, con una storiella di Amelia, una su Indiana Pipps e una facente parte di una serie di brevi ambientate nella Preistoria (senza ovviamente pubblicare le altre). Tutte storie carine ma non memorabili.
Il motivo che mi ha spinto a fare la recensione di questo classico è la presenza di un trittico di storie scritte dal bravissimo e valente Nino Russo, un artigiano delle sceneggiature che sapeva realizzare con classe e maestria storie semplici ma sempre capaci di generare divertimento e memoria. Se scorrerete il suo Inducks, vi accorgerete di trovare tante piccole storie divertenti, sagaci, puntute e avvincenti, senza il bisogno di scomodare tanti artefizi. Anche queste storie non smentiscono. In Paperino & Gastone e l’invito… ducale, la Ziche sa ben rappresentare i guai e l’espressione di un volentoroso Paperino alle prese con il Duka, così come Faccini interpreta bene uno Sgrizzo genuino e folle, scritto in maniera più che rispettosa di Scarpa, in Sgrizzo re di Baia Papero. Infine, in Topolino e la sorveglianza speciale, Russo sa ben plasmare un Topolino tutt’altro che perfettino, immerso nella quotidianità e costretto a soffrire le manie di una bizzarra riccona, con una Minni costruita con più forza e umanità del solito.
Un bravissimo sceneggiatore, artigiano umile che creava storie valide, sempre. Ovvero quello che ci si aspetta dalla testata, quell’alta qualità media di cui spesso si parla. E questo classico può essere l’occasione per riscoprire l’autore.
01 NOV 2013