Paperino 408

01 GIU 2014
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Paperino è ormai una testata da parecchi anni illanguidita, capace solo di ristampare sè stessa, con le sue vecchie inedite a ciclo continuo, arrivate ormai anche alla terza ristampa. Ogni mese viene prodotta una nuova storia, in genere di una ventina di pagine, e per il resto tutto è abbastanza standard e monotono. Basta vedere anche i topic sul forum per vedere come l’interesse per la testata sia basso. In compenso, le vendite devono essere buone, anche in virtù del personaggio, capace di calamitare fin dalle gioiose copertine di Coppola che, per quanto interscambiabili, propongono il volto sorridente del papero.
Questo numero fa però eccezione, dedicato com’è agli 80 anni di Paperino, con foliazione doppia, storie prese da Topolino, brevi pagine introduttive e una certa cura nella scelta. L’obbiettivo è tratteggiare le tante situazioni paperiniane, dalla PIA a Nonna Papera, dai nipotini a Paperinik, da Gastone a Bum Bum, fino al tema della sfortuna e della rabbia. Spiace forse che si siano prese storie quasi tutte degli ultimi dieci anni, ma la scelta è in generale molto buona.
Si aprono le danze con Paperino 24, caustica e dolce storia di un Vitaliano in forma. Si prosegue con un’interessante analisi del rapporto zio – nipoti by Enna e Cavazzano. Uno dei piatti forti del numero è però l’ormai storia cult Paperinik e l’amore nell’oblio. Mottura crea delle tavole mozzafiato e dei colori incredibilmente crepuscolari, mentre Salati orchestra una sceneggiatura perfetta, un orologio che si incastra benissimo nello scandagliare a fondo la difficoltà di avere un’identità segreta. Allo stesso tempo, è analizzata la storia d’amore tra Paperino e Paperina. Storia che ormai è già un classico, si tratta senz’altro di una delle vette del disney “moderno”.
Le storie più antiche presentano un Massimo De Vita in gran forma, mentre di nuovo Cavazzano, grazie a Cimino, ci fa scandagliare la ricerca della fortuna, con un indiano saggio e i soliti e bellissimi espedienti ciminiani. Ancora il celebre autore veneto ci mostra le varie identità della 313, in una storia ricca di spunti grazie a Sisti, e che rievoca in qualche modo questa.
Altre due storie sono piuttosto interessanti. Una con Anacleto, in cui un frizzante Barbucci mette in scena una gran massa di dispetti e di disastri e, grazie a Panaro, otteniamo anche degli interessanti retroscena sul loro passato. Ma è Faccini a mettere in scena una scatenata commedia in ambito lavorativo, chiusa tra le quattro pareti dell’ufficio. Un altro moderno classico, caratterizzato da tic esilaranti e nevrosi formidabili (chi ha detto “ktiiiiin! ktaaaaan!”).
Un buon numero in sostanza che, pur non riecheggiando il mitico 168 in quanto a varietà, autori ed epoche, permette una panoramica di tematiche interessante. Spiace non avere nè una storia con Paperino Paperotto nè una vicenda in due puntate o qualcosa di più antico. Comunque, le buone storie non mancano, ed è apprezzabile che, per una volta, Paperino sia uscito un po’ dal suo monotono tran – tran di storie ri-ri-stampate.

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.