Topostorie 37 – Scava e Vinci
Leggere questo numero di Topostorie permette un'interessante lettura comparativa tra le storie del primo Indiana Pipps (primi anni '90), e quelle più recenti (metà anni '00). Pur essendo presente il creatore Bruno Sarda, e il miglior interprete grafico, Massimo De Vita, si notano le differenze, dovute forse all'effetto nostalgia, al numero di tavole impiegato, o da un'effettiva prevedibilità del personaggio dopo anni di utilizzo. L'archeologo disneyano è infatti un'idea intelligente, ma non facile da usare, troppo spesso caduta in tic e manie, e in una certa ripetitività nelle situazioni (chi ha detto Kranz con la pistola?). Sicuramente, però, insieme a Topolino, permette al lettore di compiere avventure esotiche con misteri archeologici appassionanti e variegati. La storia cardine del numero è dunque la valle dei 7 soli: tesa, spiritosa, avvolgente, con un'ottima chimica tra i due personaggi. Come dimenticare poi Cinco de la Tarde? Perfino Kranz appariva più sveglio, più piacevole e più divertente. L'idea poi dei pomodori giganti per fare la salsa conduce il gioco alla perfezione.
Anche nelle giunche d'oro, dieci anni dopo, si respira un'aria di tensione e di pericolo. Indiana Pipps ha sempre permesso a Topolino di dare il meglio, riuscendo a bilanciare bene le sue qualità e creando un'armonia per certi versi migliore e più reale di quella tra Pippo e lo stesso Topolino. Infine, Sarda mette a confronto l'archeologo con Tip e Tap, nella vicenda del dardo infallibile. La storia, del 1999, è molto più sbarazzina e, pur vedendo un De Vita all'apice del suo talento, risulta un po' troppo leggera, rispetto a quanto abbiamo visto finora.
Il resto del numero, purtroppo, è su questi toni. Scanzonato, mai troppo serio, buffonesco, prevedibile: una buona rappresentazione di come sono diventate le storie dello strambo archeologo. Macchetto divaga eccessivamente, mentre Sarda alcune storie le scrive col pilota automatico.
Insomma, un numero molto interessante per vedere all'opera un personaggio che resta intrigante e che ha interpretato grandi storie avventurose, e che, come spesso accade, non ha sempre mantenuto fede al suo carattere, finendo a volte a scivolare nel banale. Resta comunque un volumetto gradevole, perchè permette una visione completa di Indiana Pipps.