Topolino 1086-1087 – I Promessi Paperi

11 MAR 2020
I Promessi Paperi

La pagina iniziale della storia autografata da Chierchini… sì, l’ho messa per vantarmene!

Lo so, sto parlando praticamente solo della metà degli anni Settanta, ma che ci volete fare: quello è il periodo in cui si è venuto a formare il mio imprinting del lettore. Mi perdonerete se anche la terza “puntata” di questa (mini) serie di articoli è ambientata nello stesso periodo delle precedenti, anzi, per la precisione tra il 19 e il 26 settembre 1976, le date di uscita di Topolino 1086 e 1087, contenenti quel gran pezzo di storia chiamato “I Promessi Paperi”.

Fortunatamente in quel periodo, pur non essendo abbonato, il Topolino non mancava mai a casa, forse non veniva acquistato con la regolare cadenza settimanale e spesso invece del numero in edicola mi accaparravo (gratis!) un po’ di arretrati a casa di mia zia, ma, dopo aver letto la prima puntata di quella che è probabilmente la storia più famosa di Giulio Chierchini, manifestai subito ai miei genitori l’assoluta necessità di comprare anche il numero seguente per vedere come sarebbe andata a finire!

Non che io fossi un appassionato studioso dell’opera manzoniana…tutt’altro: non sapevo nemmeno chi fosse il buon Alessandro! Né tantomeno ero in grado di cogliere le molte citazioni all’opera originale, nemmeno potevo collegare la frase pronunciata dai Biechi Bravotti “Questo matrimonio s’ha da fare! E al più presto!” con il proverbiale equivalente manzoniano.

Maritato?

Minacce davvero concrete per il povero Paperenzo Strafalcino!

Però la storia era divertente, eccome! A cominciare dall’arrivo di Gertruda, “la Scocciatrice di Monza”, apostrofata anche come “La rompiscatole lombarda” da Don Paperigo! L’introduzione di questo personaggio all’inizio della storia, pur cambiando fortemente l’ordine degli eventi dell’opera originale, permette di creare un intreccio di trama eccellente. La famosissima scena di apertura del romanzo, con Don Abbondio che incontra i bravi di Don Rodrigo viene qui interpretata da Paperino in una sequenza dai tempi magistralmente dilatati (quasi 5 pagine). Si riesce così a trasmettere al lettore la crescente ansia provata dal nostro eroe, che si trova ad essere accusato dai Bravotti (“professionisti della pedata e maestri di rissa aggravata”) di aver tenuto un comportamento compromettente nei confronti della suddetta “Scocciatrice” e di dover quindi adempiere al suo dovere di gentiluomo con nozze riparatrici! Altro che gli inflazionati plot twist da “un tanto al chilo” che angustiano molte nostre letture!

Questa è la forza di una parodia ben scritta, e non di una “semplice” rivisitazione di una storia in chiave Disney: prendere gli elementi originali dell’opera e modificarli per adattarli ai personaggi che si intende far recitare, per creare un effetto comico, rendendoli però riconoscibili al lettore che conosce la fonte. E il tutto rispettando i cosiddetti paletti che impongono agli autori Disney di non trattare determinate tematiche: non è certo un caso l’assenza sia di Don Abbondio sia di Fra Cristoforo!

Il complesso della mezza calzetta

La scena del pentimento di Mainomato.

Paletti gestiti magistralmente anche per il personaggio – nell’originale decisamente poco adatto allo “spirito Disney” – di Mainomato, un Rockerduck con il “complesso della mezza calzetta” nei confronti del più potente Don Paperigo. Mainomato anziché sequestrare Paperella, attira nel suo castello Paperenzo (in fuga da Milano in preda… alle poste!) e lo costringe a subire le torture dei suoi urlatori rock amplificati, che al ritmo di “Il tuo pugno è come un rock” fiaccano le resistenze del malcapitato in cinque minuti. E fortunatamente nella parodia non dobbiamo rinunciare alla scena del pentimento dell’Innominato, sebbene non stimolata dalla nota frase di Lucia Mondella “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”, bensì da un improvvisato e sgangherato madrigale del Nostro, dove sottolinea come Mainomato sia un subalterno nei confronti di Don Paperigo, colpendolo così nel suo orgoglio e riguadagnando la libertà a… calcioni nel portapiume.

Il finale poi, discostandosi necessariamente dall’originale, vede Don Paperigo colpito negli affetti più cari: il suo denaro, preda dell’“adunca mano” del fisco dell’epoca tramite i temibili “Gabellotti d’assalto”, dai quali l’avarastro tenta di difendersi dicendo loro “sono solo un povero vecchio”. Fantastico!

Qualche commento anche sull’aspetto grafico della parodia: si percepisce l’impegno profuso da Chierchini nella realizzazione delle tavole anche da piccoli dettagli: il ruolo del narratore esterno utilizzato nel romanzo viene qui necessariamente sostituito da innumerevoli didascalie, ma realizzate con cura per farle simili a cartigli, e non già degli anonimi rettangoli. Nel più tipico stile di Chierchini sono poi la testa di pipistrello in pietra che sovrasta il “Palazzo delle finanze, gabelle e tasse” (sito in Piazza del Dolore) e l’aspetto del Supremo Gabelliere, simile a molte altre figure di vecchi stregoni come quello che appare in “Paperino e il filtro della potenza”.

Non è loco da donne questo!

Il tetro ufficio del Supremo Gabelliere.

I dialoghi, poi, sono una continua scoperta di trovate e frasi memorabili; una piccola selezione fatta a memoria vede Don Paperigo definire Paperenzo “il cacofonico”, quest’ultimo tentare di resistere alle pressioni di Mainomato temendo “gli invisi sponsali”, l’esclamazione di Gertruda venuta a conoscenza delle manovre di Don Paperigo “bieco taccagno tramatore” e infine – una delle mie preferite di sempre – il severo monito del Supremo Gabelliere alla stessa Gertruda e a Paperella, recatesi a denunciare le ricche sostanza del Don: “non è loco da donne, questo!”.

Approfitto di questo articolo anche per ricordare ancora una volta il maestro Giulio Chierchini, scomparso nell’agosto dello scorso anno. Indimenticabili gli incontri avuti con lui nel mitico locale U Giancu con il gruppone del Papersera in occasione dell’assegnazione del Premio 2009.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!