I classici del fumetto di Repubblica 9 – Topolino

14 APR 2020

Nel 2003 venne varata una collana settimanale dedicata ai fumetti, allegata al quotidiano La Repubblica e realizzata in collaborazione con Panini Comics, in cui ogni numero era incentrato su un diverso personaggio della nona arte, coprendo un po’ tutti gli ambiti: dal fumetto autoriale a quello seriale italiano, dai supereroi americani ai characters disneyani.

I Classici del fumetto di Repubblica Topolino

La copertina del volume.

Di formato pocket, simile a un qualunque albo Bonelli, i volumetti erano brossurati con alette sulle 300 pagine ciascuno, con una grafica di copertina a sfondo bianco e un riquadro centrale che ospitava il protagonista.

Nel quarto numero fece capolino Paperino, mentre nel nono venne finalmente il turno di Topolino.

Per quanto riguarda Disney, il decennio precedente non era stato avaro di volumi monografici dedicati agli attori principali del cast, e l’abitudine sarebbe proseguita anche nel nuovo millennio. Ma la collana di La Repubblica era la prima con una tale diffusione che inseriva questi personaggi all’interno di una visione globale sul medium, dando loro la stessa dignità di altri eroi del fumetto e permettendo di farli riscoprire anche a chi magari non li “frequentava” più ma che, appassionato del settore, decideva di collezionare questa collana nella sua interezza.

Invero nel 1999 BUR aveva portato in libreria una serie di volumi analoga, addirittura con lo stesso titolo, ma costo e diffusione ne facevano un progetto molto meno popolare di questo.

Tornando al n. 9 de I classici del fumetto di Repubblica, lo acquistai ai tempi dell’uscita presso un’edicola del mio paese che me l’aveva tenuto da parte insieme a quello di Paperino.

Una delle pagine introduttive

Uno degli articoli realizzati da Luca Boschi.

L’albo, nella sua semplicità, si poneva come un vademecum essenziale ma ben realizzato: le otto pagine di introduzione, scritte da Luca Boschi, non aggiungevano notizie inedite al me stesso dell’epoca – che nel corso dei quattro anni precedenti aveva avuto modo di approfondire la propria cultura disneyana attraverso diverse pubblicazioni per collezionisti – ma contenevano informazioni in modo ordinato e piacevole da rintracciare, con la giusta contestualizzazione e alcune note tecniche anche sullo stile di disegno degli artisti inclusi nel volume. Insomma, si faceva il punto in maniera apprezzabile e interessante, anche nell’ottica del lettore meno avvezzo al fumetto Disney.

Le storie selezionate erano tutte assai valide e ritengo tutt’ora che fosse un ottimo biglietto da visita per reintrodurre il personaggio a chi l’avesse relegato a lettura della sola infanzia o che peggio lo reputasse antipatico e perfettino, come da vulgata.

Eppure, non erano le storie la principale ragione del mio acquisto: iniziavo infatti in quegli anni ad amare l’idea del volumetto curato e “da collezione”, preferibilmente dotato di apparato critico, e questo fu uno dei primi esempi di raccolta comprata nonostante possedessi già quasi tutto il materiale contenuto.

Il valore aggiunto del prodotto, quindi, era costituito dall’edizione in sé, dai testi introduttivi e da una sola delle avventure presenti, l‘unica che mi mancava. Ma era un neo bello grosso e col senno di poi si può dire che era la classica storia che valeva da sola il prezzo dell’albo: Il doppio segreto di Macchia Nera di Guido Martina e Romano Scarpa.

Da Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera

L’entrata in scena di Macchia Nera…

Il mio primo approccio con questo lungo racconto fu potente: vedere un’atmosfera così allucinata e inquietante mi colpì, così come la celebre scena in cui Topolino sembra pugnalare il commissario Basettoni mentre dorme nel suo letto. L’intreccio orchestrato da Martina era complesso e stratificato, e il tratto ancora acerbo, ma già efficace e funzionale alla trama, mi portarono a leggere e rileggere diverse volte la storia nel giro di poche settimane.

In apertura di volume, come giusto che fosse, era Floyd Gottfredson a fare gli onori con Topolino nella casa dei fantasmi, su sceneggiatura di Ted Osborne. Sfruttando la versione rimontata in formato comic book nel 1997 per I Maestri Disney #5, veniva riproposta per il grande pubblico una delle vicende più classiche dell’epopea a strisce di Mickey Mouse, in cui veniva fatto recitare il terzetto completato da Pippo e Paperino – più proprio dei cortometraggi cinematografici che del fumetto – in un plot ricco di gag ma con una solida ossatura narrativa a puntellare l’indagine dal sapore apparentemente esoterico. Il tratto anni Trenta faceva sempre la sua figura, affascinava e non risultava affatto invecchiato, anzi, era adorabile e apprezzabilissimo: un’ottima scelta.

Seguiva Casablanca (che dopo essere rimasta irristampata per dieci anni dopo l’esordio nel 1987 stava conoscendo una riedizione dietro l’altra in quegli anni), sicuramente la prova più rappresentativa di Giorgio Cavazzano con Topolino, nel riuscito tentativo di riportare le atmosfere della celeberrima pellicola di Michael Curtiz con Humprey Bogart e allo stesso tempo di impostare l’aria da duro serafico dell’attore su un Mickey Mouse particolarmente crepuscolare e disilluso, che avrebbe avuto importanti strascichi nella produzione italiana del decennio successivo.

Infine con Lo strappo cronospaziale di Alessandro Sisti e Massimo De Vita si entrava negli anni Novanta (soprattutto esteticamente), con un’avventura che giocava sulla figura del protagonista ispirandosi vagamente alle dinamiche di Ritorno al futuro, la pellicola di Robert Zemeckis.

Conservo gelosamente e in un punto privilegiato della mia libreria questo volume, risfogliandolo ancora di tanto in tanto.

Autore dell'articolo: Andrea Bramini

Andrea Bramini, detto Bramo, nasce a Codogno nel 1988. Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su Watchmen. Ha avuto esperienze professionali nell'ambito delle pubbliche relazioni e come segretario. Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, le graphic novel autoriali e alcune serie Bonelli e affini. Scrive di queste passioni su alcuni forum tematici e principalmente per il sito di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, nel quale ricopre la carica di caporedattore.