Gli anni d’oro di Topolino 3

05 MAG 2020
Gli anni d'oro 3

Gli anni d’oro 3

Quando nel marzo del 2010 partì la collana Gli anni d’oro di Topolino come allegato settimanale di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, gli appassionati di fumetti Disney non poterono che gioirne massicciamente (e la cosa si vide in modo inequivocabile proprio sul nostro forum): dietro il titolo generico si celava infatti l’opera omnia di Floyd Gottfredson, vale a dire tutte le storie a striscia comparse sui quotidiani americani dagli anni Trenta agli anni Settanta che costituiscono la base della caratterizzazione di Topolino e che furono curate nei disegni e nei soggetti proprio da quell’autore.

Un corpus di avventure imprescindibili per chiunque voglia dire di conoscere il personaggio e buona parte della narrativa disneyana, ma che non era così facilmente accessibile: questa iniziativa rendeva disponibile in modo ordinato e completo l’intera epopea, mantenendo il formato orizzontale per evitare rimontaggi delle vignette e condendo il tutto con molti articoli e approfondimenti utili per contestualizzare il materiale.

Su Gottfredson ai tempi ero “debole” anch’io, basando la mia conoscenza sostanzialmente sui numeri de I Maestri Disney a lui dedicati e poca altra roba sparsa qua e là (ottimi in tal senso furono i volumi Disney Libri della serie Il meglio di… su Topolino e Pippo), ma all’epoca – nel pieno della mia carriera universitaria – non potevo permettermi di seguire con regolarità un progetto del genere, appoggiandomi economicamente per buona parte ancora ai miei genitori. Motivo per cui mi limitai alle prime tre uscite, contenenti storie fondamentali e celeberrime, e poi ai nn. 10 e 11 che includevano quasi interamente la saga di Eta Beta.

Solo anni dopo, tra fiere e fumetterie, riuscii a recuperare pian piano tutti gli altri numeri con le storie a continuazione, rinunciando a quelli con le sole strisce autoconclusive.

Analogamente a quanto operato due anni prima con l’omnia su Carl Barks, la collana non partì dagli esordi ma da un momento particolarmente “forte” per attirare maggiormente i lettori casual, recuperando poi gli esordi nell’ultima parte dell’opera.

Il punto di partenza scelto fu il 1936, e mi appassionai subito nell’approcciarmi alle avventure di quegli anni riproposte nei primi due volumi.

Ma la vera folgorazione fu il terzo, che conteneva due storie che mi segnarono profondamente e che sono rimaste tra le mie preferite con Mickey Mouse: La banda dei piombatori e Il mistero di Macchia Nera, sceneggiate da Merrill De Maris.

Topolino trova un insperato lavoro

Topolino trova un insperato lavoro

Entrambe dei gialli, potremmo dire che costituiscono la base del filone di indagini (a mio avviso ancora più di Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante) che avrebbe ripreso diverse volte Romano Scarpa e che avrebbe caratterizzato in maniera massiccia Topolino nelle storie italiane degli anni Settanta e Ottanta, non sempre con esiti felici.

Le due avventure coniugavano però in maniera diversa il genere: nel primo caso il protagonista aveva trovato lavoro come garzone di un idraulico mentre nelle case in cui la ditta interviene avvengono misteriosi furti; nel secondo Topolino veniva esplicitamente chiamato per indagare su un mistero con al centro un ignoto genio del crimine.

Un lavoro eseguito a regola d'arte...

Un lavoro eseguito a regola d’arte…

Nei Piombatori, quindi, il protagonista si trova suo malgrado al centro di un intrigo e, per via della sua anima avventurosa e volitiva, decide di occuparsene per risolvere la situazione, un modo molto spontaneo di coinvolgere il personaggio. Il mistero da risolvere non è tanto nell’identità del colpevole, abbastanza acclarata per il lettore, quanto piuttosto sulle modalità degli illeciti compiuti. Il punto di forza però non sono solo gli stratagemmi utilizzati dai criminali o la risoluzione finale, bensì la comicità genuina e sincera che scaturisce da alcuni scambi di battute e da certe gag surreali. Il che ci porta al coprotagonista della vicenda, quel Giuseppe Tubi che appare assolutamente inadatto come idraulico, catalizzando diverse scenette tragicomiche e azzeccatissime.

Mickey è qui perfetto, tanto caratterialmente – splendide le scene iniziali in cui cerca un’occupazione perché la crisi della Grande Depressione economica americana ha colpito anche lui – quanto graficamente, in una delle ultime occasioni in cui è possibile vederlo con gli occhi a spicchio di torta.

Dalla commedia al thriller

Dalla commedia al thriller.

Si tinge invece maggiormente di thriller l’esordio di Macchia Nera: la natura dell’indagine in questo caso è molto più fumosa e in tal senso siamo sicuramente dalle parti dell’impianto giallo più puro, ma le atmosfere che si respirano nella “partita a scacchi” tra Topolino e il misterioso avversario, nella quale più volte il protagonista viene incastrato in trappole mortali e confronti al cardiopalma, sono di pura suspense.

Avventura, azione e situazioni in cui si è portati a temere per le sorti dell’eroe rendono la storia immortale e un punto di riferimento per quanto concerne la scrittura di una trama di questo tipo.

I disegni di Gottfredson rimangono sempre eleganti e piacevolmente rétro, anche se proprio il Topo più famoso del mondo risulta per me meno convincente nell’aspetto: è da relativamente poco che – conformemente a quanto accaduto nell’animazione – si è deciso di aggiornare l’aspetto del volto rappresentandolo con iridi e pupille e l’artista non riesce ancora a “trovare la quadra” per rendere piacevole questo restyling, come avrebbe invece fatto successivamente.

Ricorda un po' l'atteggiamento del porcellino saggio...

Ricorda un po’ l’atteggiamento del porcellino saggio…

Tra questi due capolavori si trovava anche Topolino e Robinson Crusoe, che già conoscevo dal volume del 2001 Fantastico Walt (dove appariva rimontata): non mi ha mai convinto molto, questa sorta di parodia dell’omonimo romanzo, ma anche qui la sequela di gag ideate da Gottfredson e De Maris tiene alto il ritmo di lettura e la rende comunque godibile, nonostante un soggetto a mio parere non particolarmente ispirato.

Come dicevo all’inizio, elemento encomiabile di questo volume (come di tutti quelli della collana) era rappresentato dalle introduzioni di Alberto Becattini e Luca Boschi: l’articolo generale all’inizio faceva bene il punto nel complesso, mentre quelli singoli per ciascuna avventura avevano il neo di spoilerare diversi elementi di trama. Per non farsi guastare la lettura avevo già preso l’abitudine di leggerli dopo la storia, perché avevano comunque diverse curiosità e rimandi interessanti da ritrovare.

Molto valido infine l’approfondimento sulle copertine disegnate da Scarpa per una serie di volumetti A.N.A.F. e ispirate a diverse storie gottfredsoniane.

Anche dopo aver recuperato tutti i volumi in un secondo tempo, sono proprio quelli che comprai in diretta ad avere un posto particolare nel mio cuore, e non avrei dimenticato facilmente le influenze che mi avevano lasciato la lettura di due capolavori come quelli presenti in questo numero di Gli anni d’oro di Topolino.

Autore dell'articolo: Andrea Bramini

Andrea Bramini, detto Bramo, nasce a Codogno nel 1988. Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su Watchmen. Ha avuto esperienze professionali nell'ambito delle pubbliche relazioni e come segretario. Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, le graphic novel autoriali e alcune serie Bonelli e affini. Scrive di queste passioni su alcuni forum tematici e principalmente per il sito di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, nel quale ricopre la carica di caporedattore.