Don Rosa, Maestro del fumetto o autore di fan fiction? (seconda parte)

05 GIU 2020

La questione della continuity

Il fumetto degli anni Settanta, si è detto, risponde alle necessità di un pubblico che chiede storie più “mature”. Uno dei modi in cui questo avviene è tramite l’implementazione di una continuity volta ad abbattere il muro dell’episodicità fine a sé stessa delle storie del passato. Non che i fumetti supereroistici non avessero mai fatto uso di una linearità in crescita costante, ma questo fenomeno diviene sempre più marcato e in crescita nei decenni.

Una certa idea di continuity, pane quotidiano della poetica di Don Rosa

Una certa idea di continuity, pane quotidiano della poetica di Don Rosa

Come si riflette questa trasformazione generale nel mondo Disney? In Italia, a partire proprio dagli stessi anni Settanta, nascono delle serie di successo: pensiamo alla saga di Mac Paperin di Marco Rota, inaugurata nel 1975 su Almanacco Topolino 228. Oppure, nel 1970, a Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi con Guido Martina alla sceneggiatura e Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi ai disegni. O ancora, alla saga di Reginella di Rodolfo Cimino, dal 1972 al 1994.

Sono serie che presentano un ampio uso della continuity interna, la quale, però, non si riflette in un mutamento delle condizioni generali dell’esistenza dei paperi: ogni serie inizia e si conclude nel suo mondo ideale dove le trasformazioni vivono all’interno di compartimenti stagni.

Quando Don Rosa sbarca nel mondo del fumetto disneyano, ne rivoluziona le condizioni d’esistenza. Il suo lavoro filologicamente attento agli aspetti della vita di Paperone raccontati da Barks non ammette deviazioni di nessun genere. Don Rosa ignora volutamente il fumetto Disney all’infuori di Barks ed imbastisce, tramite la Saga, una storia lineare che esporta in altre sue produzioni.

È un caso unico nel fumetto Disney: mentre Cimino può bellamente ignorare l’esistenza di Reginella nel resto della sua produzione, Don Rosa decide di rendere più realistiche possibili le sue storie concatenandone gli eventi e cercando di mantenere un filo rosso inscindibile con quanto raccontato da Barks. Pur essendoci diversi emuli tra cui scegliere, specialmente nel mercato editoriale Egmont, Don Rosa aveva preferito autoincoronarsi napoleonicamente come successore del Maestro dell’Oregon, e lo aveva fatto seguendo pedissequamente il suo lavoro e raddrizzando ogni eventuale stortura che non rientrasse nella costruzione del canone.

Questa dogmatica visione del fumetto disneyano non è comune per i lettori italiani, abituati a legami di parentela fumosi (si pensi a Nonna Papera, di volta in volta percepita come sorella di Paperone o semplice componente della famiglia dei paperi); una saga come la già citata Storia e Gloria non aveva chiuso definitivamente il discorso sulla vita di Paperone che, nello stesso Martina, poteva essere declinato di volta in volta in modi diversi.

È importante tenere bene a mente questo passaggio per comprendere dove Don Rosa colpisce più profondamente: l’autore conchiude l’esistenza dei paperi in una cornice stretta, rigorosa ed estremamente lineare, una totale novità per i lettori, italiani e non. Questa è una delle rivoluzioni (forse la più importante) che Rosa porta nel fumetto Disney e che ne scardina il decennale paradigma.

Una “continuity” all’italiana

Dopo la Saga: gli anni Novanta in Disney

Mentre Don Rosa scrive e pubblica la Saga, la Disney sta affrontando un periodo particolarmente prospero in diversi settori. A partire da La Sirenetta l’azienda ritrova una propria identità nel mondo dell’animazione: siamo di fronte a quel fenomeno ormai noto come Rinascimento Disney che, con la sua carica innovatrice, investe altre aree, tra cui il fumetto.

In Italia la neonata Accademia Disney, guidata da Giovan Battista Carpi, sforna giovani talenti che finiscono presto sulle pagine di Topolino, in un mercato cartaceo che nel frattempo si sta diversificando con una sfilza di testate tra le più eterogenee ed innovative: nel 1996 esce il primo numero di PKNA, la prima serie supereroistica in salsa americana della Disney Italia, in cui la storia di Paperinik (il cui rilancio era avvenuto tre anni prima con la pubblicazione della testata a lui dedicata) viene completamente rivisitata in una continuity perlopiù fantascientifica. Nel 1999 è il turno di Mickey Mouse Mystery Magazine, una ripresa del Topolino più prettamente poliziesco, anch’essa in continuity.

Inoltre da poco tempo i nomi degli autori in Disney vengono accreditati sulle pagine delle pubblicazioni a fumetti (nella fattispecie, con il passaggio da Mondadori a Disney Italia, a partire dal 1988). Questo fa sì che sceneggiatori e disegnatori siano finalmente riconosciuti e diversificati rispetto al marasma caotico che li accomunava tutti sotto la dicitura “Walt Disney”.

In questo clima di avvenuta identificazione, Carl Barks, ampiamente riconosciuto come l’Uomo dei Paperi anche in Italia grazie alla pubblicazione filologica sulle pagine di Zio Paperone, compie nel 1994 uno storico viaggio in Europa, toccando anche la Penisola tra giugno e luglio.

Uno scambio culturale decisamente proficuo

Necessità di una coerenza interna (la continuity del nuovo fumetto disneyano in Italia), personificazione dell’apparato autoriale delle storie, rilancio della figura di Carl Barks: date queste premesse, non stupisce che Don Rosa diventi ben presto popolarissimo tra i lettori del Vecchio Continente.

Don Rosa e Carl Barks negli anni Novanta

Don Rosa e Carl Barks negli anni Novanta

In Italia la sua Saga, dopo soli due anni dall’uscita su Zio Paperone 70-81, viene ristampata nel 1997 nel Progetto D.U.C.K., poi, di nuovo, nel 2000 nell’iconico Paperdinastia e ancora, nel 2004, in un volume allegato al quotidiano la Repubblica. Nel frattempo tutte le sue storie precedenti e successive alla biografia di Paperone, fino ad allora inedite in Italia (con le sole eccezioni di Paperino e il genio del compleanno, su Paperino Mese 168 e Paperino… da Paperopoli a Lillehammer su Mega 2000 449, entrambe nel 1994), sono proposte su Zio Paperone.

Negli anni Novanta Don Rosa, soprattutto grazie alla Saga, trova una propria identità autoriale differenziandosi sempre più, nello stile, da Barks, conservando però con l’autore dell’Oregon un profondo legame a livello di contenuti: fino al termine della sua produzione, Rosa manterrà una coerenza di fondo con le storie barksiane, facendo muovere i paperi all’interno di un arco temporale ben definito e riesumando personaggi utilizzati esclusivamente dall’Uomo dei Paperi.

La Rosamania alla prova dei fatti: l’eredità del Don

Torniamo all’inizio della nostra analisi: nei primi anni del 2000 Zio Paperone è riconoscibile, in un certo senso, come la rivista “dove pubblicano Don Rosa”. Moltissimi lettori, in attesa quasi messianica, rivendicano l’uscita di nuove storie.

Ma il Don Rosa dei primi anni 2000 è, a detta di chi scrive, già ampiamente in fase calante: ormai avviluppato in un omaggio a Carl Barks continuo e reiterato, sempre più propenso ad una riproposizione di cliché consolidati (è classica la ciocca di capelli di Doretta stipata in uno scrigno), il Don sembra essere giunto in un vicolo cieco dove regnano stanchezza ed autoreferenzialità.

Dalla Finlandia alla Germania, dalla Francia all'Italia: mezza Europa accoglie trionfalmente l'ultimo capitolo della controversa love story tra Paperone e Doretta

Dalla Finlandia alla Germania, dalla Francia all’Italia: mezza Europa accoglie trionfalmente l’ultimo capitolo della controversa love story tra Paperone e Doretta

La prigioniera del Fosso dell’Agonia Bianca, ultimo sforzo autoriale di Don Rosa, nonché ultimo capitolo extra della Saga, continua a toccare temi del tutto tabù nel mondo dei fumetti Disney, ma più come colpo di coda finale che come vera e propria spinta innovatrice: si sprecano, per dire, i doppi sensi adolescenziali.

Adducendo problemi di vista, nonché screzi con la Casa Madre, dopo quest’ultima storia Rosa abbandona il mondo del fumetto Disney. Lascia “orfani” moltissimi lettori che si erano formati con le sue storie, giovani adolescenti che avevano conquistato le pagine di Zio Paperone, spodestando il pubblico di collezionisti della testata rimasti piuttosto scettici ed indifferenti di fronte all’autoincensatosi “erede” di Barks.

Per qualche anno il mito del Don scompare dai radar, e continua ad essere riproposto solo in alcuni siti specifici o nei forum dedicati ai fumetti. Poi, con l’avvento soprattutto di Facebook e delle community a lui dedicate proprio da quegli ex adolescenti cresciuti a pane e Don Rosa, l’autore del Kentucky ritorna prepotentemente sulla scena.

L’editore modenese Panini, che acquisisce la licenza per pubblicare i fumetti Disney in Italia nel 2013, comincia a proporre ristampe delle sue storie, dapprima con dei timidi tentativi su Uack! e Topostorie, poi con due volumi dedicati alla Saga di Paperon de’ Paperoni che inaugurano la collana Tesori International.

Ci vorranno ancora alcuni anni perché in Italia sia pubblicata, per la prima volta in maniera cronologica, l’opera omnia di Don Rosa: in primis una versione in venti albi, brossurata da edicola, tra il 2017 e il 2019, successivamente in volumi che ricalcano l’elegante Library della Fantagraphics, tuttora in corso di pubblicazione.

Nel frattempo gli autori Disney, soprattutto nel nostro Paese, si fanno carico di un’eredità sempre più percepita come fondamentale base di rilancio delle storie di Paperone: la vita del papero più ricco del mondo improvvisamente si fa meno confusa e più strettamente legata a quanto Rosa ha descritto nella Saga. Gli esempi sono molti, basti pensare ai riferimenti alle sorelle Matilda e Ortensia, al Klondike donrosiano, all’arrivo di Paperone a Paperopoli e ai suoi viaggi intorno al mondo tra il 1902 e il 1930 sparsi in alcune storie recenti di Carlo Panaro (Zio Paperone e il vortice del tempo, 2007; Zio Paperone e il ricordo di un giorno, 2018), Marco Gervasio (L’ottava meraviglia del mondo, 2014; Il ladro e il miliardario, 2016), Bruno Enna (La grande corsa nel passato, 2015), Francesco Artibani (Zio Paperone e il segreto di Cuordipietra, 2017), Giorgio Fontana (San Valentino a Paperopoli – Doretta vs Brigitta?, 2017), Vito Stabile e Pietro Zemelo (Zio Paperone e il deposito sotto A.S.S.E.D.I.O., 2017), di nuovo quest’ultimo con Fabio Celoni (Zio Paperone e i tempi del Klondike, 2019).

Costruendo un canone: Don Rosa e gli autori italiani contemporanei

Ad oggi una community come quella dei Ventenni Paperoni conta al suo interno migliaia di appassionati dell’autore del Kentucky, e gli autori Disney non possono ignorare l’influenza di Don Rosa sul fumetto e sul fandom, con tutto ciò che comporta.

Quando nel 2016, dopo una lunga pausa, Don Rosa è tornato in Italia al Comicon di Napoli, il suo stand personale è stato letteralmente preso d’assalto da centinaia di appassionati, in un rito di stampo quasi religioso che ha lasciato a bocca aperta non pochi appassionati di fumetto Disney. Le stesse scene di “isteria collettiva” si sono ripetute a Lucca Comics nel 2019, con file di ore sotto la pioggia anche solo per un autografo. Segno che l’eredità di Don Rosa, a più di dieci anni dal suo ritiro dalle scene, è ancora estremamente forte.

Quale che sia il giudizio personale sulla sua opera, con i meriti, i demeriti e le manie, non si può negare che la visione di Don Rosa abbia influenzato chiunque, non solo una generazione di lettori e appassionati di fumetti, ma anche gli stessi autori, che oggi devono fare i conti con quanto da lui narrato in due decenni di produzione disneyana.


Nota

Don Rosa, dopo aver letto la prima parte dell’articolo, ha voluto precisare quanto segue:
«That was excellent. I wonder if the next part will be as accurate, but that “introduction” was almost spot on. Very good.
I do however, take slight exception at the USUAL misconception that my sense of “continuity” is a result of my “passionate love of Marvel super-hero comics of the late 60s-70s”, which is totally untrue. It is a direct result of my love for the Superman comics of the late 50s-mid 60s under the editor Mort Weisinger. This was a very loose form of continuity, which is all that’s needed to instill extra reader interest. Readers of my own stories can easily note that my continuity is not at all strict. Just in one example, among many, I have destroyed the Money Bin numerous times, but in the next story it is again untouched and has been secure and undamaged for fifty years.»


Bibliografia e sitografia

Per l’opera completa di Don Rosa in italiano si vedano Zio Paperone (Disney, passim, 1995-2006) e Zio Paperone & Paperino – The Don Rosa Library (Panini, 2017-2019). Idem per quanto riguarda i numerosi redazionali scritti da Lidia Cannatella, Luca Boschi e Alberto Becattini su Zio Paperone.

Per un’analisi di tutte le storie Disney di Don Rosa si vedano le schede di Amedeo Badini e Valerio Paccagnella per The Disney Compendium.

I dodici episodi della Saga di Paperon de’ Paperoni sono stati editi in italiano a puntate su Zio Paperone 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81 (Disney, 1995-1996), Progetto D.U.C.K. (Tutto Disney 9, Disney, 1997), Paperdinastia (Super Disney 17, Disney, 2000), Zio Paperone & Co. – La dinastia dei paperi (I Classici del Fumetto di Repubblica Serie Oro 3, Gruppo L’Espresso, 2004), La Saga di Paperon de’ Paperoni (Tesori Disney International 1, Panini, 2016), Zio Paperone & Paperino – The Don Rosa Library 7, 8, 9, 10 (Panini, 2018).

Gli episodi extra della Saga sono stati editi in italiano su Zio Paperone 82, 94, 103, 118, 122, 148, 172, 206 (Disney, 1996-2006), Paperdinastia (Super Disney 17, Disney, 2000), Zio Paperone & Co. – La dinastia dei paperi (I Classici del Fumetto di Repubblica Serie Oro 3, Gruppo L’Espresso, 2004), La Saga continua (Tesori Disney International 2, Panini, 2016), Paperone – Un patrimonio di storie (Libri a fumetti di Topolino 3, Giunti, 2017), Zio Paperone & Paperino – The Don Rosa Library 2, 7, 12, 13, 15, 17, 19, 20 (Panini, 2018-2019), Don Rosa Library De Luxe 1 (Panini, 2019).

Sull’attività di Don Rosa come fumettista extra Disney e sulla sua formazione da appassionato collezionista si veda la sezione The Life and Times of Don Rosa, su The Don Rosa Library 1 (Fantagraphics, 2014)

Per i Pertwillaby Papers si veda Don Rosa, Don Rosa Classics: The Complete Pertwillaby Papers, Dani Books, Gross Gerau 2012; si vedano inoltre i contenuti pubblicati sul blog Disney Weirdness.

Per ulteriori riferimenti alla biografia e alla carriera di Don Rosa si vedano John Cheves, Meet Don Rosa, the most famous Kentuckian you’ve never heard of e la dettagliata scheda sul sito peoplepill.com.

Gli estratti dalle lettere dei lettori pubblicate nella rubrica Zio Paperone risponde provengono da Zio Paperone 121 (Disney, 1999), 149 (Disney, 2002), 172 (Disney, 2004), 195 (Disney, 2005).

Autore dell'articolo: Alberto Biscazzo

Appassionato di fumetto fin da quando non ero ancora in grado di leggere, ho una predilezione per i paperi di Barks e i topi di Gottfredson.