Eccetto Topolino: intervista a Leonardo Gori

27 OTT 2020

Da qualche settimana è disponibile la nuova edizione di quello che è stato un libro fondamentale per gli esegeti della storia del fumetto in Italia: Eccetto Topolino, dove vengono narrati con un taglio a metà tra l’inchiesta giornalistica e il giallo, gli “anni ruggenti” dell’editoria a fumetti negli anni Trenta.

Copertina della nuova edizione di Eccetto Topolino

La copertina della nuova edizione di Eccetto Topolino.

Nel volume viene narrata la storia di come l’enorme successo in Italia dei fumetti statunitensi negli anni Trenta fu mal visto dalle gerarchie del regime fascista, che giunsero a proibirli già nel 1938, salvando solo l’opera di Walt Disney. Ma non solo, la descrizione delle operazioni sottobanco, delle manovre di potere, degli interventi politici e delle piccole trovate dei protagonisti per sopravvivere e cercare lustro presso le “alte sfere”, fanno di questo volume un’interessante fonte di analisi per la storia del costume e della società dell’epoca.

Nel corso della trattazione scopriremo come nacquero i primi esperimenti editoriali di Nerbini per la pubblicazione di Topolino, di come i diritti furono poi “acquisiti” dalla Mondadori, il tutto documentato da originali inediti dell’archivio di Guglielmo Emanuel, agente del King Features Syndicate, degli Archivi dello Stato e del fondo Federico Pedrocchi.

Leonardo Gori, uno dei padri nobili della critica Disney in Italia ed oggi autore di successo con il suo ciclo di gialli con protagonista il capitano dei carabinieri Bruno Arcieri, ci presenta la nuova edizione del volume – che potete ordinare direttamente dal sito dell’editore – rispondendo alle domande che gli ha fatto il Papersera.

Ciao Leonardo, iniziamo con una domanda che già ti avranno posto molte altre volte: cosa troverà in più in questa seconda edizione chi è già in possesso della prima?

I capitoli da 1 a 8 sono quasi esattamente sovrapponibili a quelli della prima edizione. Il testo è stato rivisto, sono stati corretti piccoli errori e fatte minime aggiunte. L’impaginazione è identica (compreso il sedicesimo a colori, con una correzione), e così anche l’apparato iconografico, fatte salve alcune – pochissime – illustrazioni nuove, la più importante delle quali, una vera trouvaille, è riprodotta anche in copertina.

Il capitolo 9 è stato rifuso; una parte del testo è stata spostata nel – nuovo – capitolo 10, che costituisce la vera novità. Abbiamo infatti ricostruito, sulla base di documenti inediti, il ritorno dei grandi eroi americani nel 1944, scoprendo una triangolazione Mondadori-Emanuel-Capriotti che nessuno sospettava.

Francamente, una notevole scoperta. La narrazione arriva così al 1949-50, relativamente ai “giornali” e agli “albi” classici.

In più c’è un indice analitico.

Pubblicità cartoni Topolino

Pubblicità di Stefano Pittaluga per i cortometraggi del topo Disney (1930).

La nuova copertina è una trouvaille. Puoi darci qualche dettaglio in proposito?

Si tratta di un ritrovamento recente, fortuito e decisamente eccezionale. Eravamo a conoscenza di un lancio pubblicitario, per il Topolino edito da Nerbini, risalente ai primi mesi del 1933: esistono alcune pagine di pubblicità, su riviste, sempre Nerbini, di quel periodo. Il manifesto per le edicole, invece, era assolutamente sconosciuto. Per fortuna, quando è apparso sul mercato, è stato acquistato dal noto collezionista ed esperto disneyano Claudio Gioda. Il disegno è attribuibile a Giove Toppi o a Gaetano Vitelli, entrambi in forza alla Nerbini in quel periodo e primissimi “Disney italiani”.

Tu sei autore di romanzi (la fortunata serie del colonnello Arcieri e numerosi gialli “storici”), che principalmente scrivi in autonomia, e di svariati saggi sul fumetto, dei quali invece sei spesso coautore assieme ad altri esperti. Ritieni che la saggistica tragga giovamento dal lavoro di gruppo? Come vi siete organizzati con Gadducci e Lama per la revisione di Eccetto Topolino?

Almeno in tre occasioni (due romanzi con Franco Cardini e uno con Marco Vichi) ho scritto anche narrativa a quattro mani. Ho illustri predecessori, come i due autori che si celavano dietro il marchio “Ellery Queen” e i nostri Fruttero & Lucentini. Però, nel mio caso, si tratta di esperimenti a cui non credo che darò un seguito… Alla fine, tranne che per Bloody Mary, scritto con Vichi un capitolo a testa, è sempre uno dei due co-autori a… tirare la carretta. Il miracolo avviene quando scocca una scintilla magica, tra i due autori.

Ben diverso è il caso della saggistica, in cui credo fermamente che la collaborazione tra due o più autori arricchisca moltissimo il “prodotto” finale, specie quando si assegnino i capitoli in base alle specifiche competenze di ognuno. Questo è il caso di Eccetto Topolino, in cui, pur scrivendo tutti e tre parti cospicue del testo, Fabio Gadducci ha messo in atto le sue straordinarie capacità di ricercatore sul campo, in archivi e biblioteche, e io ho utilizzato giusto le tecniche del poliziesco per dare propulsione interna alla narrazione, come se fosse (e in un certo senso lo è) un romanzo giallo!

Puoi raccontarci come si è svolta la ricerca nell’archivio Emanuel e le sensazioni provate nel maneggiare i documenti che hanno fatto la storia di Topolino (e non solo) in Italia?

Abbiamo sofferto parecchio, prima di ottenere l’accesso all’archivio Emanuel, conservato al WOW Museo del Fumetto di Milano, diretto da Luigi F. Bona. Si trattava di un fondo (già proprietà del compianto Franco Fossati) quasi totalmente inesplorato, se si escludono alcuni remoti articoli pubblicati oltre quarant’anni fa dal suo scopritore e salvatore, Francesco De Giacomo. La storia del ritrovamento dell’archivio Emanuel, peraltro, è narrata dallo stesso De Giacomo in un’appendice di Eccetto Topolino.

Lettera Mondadori

Lettera della Disney a Mondadori per la comunicazione della costituzione della “S.A.I. Creazioni Walt Disney”.

Quando Fabio Gadducci entrò fisicamente nell’archivio, ormai più di dieci anni fa, aveva a disposizione solo carta e penna e un iPhone di seconda generazione. Scattava le foto dei documenti e me le spediva, praticamente in tempo reale, via email. Foto dopo foto, ci si apriva una miniera insospettata: era come parlare coi protagonisti, con Emanuel stesso, ovviamente, ma anche con Lotario Vecchi, con Mario Nerbini, con Arnoldo Mondadori e coi politici di allora… Non so ovviamente dire che effetto fece, a Fabio, maneggiare quei fogli ingialliti dattiloscritti, con splendide carte intestate… Ma posso dire l’emozione che provai io, saltando letteralmente sulla sedia a ogni nuova mail! Ci passava davanti la storia del Fumetto vera, autentica, scevra da tutte le incrostazioni, i miti e le leggende accumulate in mezzo secolo di pubblicistica. Spero di essere riuscito a comunicare questa emozione, almeno in piccola parte, raccontando, nei capitoli iniziali, le vicende e il crescendo emotivo, proprio come in un film…

Ma l’archivio Emanuel non è stato certo l’unico “giacimento” che abbiamo esplorato. Fabio Gadducci ha consultato documenti inediti in diversi altri archivi pubblici e privati, in modo da offrire una visione a 360 gradi e da più punti di vista.

Senza svelare troppo a chi non avesse ancora letto il libro, sarebbe corretto affermare che l'”eccezione” del titolo, più che riguardare Disney e le sue pubblicazioni, sia stata una concessione del regime a Mondadori a discapito di altri editori ben più allineati? Potremmo quindi considerare la spinta che Mondadori avrebbe ricevuto in tale contesto come determinante per quel lunghissimo e pressoché esclusivo sodalizio stretto con Disney, poi durato oltre cinquant’anni, e alla base del ruolo preminente nel panorama editoriale italiano che il gruppo ha via via assunto nei decenni successivi?

Quello che dici è tutto giustissimo, a parte le motivazioni. Cerco di spiegarmi. Al di là delle grossolane adesioni alla retorica del regime di un po’ tutti gli editori italiani, Mondadori era non solo il più allineato, ma quello davvero organico al Fascismo. Arnoldo Mondadori realizzava “chiavi in mano” i periodici Il Balilla e La piccola Italiana, organi di partito, solo per restare nell’ambito delle pubblicazioni per ragazzi. Arnoldo aveva un filo diretto con le gerarchie fasciste, anche con Alessandro Pavolini (che, forse più a parole che altro, era il “protettore” di Nerbini), grazie alle quali riuscì a fare le scarpe all’editore fiorentino. Liquidò Cesare Civita, perché ebreo… Tutto questo risulta dalla documentazione che abbiamo consultato, in modo inequivocabile. L'”eccetto Topolino“, è una naturale, logica conseguenza di tutto ciò. Romano e Anna Maria sicuramente avranno fatto pressioni sul padre, ma sarebbe davvero ingenuo pensare che la loro azione fosse stata determinante… D’altronde, amavano allo stesso modo anche Mandrake e Gordon! Il rapporto personale di Mondadori coi fratelli Disney, stabilito nel 1935 nella villa di Meina, e rinsaldato durante (eh, sì…) e dopo la guerra, porta poi Mondadori a evitare lo “scippo” dei fumetti, che in realtà fu tentato. Una storia molto complessa, indubbiamente. Mondadori è stato un vero schiacciasassi: altro che il povero Mario Nerbini con la sua camicetta nera, fascista come tanti travet, senza vero potere, che si raccomanda a Emanuel (sic!) perfino per il fratello partito militare…

La Compagnia dei Sette

Vignetta di introduzione della storia “La compagnia dei Sette”, di Cesare Zavattini e Walter Molino.

Tra le tante storie – di diverso valore – pubblicate nell’anteguerra, quali sarebbero proponibili per il pubblico di oggi? Al di fuori della solita cerchia di appassionati, ci sono possibilità che storie come Saturno contro la Terra, Zorro della Metropoli, o anche statunitensi come Mandrake e Flash Gordon possano suscitare interesse nei lettori più giovani? Se non è così, che cosa le penalizza rispetto a classici della letteratura di quello stesso periodo come quelli di Christie, Buzzati, Sartre, Steinbeck? Minore valore o peggiore “ufficio stampa”?

Bella domanda, come si dice, e assai impegnativa. Forse non sono la persona più adatta per rispondere, perché i fumetti citati li ho amati così tanto, durante tutta la mia vita, da rendere il mio giudizio senz’altro parziale. Però posso dirti che, nonostante gli sforzi encomiabili di Cesare Zavattini e Federico Pedrocchi – gli autentici inventori del “Fumetto d’autore” italiano – per portare la nostra narrativa grafica alla dignità di Arte “adulta”, il confronto con gli americani classici pende a favore dei secondi. Dalla loro, come nota spesso, nelle sue lettere, lo stesso Emanuel, gli statunitensi avevano sceneggiature moderne e, in alcuni casi, di notevole valore. Leggete la toccante lettera di Lotario Vecchi, quando è costretto, a causa delle proibizioni fasciste, a rinunciare agli eroi del KFS: «Non riusciremo mai a eguagliare», cito a memoria, «queste meravigliose storie». Flash Gordon è attualmente oggetto di ristampa, in lingua originale in ben due edizioni, inglese e americana, e in traduzione in mezza Europa, Italia compresa! Meno fortuna ha Mandrake di Falk e Davis, che – per le giornaliere, almeno – annovera molti tesori. Terry e i Pirati, poi, è un classico riconosciuto della letteratura americana del Novecento, tout court, e ben a ragione, perché ancora oggi il corpus caniffiano, specie per quanto riguarda gli anni dal 1937 alla fine della guerra, batte gran parte della produzione a fumetti corrente, e non solo. Saturno, Zorro… Aggiungo La compagnia dei Sette e soprattutto Virus di Pedrocchi-Molino e naturalmente Faust-Mefistofele di Albertarelli… Certo, che interesserebbero i lettori attuali, quanto meno gli appassionati veri di narrativa grafica! Sono miniere di spunti, di emozioni, di suggestioni grafiche, nonostante certe ingenuità.

Edicola anni Trenta

Immagine di un’edicola negli anni Trenta.

Abbiamo letto in rete che ritieni ci sia spazio per un ulteriore saggio di approfondimento sulla “Scuola Mondadori” dell’Anteguerra; è solo un interesse teorico, o c’è qualcosa di più in cantiere? Ci sono altre aree della storia del fumetto che ti piacerebbe approfondire, compatibilmente col numero di ore presenti in una giornata?

Abbiamo materiale documentario (e di altro conosciamo l’esistenza) per stendere una storia del Fumetto “d’autore” italiano degli anni Trenta e Quaranta, vista stavolta non dal lato delle vicende editoriali, come in Eccetto Topolino, ma da quello degli autori. Purtroppo, come dici tu, è proprio il tempo, che ci manca, pur avendo imparato a sfruttare, negli anni, distorsioni temporali e dimensionali… Quindi, in sintesi: niente davvero in cantiere, ancora, ma in progettazione sì.

Avete descritto l’epoca d’oro delle edicole, come vedi il destino di questi esercizi commerciali di qui a pochi anni?

È vero, sfogliando Eccetto Topolino si rivisita un mondo in cui le edicole sono delle autentiche caverne di Alì Babà! Ed è un vero dolore, confrontarlo con quello di oggi. Se mi avessero detto, negli anni Settanta (ma anche parecchio dopo!) che le edicole sarebbero andate a morire, l’avrei presa a ridere. Le edicole erano come i fiumi e le montagne, c’erano sempre state, sarebbero durate in eterno… Invece c’è proprio da piangere, di fronte alla perdita di una fetta di cultura, perché è questo che sta accadendo, con la chiusura progressiva dei chioschi. Potrei dire che è colpa nostra, di tutti noi, perché abbiamo accolto acriticamente il digitale, che ha dissolto non solo il fumetto, ma anche la musica registrata (a parte il collezionismo dei “vinili”) e perfino il cinema. Ma in realtà è semplicemente il mondo che cambia: abbiamo la sfortuna, o la fortuna, dipende dai punti di vista, di vivere in un’era di profonde trasformazioni. Il destino lo vedo dunque nero, inutile ricorrere a sovvenzioni o salvataggi di vario tipo. Mi auguro solo che resistano alcuni punti vendita, tenuti amorevolmente da edicolanti appassionati, in modo da avere ancora, fino alla fine, un punto di riferimento per gli acquisti della nostra amata carta stampata.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!