I Grandi Classici Disney 54

10 LUG 2020
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«Paperopoli è un esempio di città condizionata dal denaro in mano a un grande capitalista, un uomo che pensa solo in termini di danaro e che, naturalmente, lascia in miseria persino i parenti più poveri e quando può li sfrutta e li ricatta. È un apologo amarissimo di quella che forse poteva essere l’America del XX secolo, ma se non altro, essendo stato un secolo americano, è diventato il mondo in cui viviamo oggi». Una grande verità, smussata quanto si vuole da considerazioni sul profondo carattere di Paperone ma non dalla realtà della quotidianità paperopolese, è quella che Franco Cardini ci ricorda in un suo recente contributo in onore del compleanno di Paperino.

E se Paperopoli piange, Topolinia non sempre ride: laddove la povertà, grande convitato di pietra di molte storie di Paperi – così spesso ignorato in fase critica a vantaggio di tanti fattori più ameni – non sembra muovere altrettante leve narrative nella città gemella, non è più vero per la ricchezza: il famoso “Topolino saccente” era ed è anche un Topolino che scatta sull’attenti quando si tratta di “nera”, e quasi sempre con (parecchi) soldi di mezzo. Quanto ciò sia problematico, è oggetto degno di indagine. A poco titolato parere di chi scrive, nella fattispecie, non si tratta di questione da trascurarsi.

Tutto questo per…? Naturalmente per arrivare alla copertina del mese di giugno della nostra testata preferita, in cui Gancetto e la sua amica scimmia Roberta sguazzano fra le banconote. Vere? False? Al lettore il compito di scoprirlo in una ottima storia, Topolino in: C’è dollaro e dollaro!, che affronta indirettamente, come vedrete, proprio il non sempre serenissimo rapporto di Topolino con il denaro che si prodiga per difendere. Una storia dal sapore inedito e piacevole, insomma, scritta da un Angelo Palmas in rara forma e disegnata da un ultraclassico Romano Scarpa nei suoi rampanti anni Ottanta.

Il giro del mondo

Il giro del mondo

Dopo una breve comparsata di Paperoga che mette in campo con efficacia i disagi comportati dal mito dell’efficienza (in ciò servito dagli ineffabili Kinney e Hubbard), ecco il piatto forte del numero insieme alla storia di chiusura: Il giro del mondo in 80 giorni, vicenda che definire improbabile è un eufemismo e uno spregio, opera del mai troppo noto Cal Howard. Disegni altalenanti ma sempre in sintonia con lo spirito della follia narrata. Di più non diciamo per non guastare questo viaggio nell’impossibile, se non che appartiene al pregevole filone delle Pippoparodie confezionate oltreoceano.

Fra una coppia di brevi storie barossiane che meriterebbero forse un companatico più brioso, Paperino pescatore pescato (Barosso/Bordini) e Pippo e l’elitropia artificiale (Barosso/De Vita sr.), troviamo Topolino e il bosco riservato, non certo fra le migliori prove di Alessandro Sisti ma con il pregio di presentarci un poco noto Claudio Sciarrone delle origini. La seconda storia barossiana, impossibile lasciarsi sfuggire il gusto di anticiparlo, si basa su un presupposto semplice quanto gravido di riferimenti alla condizione della terza età nel nostro tessuto sociale: Pippo si mette in testa, per ragioni che non eccedono una morbosa curiosità, di ficcanasare a tempo pieno nei lavori di un cantiere, pretendendo di farlo addirittura dall’interno. Il resto è storia, un soggetto traballante anzichenò, ma che caracolla dritto verso un degno e dovuto scioglimento.

Gramo banchetto, quello offerto dal comparto straniero delle Superstar questo mese: se si eccettua la barksiana Paperino e i corvi, gustoso frutto della primissima stagione del Maestro (su soggetto di tal Dorothy Strebe), ci troviamo con l’ennesima rivisitazione de La gallinella saggia (auguri, Paperino!), con una usuale storia della fattoria e con un’autoconclusiva indolore.

Con un frequente errore di metrologia si apre la penultima storia, Paperino e il salto con l’asta, di Giangiacomo Dalmasso e Giancarlo Gatti, storia per il resto non all’altezza dei vertici del suo autore.

Ahi ahi, Paperino, le radici quadrate…

D’altra pasta la storia seguente, un delirio futuristico che invece di lasciare spazio a visioni fantascientifiche degne di questo genere, si incentra – ancora e sempre – sul colore dei soldi. Singolare ripetizione delle vicende de L’antipaperone – scritta dal sempre vivace Roberto Catalano e pubblicata solo pochi mesi prima su disegni dello stesso Luciano Gatto -, Paperino Anno 2001 (su testi di Attilio Mazzanti, autore di poche altre storie ma tutte con una dose di notevole originalità – e forse più ponderate di questa) vede Paperino alle prese con una peculiare visione del proprio futuro, con vari gustosi colpi di scena nonostante il fuoco principale dell’azione sia quello che abbiamo ben imparato a conoscere: parafrasando, anas anati lupus.

E su queste note fosche ma brillanti chiudiamo anche noi, non senza aver gettato un occhio all’anticipazione del prossimo numero: signore e signori… REBO!

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.