Topolino 3384

05 OTT 2020
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (25 voti) Esegui il login per votare!

Dopo un discreto battage pubblicitario fatto di anticipazioni, locandine ed endorsement del direttore, finalmente facciamo conoscenza con Gli italici paperi, la nuova serie scritta da Matteo Venerus incentrata sulle vicissitudini di una tribù di pastori e ambientata genericamente all’epoca della Roma repubblicana.

Il primo impatto non è pienamente positivo: il fatto che si tratti di una puntata introduttiva non giustifica una sceneggiatura, nella prima parte, molto farraginosa. Vero che bisogna fare conoscenza con i personaggi ma si poteva fare qualcosa di meglio di una semplice panoramica tra i membri della tribù che finiscono col presentarsi l’un l’altro in maniera molto didascalica: il risultato si riduce a una serie di brevi sequenze giustapposte ma di fatto slegate tra loro, senza armonia.

Quando poi si passa all’azione vera e propria non è che le cose migliorino molto: la scena nell’accampamento romano non è particolarmente divertente, si riduce solo una serie di gag non memorabili (e nemmeno originali), anche se vengono gettate le basi per il prosieguo della vicenda.

Più in generale la storia si sviluppa tra scelte lessicali dubbie (ad esempio, Paperone che si esprime in romanesco quando fino a poche pagine prima ignorava persino l’esistenza di Roma) e trovate umoristiche discutibili (la scena della nuotata tra la mercanzia è… surreale?).

Sull’attendibilità storica (in un certo senso rivendicata anche nelle righe di presentazione) non mi pronuncio, non è il mio campo, ma da lettore ciò che resta, per adesso, è la sensazione di aver letto una goffa imitazione di Astérix, e che si sia sottovalutata l’importanza di una puntata introduttiva, che avrebbe dovuto essere invece resa in maniera più efficace. Vedremo se, con le puntate successive, questa serie riuscirà a migliorare come auspichiamo.

Dalla Gallia all'Italia...

Dalla Gallia all’Italia…

La vera nota positiva sono i disegni di Emmanuele Baccinelli, deliziosamente carpiani e con personaggi estremamente espressivi.

A spiccare in Zio Paperone e il tesoro extrasolare è la totale assenza di richiami alla coautrice Licia Troisi. Scrittrice di successo, ma anche laureata in astrofisica, la Troisi va ad ingrossare le fila delle guest star che negli anni si sono avvicendate sul settimanale in qualità di soggettisti. Eppure, escluse poche righe di presentazione nello scorso editoriale, la partecipazione speciale non viene mai menzionata, nemmeno nella pagina di presentazione della storia.

Comunque sia, il risultato è sufficiente, si lascia leggere e mi ha ricordato (probabilmente in maniera del tutto casuale) la classica Zio Paperone nell’isola dei Menehunes. Una storia sceneggiata con mestiere da Artibani e disegnata Mario Ferracina.

In passerella ragazze! conferma ciò che era evidente già dalla puntata iniziale: Minni prêt-à-porter è una serie per bambine, senza pretese. Le destinatarie probabilmente apprezzeranno, gli altri magari saranno anche stufi di vedere le direttrici di giornali di moda dipinte sempre come Miranda Priestly.

L’albo si conclude con Topolino e il canto delle balene, in cui Salati fa tornare un suo personaggio creato un paio di anni fa. Ma se in quella prima avventura il piccolo Idris era funzionale alla trama, qua viene tirato dentro in maniera abbastanza gratuita. Tuttavia la storia è gradevole e, se non altro, racconta qualcosa sulle balene blu, sui loro comportamenti e sui pericoli che corrono questi cetacei enormi, ma anche fragili.

Oltre alle storie a fumetti, spazio ai soliti interventi redazionali, questa volta dedicati all’autunno e al Giro d’Italia fuori stagione

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"