Topolino 3411

10 APR 2021
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Alzi la mano chi avrebbe mai pensato di trovare un giorno, sullo stesso Topolino, Rudy Salvagnini, Marco Rota, Silvia Ziche, Sisto Nigro, Sergio Cabella, Gabriele Mazzoleni, Vito Stabile, Mattia Surroz e Cristian Canfailla. Un pot-pourri che va dalla piena era Capelli fino ad una vera e fulgente new entry, passando per nomi-simbolo dell’era Muci e dell’era De Poli. Davvero una strana alchimia, sintomo della volontà dell’attuale direzione di battere sul ferro di un “progetto Topolino” che non tiene troppo conto di età e scuole, e che può regalare perle inattese come qualche esperimento più o meno riuscito. Ma andiamo con ordine.

La prima notizia della settimana è il ritorno di Silvia Ziche. L’autrice vicentina da ormai molto tempo ci tiene compagnia solo con i Che Aria Tira di inizio numero, e la prima puntata della storia La Banda Bassotti e il furto quasi perfetto, che la vede a i testi e ai disegni, è in un certo senso una boccata d’aria: un po’ come in Zio Paperone e la bontà natalizia®, l’autrice calca la mano sul potere delle regalie, specie se offerte a distanza e senza costi di spedizione. Ne scaturisce una gustosa escalation con protagonista Paperone. Ed è questa la parte più riuscita di una storia che – almeno in questo primo episodio – forse pecca un poco nella “rifinitura” del personaggio nuovo: una Belinda Bassotta che per il momento appare sovrapponibile ad Intellettuale-176. Ma attendiamo senz’altro il seguito di questa bizzarra rapina al deposito.

Virtuosismo zichiano

Prosegue il tour negli oggetti-affetti paperoniani apparecchiato da Vito Stabile con Marco e Stefano Rota, stavolta incentrato sulla gloriosa limousine. A parere di chi scrive l’idea di fondo del ciclo è molto buona; forse questo episodio manca di calcare la mano su quella componente umoristica che i suoi vaghi analoghi barksiani avrebbero suggerito di sfruttare. Ciò considerata anche l’idea di coinvolgere nella storia un certo personaggio “storico”. Detto questo, l’autore gioca da sempre sulla propria familiarità estrema con il mondo di Paperone e di Carl Barks, ed è dunque giusto riconoscergli l’autorevolezza e la legittimità che merita nel gestire queste scelte con lo stile che più gli è congeniale.

Ed eccoci dunque alla vera sorpresa del numero: una “strana coppia”, quella formata dal veterano redivivo Rudy Salvagnini e dall’esordiente Cristian “Cinci” Canfailla, che con Pippo e la tettoia indispensabile sforna una piccola storia molto gradevole e innaffiata delle giusta dose di bizzarria. Il comparto grafico, davvero promettente, si inserisce con inusuale facilità nel linguaggio di un autore dotato di un umorismo al contempo personale e paradigmatico, simbolo perfetto del “canone” maturato nei decenni per questo tipo di storie leggere ma ben fatte.

Ecobonus

Il resto dell’albo a dire il vero perde qualche colpo con Paperino e la poltrona dei poltroni, dell’altro veterano Sisto Nigro e di un redivivo Mattia Surroz: dopo alcune vignette che ricordano una vecchia storia di Badino e Freccero, la vicenda prende una piega latamente poliziesca; Surroz appare invece in buona forma, per quanto – come spesso accade negli ultimi tempi – un po’ “freccerizzata”. L’ultimissima storia, Gambadilegno in: Dove non osano le aquile, vede Gambadilegno e Sgrinfia in una breve quanto disastrosa ricognizione montana, servita dai disegni di un Sergio Cabella anch’egli in discreta forma, per i testi di Gabriele Mazzoleni.

Sul lato rubriche questa settimana abbiamo ospiti addirittura i freschi vincitori del festival di Sanremo, i Måneskin. C’è anche tempo, prima della conclusione, per la “Special Preview 1” del nuovo ciclo di Area 15, disegnata e scritta da Claudio Sciarrone; e a proposito di anteprime, la prossima settimana potremo gustare il nuovo episodio di Topolino giramondo, dall’evocativo titolo Topolino e i sentieri in cima al mondo. In attesa di tanto, buona lettura!



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Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.