Topolino Story 1950

11 APR 2005
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Secondo numero per la collana edita dal corriere della sera e secondo giudizio positivo. Due le storie che dominano il fascicolo in questione: “Paperino e il tesoro dei vichinghi” di Barks e “Topolino e le sansoformiche” di Bill Wrigth, autore che meriterebbe di essere riscoperto. La contemporanea presenza di queste unita alla seconda parte dell’ “Inferno” fatalmente esaurisce (o quasi) le non tantissime pagine a disposizione: rimangono così fuori, pur in un periodo in cui la produzione italiana è ancora ridottissima, storie di valore che certo avrebbe fatto piacere rivedere, ma tutto sommato penso si possa essere d’accordo con la scelte dei curatori. Giusto, a mio parere, il sacrificio della coppia Walsh/Gottfredson (anche se un po’ di rimpianto c’è, come spiegherò più avanti ) che all’epoca si stava esprimendo ad altissimi livelli nelle avventure con Eta Beta a favore della storia di Wright, non fosse altro perchè non so quante occasioni potremmo avere per apprezzare l’opera di questo valentissimo cartoonist. La pur valida giustificazione di Luca Boschi per la storia lunga di Barks, ovvero la presenza di un Gastone finalmente più personaggio rispetto alla macchietta delle prime apparizioni, non può non far rimpiangere invece “Paperino e la sposa persiana” ma resta comunque un classico del maestro dell’Oregon. Vanno a completare il sommario una ten-pages di Barks (la divertente “Paperino e le rane”) e alcune storie di Fratel Coniglietto, Buci e il Lupo Mannaro, comunque sempre piacevoli ad leggere. Ancora più che buoni i redazionali che introducono ciascuna avventura e soprattutto la sezione “come eravamo” praticamente irrinunciabile per una pubblicazione del genere. Peccato solo che proprio la corposa presenza di apparati critici faccia risaltare ancor di più l’esiguo numero di pagine dei fascicoli: sarebbe stato perfetto affiancare al pezzo sui fumetti e la guerra fredda la pubblicazione di “Eta Beta e il tesoro di Mook“, ad esempio. Prezzo 6,90 Euro

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"