Gli anni d’oro di Topolino 12

07 GIU 2010
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Il volume si apre con “Topolino, Eta Beta e il tesoro di Mook“: forse il capolavoro dell’aspetto politico della saga, la storia che più di ogni altra scopre i riferimenti reali delle allusioni precedenti e che non risparmia le critiche ad entrambi i fronti. La storia si apre con l’episodio del ritrovamento del primo indizio della caccia al tesoro nel libro “Lo strano viaggio di Bombo Bambo” la cui inquietante copertina è misteriosamente animata. La caccia al tesoro poi proseguirà per molti paesi: l’Irlanda, una spettrale e nebbiosa Londra, una Parigi involgarita dal turismo di massa, l’Egitto popolato di fantasmi pavidi ed una Turchia popolata da improbabili spie che offrono i piani della bomba H per sette dollari (compreso un servizio di piatti in omaggio…). Alla fine del loro viaggio i due si ritroveranno prigionieri di Aygotcha, la dark lady per eccellenza del ciclo gottfredsoniano. Superata la cortina di ferro (qui rappresentata come un ostacolo fisico e reale) Topolino ed Eta Beta si confrontano con l’immagine dell’Unione Sovietica che la propaganda statutitense intendeva suggerire in quegli anni: i loro ufficiali pluridecorati hanno guadagnato le loro medaglie per essersi puliti gli stivali, i loro carri armati sono solamente una facciata in cartapesta, la gente sorride solamente perché costretta ad indossare un elastico che tira gli angoli della bocca. Ma il vero “coup de theatre” si realizza nella striscia del 19 maggio del 1950, quando il “compagno generale, capo del servizio segreto” risulta essere nientemeno che Gambadilegno. In Italia una presa di posizione così netta non passò inosservata ai traduttori dell’epoca, che tolsero dal testo la parola “compagno” e cancellarono da tutte le divise e medaglie la stella della repubblica socialista. La caccia al tesoro si conclude con il ritrovamento della lampada di Aladino, e dello stesso Moook che risulta essere un potente genio in grado di realizzare tutti i desideri. Nel finale della storia la propaganda antisovietica delle strisce viene stemperata dall’atteggiamento ugualmente caustico che Gottfredson e Walsh adottano nel descrivere l’atteggiamento del Pentagono nei confronti di Moook, subito arruolato con il grado di sergente.
Topolino buffone del Re” si apre con l’addio di Eta Beta a Topolino: ufficialmente perché Eta Beta aveva nostalgia della sua famiglia, ma secondo molti perché stava sempre di più offuscando il ruolo di protagonista principale di Topolino. In questa storia i comprimari di Mickey sono Gas Gas e Giac, i due topolini del lungometraggio Cenerentola (presentato nel giugno dello stesso anno), da Gottfredson trasformati in topi di dimensioni più grandi per farli interagire meglio con Topolino, e comunque continuiamo a vedere un Topolino “trascinato” all’avventura e non più irrequieto come negli anni precedenti, e lo stesso discorso può farsi per “Topolino e la città subacquea“, avventura sottomarina di Mickey che, grazie ad una cintura messa a punto da un inventore alquanto strampalato, riesce a respirare ed a parlare sott’acqua. Nel corso della sua immersione trova una strana società sommersa nella quale i valori normali risultano capovolti rispetto alla superficie: i ladri non vengono puniti, mentre c’è la pena capitale per chi dovesse comportarsi in modo sgarbato. In una visione complessiva dell’impianto satirico realizzato da Walsh e Gottfredson, possiamo vedere questa come una satira della società perbenista ed intrisa di buone maniere ipocrite.
In “Topolino e la mosca zeta-zeta“, in seguito alla conclusione dell’avventura precedente, Topolino si trova a sbarcare sulle coste dell’Africa, dove viene punto dalla mosca zeta zeta, i cui effetti letali lo inducono a cercare l’antidoto in una regione inesplorata, guidato dal compassato gorilla Jeffrey (quanta nostalgia per la precedente avvventura in Africa, dove Topolino era guiudato sempre da uno scimmione, ma di tutt’altro stampo: il gorilla Spettro). Durante la sua ricerca Mickey si imbatte prima in una tribù di selvaggi a due facce (salvo qualche eccezione che ne ha quattro) che lo aiuteranno a fargli passare la febbre e a raggiungere il regno della Dea dell’Oro (ennesima figura femminile “fatale” di Gottfredson) dove potrà definitivamente guarire dagli effetti della puntura. Ma la dea si rivelerà un pericolo mortale per Mickey che riuscirà a sfuggirle solamente grazie all’aiuto di una graziosa schiava.
Chiude il volume “Pippo a Hollywood“: dopo un lungo girovagare per tutto il mondo (mancava da casa dall’avventura che apre il volume) Topolino torna nella sua città dove trova ad attenderlo Pippo in groppa alla sua cavalla: durante l’assenza di Mickey è diventato una stella della televisione, il nuovo elettrodomestico già entrato nelle case americane e già creatore di nuovi miti (indipendentemente dal loro valore, sembra suggerirci Gottfredson). In seguito al travolgente successo di pubblico ottenuto, Pippo viene scritturato da un produttore hollywoodiano per una serie di film. Per poter sfruttare al meglio le doti di Pippo, Topolino decide di ricorrere all’aiuto di un ipnotizzatore, ma il risultato è quello di rendere Pippo insopportabile, in una serie di strisce che ricordano la trasformazione subita da Stan Laurel in “Noi siamo le colonne”. Alla fine dell’avventura la fama di Pippo svanisce nel nulla facendo sì che rinsavisca, ed anche Topolino, innamoratosi della bella Hester O’Hiter, rinsavisce nel momento in cui scopre la sua vera età: le illusioni create da Hollywood sono durate pochissimo.
Per quanto riguarda il voto… la presenza della prima storia fà si che anche se il volume avesse contenuto le storie de lupo cattivo di Glenn Schmitz, o le storie di Paperino e Cip & Ciop dello studio Diaz o i Wizard of Mickey, il voto sarebbe stato comunque di 5 stelle… figuriamoci con le altre storie di Gottfredson!

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!