Topolino Story 1999

07 LUG 2015
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Il ventesimo numero della collana, nonché l’ultimo in rappresentanza del 20° secolo, riesce a far fare un’ottima figura ad un’annata decisamente in tono minore del settimanale, ed è contemporaneamente l’atto finale della gestione Cavaglione.
Per la loro importanza filologica, la parte del leone la fanno due storie apripista di due filoni che caratterizzeranno (e caratterizzano tutt’ora) gli anni seguenti: Le Tops Stories e Paperino Paperotto.
Topolino e la pietra di Sbilenque (Pezzin/De Vita) ci fa conoscere il personaggio di Sir Top de Tops; nobile, viaggiatore e collezionista da cui Topolino eredita le sue più avventurose e misteriose gesta, narrate in una serie di diari. Tra miti, leggende, qualche tocco di fantascienza, e dei panorami spettacolari, la saga saprà tenere testa al capolavoro della coppia “C’era una volta in… america”, da cui prende in prestito la vincente idea del Pippo di volta in volta diverso, destinato sin da subito al ruolo di deus ex machina, in un finale che, nel tentativo di risolvere il mistero della vicenda, riporterà il lettore al presente.
Paperino Paperotto e il giorno più duro (Fasano/Barbucci) vede l’esordio di un’idea semplice quanto rivoluzionaria: raccontare la spensierata vita in fattoria di Paperino da piccolo, affiancandogli nuovi amici ben caratterizzati fra loro, muovendosi nel setting rurale di Quack Town. Paperotto e co. alterneranno “missioni” nate da ingenui equivoci e incomprensioni tra adulti e bambini, e vere e proprie avventure sognando ad occhi aperti, rimandando da vicino al misconosciuto cartone animato dei Rugrats. La partenza è in sordina, con appena 17 pagine che servono anche da introduzione. e si notano le assenze di Betty Lou e Millicent, probabilmente ancora in via di sviluppo creativo in quel momento.
Finalmente al primo gettone di presenza, abbiamo poi Un bel rompicapo, surreale gioiellino di Enrico Faccini, alle prese con le assurdità della coppia Paperoga-Sgrizzo e dei loro singolari tentativi di aiutare il povero Paperino. L’autore, grazie anche ad alcune gag slapstick in stile cartoon, dimostra di saper conciliare bene i due personaggi, troppo spesso accomunati per via della loro stramba personalità.
Paperino e il dribbling del tombino (Ronaldo-Cordara/Camboni) è la seconda “Storia d’autore” ospitata sin qui. Due generazioni a confronto per una disputa familiare calcistica, per l’onore di via dei platani. Spunto godibile, e il VIP paperizzato non infastidisce.
Chiudono Paperino e l’ospitalità aliena (Panaro/Lavoradori), una delle ultime prove sul Topo dello sperimentale disegnatore, prima di una piccola pausa, e Il segreto di Nonno Bassotto (Pandini/Scala), entrambe senza infamia e senza lode.
In definitiva, 4 storie su 6 sono ben rappresentative dell’annata, e le rimanenti, seppur più deboli, ci danno la possibilità di dare un’occhiata nuovamente ai rassicuranti disegni di Guido Scala ed alle coraggiose acrobazie grafiche di Lavoradori, a cui è dedicata la scheda.

Autore dell'articolo: Nebulina