Topolino Story 2003

04 AGO 2015
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Altro numero, altra selezione un po’ interlocutoria, in cui a farla da padrone sono pezzi di serie in voga in quegli anni. Sorvoliamo sull’ennesimo episodio dedicato alla PIA, dallo stesso canovaccio senza particolare brio. E possiamo riconfermare la buona qualità della serie di Pezzin su disegni di Mottura, con un altro buon episodio, dopo quello pubblicato nel numero precedente: la Ville Lumière.
Viene presentata per la prima volta una nuova serie, che in quegli anni, insieme alle altre, serviva a variare il menù del settimanale, consentendo agli autori di giocare con i personaggi, specie i topi, calandoli in diversi panni. Caso esemplare è Topet il commissario. Su testi di Macchetto, ispirata alla lontana da Maigret, si tratta di una serie gialla sui generis, ambientata nella Parigi anni ’50 con un Topolino alle prese con casi spesso melanconici e spirituali, che vanno a scoprire l’anima e la storia di altri personaggi o della stessa città. Il gusto poetico e nostalgico, fatto di tormentoni verbali e di rime, contraddistingue la serie, insieme all’assistente Pippotte, un Pippo ancor più bizzarro del solito. La storia scelta, esaltata dai disegni di Cavazzano, è un ottimo esempio per tutta la serie. Anche se noi avremmo preferito questa, ancor più capace di toccare le corde del cuore. Ma proprio Perina compare, sempre su sceneggiatura di Macchetto, in un completo affresco del fenomeno dei migranti che dall’Europa abbandonavano tutto per cominciare una nuova vita in America: il viaggio lungo il sogno porta con sé tutti gli stilemi tipici dell’autore, all’interno di una cornice storica sognante ma sincera.
Il pezzo forte del numero, fuori da serie o da altre dimensioni, è la storia di uno sceneggiatore da poco sulle pagine di Topolino, e che cominciò ad affermarsi in quegli anni, per poi continuare una grande carriera. Parliamo di Casty che, con gialli classici come le bizzarie di Neoville, comincia un lavoro rispettoso e ringiovanente della figura di Topolino, vicino agli approcci di Gottfredson e Scarpa. Non noioso detective, ma normale cittadino che si trova implicato in misteriose vicende, cui Casty aggiunge uno straniante elemento di disturbo – tutto funziona al contrario nel nuovo quartiere di Topolinia – e una serie di frecciate satiriche e ambientaliste. Ai disegni Massimo De Vita si trova molto a suo agio, realizzando espressioni convincenti per tutti i personaggi. Casty in quel tempo fu una ventata di novità, e non ci stupiremmo di vederlo tornare nei prossimi numeri della serie.
Un’altra grande penna è Bruno Enna, che qui si diverte con una miniserie di brevi – altra caratteristica del periodo – dedicate a quattro personaggi diversi. Strani giorni, di cui purtroppo vengono pubblicati solo due episodi, lavora sulle psicologie dei protagonisti sovvertendo i loro assunti di base, dando al lettore un effetto straniante e divertente. Freccero si diverte, specie con le prime tavole senza sfondo con tante espressioni diverse, e si rende onore a storie mai ripubblicate da dodici anni.
Completano il volume la scheda dedicata al bravo Lorenzo Pastrovicchio, gli articoli e la solita striminzita galleria di cover.

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.