Topolino 3297

02 FEB 2019
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Un numero che scorre via come acqua quello di questa settimana, senza sussulti e con pochi elementi degni di nota.

La prima puntata de Il conte di Anatrham è la cosa più interessante: dopo Orgoglio e pregiudizio, si torna immediatamente alle storie in costume e Bosco, in questo capitolo introduttivo, delinea bene quasi tutti i protagonisti della storia e prepara il terreno per l’entrata in scena dell’ultimo, il conte del titolo. Inoltre l’autore, che da tempo si dedica ai personaggi femminili della banda Disney, già mette in chiaro che anche in questa avventura avranno dei ruoli di primo piano. Qualche perplessità sui disegni di Picone, che dissemina imprecisioni e bizzarrie nelle tavole. Credo che a una storia del genere, avrebbe giovato maggiormente un disegnatore dal tratto più classico.

Il resto del numero non ha molto altro di rilevante.

Sisti scrive una classica indagine per Topolino pensando di renderla più nuova strizzando l’occhio, con una ventina d’anni di ritardo, ai film sulle unità speciali anticrimine.
Brigitta e la deposito-performance è l’ennesimo capitolo di una serie che prosegue stancamente. Finirei per ripetere le stesse cose che ho detto degli episodi più recenti perché presenta gli stessi difetti. L’arte non è neanche più un pretesto ma un ingrediente da infilare in qualche modo tanto per giustificare il nome del progetto. Tutto quel che dovremmo sapere sull’argomento è racchiuso in poco più di tre didascalie, mentre il resto è una classica storia di Brigitta che insegue Paperone.

Sollievo invece nel constatare che Wizard of Gamba (brutto il nome della serie, ancora più brutto il titolo della storia) è solo una serie di innocue riempitive (almeno per ora).

Per concludere, Zemelo cita Stanlio e Ollio, mentre Faccini cita sé stesso in una versione riveduta (maluccio) del suo autocontrollo massacrante.

Per quel che riguarda gli editoriali, troviamo articoli sul circo acrobatico “Le Cirque World’s Top Performers”, sul calcio in previsione del ritorno della Champions League e sul film live action di Remi che uscirà nelle sale questo mese.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"