Nella notte italiana si è tenuta a Los Angeles la cerimonia di premiazione degli Oscar. Personalmente facevo il tifo per “Grand Budapest Hotel”, ma mi ha fatto comunque abbastanza piacere abbia vinto “Birdman”, che ho visto e apprezzato. Inarritu, riconosciuto quale miglior regista, ha dato un’impronta particolare alla sua opera (notevole la “simulazione” di un unico piano sequenza), e l’intero cast (da Michael Keaton a Edward Norton, da Emma Stone a Naomi Watts, etc.) mi è parso in gran forma, qualcuno addirittura in stato di grazia.
Il film di Wes Anderson, comunque, ha vinto quattro statuette, proprio come “Birdman”. È andato bene anche “Whiplash”, che ne ha guadagnate tre, mentre i veri sconfitti della serata sono risultati “American Sniper” e “Boyhood”, i quali hanno conquistato “solo” un Oscar a testa. Fra gli attori protagonisti, erano considerate scontate le affermazioni di Eddie Redmayne e Julianne Moore, con le loro convincenti interpretazioni in “La teoria del tutto” e “Still Alice”, e i pronostici sono stati rispettati.
Tornando a “Grand Budapest Hotel”, fra i quattro Oscar c’è anche quello per i costumi, assegnato alla nostra connazionale Milena Canonero, a sua volta premiata per la quarta volta in una carriera straordinaria, partita al fianco di Stanley Kubrick in “Arancia Meccanica”. In precedenza Milena aveva vinto con “Barry Lindon”, proprio di Kubrick, “Momenti di gloria” di Hugh Hudson e “Marie Antoinette” di Sofia Coppola. Con Anderson aveva già collaborato in “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” e “Un treno per il Darjeeling”, svolgendo sempre un lavoro eccellente, riconoscibile anche da un profano della materia come me. I miei complimenti a questa grande professionista, il cui successo, al di là di ogni retorica, non può che renderci orgogliosi.