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Che libro c'è sul comodino?

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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #930: Domenica 13 Ott 2013, 14:10:23
    Ho comprato Morte dal cappello a cilindro di Clayton Rawson, la terza edizione diversa de Le tre bare, e il volumone Gideon Fell: il delitto perfetto non esiste contenente Occhiali neri, Un colpo di fucile, Il terrore che mormora, La sfinge dormiente, tutti quanti ovviamente dell'esimio JD Carr  :D
    Oltre a questi anche Maigret dal giudice e Maigret e la casa dei fiamminghi di Simenon, e Il segreto del minotauro, unico lavoro di Paul Halter che mi è riuscito di trovare...

    Inoltre ho letto L'occhio di Giuda, di JD Carr, un ottimo delitto della camera chiusa ambientato interamente nell'aula di un tribunale, molto classico e con uno stile senza fronzoli, riesce a tenere incollati alla lettura fino alla risoluzione finale... Anche questo lo consiglio agli appassionati, perché nel suo genere è un altro gioiellino.

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      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #931: Domenica 13 Ott 2013, 14:14:01
      Ho comprato Morte dal cappello a cilindro di Clayton Rawson, la terza edizione diversa de Le tre bare,

      In che senso la terza edizione diversa? Ne avevi già altre due edizioni e hai comprato una terza? O ne esistono tre che si differenziano una dall'altra?
      "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
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        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #932: Domenica 13 Ott 2013, 14:17:13

        In che senso la terza edizione diversa? Ne avevi già altre due edizioni e hai comprato una terza? O ne esistono tre che si differenziano una dall'altra?

        Sì ne ho tre versioni diverse ;)

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          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #933: Domenica 13 Ott 2013, 14:36:34

          Sì ne ho tre versioni diverse ;)
          Cavolo dev'esserti piaciuto tantissimo quel libro :)
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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #934: Domenica 13 Ott 2013, 14:37:49
            Cavolo dev'esserti piaciuto tantissimo quel libro :)

            Beh è un classico del delitto della camera chiusa, a chi piace il genere... beh non può non piacere questo  ;D

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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #935: Domenica 13 Ott 2013, 19:06:43
              Il prossimo libro che leggerò credo sarà ancora un poliziesco con un delitto inspiegabile: La lampada di bronzo di JD Carr (o Carter Dickson).
              I libri gialli, soprattutto quelli del sottogenere particolare della "camera chiusa", sono un ottimo esempio di libri di intrattenimento... Certo chi è alla ricerca di poesia, o di una prosa articolata, uno stile di scrittura ricercato, o di piani di lettura profondi non potrà mai amarli... Ma i polizieschi ben realizzati hanno altre qualità e altri punti affascinanti, o almeno per me li hanno: il bello dei libri gialli, quelli riusciti, è che ogni singolo elemento è essenziale alla trama, qui l'intreccio (anzi l'intrigo) prevale sullo stile. Non che questo sia un pregio, ma è una particolarità essenziale di questo tipo di letture.

              Per rubare le parole di Paul Auster: il bello dei gialli è il loro senso di pienezza ed economia. In un buon giallo nulla viene sprecato, nessuna frase, non una parola che non siano significative, e anche se non lo sono, hanno il potenziale di esserlo, il che è lo stesso. Non si deve trascurare nulla, perché anche le cose più piccole e insignificanti possono portare allo sviluppo della vicenda, per questo tutto diviene essenza, il centro del libro si sposta a ogni avvenimento che lo proietta in avanti, perciò il centro è ovunque, e non si può tracciare una conferenza finché la lettura non è terminata.

              In ogni caso l'intenzione era di scrivere un post per domandare a qualcuno se può confermare o smentire il fatto che la storia Paperino presenta Il doppio mistero di Slim Magretto e la casa degli svedesi sia una parodia del libro di Simenon Maigret e la casa dei fiamminghi, mi baso solo sull'assonanza dei titoli per ora... Nel caso si potrebbe pensare di aggiungere la storia alla lista delle parodie sul topic apposito.
              « Ultima modifica: Domenica 13 Ott 2013, 20:24:56 da bacci88 »

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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #936: Lunedì 14 Ott 2013, 00:18:20
                Ti odio, Bacci, per come facilmente riesci a rimediare libri di Carr ;)

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                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #937: Lunedì 14 Ott 2013, 00:41:24
                  Ti odio, Bacci, per come facilmente riesci a rimediare libri di Carr ;)

                  Per fortuna esistono mercatini e bancarelle :D Tu quali hai letto?

                  « Ultima modifica: Lunedì 14 Ott 2013, 00:44:06 da bacci88 »

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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #938: Lunedì 14 Ott 2013, 01:00:54
                     [smiley=bush.gif] [smiley=bush.gif] [smiley=bush.gif]

                    Vale Edgar Wallace?

                    Comunque ho in lista d'attesa un Carter Dickson, che poi è sempre lui

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                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #939: Lunedì 14 Ott 2013, 01:18:55
                      Beh io ho qualche libro di Wallace ma non ho ancora mai letto nulla di suo ;)

                      Poi quando leggi il Carter Dickson fai sapere!
                      « Ultima modifica: Lunedì 14 Ott 2013, 01:19:19 da bacci88 »

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                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #940: Giovedì 17 Ott 2013, 10:48:34
                        Io, invece, mi sono dilettato nella lettura del "Mistero della Camera Gialla", titolo terribile per un giallo molto affascinante.
                        Un classicissimo mistero della camera chiusa, con una spiegazione davvero sorprendente.
                        Gaston Leroux (autore del "Fantasma dell'Opera") qui introduce il personaggio del giovane giornalista Joseph Rouletabille, del quale non avevo mai sentito parlare ma che, a quanto pare, è protagonista di una serie di romanzi gialli scritti dallo stesso Leroux.

                        Comprato anche io! ;)

                        In attesa di leggere il seguito (se mai lo troverò XD)

                        Quale sarebbe? Thanks!

                        *

                        Nebulina
                        --
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                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #941: Venerdì 18 Ott 2013, 15:11:27
                          I Malavoglia Giovanni Verga

                          Suoni desueti, polvere e salsedine avvolgono Aci Trezza, nascondendola agli occhi dei più; solo chi davvero lo desidera può trovare la chiave per conoscere la casa del nespolo, l'osteria della Santuzza, la piazza del paese; solo chi lo desidera può avere accesso all'essenza dei dialoghi e alla forza propulsiva di una mentalità che non vuol morire, che vuol difendersi, che non è pronta al futuro.
                          La chiave va conquistata, non è una merce a basso prezzo; si conquista lasciandosi carezzare dalle parole, osservando ciò che è descritto, senza voler capire, senza voler giudicare.
                          Allora se con l'umiltà di chi non sa, ma vuol conoscere, ci facciamo largo tra la polvere e l'odore di salsedine, cominciamo a scorgere un paese siciliano, simile a mille altri, di un'epoca lontana, ma sempre attuale e cominciamo ad udire il cicaleccio delle comari, le bestemmie degli avventori, il mormorio del mare.
                          Verga ci accompagna in quest'epoca e già dalle prime pagine si intuisce la portata dell'opera, che pone le basi su delle fondamenta così forti e profonde che ad ogni singola parola se percepisce l'importanza.
                          Capolavoro del verismo italiano, “I Malavoglia”* rappresenta la società di fine ottocento, ma trascende il tempo e risulta attuale, applicabile anche alla società moderna, caratteristica questa che qualifica un'opera come prodotto artistico.
                          Le parole si susseguono veloci, le descrizioni precise e attente non lasciano spazio a dubbi, la realtà è descritta per com'è, non ci sono consolazioni, il lettore è solo con le proprie opinioni e deve giudicare e analizzare.
                          I personaggi sono innumerevoli, ma ognuno ha la sua importanza, ognuno è il tassello di un intarsio, lavorato e levigato per far si che l'opera corale si componga in tutto il suo splendore.
                          Il vento di novità, l'illusione del benessere, la promessa di un futuro migliore per i propri figli, fa si che le nuove generazioni credano di essere in diritto di possedere, primo germoglio di quelle idee che Verga riprenderà in “Mastro Don Gesualdo”, così 'Ntoni di padron 'Ntoni figlio maggiore, scapestrato, vagabondo, ma con una visione della realtà coerente e reale, non riesce a far collimare il passato col futuro, la sua onestà intellettuale non gli permette di tenere gli occhi chiusi come i gattini appena nati, ma le radici profonde del suo essere lo tengono ancorato ad un terreno fatto di consuetudini e di tradizioni che non permette errori, non permette cambi di rotta, pena la distruzione. In questo personaggio così complicato, come solo gli animi più all'avanguardia sanno essere, c'è l'essenza del romanzo, la voglia di riscatto, ma la totale assenza di un progetto. Il progresso, il benessere e con essi l'agio e l'ozio sono visti da 'Ntoni come una meta, ma i mezzi per raggiungerli non sono in dotazione, così escono vincitori solo coloro che si ritagliano un pezzettino di benessere non allungando lo sguardo fuori dalle mura della città o chi sfrutta il vento per arricchire il proprio orticello: lezione questa che, mutatis mutandis, può essere applicata ad ogni epoca in cui si prospetti un grande cambiamento.
                          Il lessico che Verga utilizza è semplice, non risente del tempo, accessibile e tipico delle persone semplici; i dialoghi sono freschi e realistici; la scelta di mischiare il discorso diretto a quello indiretto immerge il lettore in quella realtà e gli fa sentire l'odore di chiuso, di morte; la sensazione di claustrofobia e di ineluttabile rovina è resa in modo efficace e penetrante, ma non sfocia mai nel sentimentalismo o nella pietà; il lettore sa, poiché conosce la Storia, dove è la verità, ma non può non comprendere i singoli personaggi, le loro idee, le loro azioni, poiché Verga li caratterizza in modo così attento e profondo, da farli figurare davanti e li rende paradigma di una società e di una umanità che anche se più ricca, più istruita non è poi cambiata di molto, i sentimenti che spingono a determinate azioni, i piccoli e grandi interessi personali, i modi leciti e illeciti di accumulare “la roba” rimangono i medesimi e proprio per questo ci saranno sempre i poveri pescatori che si spaccano le braccia per far mangiare su un tavolo d'oro coloro che oziano tutti i giorni.
                          Più acerbo da un punto di vista stilistico, ma di più ampio respiro rispetto a “mastro Don Gesualdo”, “I malavoglia” sono un testo che è fondamentale conoscere, ma non può prescindere da una ferrea volontà di accrescere il proprio livello culturale, poiché non è intrattenimento, non è sentimentalismo, è la cruda descrizione dell'umanità nella sua forma più pura senza sovrastrutture o giustificazioni.

                          *Soprannome della famiglia Toscano che è dato per antifrasi in riferimento alla loro grande volgia di lavorare

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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #942: Martedì 22 Ott 2013, 12:25:36
                            Appena finito di leggere Lettere a Brambilla di Dino Buzzati finalmente. Dico finalmente non xchè il libro non mi sia piaciuto, anzi, solo xchè tra una cosa e l'altra era già parecchio tempo che avrei dovuto finiro. Premetto che questa recensione vi potrà annoiare un po' xchè le cose da dire sono tante..quindi se vi annoiate passate avanti :)
                            La vita di Dino Buzzati Traverso cambia quando inizia a frequentare il ginnasio. Il primo giorno di scuola ha una grande fortuna: accanto a lui si siede Arturo Brambilla, un ragazzo un po' timido come lui, e tra i due nasce un'amicizia meravigliosa. I due hanno una vera e propria affinità elettiva e io sono super convinta che le affinità elettive non abbiano solo il significato se vogliamo "sensuale" datogli da Goethe..ma possano esservi anche tra due amici come appunto Dino e Arturo. Ma partiamo con ordine.. Arturo Brambilla è figlio di un artista, che x tirare avanti insegna disegno in una scuola e calligrafia in un'altra..mentre Buzzati fa parte dell'alta borghesia milanese. Questa differenza però non peserà mai fra i due amici. Da ragazzini si appassionano alle biciclette (quella di Brambilla è più economica e meno performante di quella di Buzzati, che non gli fa mai pesare la cosa accompagnandolo in lunghe passeggiate per Milano sfogandosi poi in gare furibonde con altri ragazzini quando l'amico è fuori città), ai disegni di Rackham (Buzzati può permettersi di comprare alcuni libri che non esita a condividere con l'amico), alla montagna e alla caccia (la maggior parte delle lettere di Buzzati provengono da San Pellegrino, luogo di villeggiatura di famiglia, da dove descrive le ascensioni all'amico esortandolo spesso a raggiungerlo) all'Egitto. Una cosa interessante di quest'ultima passione, nata proprio tra i banchi di scuola, è che i due si sfidavano a gare di sonetti da dedicare al proprio dio prescelto; beh mentre Brambilla sceglie il dio Horus, Buzzati sceglie il dio Anubis, quindi già a 13 anni il tema della morte era presente nello scrittore.
                            Dino e Arturo hanno due caratteri molto diversi..mentre Arturo è pacato e nonostante sia molto dotato (a scuola era sempre il migliore della classe) sa che studierà lettere e si dedicherà all'insegnamento nei licei, Dino ha un carattere irrequieto. Non ha voglia di applicarsi a scuola (mi sono molto piaciute le lettere che si scrivevano da ragazzi, nelle quali Dino chiede insistentemente all'amico quanto e cosa ha studiato, si lamenta di voti e di professori e si raccomanda sempre con Arturo di studiare poco, xchè mi hanno fatto pensare ai tempi in cui andavo a scuola io e le preoccupazioni erano bene o male le stesse :) ) e non sa quale sia la sua strada, sa xò che è destinato a qualcosa di grande e questo sarà il suo tormento x tutta la vita. Decide quindi di studiare legge come il padre (facoltà che gli permette di avere più opportunità) e nel 1928 entra al "Corriere della sera". Il pensiero di Arturo Brambilla si capisce in un appunto che viene trovato dopo la sua morte in un cassettone: Vivere, da un certo punto di vista, si riduce ad accontentarsi di quel poco che si può ottenere di conoscenze e di esperienze, rinunciando per mancanza di tempo o di capacità al molto che non si può ottenere, e tuttavia sapendo quanto quello cui si rinuncia sia importante o addirittura indispensabile per una vita sensata. Da queste parole si capisce anche quanto i due amici siano diversi.
                            Topico è il momento in cui Buzzati scopre che Brambilla si sposa e capisce che il loro mondo (x come lo avevano conosciuto fino a quel momento) è finito..che potrà nascere un mondo diverso ma non sarà mai come prima..lì si nota un pizzico di gelosia da parte di Buzzati, che non fa niente x nasconderlo, ma che poi supera ed è felice xchè sa che l'amico è felice.
                            Il 16 febbraio del 1940 invece Buzzati chiede all'amico di correggere x lui le bozze de "Il deserto dei Tartari" xchè lui è in Africa e l'editore è pronto alla pubblicazione..solo dell'amico "Illa" (diminutivo con cui lo chiama affettuosamente) può fidarsi.
                            E poi le lettere del 29 agosto 1942 e del 6 settembre 1942 dove troviamo tutto Un amore di Buzzati..lui che è innamorato di una ragazza, che sa che non può e non vuole sposarla ma al tempo stesso non vuole rinunciare a lei anche se sa che questo lo farà soffrire terribilmente..
                            E poi la morte, che resta un pensiero costante nella vita dell'autore..che in una lettera del 21 settempre del 1947 (a soli 39 anni) non è neanche in grado di citare.
                            Una delle cose che mi è piaciuta di più di questo libro è il ritorno a un mondo che non c'è più (chiamatemi vecchia ma lo penso)..dove i ragazzi si divertivano con le ascensioni in montagna, la caccia, le corse in bici..
                            Mi è piaciuto poi questo continuo scambio epistolare..più o meno frequente..mi sarebbe sempre piaciuto avere un'amicizia così..una persona a cui puoi confidare tutto senza paura di essere giudicato..un'amicizia che è sempre un punto di riferimento, nonostante magari tra una lettera e l'altra passi più di un mese e nonostante la vita ti porti a fare esperienze diverse è sempre lì più viva che mai..
                            Chiudo citando una frase che fa capire l'amore che univa questi due amici (sempre sottolineando che il lato sensuale del termine non c'entra niente):
                            ...tu sei un presupposto della mia esistenza, una delle condizioni su cui si basa la mia personalità
                            "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #943: Martedì 22 Ott 2013, 16:33:08
                              Dimenticavo..ora sto leggendo "Straordinario" di Tendrjakov consigliato da Nubulina..appena finito scrivo il mio parere :-)
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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #944: Giovedì 24 Ott 2013, 13:23:33
                                Ho appena finito di leggere Straordinario di Tendrjakov..che dire? Wow veramente spettacolare..
                                Innanzitutto ringrazio Nubulina x averlo consigliato..non lo avrei mai scoperto ed è veramente un piccolo gioiellino.. E' un libro di circa 150 pagine, scritte anche abbastanza in grande quindi può sembrare un libro poco impegnativo (in due giorni si legge tranquillamente)..ma è densissimo di concetti espressi tra l'altro con una semplicità eccezionale.. Ho apprezzato molto che la narrazione sia fatta in prima persona (cosa che agevola generalmente la lettura xchè fa immedesimare immediatamente nel personaggio). Ma la cosa più bella è che colui che racconta in prima persona è veramente un personaggio straordinario; è un vecchio preside con 40 anni di carriera alle spalle in una delle scuole dove i ragazzi raggiungono i livelli più alti, ormai prossimo alla pensione e malato di cuore. Un giorno si trova di fronte ad un problema: una delle ragazze della sua scuola è credente. Lui non vuole perdere l'allieva (che minaccia di ritirarsi dagli studi ormai prossima al diploma) e vuole soprattutto che gli altri ragazzi della scuola la rispettino e la convincano a cambiare idea. Lui che è un ateo convinto è sicuro che riuscirà a portarla dalla propria parte con la dialettica, senza usare misure punitive che, secondo lui, altro non farebbero che avvicinarla ancora di più alla fede. La cosa eccezionale è che un uomo ormai vecchio, prossimo alla pensione, malato, con anni di carriera alle spalle riesca a mettere in discussione il suo metodo di insegnamento (che ha pensato solo alle nozioni tralasciando l'aspetto educativo dei ragazzi) xchè vede che di fronte alla scoperta nessuno mostra un segno di umanità nei confronti della propria compagna di classe. Egli instaura una discussione tra i "lirici" e i "fisici" xchè convinto che con la dialettica e il ragionamento tutti possano arrivare ad avere un'idea personale. Questo preside eccezionale si comporta sempre in modo giusto con chi ha di fronte, difendendo sempre il ragionamento e criticando (almeno in cuor suo) chi crede o non crede a prescindere. La battaglia che intraprende questo preside è dura e i suoi concittadini non gli rendono le cose facili (anche se una parte di essi poi si ricrede e lo incoraggia), ma la cosa importante è che quest'uomo dà, non solo a loro, ma soprattutto a noi degli spunti x ragionare, incoraggiandoci e dicendoci che dobbiamo arrivare ad avere un'idea (qualunque essa sia) attraverso un'analisi e un ragionamento.
                                Spero di aver supportato l'idea che aveva dato Nubulina e spero di aver messo un po' di curiosità. Provate a leggere questo libro xchè merita davvero.
                                Avevo visto anche Sunset Limited (adattamento cinematografico dell'omonima opera di Cormac McCarthy) che tratta sempre dell'esistenza di Dio..ma (a rischio di sembrare superficiale) mi era sembrato molto difficile e pesante..

                                Detto questo ora inizio Le tre bare di Carr..consigliato da Bacci :)
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