Secondo la migliore tradizione di questo forum, veniamo al resoconto fumettistico della mia esperienza plurimensile in Germania, a Francoforte sul Meno, per motivi di lavoro. In realtà sono tornato già da un bel po' di tempo, ma avevo avuto un problema alla mia connessione casalinga (un fulmine aveva ammazzato il mio modem 56k e il mio antiquato computer non poteva supportare ADSL o connessioni wireless).
Per la materia disneyana, ho avuto modo di acquistare diverse copie del
Lustiges Taschenbuch, di cui avevo già fatto la conoscenza in Italia in occasione di vacanze sulla riviera romagnola: mi sono così reso conto che sia abbastanza improprio definirlo
l'equivalente dei nostri "Classici Disney". Infatti è vero che contiene al 90% storie italiane piuttosto recenti, ma per i paesi di lingua tedesca si tratta in realtà della prima pubblicazione locale: una conseguenza è che le storie in più puntate vengono pertanto serializzate su più numeri consecutivi (io ho trovato un numero con un solo episodio di
Agente Doubleduck). I giornalini
Micky Maus presentano invece in maggioranza storie nuove a marchio Egmont: sullo stile dei
comic book americani, di cui riprendono il formato, sono spillati e la carta della copertina non si distingue da quella delle pagine interne (cosa che provoca un certo deperimento dell'albo, se non conservato in condizioni ottimali). Le rubriche redazionali sono assolutamente infantili (quasi al livello dell'attuale Topolino libretto), per contro i gadget (che sono allegati gratuitamente a quasi ogni numero) non sembrano così inutili: io vi ho trovato, tra le altre cose, un piccolo periscopio e un bellissimo Edi a dimensione naturale con tanto di lampadina funzionante, che ora fa bella mostra di sé sulla mia scrivania.
Il giornalino di
Donald Duck, identico nel formato a quello di
Micky Maus, mostra una sia pur tenue aspirazione alla filologia: sono però molto belli alcuni suoi numeri speciali (
Donald Duck Spezial), che si possono assimilare al nostro
Zio Paperone. Io ne ho comprato
un numero con storie disegnate da Jippes, in cui ho potuto leggere
la sua versione del Pifferaio magico di Paperopoli poche settimane prima che uscisse su
La grande dinastia dei paperi.
Per restare in tema di Archimede, in quel periodo il Museo della Comunicazione di Francoforte (
Museum für Kommunikation) organizzò una mostra, che io visitai, sulle invenzioni del Nostro, in cui erano esposti oggetti a grandezza naturale tratti dalle sue storie (potete vedere le scansioni del dépliant qui:
http://www.flickr.com/photos/14928730@N06/ ).
Volevo comunque portarmi a casa anche qualche fumetto autenticamente tedesco di mio gradimento, ma quest'impresa è stata un po' più ardua: le fumetterie e i reparti fumettistici delle grandi librerie erano ripieni soprattutto di opere di
Ralf König, che non sono esattamente il mio genere preferito. In una fumetteria che aveva una buona sezione di materiale usato chiesi al gestore se avevano "degli albi che leggevo in Italia durante la mia infanzia" (ne avevamo parlato anche in questo forum tempo fa, precisamente
qui). Eppure lui non aveva mai sentito parlare di
Mike dei tedeschissimi Büsch e Beinhorn! Ne trovò notizia solo in un sito fumettistico danese e disse sconsolato che, siccome erano anche in Germania pubblicazioni offerte dalle banche ai loro giovani clienti, difficilmente ne sarebbe stato in possesso. Di manga invece uno ne trovava quanti ne voleva, anche se non sarebbe stato conveniente fare acquisti, in quanto si trattava al 99% di materiale pubblicato anche in Italia, e per di più a prezzi dal 30 al 100% maggiori che da noi.
Di autenticamente tedesco portai a casa due libri di precursori del fumetto:
Wilhelm Busch, con le sue storielle illustrate un po' sadiche, nonostante in Germania siano considerate normalissime letture per bambini, e
Heinrich Hoffmann, autore di
Pierino Porcospino, la cui casa-museo era a poche centinaia di metri dal mio alloggio.
Su una rivista di animazione dal titolo
Animania (che però risultava essere più simile alla defunta
Benkyo! che alla rivista italiana dallo stesso nome) lessi che il 28 marzo era in programma una manifestazione fumettistica a Wiesbaden, la capitale dello stato dell'Assia non lontana da Francoforte: mi ci recai, ma fortunatamente ancora prima di pagare il biglietto d'ingresso mi resi conto che la parte di mostra-mercato era ben poca cosa e che si trattava soprattutto di un raduno di cosplayer.
Al Museo Ebraico di Francoforte si tenne una mostra temporanea intitolata
Superman e il Golem: il fumetto come un mezzo di tramandare la memoria ebraica. Contestualmente ci fu un ciclo di conferenze con esperti del settore: io ebbi modo di avvicinare il fumettista
Ralf Palandt, che aveva parlato dell'antisemitismo nei fumetti (s'intende in pubblicazioni e fanzine amatoriali di circoli di estrema destra) e di parlargli di alcuni aspetti controversi del
Braccio di Ferro nostrano nelle storie pubblicate dall'Editrice Metro negli anni '80 (in particolare una storia in cui uno strozzino era raffigurato con tutti gli stereotipi dell'ebreo).