Allora... partiamo dal fatto che finalmente ho finito anch'io MM. Anzitutto, devo ringraziare Vertighel, che mi ha gentilmente prestato tutti gli albi che non avevo letto.
Era mia intenzione fare una specie di recensione.
Specie, dico.
Dunque... si parte con un primo volume assolutamente straniante.
Una frase sarcastica dietro l'altra, ad ogni pagina per quasi tutte e 60 le pagine, fino a che farsi fomentare da tanta arguzia non diventa quasi "doloroso", ma sicuramente aiuta a seguire ed incrementa l'interesse del lettore, la cui curiosità è divisa fra la voglia di leggerne "un'altra delle sue" e quella di scoprire la risoluzione di un "enigma".
Un enigma sulle prime mica tanto chiaro, se vogliamo dirla tutta, ma che può essere svelato proprio con la guida vivace di quella fitta rete di ironie e sarcasmi, che intanto trasmettono la stessa gradevolezza dell'ascolto di una battuta sagace da parte di un amico.
D'altronde, quello che Tito sa davvero riprodurre bene è senza dubbio il tono colloquiale, e chiaramente ironico. E quindi molto schietto e preciso: mira il bersaglio al centro esatto, senza tanti stancanti giri di parole e ingarbugli filosofici.
È una composizione della sceneggiatura a metà fra il ben studiato e lo scritto di getto. Forse si tratta solo del talento dello scrittore per questo tipo di cose, che non deve pensarci troppo per arrivare al risultato migliore.
Senza mettermi a parlare di trame né nulla di più interno alle storie in sé, dico solo che i numeri che ho gradito di più sono stati
Anderville,
Calypso e
Victoria, per la quale mi complimento davvero molto con Macchetto.
Ma anche se non ho citato le altre, devo anche dire che non ho trovato una sola macchia tanto evidente in nessun numero, nemmeno quello più sottotono. L'unico di Faraci che non ho amato particolarmente è
Black Mask: l'ho apprezzato, ma meno degli altri. Forse perché sentivo già di sapere chi fosse il colpevole: fattore molto differente rispetto ai numeri che avevo letto precedentemente, in cui di primo acchito mi pareva di non aver capito un broccolo.
Nemmeno gli ultimi due numeri mi hanno entusiasmato, lo ammetto. Mi son piaciuti ugualmente, ma l'ultimo... insomma...
La storia è carina quanto vuoi, ma si vede troppo che non era un finale previsto. Entra in scena all'improvviso, come un deus ex machina, anzi, qualcosa che viene dopo un deus ex machina. Ogni nodo della sola storia era già sciolto, ma si è sciolto ulteriormente tutto il resto con un Topolino che dice semplicemente "me ne torno a casa", così, dal nulla.
Qualunque faccenda in sospeso, come possibili future vendette o ulteriori svolgimenti (quello del filone di Gloria Gump, per dirne una grossa), vengono completamente eliminati dalla panoramica del futuro del topo, agli occhi del lettore, che comprende che è arrivata la fine; e basta.
Mi ha urtato, lo ammetto: so che non era un finale previsto, a questo punto, ma non è degno di una serie come questa.
Mio ultimo numero ideale: storia in cui Topolino scopre che qualcosa lo deve far tornare a casa per forza e quanto prima, e durante una trama che si intreccia con un qualche legame profondo al suo stesso problema, Topolino che riflette su un bilancio della sua esperienza, e scopre infine, completamente, di aver vinto una battaglia con Anderville, di essere totalmente integrato con l'ambiente.
D'accordo, sarebbe stato un po' troppo "romantico", in senso lato, per un fumetto dal simile "realismo", eppure...
Mi aveva addirittura stimolato a pensare una conclusione alternativa, ma che importa, alla fine... è stata comunque una serie piena di piacevoli sorprese, ed anche questo finale così, piombato in testa, può farsi apprezzare. :
Però non mi dilungo sulle singole storie, sennò faccio notte (fu così che si accorse che era già notte...).
Ah! Quasi dimenticavo, non esiste solo Faraci fra i volti che più spiccano in MM: una grossa nota di merito va senza dubbio anche al grande Artibani, che però mi ha entusiasmato di più in PK.