Il Razziatore (spoiler su: PKNA n° 0/2, 3, 14, 18, 33, 34, 43)È incredibile quanto possa risultarmi difficile parlare di un personaggio così sfaccettato e complesso, così inarrivabile e unico come può essere il Razziatore, pur avendo in testa idee molto chiare. Ma proviamo a rendergli giustizia.
Era il giugno del 1996, PKNA era nato da ormai tre mesi, aveva già sconvolto, in così poco tempo, migliaia di nuovi, folli pkers, aveva appena sfornato un numero zero con i controfiocchi e con solo 84 pagine aveva appena sconvolto e rinnovato tutto il rinnovabile, portando con sé ondate di aria fresca, riflessioni e tanto ma tanto buon umore. Schiere di pkers prendevano d’assedio le edicole, ignari di quando potranno mettere le mani su un secondo numero che, a tutti gli effetti, era ancora un test. Un test, sì, un test per assicurarsi il definitivo favore del pubblico, per costruirsi una lunga fila di accaniti seguaci, per conquistare i cuori di tutte queste persone che con ansia aspettavano una risposta ai loro assalti: per fare questo occorreva sì un secondo numero col botto, occorreva qualcosa di imperioso e potente che facesse definitivamente breccia nei cuori della gente. Occorreva un po’ di Vento del tempo. Occorreva un Razziatore.
Sì, a me è sempre piaciuto pensare che fu proprio lui ad spalancare definitivamente la porta sul glorioso futuro che attendeva PKNA dietro l’angolo. Lui e il suo
Vento del tempo, portando con sé le prime, sconvolgenti rivelazioni su paradossi temporali, brezze tachioniche e pieghe nello spazio-tempo. Lui, accanito pirata spazio-temporale, con il suo volto metà rapace e metà robot, con il suo fisico possente e la sua forza micidiale. Lui, con la sua Organizzazione che non ha bisogno di un nome e con la Tempolizia sempre sulle sue tracce. Lui e il suo
Vento del Tempo. E noi che quando, per la primissima volta, ci imbattiamo in quel Quando soffia... che precede il titolo del fatidico 0/2, sentiamo quel tipico tuffo al cuore che lascia intuire che sta per succedere qualcosa di straordinario, che sta per fare la sua comparsa un grande personaggio, un qualcuno come il Razziatore. È un tuffo al cuore da grande titolo, e non è affatto strano che a un grande titolo faccia seguito una grande storia.
Fu così che
Il vento del tempo approdò nelle edicole, scombussolando definitivamente la salute mentale dei pkers con i suoi intrichi temporali, qui presentati per la prima volta come meglio non si potrebbe, e afferrandone le redini che li guideranno, senza intoppi, sino alla propria conclusione. È anche un numero di assestamento, essendo, alla fin fine, il secondo numero, in cui vengono meglio definiti i rapporti tra i personaggi principali, viene presentata la roboticità di Lyla e confermato lo spregiudicato carattere di Angus, la redazione di canale doppio zero si trasferisce alla Ducklair Tower. Ma questo centra poco con quanto ho voglia di parlare, in questa analisi.
Il vento del Tempo, infatti, è un numero di altissima qualità, ma al tempo stesso è, tra i vari numeri che andranno a comporre questo filone narrativo in seguito, uno dei peggiori, imho, e questo la dice lunga, molto lunga, sulla qualità che il personaggio e le sue storie assumeranno in seguito. Il Razziatore che viene presentato qui, infatti, è ancora in fase embrionale, ben lontano dalle caratteristiche caratteriali e dai rapporti con i protagonisti che lo caratterizzeranno in seguito. È un razziatore, quello qui presentato dalla coppia Sisti & Sisto, che non viene ancora rappresentato con i tratti che faranno impazzire per lui i pkers in futuro, quanto piuttosto come un disonesto pirata temporale, burbero e bellicoso, irascibile e violento, disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere quello che più desidera. In questo caso, una cronovela “capace di ri-orientare la terra verso un differente avvenire potenziale”.
Sarà ancora Sisti, con
Il giorno del sole freddo, a proseguire nella strada che porterà, alla fine, alla perfezione, al massimo livello di sviluppo psicologico del personaggio. I pkers non devono attendere molto, quindi, per sapere come continueranno le avventure di questo personaggio, per scoprire come si evolverà questo filone narrativo che sicuramente è il mio preferito. La numerazione regolare, questa volta, è già iniziata, tutto è ufficiale, ormai.
Il giorno del sole freddo, nel marzo del 1997, approda nelle edicole. La storia che presenta è molto diversa dalla precedente, ma allo stesso tempo molto simile, per certi versi. Infatti, il modello della storia è piuttosto affine a quello de
Il vento del tempo (infatti parliamo ancora una volta del disperato tentativo del Razziatore di recuperare un oggetto per lui indispensabile, questa volta un’altronave, capace di farlo scorrazzare indisturbato per infinite dimensioni parallele), ma il modo in cui è presentata la storia è molto diverso, il Razziatore stesso è molto diverso. Ha decisamente iniziato ad evolversi, inizia a lasciar intravedere, per quanto in modo ancora velato, un leggero cambio di rotta, l’inizio dello sviluppo comportamentale e caratteriale del protagonista che successivamente lo caratterizzerà, che sarà il suo emblema e che gli assicurerà un posto sicuro nel cuore dei lettori. Per la prima volta il Razziatore offre la sua collaborazione a Paperinik, nel reciproco interesse: al primo l’altronave, al secondo la salvezza della sua città. Collaborazione momentanea, breve, ma comunque un ottimo assaggio di quello che potrà riservare in seguito: azione mozzafiato e, soprattutto, una comicità stratosferica, con battute esilaranti una dietro l’altra. La sua strada verso l’Olimpo è ormai a un ottimo punto, le sue definitive caratteristiche stanno man mano prendendo forma e comincia a delinearsi meglio la figura di questo personaggio, come un uomo che piano piano emerge dalla nebbia.
E dico due parole anche sulla storia in questione, prima di passare oltre. Anche la sua qualità è cresciuta, imho, pari pari a quella del personaggio, siamo un gradino sopra
Il Vento del Tempo. La vicenda si fa più intrigante, più coinvolgente, più intricata, più appassionante; i rapporti tra i personaggi, ormai ben definiti, visto che la serie sta entrando nel vivo, sono anch’essi più sviluppati, più concreti; la comicità è frizzante e originale anche tra gli altri comprimari; i disegni di Sciarrone sono da venerare come massima meraviglia grafica, una gioia per gli occhi e per le sensazioni che riesce a trasmettere.
Ma veniamo al dunque. Un dunque di nome
Carpe Diem, ovvero Cogli l’attimo.
Carpe Diem, ovvero la perfezione. È febbraio del 1998, ed è passato quasi un anno da quando il mutante che porta il nome di Razziatore fece la sua seconda e ultima comparsa nel numero
Il giorno del sole freddo, con un ritorno che definire “in grande stile” è forse dire poco. Dire che qui fa un ritorno “in grande stile” è dire pochissimo. La storia presentata qui è qualcosa di straordinariamente fantastico, il Razziatore ha raggiunto qui la sua perfezione, già alla terza storia: tutte le caratteristiche e i comportamenti che ho elencato prima e che stavano iniziando a prendere forma, raggiungono qui il loro apice, toccando vette altissime. E dobbiamo dire grazie ad Francesco Artibani per aver dato vita a tutto questo, creando quella che è una delle sue migliori storie e raccogliendo un personaggio già ottimo rendendolo perfetto.
Chi deve, in breve, impedire l’esecuzione di un segretissimo e pericoloso esperimento nel venticinquesimo secolo, che altrimenti porterebbe alla distruzione dell’intera storia del mondo, assorbita da un’immensa luce, è la coppia improvvisata Razziatore – Paperinik, messa in piedi dai massimi esponenti dell’Organizzazione. Coppia che, in questo caso, fa davvero faville: le comicità che fa uscire non è solo frizzante e originale, ma adulta, dirompente, continua e irresistibile. E non esagero, nemmeno un pochino: battute e gag si susseguono una dopo l’altra, soprattutto nella prima parte della storia, più prettamente umoristica rispetto alla seconda, dedicata principalmente all’azione, e il droide Newton, la sua cravatta verde a rane viola e la sua suscettibilità sono di grande aiuto. Coppia che, oltre a presentare quest’inarrivabile componente comica e, in secondo piano, imho, d’azione, giungendo oramai ai massimi livelli, in questa vicenda, firma anche una seconda collaborazione che garantirebbe la libertà a Paperinik e al Razziatore una seconda possibilità di vagare libero per le dimensioni parallele. Razziatore che ormai definire un “cattivo” è decisamente improponibile, avendo ormai conquistato l’eterno l’affetto di tutti noi lettori, dimostrando, tra le altre cose, un’insolita onestà e simpatia per quello che si definisce comunemente un nemico. Purtroppo, al nostro caro rapace va sempre buca, per quanto bene possa comportarsi.
Per quanto mi riguarda, ho sempre considerato queste tre storie come una specie di prima trilogia dedicata al personaggio, con tre storie,
Il Vento del Tempo,
Il Giorno del Sole Freddo e
Carpe Diem, che completano in tre fasi lo sviluppo comportamentale del personaggio, essendo accomunate anche, oltre che dalla stretta continuity che le lega tra loro, dalle tre copertine molto simili come soggetto. Insomma, nonostante poi la storia continui a svilupparsi, la considero così.
Per la sua successiva apparizione, che avviene quattro numeri dopo, bisogna attendere solo pochi mesi: nel giugno successivo fa la comparsa
Antico Futuro. Questa storia, per quanto originale e insolita, non ha mai convinto pienamente i lettori e nemmeno io me ne sono innamorato. Tuttavia l'ho comunque trovata gradevole, soprattutto perché sono forte di una grandissima passione per il mondo fantasy e, di conseguenza, per le opere di Tolkien, dalle quali la storia trae grande spunto, riempiendosi anche di riferimenti e di citazioni, in particolare al Signore degli Anelli. La dimensione in cui Paperinik capitombola in questa avventura, infatti, è del tutto simile al mondo fantasy dell’autore inglese e ne ricalca anche eventi e nomi.
Ma il Razziatore che c’azzecca in tutto questo? Ha un ruolo decisamente diverso da quello che lo ha contraddistinto nelle sue prime tre apparizioni. Per quanto all’inizio possa sembrare spietato e maligno, alla fine il ruolo che Cordara, lo sceneggiatore, gli rifila in questa storia è il più positivo che lo abbia visto finora protagonista, così positivo che lui e Paperinik sono passati all’appellativo di “amico”. Per come viene presentato nella storia, è in quella dimensione, raggiunta grazie ad un talismano rubato all’Organizzazione, un sovrano rispettoso e benevolo, che ha portato nel mondo la pace. Nonostante le voci cittadine che confermano queste qui sopra che non sono altro che parole dello stesso Razziatore, alcuni gruppi ribelli minacciano la sua sovranità, e sono questi gruppi a far credere all'impavido Paperinik che sia lui il vero nemico, inizialmente.
Il ruolo che ha in questa storia non mi è mai piaciuto molto, sinceramente, non solo per la sua presenza che alla fin fine è davvero ridotta, ma anche per la parte, appunto, troppo positiva, che stona un po’ con l’affascinante ambiguità vista nella prima sequenza di tre storie, imho, tanto che ero tentato di escluderla di netto dall’analisi, visto e considerato che, nella sua successiva comparsa, di quanto succede qui non si fa menzione, ma per senso di completezza ho deciso di includerla, comunque.
In ogni caso, le due storie che seguono vanno a costituire una coppia di avventure decisamente legate tra loro, quasi a costituire un’unica avventura molto lunga e complessa, anche se composta di due episodi distinti e indipendenti, entrambi sceneggiati con maestria da Artibani, che si può dunque considerare, a ragione, il vero padre del miglior Razziatore, quello capace di avventure del calibro di Carpe Diem o, appunto di queste due, di cui ora vado a parlare.
Nella prima, che porta il suggestivo nome
Il giorno che verrà, al centro dell’attenzione, ad orchestrare le vicende troviamo ancora una volta il magnifico duo Paperinik – Razziatore, non solo carico del travolgente umorismo e portatore di azione a più non posso, ma anche, questa volta, legato da un’amicizia frutto delle numerose esperienze in comune e con una profonda vena drammatica. Questa volta la missione è di salvare time 0 da un infinito, interminabile errare nel nulla più profondo e sterminato. I nemici sono invece i criminali dell’Organizzazione lì tenuti prigionieri e liberati dallo stesso Razziatore, e in particolare la sua nemesi, Kronin, decisamente votato alla sua morte. Quando questo sta per accadere, avendo lui prelevato dalla sua armatura la macchina che lo teneva in vita, Paperinik tenta l’impossibile per salvarlo e per impedirgli, alla fine, di fare l’impensabile. Quando tutto sembra perduto, per Time 0, solo il sacrificio di una persona, di un eroe, può fare la differenza e permettere alla nave e al resto dell’equipaggio di salvarsi. Il Razziatore si butta. E Paperinik piange. Le interessanti riflessioni piuttosto esplicite che vengono fuori alla fine sull’eroismo e sulla sua importanza sono bellissime, così come il vignettone finale che vede i due protagonisti.
Questo la dice lunga sull’evoluzione che ha avuto, dall’inizio della serie, il rapporto tra i due e quanto il carattere del cronopirata si sia evoluto sino a raggiungere livelli come questi. Si è passati da un prima prima fase, rappresentata soltanto da
Il vento del tempo, in cui venne presentato come un irascibile pirata temporale, avido e interessato solo dal potere, piuttosto menefreghista nei confronti di tutto ciò che lo circonda; la seconda fase, iniziata con
Il giorno del sole freddo e poi conclusasi e perfezionata con
Carpe Diem, vede nascere tra i due una doppia collaborazione, anche se per entrambi dovuta a interesse personale, e si sviluppa una certa affinità e fiducia reciproca, dovuta anche al forte senso del dovere che contraddistingue entrambi, che fa nascere tante gag e battute divertenti, oltre che a una massiccia e straripante componente, d’azione; la terza e ultima fase individuabile è, praticamente, una forma di amicizia e affetto reciproco, andata sviluppandosi attraverso anche
Antico futuro, ma visibile soprattutto in questa ultima storia,
Il giorno che verrà, fermo restando che i due sono costretti a restare, nonostante tutto, nemici.
Storia alla quale fa quindi seguito
Niente di personale. Un’altra storia bellissima. Un'altra avventura memorabile. Un’altra opera di Artibani. Il lato del carattere del Razziatore che viene messo in mostra qui non era sinora mai stato trattato e approfondito, almeno nelle storie lunghe. Parlo della figura paterna che incarna in questa storia, del suo affetto per l’esuberante figlio e del loro rapporto. Coprotagonista di questa avventura è, infatti, il piccolo Trip, giovane figlioletto del Razziatore.
Come viene presentato l’inizio della vicenda è un qualcosa di sconvolgente e inquietante allo stesso tempo: ci troviamo nel 2015 e tutto sembra essere andato per il verso storto, Paperinik braccato dalla polizia come criminale, Angus governatore di Paperopoli, la Ducklair Tower rasa al suolo insieme ad Uno. È Odin Eidolon a fare la sua comparsa nel covo di Paperinik, chiedendogli di proteggere un Trip che aveva portato con sé, prelevato dal suo tempo prima che l’Organizzazione gli facesse prendere il posto di suo padre. Insomma la storia ruota intorno ai tentativi di Paperinik di proteggere il piccolo Trip dagli assalti del Grifone, alias grande Trip cattivo. Alla fine, però, spunta dal nulla, all’improvviso il Razziatore, che convince il figlio della verità e rimettendo istantaneamente a posto le cose.
Sono molto numerose le sequenze, nel corso della vicenda, in cui Trip ricorda con affetto il padre e si addolora credendo di averlo perduto per sempre e se a queste aggiungiamo il fatto che il rapace abbia rinunciato ad un’importante missione per tornare a prenderlo, sono molto indicative del forte rapporto padre – figlio che si è creato tra i due. E la scena finale che li vede protagonisti è decisamente lollosa e molto divertente.
Ma alla fine, tutto giunge al termine, anche un filone sui viaggi del tempo che tutti credevano essere interminabile, un’inesauribile riserva di intrattenimento e di emozioni, un mondo fantastico. Con
Tempo al tempo, infatti, le avventure con protagonista il personaggio di cui ho parlato si concludono, e con lui la possibilità dei viaggi temporali. Ed è un fantastico Enna, quello che partorisce questa storia, che riesce a gestirla al megli anche se quasi interamente composta da scene d’azione, che non sono senza dubbio ciò che a lui è più congeniale, e nonostante questo riesce a lasciar trapelare dalle sue pagine l’analisi psicologica dei protagonisti, le sensazioni e le riflessioni che più lo caratterizzano. Riesce a dar luce a una trama intrigante, coinvolgente e ricca di colpi di scena, riesce a far riflettere ed emozionare, e riesce a mettere in piedi un finale toccante e molto romantico, dei più belli dell’intera serie.
E il Razziatore? Il ruolo che ricopre questa volta serve ancora una volta a confermare quanto egli sia in realtà totalmente indipendente dall’Organizzazione, quanto possa cavarsela da solo. Nonostante appaia inizialmente, come al solito, si può ormai dire, come nemico, si rivela alla fine essere dalla stessa parte di Paperinik e soci, autodefinendosi un mercenario che si vende al miglior offerente, l’Uno droide, in questo caso. In effetti, la personalità migliore del Razziatore, per come la vedo io, è decisamente quella interpretata da Artibani, che è stato capace di perfezionarne i contorni abbozzati, di renderlo un personaggio ai limiti della perfezione, di scriverne quelle che, imho, sono le sue storie migliori. Insomma, siamo giunti alla fine. I viaggi temporali saranno a lungo bloccati. Il Razziatore dichiara bellamente di andare in pensione. E Paperinik lascia per l’ultima volta il ventitreesimo secolo. Il ciclo si chiude definitivamente con onore, lasciando tutti soddisfatti. E senza nemmeno un fiasco.
In conclusione, come ho avuto modo di ripetere più volte in questo lavoro decisamente lunghetto, la personalità del personaggio è sfaccettata e molto complessa, variabile anche a seconda dell’autore che lo rappresenta, talvolta più “buono”, altre molto meno. Insomma, ho scritto davvero tante righe, che spero abbiano reso onore al personaggio e individuato i punti che andavano messi in luce. E magari anche di non aver annoiato nessuno e di aver scritto qualcosa di interessante, che mi dite?
_Gunni Helm