Da una parte Anna, che è logorroicamente attaccata ad Elsa in maniera iperprotettiva (ma anche perché la sorella è il suo faro; a nessuno ricorda il quasi morboso rapporto tra Ralph e Vanellope nel sequel succitato? La Disney si copia un po') riesce forse un po' troppo bruscamente ad affrancarsi, come eroina, dall'ombra della sorella e compiere la storia; troppo bruscamente perché avviene all'interno di una canzone, che ultimamente viene utilizzata come strumento per mostrare il cambiamento dei personaggi (vedi Vaiana che trovava il coraggio per sfidare il mare) piuttosto che per inquadrare un loro singolo stato d'animo; questo affrancamento di Anna non ci risparmia lo stucchevole ennesimo saluto con il momento pensavodiavertiperso - manoperchél'amorecisalva, probabilmente perché, anche qui facendo acrobazie che non giovano all'uniformità del tono della narrazione, gli autori si rendono conto che pur avendo affrontato tematiche adulte stanno comunque scrivendo un film per bambini, e tutti si aspettano il momento degli abbraccioni per poter dire una volta tornati a casa che il film era spettacolare romantico bello divertente epocale.
Ma, logica del guadagno a parte, le tematiche adulte restano e segnano il film in positivo, perché si approfondisce (senza troppa originalità, ma sono cose comunque nuove per l'animazione) l'attenzione per il lutto, il tempo che passa e invecchia, l'insensatezza della guerra, il razzismo e il pregiudizio, i torti mai riparati. Ma il lieto fine arriva troppo repentino, e lascia un po' insoddisfatti come nel primo film. Elsa compie l'ulteriore upgrade, ma non si sa bene a che scopo; lei è stata creata per sistemare le cose e assurge quindi all'olimpo degli eroi del Valhalla, ma tutto questo che risvolto ha nella sua vicenda personale? Non si capisce, perché non è stato ben approfondito: lei all'inizio si sente sempre fuori posto, non solo perché non sa bene che farsene dei poteri ma anche perché è proprio diversa dagli altri, più consapevole e interrogante; e trova una nuova guida e amica nella misteriosa voce che la chiama; arriva a dedicare alla voce tutte le sue speranze, ma alla fine non è altri che sua madre, ricordo che le serve a capire il passato ma non le dà alcuna compagnia per il futuro; forse questo era il posto prima occupato da quell'indefinito interesse amoroso che anche Elsa avrebbe dovuto/potuto avere, ma che non si è mai concretizzato forse per l'insicurezza verso una rappresentazione LGBT, o forse perché in un sequel di spazio per altri comprimari approfonditi bene non ce n'era; non che io morissi dalla voglia di vedere la storia lesbo, avrei solo voluto un po' di solitudine in meno per la povera dolce Elsa, che alla fine lascia di nuovo la famiglia (non senza averci regalato nuove canzoni indimenticabili del repertorio Disney: Into the unknown per me ha cancellato Let it go alla grande); lei in teoria starà con i Northuldri, ma questi mi sembrano più affiatati con tipi come Anna e Kristoff, piuttosto che con la Regina delle Nevi.
E gli altri personaggi? Il deserto. Kristoff, un po' come lo stesso Ralph, ha perso molto carattere e rispetto al primo film ora serve solo a fare l'innamorato; anche la sua canzone è bella (seppur solo nella versione inglese IMHO) perché rappresenta ottimamente lo stato di profonda afflizione di chi si sente abbandonato in un momento cruciale del rapporto, ma la vicenda non ha alcuno sviluppo perché si ritorna allo status quo senza alcuna spiegazione, e la stessa Anna per tutto il film dimostra un attaccamento ben più blando al fidanzato (pure il gesto delle lacrime quando riceve l'anello? E chi è, Jennifer Aniston?)... Oltretutto, il ruolo comico di Kristoff con le sue peripezie con l'anello potevano anche risparmiarcelo. Sugli altri non ho nulla da dire; nessuno degli antichi prigionieri della foresta incantata ha uno spessore che valga la pena di raccontare, e in più i Northuldri sono maggici finché cantano a cappella il motivetto Nanana Eia, per il resto non catturano particolarmente l'attenzione con chissà quale fascino ancestrale o new age, così come la foresta, che ha colori stupendi ma resta abbastanza anonima.