Alla fin fine, dopo quattro anni di direzione Bertani, fatico a comprendere come mai ci sia ancora da parte di molti così tanto astio nei suoi confronti.
Ormai, credevo che si fosse guadagnato sul campo i suoi gradi di buon timoniere, perdendo quell'aura di usurpatore del trono della De Poli che inizialmente gli sembrava essere stata cucita addosso.
Certo, non tutto gli è riuscito col buco, ma ha avuto il coraggio delle sue idee, giuste o sbagliate che fossero, e soprattutto di metterci la faccia, con il coraggio, non da molti avuto, di ammettere i propri errori e di correggerli pure anche in corsa.
Spiace dirlo, ma per me gli ultimi sei mesi della De Poli furono una delusione globale e pressoché continua. E ne ho letto strenue difese, che posso forse giustificare per una persona che negli anni precedenti tanto aveva dato al settimanale ma che continuo a non comprendere appieno, come se la De Poli fosse stata solo succube di poteri superiori e non la mente pensante anche di quegli ultimi sei mesi. A seguire il ragionamento, anche oggi dovremmo dire allora che pure i meriti di Bertani non siano suoi ma di qualche mente superiore che lo governa e che domina su di lui e su Marco M. Lupoi (che magari qualche merito recondito avrà pure lui, chissà),
Insomma, non sono un vecchio lettore perché ho cominciato solo nel 1985, e molti altri mi battono qui non solo per anzianità di servizio, ma anche per collezione recuperata. Eppure, nella mia ingenuità, trovo che Bertani abbia i suoi bravi meriti, primo di tutti quello di averci ridato storie lunghe, piene di azione, intrigo, avventura a seconda del genere affrontato, sviluppate anche in più parti, così da dare ad ogni trama il suo giusto spazio. E rare sono state le sensazioni di brodi allungati. Enna con Amelia, Nucci con Rockerduck, Sisti con "PK Zona Franca", Artibani con il capitano Nemo, Gagnor con Area15... Quanti autori hanno avuto la possibilità di prendersi lo spazio effettivamente richiesto dalla trama sviluppandola senza compattarla e senza saltare i pezzi? E soprattutto, quante storie belle abbiamo avuto scompattandole su più puntate? Ho fatto qualche nome, ma cercate e troverete senza difficoltà.
E qui credo che Bertani, al di là dei due dolorosi addii di Luciano Gatto e di Massimo De Vita, abbia saputo dare chiare indicazioni per tirare fuori il meglio un po' da tutti. Mi corre subito il pensiero a Roberto Gagnor, che consideravo parecchio... ehm... calato, prigioniero di un umorismo televisivo stereotipato in storielle che non lo valorizzavano, per poi tirare fuori quel fenomeno che è Area15 nelle mani sue e di Nucci. L'ho citato solo ad esempio, ma che dire di uno Sciarrone che si ricicla come autore completo e che, al netto di qualche errore di gioventù, ha saputo regalarci belle storie, non solo da un punto di vista grafico? E che dire del nuovo Nucci che, Vertigo e Galateo a parte, non ha sbagliato un colpo, andando a scavare nella psicologia dei personaggi dandoci nuove prospettive? E che dire di Enna che riesce, primo nella storia, a scompaginare le carte del trio gemello papero, staccandoli e facendoli umanamente crescere come singoli individui, aprendo nuovi filoni senza snaturare i tre che adesso possono ancora agire all'unisono quando serve, ma anche separatamente senza difficoltà, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità?
Vi sembra poco? Vi sembra poco il rilancio di Malachia o quello di Amelia? Vi sembra poco l'avere scavato nella psicologia dei personaggi con storie splendide (Ballata di Rockerduck, dove sei?) in trame che non sono solo fini a sé stesse, ma che nello sfaccettare un personaggio senza snaturarlo aprono nuove vie per altre storie che non ci sarebbero state se quella sfaccettatura non fosse stata prima rivelata?
Vogliamo parlare del grande rilancio di Macchia Nera, in due cicli memorabili, il cui unico difetto, se visti adesso, è stato quello di averli pubblicati separatamente e non come un'unica storia in cinque parti? Vi sembra poco l'averci ridato un cattivo inquietante che non vive solo di invenzioni al limite del ridicolo, ma che incute quel terrore che sempre lo avrebbe dovuto contraddistinguere e che era andato perso ormai da tempo?
Vi sembra poco l'averci ridato un PK credibile dopo il suo stesso ed ammesso scivolone sul Fuoriserie, che però con il numero sette sembra ritornato a sua volta nei ranghi, come Sisti lo aveva commemorato nelle due storie del 2021?
Se, a fronte di questo, rimpiangete l'ultimo semestre della De Poli perchè la De Poli pubblicava le storie con Casty autore completo, beh, parere vostro sul quale non voglio intervenire. Ma guardare al solo Casty sceneggiatore come l'unico valido motivo per leggere il Topo e la cui pubblicazione fa la grandezza del settimanale, beh, mi pare oltremodo riduttivo, se non anche offensivo, dell'operato di Bertani. Intendiamoci, un certo tipo di storie castyiane manca anche a me e le rivorrei (non il Darkenblot o le bambinate deliranti), ma se devo rinunciare al Casty sceneggiatore per avere un settimanale con storie epiche ad opera non sua, ma godibili e belle uguale, e ciò quasi tutte le settimane, perché Nucci, Sisti, Artibani, Panaro, Gagnor, Enna e chi altro non nomino per mero spazio sono scatenati e ci danno appunto storie a livello castyiano con più frequenza che se avessi quelle del solo Casty, ma ben venga l'avere un "Topolino" bello sempre e non solo quando c'è Casty. E basta bambinate, perché anche nelle storie meno riuscite non ho mai trovato qualcosa che avesse perso di vista il concetto per cui le storie Disney sono per tutte le età, e non solo per bambini.
Vogliamo parlare di quanto siano belli i disegni adesso che lo standard qualitativo è stato innalzato? Certo, De Vita e Gatto mancano, non lo discuto. Ma vogliamo guardare anche oltre ed ammettere che Picone e Tosolini, giusto per fare due nomi, sono davvero esplosi da quando si sono "scontrati" con le nuove linee guida? Vogliamo guardare oltre ed ammettere che, passati i primi tempi, tutti stanno riprendendo uno stile personale che non tradisce però le basi del disegno dei personaggi, arrivando anche a cose estreme che però restano godibili e comprensibili senza che i personaggi per sbalordire e personalizzare diventino incomprensibili quadri astratti? Vogliamo parlare dei fenomeni Ermetti, Baccinelli e Zanchi? Vogliamo vedere cosa sono diventati adesso? Vogliamo parlare della novità Canfailla? Pensiamoci su!
Certo, non tutto è andato bene: "Topolino le origini" e la prima run di PKFuoriserie sono lì a ricordarcelo.
Ma io credo che i meriti superino i demeriti, e di gran lunga. E soprattutto, ribadisco, credo che sia ora di riconoscere tutti questi meriti, guardando, ribadisco ancora, oltre, guardando ad un settimanale che, senza tradire il passato, non vi è rimasto ancorato come una cozza nel senso deteriore della metafora. Questo credo sia il vero merito di Bertani: averci dato senza tradire ciò che "Topolino" era, che "Topolino" deve essere e che sempre dovrà essere per essere sé stesso (leggete questa frase tutta d'un fiato, se ci riuscite
) tenendo alta l'asticella della qualità.
Se poi per voi Bertani è solo "Urbani paperi" o "Topolino le origini", liberi di pensarlo. Per me, sarà anche "Zona franca", Area15, "Fast track Mickey", "L'ultima avventura di Reginella", "Il bianco e il nero", "Grosso guaio a Paperopoli", il Paperinik e il Fantomius del gervasioverso, il capitano PIppo-Nemo e tante altre ciambelle riuscite col buco.
E lasciatemi dire una cosa: chi se ne frega se il suo nome compare spesso come soggettista delle storie! Se ci vuole mettere il becco e la storia che ne esce è stupenda, davvero vi cambia così la giornata sapere che lo spunto è suo e non di chissà chi di altro? Suvvia: godetevi la bella storia e basta! E date a Bertani quel che è di Bertani.
A me piacerebbe anche saperne di più sul ruolo concreto di Marco M. Lupoi in redazione, però...