Recensione I Classici Disney 25 Extra - Paperallegria
Copertina inedita per il numero speciale estivo dei Classici Disney.
Su modello di quanto fatto nel 2022, anche per l’estate 2023 la testata de
I Classici Disney si arricchisce di un’uscita speciale nel mese di luglio: mentre lo scorso anno il pretesto era realizzare un
volumetto dedicato al Fantomius di Marco Gervasio – sempre di grande presa sui lettori –
stavolta si è pensato a qualcosa di meno “specialistico” e più leggero, in linea con la calda stagione.
Sfruttando così il titolo
Paperallegria, già utilizzato per due
Classici nel
1969 e nel
1981, si è deciso di affidare l’albo a
Enrico Faccini,
per creare una sorta di antologia monografica di alcune sue storie degli ultimi quindici anni, cucite insieme dalle ormai consuete tavole di raccordo.
Partendo proprio dalla frame-story, questa si infila in maniera molto blanda rispetto alle avventure in ristampa: se da un lato non c’era bisogno di costruire impalcature forzate per connettere storie spensierate, dall’altro
alcune soluzioni appaiono poco fluide: la prima storia, per esempio, viene introdotta nel prologo dall’ormai vetusto e frusto escamotage del ricordo di una vicenda passata, e nel caso di
Zio Paperone e il bricco del coboldo le pagine inedite si collegano senza diretta continuità con l’inizio della storia, stridendo un po’ come flusso narrativo.

Una delle classiche situazioni assurde in cui Faccini ama inserire Paperino e Paperoga.
Altri passaggi risultano decisamente più fluidi, ma l’effetto “romanzo” viene un po’ meno nel complesso: non è comunque un elemento in grado di rovinare la lettura, che anzi si conferma assai piacevole mantenendo fede al titolo della raccolta. Le storie selezionate vedono protagonista assoluto Paperoga, vero e proprio attore-feticcio per Enrico Faccini, che è stato capace come pochi di
scandagliare la psiche di un personaggio sfaccettato e che troppo spesso è stata ridotto a mero catalizzatore di guai per Paperino. Ruolo sicuramente fondante della sua figura, ma che funziona quando debitamente accompagnato da quella vena surreale che regola l’esistenza del papero, sovente anche malgrado la sua volontà.
Paperoga e il cervellone di famiglia ne è un brillante esempio: la presenza di un celebre scienziato dai lineamenti molto simili a quelli del protagonista lo convincono di una sua parentela con la testa d’uovo, portandolo a cercare di interagire con lui e scatenando ovviamente disastri a ripetizione.

Il multiverso di Paperoga secondo Faccini, in un’illustrazione degna delle Mattaglie di Luciano Bottaro.
A proposito di cloni di Paperoga,
La Banda Bassotti e l’incredibile multiduplicator eleva alla massima potenza tale concetto nella
storia forse più folle e scatenata dell’albo: un’invenzione di Intellettuale-176 crea infatti ben mille copie bislacche del papero col pon-pon, ciascuna dotata di un’assurda peculiarità diversa da quelle dei compagni.
La fantasia di Faccini esplode come non mai in questa circostanza, e l’attenzione al disegno è una componente fondamentale:
l’artista riempie le vignette di svariate versioni alternative di Paperoga, tutte con abiti ed espressioni diverse, ma le scene non risultano mai incomprensibili o troppo cariche. Sono allegre bolge dove le varie figure interagiscono in modo buffo ma sempre coerente tra loro, ricordando da vicino lo spirito delle
Mattaglie, illustrazioni comiche non disneyane ad opera di
Luciano Bottaro, nelle quali venivano raffigurate proprio situazioni di questo tipo e con questo approccio.

Paperoga incontra la sua versione scontrosa della dimensione di Tenebropoli.
Per chiudere un ideale trittico, anche in
Paperoga, Teneroga, Tenebroga Faccini fa incontrare il personaggio con delle sue derive “multiversali”; in quest’occasione
il tenore della trama è più filosofico, in ossequio a una visione che l’autore ha dimostrato più volte di ritenere adatta al personaggio, e permette a Paperoga di riflettere sul fatto che tra un mondo in perfetta letizia e uno perennemente scontroso rimane preferibile la nostra pur imperfetta realtà.
Una vicenda che si muove più sul filo delle sensazioni che della trama, ma che funziona molto bene. Mentre la già citata
Il bricco del coboldo si attesta come l’episodio meno azzeccato del sommario, al netto della spassosa trovata della barba che collega i becchi dei due nipoti di Zio Paperone, sono
Paperino, Paperoga e gli ultimi Babalù e
Paperoga e la gara d’equitazione a fornire qualche spunto di osservazione in più.

Gli irresistibili Bubalù nella loro classica formazione a pelliccia vivente.
Entrambe infatti riconfermano
la conoscenza e l’amore di Faccini per il fumetto Disney, nel primo caso citando palesemente
Zio Paperone e l’ultimo balabù di
Romano Scarpa ed elaborando da lì una sua idea che prende la distanza dagli sviluppi impostati dal Maestro veneziano, mentre nel secondo ripescando un personaggio secondario dalle strisce di
Floyd Gottfredson, quel Tony Dinero che in
Topolino e lo struzzo Oscar imbrogliò Mickey Mouse così come in quest’occasione fa con l’ingenuo Paperoga.
Inoltre
sono ambedue perfetti esempi di come il fumettista abbia la capacità di imbastire i risvolti più comici e assurdi in cui infilare i suoi personaggi: che siano gattini capaci di ricoprire il proprietario e guidarlo a piacimento o un ippopotamo da corsa, il divertimento viene innescato con successo e da lì il meccanismo funziona “a valanga”, pur mantenendo sempre una direzione precisa nella sua evoluzione narrativa.

Faccini recupera il gottfredsoniano Tony Dinero per mettere Paperoga nei pasticci.
Per quanto riguarda il disegno,
esteticamente il volume si presenta omogeneo, essendo illustrato da un’unica mano che anche a distanza di anni ha modificato solo leggermente il proprio stile, rimanendo sempre riconoscibile.
Il tratto sintetico di Faccini si presta particolarmente al tenore delle sue storie comiche, riuscendo a connotare con pochi segni le emozioni e le reazioni dei personaggi coinvolti (dall’amareggiato di Paperino all’arrabbiato di Paperone, passando per lo sguardo perso di Paperoga) e dimostrando una certa originalità nel connotare certe figure e situazioni.
Un approccio dall’impronta classica capace di creare diverse variazioni sul tema senza mai uscire dal canone. Paperallegria si pone quindi come
ottima via di mezzo tra l’esigenza di pubblicare nel periodo estivo un albo leggero e divertente e la volontà di salvaguardare comunque una certa autorialità che possa dare una marcia in più alla raccolta, offrendo motivi di interesse tanto al lettore casuale quanto all’appassionato.
Un metodo che sarebbe auspicabile trovare più spesso anche nei cosiddetti
Vattelapesca.
Voto del recensore:
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