Se di educazione parliamo, allora vale dappertutto. La differenza non c'è perché parliamo di beni tutelati dalla Costituzione. Il modo è poco irrilevante, conta la lesione del diritto.
E' una questione di priorità e di importanza. E la libertà di espressione viene prima del diritto a sentirsi offesi, per come la vedo io.
No. Confondi il pensiero con l'esternazione pubblica. Sono 2 cose diverse. Nessuno potrà decidere cosa devi pensare, ma può decidere come devi comportarti in base alla legge. Istigare all'odio razziale è reato perchè le società hanno capito che l'esternazione del razzismo è da combattere per il male che ha fatto nel mondo e che continua a fare. Nessuno chiede di essere d'accordo, bisogna adeguarsi.
Tu confondi una cosa fondamentale : il pensiero deve poter espresso, altrimenti che libertà è?
Non è pensabile porre limitazioni perchè sarebbero troppo soggettive, volubili a seconda del governo del momento.
Non è questione di essere d'accordo, e che qui facciamo l'esempio degli USA, dove, pur essendo ottusi e fissati e pronti a fare sciocchezze tipo non trasmettere più Hazard, non hanno leggi repressive in tal senso.
Tutte le organizzazioni tipo Ku Klux Klan, vari gruppi di Suprematismo bianco e cose simili sono legali, vanno in giro, espongono simboli, fanno comizi, parlano, delirano. Nessuno li va ad arrestare, a meno che non gli venga in mente di far del male a qualcuno.
Ma come che c'entra? Per favore, o ragioniamo o giochiamo a scappare dalla realtà. La segregazione non c'è più, ma il razzismo c'è ancora. E perchè c'era la segregazione? Perchè c'era razzismo. E ce ne è ancora. Tanto. Troppo. Arriviamo al punto che si arresta un nero perché è vicino ad una villa, sicuri che sia un ladro. Ed è una battaglia vinta? Mi sono perso degli episodi in questa fantafiction
E il razzismo si combatterebbe con la repressione poliziesca, la censura e il controllo militare sui discorsi, le parole e perfino le singole lettere?
A occhio mi sembra una battaglia persa in partenza, oltre che inutile e dannosa.
Si certo, vai dai quelle stesse persone lì e chiamale "negri" Occhiolino Poi ne parliamo.
Bè, questa argomentazione la sento tante volte e ogni volta mi suona più debole.
Io non ho l'abitudine di rivolgermi alle persone in base alla loro etnia. Se una persona la conosco la chiamo per nome. Sennò, si può provare con "Ehi, tu" o "Scusi, lei".
Poi, prova ad immaginare di finire in un sobborgo di Chicago e andare da uno e dirgli "Ehi, nero!" oppure "Ehi, tizio di colore!"...penso che la prenderebbero come una cosa strana, direi sicuramente offensiva...perchè chiamare qualcuno per razza, quale che sia il termine?
Peraltro vedo che sei rimasto indietro : autorevoli (?) associazioni anti-razziste si sono espresse anche contro il termine "nero", "di colore" e "afroamericano", tanto che adesso nessuno sa esattamente quale sia la parola adatta ad evitare ogni problema, quella che va bene a tutti.
La cosa più sicura e non chiamarli proprio, o usare una perifrasi.
Te lo ripeto: è una parola corretta solo in ambito antropologico
Ma senti...stai scherzando? Che accidenti è l'ambito antropologico?
Ma se io devo riferirmi all'etnia di appartenenza...sto facendo "ambito antropologico" o no?
Te lo ripeto : ti sbagli di grosso. Non mi risulta che Edoardo Vianello, ad esempio, fosse un antropologo.
Così come non lo sono tutte le persone che conosco che usano questo termine e mi hanno insegnato ad usarlo da sempre.
E chi la dice pubblicamente se la vede, a mio parere giustamente, con la giustizia.
Il tuo concetto di giustizia mi risulta di difficile comprensione. E senza offesa, è veramente indice di un certo fanatismo.
Di solito erano le dittature a vietare le parole.
Peraltro, ancora una volta ti sbagli : che la parola negro sia reato non è assolutamente vero.
Ricordo una sentenza in cui si stabiliva che lo era solo se accompagnato da epiteti offensivi o usata in un certo contesto.
Per fortuna a certi livelli di integralismo non siamo ancora arrivati.
Del resto mi pare semplice logica capire che non può essere tale.
Si può non essere d'accordo, puoi fare le tue valutazioni, puoi anche usarla se ti fa stare meglio. Ma la società condanna questa parola... poi ognuno è libero di fare come vuole, e di accettarne le conseguenze che la stessa società ha deciso dato che le leggi sono emanate in nome del popolo (come le sentenze, e con il lavoro che faccio sull'argomento ne ho sentite più di una).
La società non condanna proprio niente. Ripeto per l'ennesima volta che abbiamo importato questa ossessione dagli USA, che hanno tutta un'altra storia in merito.
Non è un'evoluzione normale della lingua italiana per cui non ha valore.
Il principio che conta è che la lingua non può essere martoriata da fanatismo, dalle ossessioni e dalle pippe mentali di questo genere. Non è che uno un giorno si sveglia, decide di offendersi e i vocabolari si devono adeguare.
Non capisco, non capirò mai questa ossessione contro il politically correct, che a volte esagera, sono il primo a dirlo, vede fantasmi dove non ci sono, ma mettere in dubbio che sia una battaglia che va combattuta non riesco a capirlo. In che modo vedi la tua vita "limitata" dal fatto che ci siano attenzioni che devi prestare nel parlare al tuo prossimo? E' così importante avere a disposizione la parola negro o qualsiasi altra identificata come offensiva?
Si, è importante. Importantissimo. Un paese libero e democratico non può sbatterti in galera per una parola che hai detto.
Non si può vivere nel terrore di dover pesare ogni singola parola, addirittura ogni singola lettera, dato che qui è una G a fare la differenza.
Non si può vivere nella costante paura che c'è una nuova parola di moda e quella di prima non va più bene che la gente ti guarda male e arriva qualcuno che ti minaccia di morte se la dici.
E poi trovo odioso questo perbenismo, questa febbricitante, inutile, ridicola attenzione alla forma, che uccide ogni variazione, che annienta alla libertà di opinione e all'intelligenza della gente.
E' qualcosa che sparge odio, intolleranza e violenza, anzichè combatterle, come tutti i fanatismi.
E gli esempi sono tanti.
Si, direi che è assolutamente una battaglia da combattere.
Tenere duro è una questione di principio, su parole come "negro", "cieco", "disabile" e simili. Non bisogna cedere all'oscurantismo fanatico, alla ferocia censoria degli integralisti, agli esaltati dogmatici in cerca di eretici.
E di questo che parliamo.
La PC è esattamente come la Santa Inquisizione, o l'ISIS, o il nazismo.
C'è differenza fra bruciare dei libri "impuri" rispetto alla nuova visione dell'umanità, e censurare, quindi metaforicamente bruciare, libri e serie TV non più in linea con i nuovi dogmi?
C'è differenza fra disintegrare statue di precedenti religioni e disintegrare vocaboli in nome della nuova religione linguistica?
C'è differenza fra il processare qualcuno per eresia perchè c'era una nuova visione dell'universo, e processare qualcuno perchè non si è adeguato alla nuova visione attuale, e quindi è costretto a fare pubblica ammenda pena la morte?
C'è differenza fra sterminare gli infedeli e sterminare socialmente i presunti "infedeli" odierni?
Assolutamente no.
Il principio di base e i metodi sono sempre gli stessi. E per quanto mi riguarda, sono assolutamente deleteri per il mondo civile e la libertà dell'uomo e quindi vanno combattuti.
IMHO. Poi ognuno avrà le sue priorità.