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Che fare della mia vita?

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PolliceSu
    Re: Che fare della mia vita?
    Risposta #15: Martedì 12 Gen 2016, 23:34:42
    Si D'annunzio, ma era comunque a chaplin a cui volevo riferirmi e al suo paragonare la vita con l'opera di TEATRO, senza prove iniziali, senza maschere.... Pardon ,la mia memoria inizia a vacillare. :)

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      Re: Che fare della mia vita?
      Risposta #16: Martedì 12 Gen 2016, 23:47:54

      Comunque trovo fantastica una risposta, alla domanda del topic (in senso generico e non riferito personalmente a Mark, ovviamente), a cui ho spesso pensato e che trovo gradita leggere qui: apparentemente semplice ma, al tempo stesso, non facile da realizzare.

      Che fare della mia Vita?  Un'opera d'Arte!

      Al di là che uno ci riesca o meno (che poi dipende anche dalla concezione di 'arte' che ognuno di noi ha) è comunque una botta di entusiasmo, una spinta in più per chi si trova in situazioni esistenziali poco favorevoli (ed io sono uno di quelli, attualmente). La nostra passione per il fumetto in particolare o l'animazione in generale può aiutarci in tal senso: intendo come filosofia di vita, come ricerca del bello e delle emozioni anche nelle piccole cose quotidiane che arricchiscono e fortificano il nostro spirito e la nostra mente per meglio affrontare ostacoli e difficoltà che la vita ci pone.         
      « Ultima modifica: Mercoledì 13 Gen 2016, 00:17:55 da leo_63 »

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        Re: Che fare della mia vita?
        Risposta #17: Mercoledì 13 Gen 2016, 10:35:12
        Mark, se riesci ad impratichirti del mezzo radiofonico, alla trasmissione radiofonica "IL CANTIERE" di Radio3 c'è la possibilità di sottoporre i propri progetti, potresti parlare di animazione visto che sei esperto.
        Prova a guardare http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/Programmi/Page-33bd4616-d970-4501-94e6-eb85ae9cd76d.html?section=Main.
        « Ultima modifica: Mercoledì 13 Gen 2016, 10:35:28 da A.Basettoni »

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          Re: Che fare della mia vita?
          Risposta #18: Venerdì 11 Nov 2016, 22:38:43
          Vi chiedo un consiglio. Parlando con il professore che mi ha fatto da relatore per la tesi mi ha suggerito - intanto che non trovo altro - di svolgere delle consulenze per studenti laureandi. Gli ho chiesto cosa intendesse di preciso e mi ha spiegato che si tratta di assisterli nella scelta dell'argomento della tesi e nella scrittura della stessa.

          Secondo voi c'è effettiavamente richiesta di questo tipo di collaborazione e se sì quanto potrei chiedere economicamente?

          Grazie in anticipo per le risposte. E mi permetto anche di proprorre a chiunque voglia cercare un parere per il proprio futuro di usare questo topic che sennò sembra proprio un topic ad personam ;D

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            Re: Che fare della mia vita?
            Risposta #19: Venerdì 11 Nov 2016, 23:11:00
            Secondo voi c'è effettiavamente richiesta di questo tipo di collaborazione e se sì quanto potrei chiedere economicamente?

            Io ad essere sincero non frequento l'università e, chiaramente, non conosco questo "mondo".
            Però devo dire che l'idea potrebbe funzionare.

            Quello di assistere e consigliare lo studente alla redazione della tesi è un servizio e i servizi devono essere pagati.

            Il tutto sta a quanto sei bravo te a fare questo lavoro e, perchè no, anche a farti conoscere.

            La possibilità di fare qualche soldo è concreta in ogni caso ;)

            Un buon prezzo secondo me è di 30 euro a tesi.

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            Mark
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              Risposta #20: Giovedì 24 Nov 2016, 01:19:13
              Il titolo del topic è scherzoso, ma l'argomento è serio.

              Innanzitutto voglio mettere la mani avanti: questo non vuol essere un topic ad personam, cribbio (citazione). Io espongo il mio caso - e chiunque oggi o domani si trovi in simile situazione può benissimo fare la stessa cosa - e penso possa essere utile anche per affrontare la questione da un punto di vista generale.


              Come gli afecionados del forum forse sanno, ho qualche difficoltà a trovare la mia strada nella vita. Riassumendo in pochissime righe ho una laurea in Scienze della Comunicazione e ho lavorato in piccoli giornali e piccole radio. Sono senza lavoro da ormai tre anni, dopo un'intervento chirurgico che mi ha tenuto fermo per dei mesi. Sono tornato a posto ma non posso più fare lavori pesanti e portare pesi.
              Perchè non trovo lavoro? Quello che so fare e ho fatto non interessa a nessuno. Al massimo ti offrono di collaborare gratis e purtroppo io di aria non posso vivere. Quello che non so fare sono disposto a impararlo ma a 31 anni nessuno vuole insegnartelo (e c'è anche da dire che quasi per ogni lavoro occorre un percorso di studi. Io ho fatto il mio e come ho detto porta a lavori che per la maggior parte non sono pagati). Quello che non c'è bisogno di imparare perchè chiunque è in grado di farlo, come scaricare le casse all'Esselunga, non lo posso fare perchè ho il midollo danneggiato.


              Questo serviva solo a dare il quadro della situazione, non è di questo che vi voglio parlare.

              A ottobre dell'anno scorso, non sapendo dove sbattere la testa, vengo casualmente a conoscenza della Green Card Lottery. Per chi non lo sapesse, è una lotteria che mette in palio ogni anno tot Green Card (credo 50mila). La Green Card è in pratica il permesso di soggiorno statunitense. Decido di partecipare, così, per gioco. Non lo avevo mai fatto. A maggio scopro che ho vinto.

              Il primo pensiero è stato che cul... Però accanto all'euforia si è anche presentata la paura. Ad ogni modo ho compilato il questionario on line che è il passo successivo. Aver vinto infatti non significa essere certi di avere la Green Card.

              L'altro giorno mi arriva un'email in cui mi fissano l'appuntamento per l'intervista col console americano. Questo è praticamente l'ultimo passaggio. E anche qui provo euforia e terrore.

              L'appuntamento è per il 4 gennaio - che tra l'altro è il mio compleanno (sembra destino, a volerci credere) - e, anche se in ogni momento puoi decidere di rifiutare, a quel punto dovrei aver deciso. Se accetto, da quel giorno ho 6 mesi per andare in America.


              I miei dubbi:

              1) Il mio inglese fa pietà.

              2) Qui non sto trovando alcunchè ma niente mi dice che lì andrà meglio

              3) Io sono molto legato a mia mamma. Dal punto di vista affettivo mi strazia vivere lontani, da quello pratico lei dovrebbe trovarsi una casa più piccola, afforntando quindi da sola un trasloco e tenendo anche conto che la casa in cui viviamo ha comunque un affitto più basso del normale e non sarebbe facile trovarne una con un affitto ancora più basso

              4) Vincere la Green Card significa avere diritto di vivere e lavorare permanentemente in Usa. Se da una parte è una botta di fortuna, dall'altra significa arrivare in un luogo che non conosci, che parla una lingua che non è la tua, senza un lavoro, senza conoscere nessuno, senza sapere niente di niente. Banalmente, dove dormi? Dove vai una volta fuori dall'aereoporto?

              5) La nostra situazione economica è tutt'altro che florida. Se i problemi pratici che ho citato nel punto precedente ci sono, è ovvio che nel momento che hai qualche soldo sono più facilmente risolvibili.



              Quello che invece mi spinge a partire:

              1) Gli Stati Uniti mi hanno sempre affascinato. Lo so, quel che vediamo al cinema e in tv è diverso dalla realtà.

              2) L'unico legame che ho qui è mia mamma. Non ho amici "veri" né fidanzata. Se fossi solo al mondo - non equivocate - non sarei qui a scrivere ma a fare la valigia.

              3) Che nessuno si offenda, non ho mai nutrito il minimo patriottismo. Mi mancheranno le vie che percorrevo da bambino ma mi mancherebbero allo stesso modo se andassi a vivere in Piemonte. Non esiste per quel che mi riguarda un "mi mancherà l'Italia"

              4) Con tutto il rispetto del mondo, non riesco a comprendere quelli che dicono (come è accaduto ad esempio per il terremoto di quest'estate) "sono nato qui e voglio morire qui". Li rispetto, ci mancherebbe. Facciano come vogliono. A me sinceramente l'idea di vivere in posti diversi mi piace di più (e sinceramente credo anche aiuti ad avere una certa apertura mentale)

              5) E questo forse è il punto più importante. Se resto, a meno di avere un colpo di fortuna, siamo destinati al fallimento. Sono molto crudo e onesto. Farei fatica a dire queste cose dal vivo, perchè avrei paura di scorgere sguardi di pietà o commiserazione. Al computer parlare è spesso più facile. Cerco lavoro attivamente da due anni. Nel marzo del 2018 mia mamma andrà in pensione e con la sua pensione non potremo più pagare l'affitto (che come vi ho detto è più basso della norma).  Da qui al suo pensionamento ci sono 15 mesi circa. Perdonatemi, ma trovo altamente improbabile che ciò che non è accaduto in due anni accada in questi 15 mesi. Capisco che sembra cinico come discorso ma è esclusivamente pratico. Andare in Usa e non farcela significa "fallire economicamente" tra sei mesi. L'alternativa è "fallire economicamente" tra 15. Solo che forse - dico forse - negli Usa c'è qualche speranza. A volte ho l'impressione che l'unica differenza sia che qui so che la strada è senza uscita mentre lì è allo stesso modo senza uscita ma ancora non lo so. Il fatto è che - a meno che accada quanto non accaduto in questi due anni, cose come ho detto alquanto improbabile - quello che temo possa succedere se andrò in America ho la certezza che accadrà - anche se tra un anno e mezzo circa - se resto in Italia.


              Cosa ne pensate?

                Re: Tu vò fa l'americano
                Risposta #21: Giovedì 24 Nov 2016, 09:19:26
                Io dico che dovresti provare. Tua mamma un giorno morirà e devi lottare per diventare una persona matura e indipendente
                « Ultima modifica: Giovedì 24 Nov 2016, 09:28:12 da ele684 »

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                  Re: Tu vò fa l'americano
                  Risposta #22: Giovedì 24 Nov 2016, 12:06:46
                  Beh una porta per andare avanti la devi aprire.
                  Il tuo inglese può migliorare se vai a vivere li.
                  Purtroppo so che è difficile abbandonare tutto quello a cui sei legato da una vita , ma , poi la nostalgia passa.
                  Per mille bobine di Tesla!l'antenato, quel che bee cicoria
                   

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                    Re: Tu vò fa l'americano
                    Risposta #23: Giovedì 24 Nov 2016, 12:58:07
                    Chissà... la tua mamma non sopporterebbe di venire con te oltreoceano?* Mi rendo conto che detto così pare impossibile, ma spesso le mamme riservano sorprese... :)


                    *Questo magari fra un anno e mezzo, quando andrà in pensione.
                    « Ultima modifica: Giovedì 24 Nov 2016, 17:04:27 da A.Basettoni »

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                    Cornelius
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                      Re: Tu vò fa l'americano
                      Risposta #24: Giovedì 24 Nov 2016, 13:17:21

                      Tua mamma è ancora relativamente giovane (se andrà in pensione fra due anni dovrebbe avere circa 60 anni) e se la sua salute è ok non vedo perché tu debba avere troppe remore: anzi, potrebbe essere sollevata nel vederti più speranzoso e ottimista per il futuro piuttosto che in crisi e abbattuto.

                      Ti auguro di fare questa esperienza che potrebbe anche dare frutti inaspettati. Però, visto che l'intervista è il 4 gennaio, ti consiglio di fare in questo mese e mezzo un breve corso di Inglese, magari full immersion (certo, costerà un po'). Presentarti a gennaio con un inglese 'pietoso' (uso il termine con cui hai descritto il tuo livello) potrebbe pregiudicarti l'ottenimento della Green Card: immagino che la conoscenza della lingua sia basilare. L'intervista potrebbe essere solo in inglese, proprio per testare il livello di conoscenza del candidato. Se così fosse te lo avranno sicuramente detto anche se dal tuo post questo non si comprende esattamente.
                      « Ultima modifica: Giovedì 24 Nov 2016, 13:23:18 da leo_63 »

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                        Re: Tu vò fa l'americano
                        Risposta #25: Giovedì 24 Nov 2016, 14:53:52
                        Se si apre una porta in un preciso momento della vita, in una ben determinata situazione, allora probabilmente è la vita (o il destino, o la Provvidenza:fai tu) che vuole che la varchi, pur con tutte le incognite del caso.
                        Per l'inglese, nelle more del colloquio datti da fare, come saggiamente ti è stato già suggerito sopra.


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                          Re: Tu vò fa l'americano
                          Risposta #26: Giovedì 24 Nov 2016, 16:34:47
                          L'intervista sarà in inglese molto basilare, del tipo che sogni hai, come inizierai, cosa stai facendo qua. Non è assolutamente un ostacolo.
                          Il radical chic è l'esempio più sporco e osceno di chi finge di perdere il proprio ruolo sociale per mantenerlo
                          (G. Testori)

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                            Re: Tu vò fa l'americano
                            Risposta #27: Giovedì 24 Nov 2016, 17:11:30
                            Il quesito (quasi esistenziale) che pone Mark e' di quelli a cui si potrebbe stare giorni a discutere, senza mai trovare idee uguali o soluzioni logiche.
                            Dal punto di vista strettamente emozionale tutte le remore che attanagliano Mark sono le stesse che accompagnano ogni passo importante della vita.
                            Ovviamente i consigli che spingono almeno a provarci sono condivisibili e si basano sul motto "meglio vivere di rimorsi che di rimpianti".
                            Ma chi deve compiere un passo di questo genere deve mettere sulla bilancia tutte le componenti e cercare di capire se possono essere tutte favorevoli (o almeno tali da poterci provare).
                            E' normale che nessuno ci potrà mai dare la sicurezza che ad una determinata scelta corrisponde un relativo "premio", ma chi già non naviga in buone acque (vedasi il lato economico) deve ponderare bene le cose.
                            Spostarsi in un altro continente comporta diverse spese iniziali che presuppongono il fatto di poter disporre di un determinato capitale di partenza.
                            Le domande che si pone Mark quindi sono molto pertinenti!
                            Dove vado a dormire?
                            Dove vado una volta fuori dall'aeroporto?
                            Sono domande pertinenti poiché e' finita da un pezzo l'epoca dell'emigrante con la valigia di cartone.
                            Un italiano che arriva negli Stati Uniti per cercare di "svoltare" deve comunque partire da basi semplici ma solide.
                            Ve lo vedete un laureato italiano (che potrà' anche avere lo spirito di adattamento di Bear Grylls) a dormire in una di quelle squallide pensioni multietniche? E, se anche fosse, con lo scopo di fare cosa la mattina?
                            Mi si potrà dire che inizialmente, anche per imparare la lingua, proverà ad entrare come cameriere o facchino in un ristorante?
                            Ed io rispondo perché non provarci allora qui in Italia!
                            Qual'e' la differenza?
                            E non ditemi pero' che cosi' almeno c'e' la possibilità di vivere il sogno americano.
                            Io non ci ho mai creduto!
                            Ogni paese (ed io ne ho girati diversi per lavoro) ha i suoi lati positivi e quelli negativi.
                            Chi vive all'estero (ad esempio Monkey) potrà sicuramente stilare un elenco di cose positive e negative del posto in cui vive.
                            E questo perché' ogni mondo e' paese come si suol dire.
                            Dal lato professionale Mark e' un laureato in Scienze della comunicazione e quindi, presumo, debba trovare occupazione nel campo proprio della comunicazione.
                            Ma se parte da un livello di inglese che (a suo dire) non e' funzionale cosa potrebbe aspettarsi?
                            Il classico colpo di cu....
                            Allora si! Se si spera in questo l'America e' da sempre stata definita la terra delle opportunità.
                            Ma di speranze non si vive e chi deve fare due conti per quadrare il bilancio personale deve mettere in conto un probabile (o meglio ipotizzabile) fallimento su tutta la linea.
                            Scusami Mark se sto facendo la parte del diavolo su una delle spalle (come si vedeva in uno dei tanti cartoni di Tom & Jerry) ma, credimi, e' utile anche questa parte nel tuo ragionamento.
                            Io spero solo che tu possa essere quanto più' lucido possibile nella scelta e se ti va di fare questa esperienza, come esperienza di vita, allora buttati!
                            Al massimo il peggio che ti potrà accadere sara' ritornare in Italia. E credimi, anche se molti non lo pensano, cosi' malaccio non e' come soluzione di ripiego.
                            Ma andare giusto per andare non e' la soluzione a tutti i mali....
                            Io sono un cattivo... e questo è bello! Io non sarò mai un buono e questo non è brutto! Io non vorrei essere nessun altro... a parte me.

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                              Re: Tu vò fa l'americano
                              Risposta #28: Giovedì 24 Nov 2016, 17:23:36
                              Da quel che ho saputo l'intervista si può fare sia in inglese che in italiano. Non per presunzione ma penso di riuscire abbastanza bene a sostenerla.

                              Da quando ho saputo a maggio di aver vinto, per sicurezza mi sono allenato vedendo qualche telefilm in inglese e leggendo in inglese quasi tutti i giorni. La principale preocupazione è non capirli quando parlano, ma penso che sia anche un timore piuttosto diffuso e naturale.

                              I veri ostacoli sono che si tratta di un vero e proprio salto nel buio (è un po' come nascere una seconda volta dato che non conosci niente e nessuno di ciò che ti circonda) considerando che scendi da un aereo senza avere un lavoro, un posto per dormire nè niente. Se hai un pò di soldi per mantenerti intanto che trovi lavoro è tutto più semplice, se non è così sono ...zi amari ed è questa la prima cosa che mi preoccupa.

                              Mia mamma farà 65 anni a marzo. Comprensibilmente l'angoscia l'idea di restare qui sola ma anche quella di partire per un posto che non conosce dove parlano una lingua che non conosce. Senza contare che ci sono difficoltà a farsi raggiungere in Usa da parenti, ancora di più quando non si tratta di figli minorenni o coniugi.

                              *

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                                Re: Tu vò fa l'americano
                                Risposta #29: Giovedì 24 Nov 2016, 20:34:44
                                Se sei su questo forum vuol dire che sai di un papero che partendo per l'America è diventato multimiliardario. Ok, magari puoi aspirare a qualcosa di più realizzabile.
                                A parte gli scherzi, credo sia un'opportunità da non sottovalutare. Capisco il tuo stato perchè pure io studio comunicazione e so che non sarà facile trovare qualcosa da fare. Certo, l'Italia non è il Paese adatto per noi, ma forse non lo sono neppure gli USA. Quello che voglio dire è che non si può essere certi di cosa troverai, ma del resto "chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non quel trova" era un detto azzeccato tanto ai tempi dei Malavoglia quanto oggi.
                                Fai ciò che pensi sia giusto, poi sarai sempre in tempo per tornare se lo vorrai. O magari anche a tua madre verrà voglia di raggiungerti.

                                 

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