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Charlie Hebdo e la libertà di satira

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Solomon Cranach
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    Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
    Risposta #165: Lunedì 23 Gen 2017, 16:00:32
    Io rimango dell'idea che sia tutto incredibilmente grottesco.
    Prima tutti quei begli attestati di stima nei confronti del giornale, e ora si augura loro di chiudere, o di "affogare nella loro stessa merda (senza asterischi, grazie)".

    E' proprio vero che quando il bersaglio della satira siamo "noi", allora non fa più ridere, e si invoca immediatamente l'abolizione del diritto di parola.
    « Ultima modifica: Lunedì 23 Gen 2017, 16:02:37 da Solomon_Cranach »
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      Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
      Risposta #166: Lunedì 23 Gen 2017, 17:48:56
      La loro "satira" non farebbe ridere manco un Peter Griffin ubriaco marcio.
      E poi è ovvio che si è portati a empatizzare più con i propri connazionali che con estranei, no?
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      Solomon Cranach
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        Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
        Risposta #167: Lunedì 23 Gen 2017, 18:11:25
        E allora tutti quei "je suis Charlie", che oggi suonano più ridicoli che mai, si sarebbero potuti evitare o, quantomeno, ci si poteva informare su cosa facevano questi signori, e quindi difenderli sì, ma con cognizione di causa (anziché comportarsi come i soliti fenomeni del web e spammare a destra e a manca sui social quello slogan perché "fa figo" essere impegnati culturalmente). Badate, non dico di lasciar passare come se niente fosse quel gravissimo attentato, eh.

        Perché ora paradossalmente quelli che difendevano il giornale sono gli stessi che vogliono vedere questi vignettisti morti (o quasi).
        « Ultima modifica: Lunedì 23 Gen 2017, 18:19:09 da Solomon_Cranach »
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          Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
          Risposta #168: Martedì 24 Gen 2017, 00:21:41
          Io rimango dell'idea che sia tutto incredibilmente grottesco.
          Prima tutti quei begli attestati di stima nei confronti del giornale, e ora si augura loro di chiudere, o di "affogare nella loro stessa merda (senza asterischi, grazie)".

          Sono quello degli asterischi quindi rispondo. Non sono mai stato Charlie, non ho mai pubblicato bandierine francesi e francamente qualsiasi cosa gli è capitata o gli capiti a me non fa perdere un minuto di sonno.
          Sarò forse spregevole, ma coerente e non grottesco, se qualcuno può parlare sull'argomento sono proprio io (o noi che  la pensavamo diversamente) visto le facce scandalizzate e inorridite che mi ritrovavo davanti quando dicevo dai tempi non sospetti che "Je ne suis pas Charlie". Anche in questo topic parlai apertamente di cosa penso sull'anarchia di parola, cose che sottoscrivo in ogni momento, e sono felice di vedere che non ero l'unico a pensarla in questo modo.
          Quindi si, mi auguro per loro ciò che auguro alla gente malvagia e profittatrice.
          « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 00:27:23 da Rockerduck87 »
          Il radical chic è l'esempio più sporco e osceno di chi finge di perdere il proprio ruolo sociale per mantenerlo
          (G. Testori)

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            Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
            Risposta #169: Martedì 24 Gen 2017, 01:13:01
            Allora ti faccio i miei complimenti per la coerenza (non ho letto i tuoi precedenti interventi nel thread).

            Ciò non toglie che siano davvero molte le persone che hanno dimostrato invece di essere totalmente incoerenti nei confronti di questi episodi, e la cosa mi infastidisce assai.
            Senza contare i fenomeni del web in cerca di visibilità, come il buon Fiorello (ma qualcuno se lo fila ancora 'sto qui? :-?).
            « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
            È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
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              Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
              Risposta #170: Martedì 24 Gen 2017, 12:14:20
              Ciò non toglie che siano davvero molte le persone che hanno dimostrato invece di essere totalmente incoerenti nei confronti di questi episodi, e la cosa mi infastidisce assai.
              Hai ragione, purtroppo la coerenza non è dote diffusa oggigiorno, e sono completamente d'accordo con te quando scrivi:

              ci si poteva informare su cosa facevano questi signori, e quindi difenderli sì, ma con cognizione di causa (anziché comportarsi come i soliti fenomeni del web e spammare a destra e a manca sui social quello slogan perché "fa figo" essere impegnati culturalmente).

              Ricordo, in occasione della loro ennesima pessima uscita in occasione del primo terremoto (quella delle "lasagne") un'immagine molto eloquente - postata forse da Paperinika - dove si metteva a confronto l'indignazione per l'assalto alla loro redazione, con tutti quei ridicoli e patetici "je suis", con l'indignazione per la loro vignetta sul terremoto, con lo stesso protagonista che manifestava sentimenti manifestamente opposti nelle due evenienze.
              Si trattava di un'immagine che si commenteva da sola, senza alcun bisogno di spendere altre parole sull'infinita mancanza di coerenza che mostrava.

              Personalmente non mi sono mai ammantato di alcun "je suis", semmai il contrario, limitandomi a tacere quando, ricordiamolo, anche in queste pagine soffiava forte il vento del "je suis": per dire, ho apprezzato tantissimo la decisione di non pubblicare la patetica cover di topolino "con le matite", roba che a trovarmela davanti finivo per fargli fare la fine della carta igienica, e con pazienza mi sarei tenuto il topo menomato.
              Lo scrivo adesso con molta tranquillità, ma all'epoca avrei rischiato il linciaggio virtuale, talmente salda era la convinzione di essere tutti sciarlì!

              Di contro, successivamente ho più volte inveito contro quei poveri mentecatti vignettari, trovandomi peraltro a battibeccare, anche aspramente, con i ferventi sostenitori dell'assoluta, piena, illimitata, sconfinata, incondizionata (i ripetuti sinonimi sono a scopo ironico) libertà di espressione e manifestazione del pensiero.
              Adesso ne ho le scatole (più che) piene, sicchè mi limiterò a manifestare, per l'ennesima volta, l'assoluta pena che provo nell'apprendere di certe vignette: evidentemente la bassezza umana non conosce limite di fondo, e questi soggetti si impegnano con lodevole costanza nello scavare sempre più in basso.

              L'unica esortazione che mi sento di fare è quella di ignorarli, completamente, assolutamente, il mondo dovrebbe semplicemente scordarsi della loro esistenza, lasciandoli sguazzare nei loro escrementi fin quando ne avranno voglia, senza attenzione mediatica, senza indignazione (vera o finta che sia), semplicemente attendendo, come il cinese, di vederli prima o poi passare sul fiume in mezzo ai loro fogli.
              « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 12:25:09 da Angelo85 »
              Tritumbani fritti!

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                Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                Risposta #171: Martedì 24 Gen 2017, 12:41:46
                Non mi è mai piaciuta la testata, non ho mai apprezzato le loro vignette e il loro modo di fare satira, che poi per me satira non è perchè non fa ridere, non fa riflettere e in generale mi sembra soltanto una spalata gratuita di merda su tematiche, drammi e tragedie che meriterebbero ben altro rispetto, ma nonostante ciò all'epoca dei fatti, nel mio piccolo, ho manifestato la mia solidarietà per quello che era successo.

                Non ho fatto proseliti di alcun tipo o mostrato bandiere francesi o altro, che poi tutto si banalizza fino a diventare quasi una moda o uno status piuttosto che la reale espressione di un pensiero, ma penso sia il caso di precisare che per molti, come me, il "Je suis Charlie" significava vicinanza per la tragedia avvenuta e non implicita approvazione per quello che avevano pubblicato, che come ho scritto prima non mi è mai piaciuto.

                Sul fatto della famosa copertina censurata dei Turconi, mi trovo in disaccordo, caso raro, con l'amico Gancio, perchè per me, quell'immagine e tutte quelle uscite all'epoca, manifestavano la solidarietà per l'orrore che si era consumato e un modo per ricordare le vittime e  per questo avrei voluto vederla su Topolino.

                Io personalmente detesto le censure, ma allo stesso tempo non sono un fautore della libertà di stampa assoluta perchè ritengo che in ogni ambito ci debbano essere dei limiti da non oltrepassare, anche se la cosa può sembrare un controsenso.

                Mi rendo conto che il discorso è spinoso e ad altissimo rischio di flame e siccome non credo di riuscire ad esprimere pienamente il mio pensiero, se non a voce o di persona, preferisco fermarmi qui, quello che pensavo lo scrissi all'epoca dei fatti in questo topic e oggi mi premeva soltanto spiegare cosa ha significato per me, e credo per molti altri, il "Je suis".
                « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 12:54:03 da cicciochicco80 »
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                  Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                  Risposta #172: Martedì 24 Gen 2017, 14:12:51
                  Io non ho mai aderito a queste mode da Facebook con le bandierine ecc. perché le trovo di uno squallore e ipocrisia assurdi. Dov'erano le bandierine turche intorno al capodanno 2017? Non mi pare di averne viste, giusto per fare un esempio...
                  Per quanto riguarda quella spazzatura di "giornale" francese, non mi esprimo nemmeno... ::)
                  « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 14:13:41 da Nightwish »

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                    Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                    Risposta #173: Martedì 24 Gen 2017, 15:22:39

                    Due anni fa, di fronte alla strage dei vignettisti da parte di un gruppo armato jihadista, non si poteva restare indifferenti. Per quanto molto divisiva, CH è una storica testata che ha sempre cercato la provocazione con i suoi lettori più o meno affezionati e una generica platea di utenti che, a seconda dei temi trattati e di come li si trattava, poteva elogiare o criticare le sue pubblicazioni. Vivere in un paese 'libero' (lo metto fra virgolette perché la libertà e la democrazia sono spesso relative alle diverse storie e tradizioni di tanti paesi ufficialmente democratici) credo significhi anche accettare vignette 'blasfeme' (in tutti i sensi, non solo religioso) e poi vedere i diretti interessati colpiti denunciare la cosa, fare causa per l'offesa subita e aspettare le conseguenze, legali ed economiche, se non morali.

                    Io postai 'Je suis Charlie' e non me ne pento, anche perché solo due anni fa la ferocia con cui si era in gran parte distrutta una 'voce' mi aveva colpito: non reagire sarebbe stata una rassegnazione al peggio, come già accaduto nel nostro passato europeo con la violenta cancellazione di uomini, idee, associazioni, giornali, libri e la instaurazione di regimi dittatoriali.

                    Riguardo la vignetta dell'anno scorso sui terremotati rimasi colpito da una certa 'cattiveria' (spero solo apparente) contro delle vittime, prima violentate dal terremoto e poi umiliate da prodotti locali spiaccicati in testa e da macchie di sugo/sangue su abiti strappati: sembrava come sparare sulla Croce Rossa.
                    Però, superate le prime impressioni negative, ho cercato di capire meglio un eventuale 'messaggio': se le persone uscite dalle macerie fossero state raffigurate solo con dei cartelli contro le autorità locali o nazionali responsabili di (ri)costruzioni non antisismiche in territori notoriamente soggetti a terremoti, la vignetta non avrebbe suscitato polemiche. 

                    Al contrario, poteva essere vista come una continua e perenne sorpresa e denuncia verso un paese, l'Italia, da sempre nelle riunioni del G7 o G8 ma, al contrario di altri paesi 'ricchi' scossi da forti terremoti (California e Giappone), ancora non in grado di fronteggiare fenomeni che ci sono sempre stati da quando si sono formati i continenti. L'Italia, per le tragiche conseguenze dei terremoti (anche nel XXI secolo), è molto più vicina a paesi come la Turchia o l'Iran.

                    CH, denunciando diverse cose negative dell'attuale società, lo fa sempre in modo provocatorio e spesso la provocazione è così forte (come nel caso di Amatrice) che copre del tutto la denuncia. Si vede una 'forma' apparentemente o veramente disgustosa e non si arriva alla 'sostanza' della denuncia (in questo caso ennesimo elevato numero di morti per case, scuole, edifici pubblici non idonei a zone altamente telluriche situate in un paese del G7, dunque 'ricco e progredito').

                    L'ultima vignetta della morte che corre sugli sci può sembrare un accanimento, collegato alle polemiche e alle denunce di alcuni sindaci per la vignetta dell'anno scorso o forse ironicamente (ironia amara) collegato da CH alle valanghe derivate dall'ultimo terremoto, a sua volta collegato a quello dell'anno scorso. Come dire: cambiano gli scenari, cambiano le stagioni e le calamità naturali ma, alla fine, si trovano sempre delle responsabilità degli uomini: in questo caso la costruzione di un resort ai piedi di una montagna e sopra un terreno pieno di antichi detriti e, dunque, non idoneo alla edificazione.

                    Con questo post non voglio difendere la 'politica vignettistica' di CH tout court: capisco e non critico né le vostre impressioni negative né le azioni legali dei vari sindaci dei comuni terremotati. Dico solo che ci possono essere diversi 'gradi di lettura' che è difficile avere (lo riconosco) quando ad essere colpiti non sono gli altri ma siamo noi. 
                    « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 15:40:59 da leo_63 »

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                      Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                      Risposta #174: Martedì 24 Gen 2017, 17:33:51
                      Non ho mai scritto un post in questo topic in precedenza perché non facevo parte del forum.
                      E chiarisco che scrivo questo post non per dare considerazione a queste persone (che non calcolo affatto), ma per trarne spunto per esplicare un concetto più vario.
                      Comincio col dire che io non partecipo e non ho nessun profilo social in qualsivoglia social network per due motivi:
                      1) Non mi piace sbandierare i fatti miei ai quattro venti (ma ugualmente non biasimo coloro che lo fanno);
                      2) Trovo che spesso siano contenitori di sciocchezze, stupidita' e pensieri superficiali a vagonate.
                      Chiarisco questo perché voglio subito fugare il fatto che io abbia potuto postare una bandierina di qualsivoglia nazione o che abbia postato slogan di svariato tipo.
                      Davanti a certi fatti resto spesso scosso e le valutazioni sull'accaduto preferisco farle in modo pratico e non teorico.
                      Ho riletto tutto il topic dall'inizio fino alla fine e posso dire che, quasi tutti, hanno mantenuto una certa coerenza di pensiero nel tempo. E questa e' una cosa buona!
                      Ma oltre a questo ho notato soprattutto una cosa che già ieri (nel topic del politically correct) mi e' balzato agli occhi: si parla spesso di pensieri filosofici (per l'amor di Dio bellissimi ed interessanti da leggere) rapportati pero' ad eventi reali e che cambiano e mutano la vita delle persone.
                      Molti utenti magari saranno giovani e, anche sulla scia di studi illuministici, professano valori che sono nobili.
                      Ma la nobiltà d'animo e la filosofia estrema e relativa cozzano sempre più con la realtà e le brutture di tutti i giorni.
                      Parlare di libertà di pensiero, di espressione e di satira in momenti come questo possono realmente ferire gli animi già martoriati di tante persone.
                      Non voglio fare del "facile populismo" ma mi vengono in mente tanti esempi. E mi vengono in mente perché, Signori, qui non siamo in una realtà virtuale, in un ateneo in cui fare tutti i discorsi che volete sull'attuazione della democrazia.
                      Qui siamo in un mondo in cui i fatti riportati sono reali ed hanno cambiato la vita delle persone. Centinaia di migliaia di persone.
                      E non mi si venga a dire che le offese recate con queste vignette, o quelle passate, sono "danni collaterali".
                      Andate a dirlo ad una madre che ha perso un figlio sotto le macerie di avere più apertura mentale!
                      Andate a dirlo a chi tutti i giorni muore difendendo il proprio diritto di professare la religione cristiana che la vignetta sulla trinità non e' blasfema o esagerata!
                      Andate a dirlo a tutti coloro che si battono per portare il dialogo in un Islam più moderato che le vignette sul profeta non aumentino il rancore verso le altre religioni!
                      Il troppo diritto alla libertà ci sta invece portando ad una società sempre più chiusa in comparti stagni e vittima del controllo di qualcuno.
                      Vorrei portare un ragionamento sulle vignette iniziali pubblicate sui musulmani.
                      Per lavoro ho frequentato la Francia in diverse città e quindi sto parlando di impressioni reali e non di quello che possiamo captare da televisioni, giornali o dal web.
                      La Francia ha un tessuto sociale molto variegato in cui ormai si mischiano popoli e religioni di tutti i tipi.
                      Non fatevi abbindolare dal motto "egalite', fraternite', liberte'" perché, in fondo in fondo, cosi' non e'!
                      I cittadini francesi di prima generazione definiamoli cosi' (cioè quelli non arrivati dai paesi colonizzati) vivono spesso con malcontento questo melange forzato di razze, tradizioni ed inclinazioni religiose.
                      Ovviamente non e' cosi' per la totalità della popolazione (e mi sembra ovvio) ma in tanti nascondono, dietro finti sorrisi, emozioni molto più taglienti e latenti.
                      Fatte queste debite premesse io non mi sento di dover guardare alla Francia come esempio di civiltà da seguire!
                      Hanno tanti difetti, come noi certamente, e nascondono le loro vere idee ed emozioni dietro comportamenti di facciata.
                      Inoltre hanno inserito prima di noi nello statuto il principio di laicità dello stato proprio per questo. Per ovviare al loro sfrenato desiderio di colonialismo estremo che, oltre ai vantaggi del passato, gli sta portando anche i problemi culturali e sociali del presente (vedasi la "ghettizzazione" nelle banlieu e le relative rivolte).
                      In molti casi i francesi, nel loro stesso territorio, sono in scacco degli immigrati o dei francesi "importati" musulmani.
                      Io stesso, negli hotel e ristoranti in cui ho lavorato, ho assistito a scene incredibili in cui i musulmani esigevano chissà quali diritti assoluti. Alla mie domande in merito ai loro comportamenti il direttore (francese) spesso mi rispondeva che si doveva fare come chiesto altrimenti si sarebbero trincerati dietro a proteste di razzismo religioso e mobbing (con tutte le relative scocciature giuridiche).
                      Ho spiegato tutto ciò perché mi sono stufato di sentire che noi siamo un "popolino".
                      Perché mi sono stufato di sentire che gli altri sono sempre migliori di noi in tutto.
                      Perché mi sono stufato di ricevere lezioni di etica e civiltà dagli altri che ci vedono come uno sciame di mafiosi incalliti.
                      Ma pensate davvero che i difetti nelle costruzioni, nei permessi edilizi siano solo un costume italiano?
                      Io stesso ho lavorato a Courchevel 1860 (e non e' la data di fondazione ma i metri sul livello del mare!) sulle Alpi francesi in un hotel che e' situato proprio sotto il costone di una montagna. Quindi cosa permette a questi "giornalisti" di fare lezioni a noi su come gestire il nostro territorio?
                      Pensassero a guardare ai problemi di casa propria e a cercare di pubblicare cose più sensate e civili.
                      Dire poi che "in nome della libertà di stampa ed opinione" possano buttare fango e calunnie su qualsivoglia argomento mi sembra piuttosto insensato.
                      Tutta questa estrema libertà (ed il correlato progresso portato da ciò) non vedo che ci abbia portato chissà quali miglioramenti pratici.
                      Forse ha portato la possibilità arbitraria a qualunque minchione di dire la sua su ogni argomento?
                      Senza limiti, censure, buongusto ?
                      Siamo proprio sicuri che di questo (e non delle cose realmente meritevoli) non ne potesse fare a meno la società civile?
                      Io sono un cattivo... e questo è bello! Io non sarò mai un buono e questo non è brutto! Io non vorrei essere nessun altro... a parte me.

                      *

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                        Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                        Risposta #175: Martedì 24 Gen 2017, 17:48:12
                        @ luciochef continuo a concordare punto su punto su ciò che scrivi (e vale anche per la discussione di ieri sul politically correct cui, mio malgrado, non ho potuto partecipare).

                        L'esempio della Francia mi sembra molto lucido e concreto, e dimostra, fra le tante, come l'ineluttabile futuro che ci attende, connotato da una completa perdita di identità e culture nazionali a favore di un imposto meticciato globale che mischi al suo interno religioni, tradizioni, popoli, culture, sarà tutt'altro che roseo. Forse in Italia ci arriveremo più tardi di altri paesi, ma la strada ormai è segnata. E mi fa paura.

                        Quoto anche, naturalmente, le tue considerazioni sulla libertà di espressione...
                        Dire poi che "in nome della libertà di stampa ed opinione" possano buttare fango e calunnie su qualsivoglia argomento mi sembra piuttosto insensato.
                        Tutta questa estrema libertà (ed il correlato progresso portato da ciò) non vedo che ci abbia portato chissà quali miglioramenti pratici.
                        Forse ha portato la possibilità arbitraria a qualunque minchione di dire la sua su ogni argomento?
                        Senza limiti, censure, buongusto ?
                        ... ma tienti pronto a fronteggiare feroci attacchi incrociati su questo argomento!


                        PS:
                        Due anni fa, di fronte alla strage dei vignettisti da parte di un gruppo armato jihadista, non si poteva restare indifferenti.
                        No di certo, umanamente il cordoglio per un'insensata violenza non si può sopprimere ma, al contempo, l'estremo disgusto che provavo (e provo tuttora) nei confronti di questi soggetti mi ha impedito di trascendere in quelle patetiche ed isteriche manifestazioni di "vicinanza" cui ho assistito. E, con rispetto parlando, a sentire chi cianciava di "matite" facevo una enorme fatica a non suggerire un uso alternativo delle stesse. Per cui, se ovviamente mi ha rammaricato ed amareggiato il fatto, ho accuratamente evitato esagerate forme di solidarietà, men che mai in difesa di una assoluta libertà di espressione che non condivido e neppure auspico.

                        « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 18:02:01 da Angelo85 »
                        Tritumbani fritti!

                          Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                          Risposta #176: Martedì 24 Gen 2017, 17:48:38
                          Quotone, Lucio.

                          Non ho mai osato intervenire su questo forum perché io ho idee strane, ma molto fuori dagli schemi su queste cose.

                          Molti già le sanno, non tedierò con discorsi lunghi e che sarebbero maldigeriti.

                          Vorrei solo però, a complemento di quanto tu hai detto, invitare ad una riflessione in sé semplice ma che troppi dimenticano.

                          Ricordatevi una cosa importante: ogni libertà impone di essere usata con saggezza e non solo per il bene di sé stessi, perché ogni volta che invochiamo un nostro diritto pretendiamo dall'altra parte un dovere che troppo spesso si vuole ignorare quando quel dovere ricade su di noi per il diritto di qualcun altro. Ma ogni libertà impone anche il rispetto non solo dell'altro, bensì pure da parte dell'altro: due facce della stessa medaglia per le quali, a seconda delle convenienze, se ne ricorda troppo spesso una sola.

                          Torno nel mio anonimato silenzioso, sperando di avere invitato quanti più possibile non tanto a postare, ma semplicemente a riflettere.

                          *

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                            Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                            Risposta #177: Martedì 24 Gen 2017, 18:16:45
                            Forse la cosa che è da sottolineare è una:
                            proteggere/esprimere sostegno/qualsivoglia la libertà di stampa non significa dire che la tal cosa (es. Charlie Hebdo) sia di qualità, sia spiritosa o altro. Trovo C.H. prettamente noioso oltre che di cattivo gusto: è un umorismo che ha finito di essere "corrosivo" o anche solo sensato qualcosa come trent'anni fa. Ma loro dovrebbero essere liberi di farlo senza che qualcuno gli spari addosso, sostanzialmente  :) se poi il prodotto è scadente non troverà spazio nel mercato (questo nella bella teoria liberista del "mercato come spazio libero e valorizzatore"). Quindi, si poteva esprimere vicinanza a C.H. (cosa che io non ho fatto) senza dover apprezzarlo per il prodotto che è ma come espressione di un determinato fenomeno culturale europeo, che è la "libertà umoristica" e si può criticare C.H. senza dover invocare l'abolizione della libertà di stampa che, ripeto, è un principio per cui io posso dire qualcosa senza aver paura di un arresto (cosa tra l'altro non vera in Italia) o di un attentato.
                            Detto ciò, io non sono a favore della libertà assoluta di stampa (comunque meglio della censura preventiva dell'Italia liberale prima e fascista poi), quindi il mio è un discorso fondamentalmente teorico.
                            « Ultima modifica: Martedì 24 Gen 2017, 18:18:24 da AzureBlue »
                            Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

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                              Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                              Risposta #178: Martedì 24 Gen 2017, 18:21:12
                              Quotone a luciochef, Gancio e Avvocato.
                              If you can dream it, you can do it.

                                Re: Charlie Hebdo e la libertà di satira
                                Risposta #179: Martedì 24 Gen 2017, 21:12:53

                                Quoto anche, naturalmente, le tue considerazioni sulla libertà di espressione...
                                ... ma tienti pronto a fronteggiare feroci attacchi incrociati su questo argomento!


                                Gancio mi fa piacere sapere che ci sono altri che condividono le tue idee, ma non tanto per narcisismo intellettuale, più che altro perché capisci che altre persone possano condividere i tuoi stessi valori.
                                Tranquillo poi perché non temo gli attacchi da parte di nessuno (capendo ovviamente la goliardia della tua affermazione!).
                                Non temo attacchi semplicemente perché queste sono le mie idee e le mie posizioni personali e penso che nessuno possa venire a sindacarci sopra. E affermo questo perché ho posto le mie idee con educazione e senza mancare di rispetto a nessuno.
                                Qualora non fossi riuscito nel mio intento non importa.
                                Tanto posso appellarmi al "sacrosanto diritto di satira" e buggerare tutti  ;D....
                                Io sono un cattivo... e questo è bello! Io non sarò mai un buono e questo non è brutto! Io non vorrei essere nessun altro... a parte me.

                                 

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