Confesso che leggendo sia Dippy che Tang mi è sorto il dubbio di non essere stato ben compreso e che, dunque, con ogni probabilità non mi sono saputo spiegare bene.
Il titolo del topic è una domanda che mi sono posto e che ho posto a chiunque abbia voglia di rispondere ed è dovuta ad una discussione che è nata nell'ambito dell'analisi del numero 3361 di Topolino e che non ha come centro
Io non mi sento le forze di Dippy (di cui condivido abbondantemente il pensiero) per lanciarmi nell'ennesima tirata sui gusti personali, sul si stava meglio quando si stava peggio, e sulle presunte età dell'oro;
questa questione ma se abbia un senso continuare a discutere in un forum se i presupposti sono solo i gusti personali dettati, se non sempre, quasi sempre, da un gap generazionale.
Per tanto sono abbastanza sicuro di non aver mai sostenuto cose simili
Affermare che nel fumetto Disney ci sia stato UN periodo bello (non si sa poi quale!), e il resto non vale niente, è una falsità talmente eclatante che anche cercare di smentirla è offensivo!
anche perché non la penso assolutamente così. Ho in testa sicuramente un periodo che ritengo il migliore - ne ho già parlato non qui ma in altro ambito - ma questo non vuol dire affatto che il resto non valga niente.
Ma provo ancora di più a fare un po' di chiarezza su come la penso toccando alcuni dei temi da voi posti.
Mah, io sono un po' scettico sulla critica in generale, in qualsiasi campo dell'intrattenimento... Se trovo qualcuno più esperto di me, che magari mi spiega alcune cose e me ne fa notare altre a cui io non ho fatto caso, va bene; ma il critico "classico", che è tanto bravo, tanto esperto e tanto preparato, che mi dice che una cosa mi deve piacere perché è bella, anzi, me lo impone!, oppure, al contrario, mi fa sentire un idiota perché mi piace una cosa che non deve piacermi, francamente mi dà un po' fastidio!
Il ruolo di un critico non è certo quello di fare sentire qualcuno intelligente perché gli da retta e qualcun altro idiota perché fa di testa sua e, tanto meno, il ruolo di un critico è quello di imporre di vedere, leggere ... qualcosa piuttosto che un'altra. Il compito di un critico è quella di dare un'idea di base di un'opera artistica. C'è chi non farebbe nulla senza prima aver letto il suo critico preferito e c'è chi ignora completamente qualsiasi critica e sceglie in base ai propri canoni. Fra i due estremi, come sempre, ci sono varie vie di mezzo.
Questo per quanto riguarda la critica in generale!
Venendo allo specifico, il Papersera ha persone che settimanalmente, non so se a turno o meno, in nome del sito fanno una critica del settimanale. Poi ce ne sono tante altre che nel topic indicato, a loro nome, dicono la loro. Se i secondi possono permettersi di farlo in base ai loro gusti personali, chi critica nel nome del Papersera dovrebbe mantenere una linea più distaccata dai propri sentimenti - e soprattutto mai giustificasi o trincerarsi dietro ad essi - che cerchi, nei limiti delle capacità personali ovviamente, di avere uno sguardo più analitico e scientifico verso l'oggetto di critica. In altre parole che faccia il "critico" o almeno qualcosa che gli assomigli, altrimenti tanto vale che scriva direttamente nel topic e che la critica in nome del Papersera non esisti più.
Quello che succede da circa trent'anni sono varie cose: 1) è cresciuta la piaga del "policamente corretto" 2) si è consolidato il concetto dei (mai abbastanza maledetti!) target 3) sono aumentati i gentiluomini pronti a fare causa per ogni stupidaggine, e, soprattutto, gli avvocati che quelle cause gliele fanno vincere! 4) si sono diffusi i Pedagogisti e gli Educatori, che dicono che i bambini vanno educati in un certo modo, e guai a fare diversamente! E, soprattutto, si sono diffusi i genitori che gli danno retta! 5) Come ciliegina sulla torta, adesso ci sono anche i social, che amplificano tutto ciò e con i quali chiunque abbia una corbelleria da dire trova sempre un seguito! Possiamo farci qualcosa, noi, in tutto questo? Purtroppo, credo proprio di no; anzi, sarà sempre peggio... E' una cosa che riguarda solo il fumetto Disney? Assolutamente no! Anzi, magari riguardasse solo l'intrattenimento... Sono peggiorati di conseguenza i fumetti Disney? Sicuramente sì, ma più che altro per due motivi che mi stanno sullo stomaco: 1) non vedremo mai storie potenzialmente valide, ma che sono state bloccate a vari stadi di lavorazione per questi motivi, e 2) forse ancora peggio, quelle pubblicate non sono le storie "originali" concepite dagli autori, ma sono riviste, rimaneggiate, edulcorate, addirittura in qualche caso ridisegnate! Quanto alla qualità in senso assoluto, invece, non sono d'accordo che le limitazioni influiscano più di tanto: se una storia è brutta, non basta un pistola in più in mano ad un personaggio per migliorarla e, viceversa, se una storia è bella lo è in ogni caso, anche se nessuno spara!
Io penso che le cose siano molto ma ... molto più complesse e che ridurre tutte le responsabilità delle censure - che non sono certo, fra l'altro, iniziate trent'anni fa - a fattori esterni alla logica Disney, riguardando soprattutto, genitori pedagogisti educatori, avvocati ... sia molto sbagliato.
Poi se qualcuno un giorno vorrà parlare anche di questo io sono pronto a fare la mia parte.
Per quanto riguarda la pistola poi ... non so? vogliamo metterci anche il sigaro, gli alcolici, riferimenti sessuali, personaggi travestiti, canne da pesca ecc ecc. ecc.?
Per continuare ad usare una metafora tanto cara all'amico Luciano che saluto e che, sono sicuro, mi sta leggendo scossando la testa, mi viene da dirti questo:
le storie che c'erano sul Topolino fino ad un certo punto erano come un piatto di
Lasagne alla Bologneseun po' alla volta si sono trasformate e
ora sono come un piatto di
Lasagne alla Bolognese vegane.
Sempre lasagne sono ma ...
Quindi caro Dippy, insisti pure come vuoi
Comunque, come ripeto ancora una volta, al netto di censure e roba del genere, Topolino è sempre stato così com'è oggi; anzi, come disegni lo preferisco di gran lunga oggi rispetto a n anni fa, e le cosiddette riempitive di oggi sono mediamente molto migliori rispetto alle riempitive che sono toccate a me quand'ero piccolo (prima metà anni '80: Studio Diaz! ??? )...
ma direi che non è proprio più la stessa cosa!
Per quanto poi riguarda le riempitive di oggi e di ieri hanno certo in comune un fatto: sono in linea di massima scadenti e a volte anche molto scadenti e, in alcuni casi carine.
Però è innegabile una cosa che ha già messo bene in luce l'amico Cornelius Cott: quelle dello studio Disney - erano quelle più che altro in auge allora - hanno saputo dare il la a dei filoni che ancora oggi furoreggiano sul Topolino, le brevi dei nostri tempi saranno invece completamente dimenticate dopo la prima lettura, se uno riesce a leggerle, naturalmente.
In qualsiasi Arte non ha importanza solo ciò che è bello ma è anche assai importante ciò che crea i presupposti per il materiale di domani.
I Vorrei oggi sottolineare solo un concetto, che per quanto mi riguarda, continua a ricorrere nel mondo del fumetto disneiano italiano contemporaneo: CONSAPEVOLEZZA. Non vi e' mai stata tanta consapevolezza quanto oggi, e a trecentosessanta gradi: sceneggiatori, disegnatori, FINALMENTE riconosciuti nel pieno delle loro capacita', della loro autorialità individuale, convivono maestri consacrati e giovani leve nel Topolino nel rispetto della loro spiccata personalità ed e' dato al lettore il piacere e il privilegio di meditare e di condividere questa conoscenza. E non solo a livello di qualità delle storie e dei disegni (mai MEDIAMENTE tanto belli come oggi, in contrapposizione allo schizofrenico andamento di picchi e vallate qualitative dei tanto lodati numeri del tempo che fu), dicevo vi e' un livello ulteriore di consapevolezza della rivista Topolino nella sua interezza: un direttore artistico che cerca di armonizzare con assoluta discrezione (questo si puo' evincere anche dalle parole di Casty) le tendenze individuali dei vari autori per farne un insieme ancor più omogeneo, un direttore che spinge i suoi editoriali a una stretta connessione con il mondo reale che vuole vedere riflesso nel suo giornale, pur senza snaturarne le dinamiche originali. Ho ascoltato con estremo piacere l'intervista di Fisbio a Nucci: in quale altro momento della storia del Topolino si poteva dare un autore tanto giovane che parla con estremo rispetto dei suoi riferimenti disneiani, dei suoi maestri, e traccia (ancora una volta con consapevolezza estrema), il punto da cui intende muovere per proseguire poi in un proprio percorso specifico? E che cosa dire del pubblico di oggi che, grazie all’ampio ecosistema creato da riviste specializzate, forum online, fiere, canali youtube, non e’ mai stato tanto (si, lo dico di nuovo) CONSAPEVOLE di ciò che legge e di metterlo in prospettiva? Non scomoderò il tanto lodato numero con la castiana di due settimane fa, per lodare ANCHE il corso attuale del Topo, ma si prenda l’ultimo numero in edicola, abbiamo Palladio, abbiamo Raffaello, abbiamo calembour godibilissimi di Pico, l’ironia di Faccini, un recupero delle Marmotte…e se di ciò non godi, di che goder tu suoli?
E vengo all'amico Tang!
Da sempre non sono uno che mette al primo posto i disegni nel giudicare le storie. Anzi, ho sempre pensato e detto che fra una bella storia disegnata male e una brutta storia disegnata bene, non ho alcun dubbio su ciò che sceglierei. Poi, è ovvio, se tutte e due le cose ci sono, tanto meglio.
Io non penso che sia sufficiente - almeno per me non lo è - mettere in una storia Raffaello, parlare di Palladio - tralascio poi le Marmotte per carità di chi vuoi tu -per far sì che una storia sia interessante e, soprattutto, bella. E, sarei della stessa opinione se ci fosse Beethoven, cui cade il 250° anniversario dalla nascita e che il Covid 19 ha fregato completamente.
Tu chiedi di cosa si può godere se non di questo?
Ehh, ragazzo mio, che posso risponderti?
E' abbastanza chiaro che le storie dell'odierno Topolino che a voi fanno godere e a me no, non sono più quelle che io vorrei leggere nel mio settimanale che, fra le altre cose, porta il nome di Topolino e che, quasi sempre, è completamente privo di rispetto nei suoi confronti, maltrattandolo malamente e villanamente.
Tu hai diagnosticato, caro Dottor Tang, che io soffro di malpiancismo e, non c'è dubbio: la diagnosi è esatta. Forse solo dopo un grave attacco di dissenteria, deciderò di rompere il cordone ombelicale che mi tiene stretto al giornalino.
Chissà?